19 Marzo 2025

5 storie e 5 vini per brindare alla Festa del papà

Il mondo del vino è fatto di legami profondi con la terra, di storie, saperi e tradizioni tramandati di generazione in generazione. Solitamente di padre in figlio, perché spesso è il papà l’anima e il cuore dell’azienda vinicola.
Vi raccontiamo cinque storie di padri e figli in cantina e i vini per omaggiare il loro rapporto, con cui brindare per festeggiare assieme il 19 marzo.

Cesare e Marco Branchini. Branchini 1858

Foto. Sepy per depositphoto

Cesare e Marco Branchini. Branchini 1858

È una storia di padri e figli, lunga oltre 165 anni, quella di Branchini 1858: cantina di Dozza (Bologna) oggi guidata da Marco e Angelo Branchini.
L’azienda ha sempre preservato la sua storia e l’imprinting della famiglia è stato forte, come racconta Marco Branchini ripercorrendo gli anni in cantina con il padre Cesare. Un passaggio di testimone, che ha come fil rouge l’amore per il territorio e la valorizzazione della tipicità dei propri vini. 

«Il rapporto con mio padre è sempre stato scandito da una sana dialettica generazionale ed è stato proprio questo confronto diretto a farmi crescere fino a quando mi sono guadagnato i miei spazi in azienda. Ancora oggi che ha 86 anni dice la sua, guidato dalla passione per l’attività di famiglia che portiamo avanti da 167 anni: è una responsabilità essere riusciti a tramandare la cantina di padre in figlio per così tanto tempo». Ad accumunare padre e figli, è il simile approccio alle sfide anche in cantina, «da mio padre ho sicuramente ereditato l’inventiva, anche manuale e pratica per dirla all’antica “l’arte di arrangiarsi” trovando sempre soluzioni, anche non canoniche, a ogni problematica».
IL VINO PER BRINDARE CON PAPÀ – 1858 METODO CLASSICO BRUT
Non poteva che essere legato a un ricordo del padre e a un episodio famigliare il vino scelto da Marco Branchini per brindare alla Festa del Papà: il Metodo Classico 1858 Brut, la cui prima sboccatura è avvenuta proprio nel giorno del suo matrimonio, il 21 dicembre del 2013. «Un giorno speciale per tanti motivi e per la nascita della nostra bollicina di punta, ricordo che mio padre assaggiandolo disse che gli ricordava l’Albana che facevano ai loro tempi. Non credo che fosse così ma sapere che quel vino, frutto di una mia innovazione, aveva riportato alla sua memoria profumi, sentori ed emozioni del passato mi è rimasto impresso nella mente fino a oggi».
Metodo Classico, Albana al 100%, affina per 36 mesi sui lieviti e il remuage avviene rigorosamente a mano. Colore giallo paglierino brillante, con perlage vivace, fine e persistente. Al naso è delicato ed elegante, con note floreali di caprifoglio e camomilla, arricchite da fragranti note di brioche e bignè oltre a un tocco di erbe di campo leggermente aromatiche. Al sorso è brioso, freschezza e acidità sono le caratteristiche di questa bollicina dal finale leggermente amaricante, perfetto a tutto pasto abbinato a piatti di pesce ma anche con le fritture, con i salumi tipici della Romagna e da provare con il sushi.
Prezzo: da 15 euro

Leonello e Lucia Letrari. Letrari

Leonello e Lucia Letrari. Letrari

È indissolubilmente legata alla figura carismatica del suo fondatore la storia di Letrari, cantina di Rovereto (Trento) creata nel 1976 da Leonello Letrari, tra i padri della spumantistica trentina, insieme alla moglie Maria Vittoria.
Tra i maggiori protagonisti del Trentino vinicolo, Leonello ha condiviso dal 1987 il suo lavoro in cantina con la figlia Lucia, enologa oggi alla guida dell’azienda: «Sono cresciuta tra le vigne respirando la passione e la tenacia di mio padre, con cui ho sempre avuto un rapporto di estrema complicità, dentro e fuori la cantina, e di scambio reciproco.
Da quando sono entrata in azienda, dopo gli studi di enologia, è sempre stato al mio fianco, supportandomi e trasmettendomi non solo le sue conoscenze ma anche la lungimiranza, la voglia di sperimentare e il desiderio di spingerci oltre i confini, in termini di innovazione e ricerca, per elevare sempre più la qualità dei nostri prodotti».

IL VINO PER BRINDARE CON PAPÀ – QUORE PIENNE TRENTODOC RISERVA
Quore PieNne Riserva è un Pinot Nero in purezza, che affina sui lieviti per minimo 60 mesi. Un Trentodoc con un profilo aromatico vibrante tra ricordi di susina, mela cotogna, tè e una vaga reminiscenza di zenzero, a cui si aggiungono note fragranti di pan tostato e un richiamo alla liquirizia.
Coerente con i suoi profumi, entra in bocca con un’immediata austerità vitale, per poi rivelare la sua struttura energica: un sorso fitto e convincente, con una freschezza agrumata dal tocco salino e un finale opulento nella sua graziosa versatilità. L’abbinamento perfetto per piatti semplici, che lasciano spazio alla fantasia: dagli antipasti di pesce ai risotti con funghi di stagione, ma anche manicaretti a base di uova, carni bianche, formaggi d’alpeggio poco stagionati e paté.

«Da gustare in purezza per cogliere appieno la sua autorevolezza e la sua classe inconfondibile, Quore PieNne Riserva è un Trentodoc di grande carattere, i cui tratti mi ricordano molto mio padre, il suo amore per il mondo del vino e l’enorme energia e passione che metteva nel suo lavoro», racconta Lucia Letrari.
Prezzo in enoteca: da 60 euro

Arnaldo e Marco Caprai – Arnaldo Caprai

Arnaldo e Marco Caprai – Arnaldo Caprai

La storia della più famosa cantina umbra, fautrice della rinascita e del successo del Sagrantino, inizia nel 1971, quando Arnaldo Caprai, imprenditore umbro nel settore tessile, acquista 42 ettari a Montefalco, di cui quattro già vitati nella Tenuta Val Di Maggio, per realizzare il sogno di condurre un’azienda agricola per la produzione di vino.
Determinato a valorizzare le enormi potenzialità del vitigno autoctono Sagrantino, progressivamente annette alla tenuta i migliori terreni adiacenti. Nel 1986 l’arrivo del figlio Marco Caprai alla conduzione dell’azienda segna il punto di svolta nella storia vitivinicola del territorio.

«Da imprenditore mio padre aveva capito fin da subito l’importanza di mettere al centro del progetto il Sagrantino e il valore che questo vitigno poteva avere. La sua visione non era solamente agricola, bensì d’impresa, e quando ho preso in mano l’azienda ho avuto la fortuna di avere grande libertà da parte di mio padre, credo ben ripagata». Marco, uno degli uomini del vino più conosciuti e importanti d’Italia, Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, ha raccolto il sogno del padre e non solo lo ha fatto diventare realtà, ma ha superato qualsiasi aspettativa, portando, con il suo instancabile lavoro, il Sagrantino e Montefalco a una popolarità mondiale. La soddisfazione più grande regalata da Marco al padre Arnaldo? «Sicuramente i primi 3 Bicchieri del Gambero Rosso conquistati dal Montefalco Sagrantino Docg 25 Anni».
IL VINO PER BRINDARE CON PAPÀ – SPINNINNG BEAUTY MONTEFALCO SAGRANTINO DOCG
Persistente e intenso, capostipite della linea AC Signature di Arnaldo Caprai, Spinning Beauty rappresenta un omaggio all’opera e alla passione di Arnaldo Caprai, padre di Marco Caprai, nel settore tessile: il nome è un richiamo al “tessere la bellezza”, a quel filo che lega la storia della famiglia Caprai all’identità del territorio.
Sagrantino in purezza è un vino di grandissimo spessore, intenso e penetrante. Lasciato a maturare in barrique per 8 anni e con almeno 8 mesi di affinamento in bottiglia, il risultato è un vino unico e straordinario, con potenziale affinamento oltre i 15 anni.

Dal colore rosso rubino, compatto e luminoso, al naso dimostra una forza aromatica estremamente ampia: un’esplosione di profumi costellata da un caleidoscopio di sentori balsamici lignei, di spezie, di incenso e di una densa componente tostata (segni dell’elevazione in rovere), a cui seguono percezioni di amarena e frutti di bosco neri e rossi per concludere con richiami di tabacco, cioccolato e Irish Coffee. È un vino grintoso, corposo, caldo e fresco al contempo, persistente, inimitabile e inconfondibile.  A tavola, si sposa alla perfezione con selvaggina e carni rosse, ma può essere apprezzato anche da solo, come vino da meditazione, grazie alla sua straordinaria carnosità.
Prezzo: 280 euro

Alessandra, Maddalena e Antonio Stelzer – Maso Martis

Alessandra, Maddalena e Antonio Stelzer – Maso Martis

È una storia di famiglia quella di Maso Martis, Maison spumantistica trentina fondata 35 anni fa dagli allora fidanzati Roberta Giuriali e Antonio Stelzer i quali dal loro amore hanno fatto nascere la cantina ma anche le due figlie Alessandra e Maddalena, oggi alla guida dell’azienda.
Nate sotto il segno del Trentodoc, le sorelle Stelzer sono la next generation al femminile della cantina che ha radici ben piantate nel territorio, nel solco dell’eredità di papà Antonio.

«Ci ha insegnato a prenderci cura dei vigneti, che sono anche la nostra casa, orientandoci verso la viticoltura biologica, sempre rispettoso della natura e del territorio», racconta Maddalena.
Apparentemente schivo ma sempre appassionato, curioso e paziente, così lo descrive Alessandra: «Ci ha trasmesso la grande passione per questo lavoro e, sebbene i nostri ambiti in azienda siano diversi, è sempre propenso a lasciarci fare, ci ha passato il testimone con molta soddisfazione e ripone tanta fiducia in noi. Ho imparato da lui a gestire i problemi mantenendo la calma, a esprimere la mia opinione senza avere paura e a mantenere la posizione quando necessario ma soprattutto a osare. Un po’ come quando da bambine ci portava di nascosto sul trattore, senza che la mamma lo sapesse».
IL VINO PER BRINDARE CON PAPÀ – MONSIEUR MARTIS TRENTODOC ROSÉ BRUT
Il “signore” a cui si riferisce questo Trentodoc è Antonio Stelzer, papà di Alessandra e Maddalena che in questo Metodo Classico rivedono proprio il padre. Monsieur Martis va contro i luoghi comuni e ama le sfide: ha un nome al maschile ma è rosé ed è fatto solo con uve di Pinot Meunier, vitigno famoso per dare vita a spumanti delicati, rotondi e più fruttati, con una leggera nota vegetale e un’acidità più marcata. Dallo splendido colore rosa con riflessi aranciati, la permanenza sui lieviti di almeno 48 mesi regala struttura, profondità, volume e un perlage cremoso.
Al naso sprigiona un inebriante bouquet di lamponi, piccoli frutti rossi croccanti, ciliegia, arancia amara, toni minerali e un originale tocco speziato. Sentori che si ritrovano al sorso, dove è sapido, fresco e persistente. Ideale in abbinamento a crudità di pesce, crostacei, frittura.

Prezzo: 70 euro

Alfredo e Mariano Buglioni

Alfredo e Mariano Buglioni – Buglioni

Aldredo e Mariano Buglioni sono una “coppia” che funziona: prima nella moda, poi nel vino, padre e figlio sono il perfetto esempio dell’illuminata imprenditorialità veneta, quella mossa dalla passione e dalla voglia di fare.
Nasce così, negli anni Novanta, il progetto di Cantina Buglioni, oggi affermata realtà che dalla Valpolicella ha sconfinato anche nel territorio del Lugana e del Bardolino.
I nomi dei vini firmati da Buglioni sono una continua celebrazione dei due uomini che li hanno desiderati e sognati, Alfredo e Mariano appunto: scherzosi, a tratti irriverenti, ammiccano ai padri e figli appassionati di vino fin dall’etichetta. Ma è nel bicchiere, poi, che appagano e si scoprono perfetti per celebrare la Festa del Papà.

IL VINO PER BRINDARE CON PAPÀ – TESTE DURE AMARONE DELLA VALPOLICELLA CLASSICO DOCG RISERVA 2018
Nome coniato in onore del grande rapporto tra padre e figlio, Alfredo e Mariano Buglioni fondatori della cantina, che condividono passioni ma anche caparbietà e tenacia, Teste Dure è il vino di punta di Buglioni e per l’annata 2018 sono state prodotte 3.093 bottiglie. Nel calice dimostra tutta la sua personalità: deciso sia al naso sia al sorso, tenace nel finale, appagante e fresco al contempo, se fosse un uomo avrebbe lo sguardo profondo dell’esperienza e il sorriso audace della gioventù.
Corvina, Corvinone, Rondinella, Oseleta e Croatina, l’uva, dopo l’appassimento di circa 3 mesi, fermenta in anfore di ceramica, dove affina per 12 mesi. Seguono 2 mesi in tonneaux di rovere francese e 60 mesi di riposo in bottiglia prima della mesa in commercio. Il risultato è un vino che al naso profuma di frutta di sottobosco, cioccolato, sandalo, pepe ed erbe balsamiche, con un tocco di argilla. Al sorso, mora e amarena si intrecciano a sentori di macchia mediterranea e rimandi balsamici che donano quella freschezza, cifra stilistica dei vini Buglioni. Perfetto abbinato a carni rosse ricche e marezzate, stracotti della tradizione come la guancia di manzo e i brasati di selvaggina. Sorprende abbinato a capesante e cernia oppure con la cucina orientale, in particolare con l’anatra laccata alla pechinese.
Prezzo in enoteca da 180 euro.

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