25 Maggio 2023

Slow Fish 2023 è Coast to Coast

Giunta all’undicesima edizione, Slow Fish approda a Genova dall’1 al 4 giugno. Organizzata da Slow Food e Regione Liguria, in collaborazione con il Comune di Genova, la manifestazione biennale dedicata agli ecosistemi acquatici torna nei due luoghi simbolo della cultura marinara della città: il Porto Antico, l’anima del centro storico e la più grande piazza sul Mediterraneo, e Piazza Caricamento, storico spazio di manovra delle merci marittime in terraferma.


Cost to Coast il tema dell’edizione 2023

Un modo per sottolineare che mari, oceani e acque interne non sono ecosistemi a sé stanti rispetto a quelli dove si svolge la vita umana: gli ambienti acquatici e la terraferma sono strettamente interconnessi.
Basti pensare
all’influsso che mari e oceani esercitano sul clima, o al fatto che ogni nostro comportamento sulla terraferma, singolo o collettivo, genera ricadute profonde sulla salubrità delle acque.
Al centro delle conferenze di Slow Fish, oltre al rapporto tra il mare e la terra, sono altri tre temi che riguardano da vicino gli ecosistemi acquatici come la crisi climatica e siccità, la problematica dei rifiuti in mare, a partire dalla plastica, e le esperienze di chi li studia e li raccoglie, e il ruolo di primo piano che svolgono le città costiere, in quanto luoghi di scambio per eccellenza fra popolazioni, culture e merci.

Un assaggio di programma

Slow Fish 2023 è innanzitutto un’occasione per imparare, grazie alle attività di educazione organizzate da Slow Food e Acquario di Genova con il supporto di UniCredit, per approfondire le tematiche al centro dell’evento, con le Conferenze e i forum La parola ai pescatori nella Slow Fish Arena, ma soprattutto per assaggiare e scoprire, tra Laboratori del Gusto e Appuntamenti a Tavola, le lezioni di In cucina con Slow Food insieme ai cuochi dell’Alleanza e gli Aperitivi quotidiani in Arena.


Truck, Cucine di Strada e Birre Artigianali, l’Enoteca con oltre 300 etichette selezionate, il
Mercato, che con le sue bancarelle e le collettive delle Regioni italiane espone il meglio dei prodotti della pesca e dell’agricoltura costiera e i Presìdi Slow Food che tutelano la ricchezza di biodiversità dell’ecosistema.
Luoghi di confronto per eccellenza, le Conferenze e i forum La parola ai pescatori di Slow Fish sono l’occasione per approfondire i grandi temi e riflettere sulle proprie scelte di acquisto.
Nella Slow Fish Arena, gli approfondimenti vedono protagonisti biologi marini, studiosi, scrittori, climatologi e rappresentanti delle istituzioni, ma anche i pescatori e i mitilicoltori, la cui testimonianza spesso si fa denuncia di problematiche ambientali, economiche, sociali.
Il 1 giugno alle 15, la conferenza Dove la terra incontra l’acqua entra nel merito del tema di Slow Fish 2023: le interconnessioni tra mare e terra. Coast to Coast vuole essere infatti un invito ad ampliare lo sguardo, a non leggere mari e oceani come separati dal resto, ma come parte di un tutto che comprende anche la terraferma. «Ogni due respiri che facciamo, uno lo dobbiamo al mare» ci ricorda la scienziata, divulgatrice e attivista Mariasole Bianco, protagonista del dialogo insieme al biologo e “planctologo” Pierre Mollo e Jacopo Pasotti, giornalista e comunicatore scientifico. «Il mare è la nostra linfa vitale: produce il 50% dell’ossigeno che respiriamo, sequestra un terzo dell’anidride carbonica presente in atmosfera, regola il clima, è uno scrigno di biodiversità, nel quale vive l’80% delle specie viventi. Questi pochi dati sono sufficienti a chiarire quanto gli ecosistemi acquatici siano fondamentali per la nostra stessa esistenza» continua Bianco.


Il 2 giugno
alle 11.30, con Acqua alle corde trattiamo il tema, sempre più contemporaneo e
impellente, della crisi idrica, un risvolto drammatico del cambiamento climatico. Estati caldissime, riserve di neve insufficienti, ghiacciai che si sciolgono, precipitazioni scarse, fiumi dimezzati, le coste flagellate dall’erosione e da eventi climatici estremi sempre più frequenti. E poi c’è l’acqua che non si vede, ancora più a rischio: quella dolce nelle falde sotterranee, quella che mangiamo, indossiamo, esportiamo attraverso i beni di consumo…
Alla conferenza ne parliamo con il climatologo Luca Mercalli (in video collegamento), Anna Gavioli, biologa e referente tecnico del Parco Delta del Po, e Francesca Greco, geografa ed esperta di risorse idriche.
«Innanzitutto è bene distinguere eventi meteorologici da eventi climatici – sottolinea Francesca Greco -. Il trend climatico è stato già definito dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) e ha tre differenti scenari a seconda delle scelte che l’umanità sarà in grado di compiere. Per quanto riguarda l’Italia, le recenti ondate di pioggia e neve del periodo pasquale non sono affatto sufficienti per cambiare il nostro scenario climatico.
Il
risultato è che siamo dal 2020 ufficialmente in crisi idrica comprovata. Non ci sarebbe nessun rischio se l’1% del Pil mondiale fosse dedicato all’acqua. Questo è il calcolo fatto dalle Nazioni Unite. L’1% del Pil mondiale servirebbe alla gestione degli estremi climatici e alla protezione dagli stessi, oltre che alla prevenzione delle morti causate dagli eventi idrici estremi, come siccità e allagamenti. Purtroppo non c’è la volontà politica ed economica perché – ma non per molto – gli eventi estremi si sono per ora verificati in percentuale maggiore nei paesi più poveri. Ora che iniziano ad avere impatti pesanti anche negli Stati Uniti e nella nostra Italia, la questione si spera abbia una risonanza più ampia e la richiesta economica per azioni rivolte alla gestione dell’acqua venga presa sul serio».

Il 3 giugno alle 12, con Ripuliamo il mare, generiamo bellezza, torniamo su un tema non
nuovo a Slow Fish, l’inquinamento e la plastica, e diamo voce a chi raccoglie i rifiuti dal mare, a chi studia il comportamento delle plastiche in acqua e sulle coste, a chi recupera la posidonia e la valorizza dal punto di vista ecologico in maniera funzionale nell’ambito dell’ecosistema spiaggia, a chi trova soluzioni alternative alle reti di plastica per l’allevamento dei mitili…
«La plastica è tornata alla ribalta con il Covid, con l’immissione
nell’ambiente di un quantitativo immenso di supporti monouso: guanti, mascherine, bottiglie… Di fronte a queste e altre fonti di inquinamento è ancor più necessario affermare come la nostra vita sia totalmente dipendente dall’ambiente, e in particolare dal mare.
Respirare, bere, mangiare: sono tutte attività che dipendono dall’acqua» sottolinea Franco Borgogno, divulgatore scientifico dell’European Research Institute Onlus, che insieme a Marco Capello, oceanografo dell’Università di Genova, ci permette di raccontare il progetto Splash & Co. «Non parliamo solo della vita biologica, anche la vita economica è a rischio. Va da sé, pertanto, che dobbiamo fare sì che l’ambiente continui a garantirci lo svolgimento di queste attività».
Non solo plastiche. Focalizzeremo l’attenzione su un tema ingiustamente interpretato da molti come una forma d’inquinamento, ossia la posidonia spiaggiata. «La posidonia è importantissima per l’ecosistema costiero: non solo preserva l’erosione costiera delle spiagge, ma è anche un incubatore di biodiversità. Alla fine del suo ciclo vitale arriva sulle spiagge, ed è in questa fase che a Pollica la recuperiamo per il suo smaltimento. Su un sentiero naturalistico collocheremo un impianto di smaltimento di piccola taglia, dove la posidonia e i rifiuti organici saranno smaltiti e trasformati in energia, un’energia utile a
coprire il fabbisogno di 5000 famiglie». Così Stefano Pisani, sindaco di Pollica, che chiude dicendo: «Abbiamo trasformato un potenziale problema – la posidonia spiaggiata che non piace ai bagnanti – in un’opportunità per l’educazione dei cittadini e per le politiche sociali».
A Slow Fish, su questo tema, interviene anche Paolo D’Ambrosio, direttore dell’Area Marina Protetta Porto Cesareo.
«Le città costiere sono fragili, perché densamente abitate e perché su di loro si concentrano gli effetti di tante, diverse, pressioni di natura antropica, tra cui gli interessi turistici, industriali, artigianali e commerciali che insistono sulle fasce costiere. E poi, naturalmente, c’è una questione idrogeomorfologica, poiché proprio sulle coste si riversano anche le problematiche che hanno origine nell’entroterra e che le vie dell’acqua, come i fiumi, trasportano fino alle foci. Ma le città costiere, proprio per via della loro particolare fragilità e delle caratteristiche che le contraddistinguono, possono essere straordinari laboratori di
innovazione: luoghi dove sperimentare soluzioni, dove realizzare in prima battuta la transizione che le porti a diventare smart cities. Farlo richiede consapevolezza e volontà di mettersi in discussione» sottolinea Marco Dadamo, biologo e membro dell’Advisory Board di Slow Fish, introducendo il tema della conferenza in programma nella Slow Fish Arena
domenica 4 giugno alle 15 Baciate dal mare. La rigenerazione delle città costiere.


La parola ai pescatori

A Slow Fish, come in tutte le manifestazioni di Slow Food, il palcoscenico è riservato innanzitutto a chi il mestiere lo sente sulla propria pelle. E mai come nel caso di chi lavora con il mare possiamo affermarlo: i pescatori artigianali vivono a contatto con l’acqua per 365 giorni all’anno.
Se ci occupiamo del benessere degli ecosistemi acquatici, pertanto, è
fondamentale ascoltarli e comprenderne il punto di vista. Per questo uno degli appuntamenti fissi della Slow Fish Arena è La parola ai pescatori dove, insieme a temi importanti come la biodiversità ittica, la crisi climatica e l’arrivo delle specie aliene, possiamo ascoltare le testimonianze di chi ogni giorno affronta il fascino del mare e con ess le difficoltà, tra rarefazione delle specie, mutamenti ambientali, difficoltà nel far valere i propri diritti e vedere riconosciuta la peculiarità delle proprie tecniche artigianali.
Partiamo dalle cooperative della pesca e dalle esperienze di ittiturismo che in Liguria rivestono un ruolo importante, come la Cooperativa Mitilicoltori Spezzini e la cooperativa dei pescatori artigianali di Noli.
Approdiamo sulle sponde del Tirreno con l’ecosistema
fragile con cui hanno a che fare i pescatori artigianali dell’Isola del Giglio e la Cittadella della pesca di Viareggio, impegnata in un percorso teso a minimizzare lo sforzo di pesca sostenendo al contempo la redditività delle imprese associate.
Saltiamo dall’altro lato
dell’Italia e approdiamo nell’Adriatico con i pescatori del Presidio del mosciolo selvatico di Portonovo, la cui sopravvivenza è messa a rischio dalle mareggiate da un lato e dalla pesca selvaggia dall’altro. Mettiamo a confronto tecniche di pesca, come la magghia del Golfo di Catania e la menaica del Cilento, entrambe destinate alla pesca delle alici ed entrambe riconosciute Presidio Slow Food.
Terminiamo il nostro percorso immergendoci nelle acque
dei laghi italiani e ascoltando i racconti dei pescatori della storica cooperativa del Trasimeno, della Comunità Slow Food per il pesce delle Alpi e Prealpi Occidentali, del Presidio Slow Food della sardina essiccata tradizionale del lago d’Iseo e del lago del Turano.


Salviamo il gambero di fiume

Le specie aliene sono il più temibile avversario di Austropotamobius pallipes, il gambero di fiume italiano. Si tratta di un crostaceo che vive nei corsi d’acqua del nostro Paese: un tempo era molto comune, ma da molti anni è in serio pericolo e va aiutato.
Altre specie di gambero, tutte provenienti da luoghi molto lontani, si stanno diffondendo dove vive il gambero di fiume italiano. Il gambero della Louisiana, quello della California, e il gambero americano, oltre a essere grossi, forti e resistenti, sono portatori sani di una malattia molto pericolosa che uccide i nostri gamberi. Ma non è finita qui: l’inquinamento dei corsi d’acqua, la pesca illegale e l’aumento delle temperature sono altri pericoli a cui il gambero di fiume italiano deve cercare di sopravvivere.
La salvezza del gambero di fiume è l’obiettivo del progetto LifeClaw (www.lifeclaw.eu), cofinanziato dall’Unione Europea, che ha lo scopo di contribuire alla conservazione di questa specie minacciata, grazie al suo allevamento, la reintroduzione nei nostri corsi d’acqua e la cattura dei gamberi americani invasivi. Attraverso attività, storie di esperti e giochi di ogni tipo, sperimentiamo la conoscenza di questa specie da tutelare per capire insieme come salvare e proteggere questi crostacei profondamente minacciati.


Il laboratori del gusto: dai sapori costieri ai frutti dell’entroterra

A Slow Fish il piacere legato al gusto viene affrontato in maniera consapevole, ricordando che dalle nostre scelte dipendono sia la qualità della nostra vita sia la salute del pianeta.
Non mancano quindi i Laboratori del Gusto, ospitati nella Sala Reale Mutua dello stand Slow Food. Occasioni per gustare non solo pesci e mitili, ma anche vini, oli e prodotti che rappresentano la diversità e la ricchezza dell’agricoltura costiera, senza dimenticare le tematiche ambientali legate al mondo ittico e alle nostre abitudini di consumo: degustare ad esempio i magnifici muscoli dello Spezzino ci offre lo spunto per parlare di una forma di allevamento sostenibile che si sta confrontando con problemi importanti, quali il cambiamento climatico e le predazioni da parte delle orate, per le quali i mitili sono una
fonte preziosa di cibo. E ancora laboratori dedicati a interi territori, dall’isola del Giglio al Trasimeno, dal Carso al Brindisino e al Conero.
O che hanno per protagonisti prodotti d’eccellenza come gli oli presenti nella Guida agli Extravergini, o il mondo misterioso del sale, aromatizzato alle erbe o colorato in maniera perfettamente naturale, per non parlare dei vini, espressione dei produttori che hanno aderito alla Slow Wine Coalition, segnalati dalla guida Slow Wine o ospitati nella Banca del Vino di Pollenzo.
A guidarci nella scoperta di tradizioni culinarie, territori e prodotti sono gli stessi protagonisti, tra cui pescatori, viticoltori e olivicoltori e artigiani del cibo narrati grazie alle guide e agli altri strumenti realizzati da Slow Food per promuovere chi fa del cibo buono, pulito e giusto il proprio principio ispiratore e ovviamente i cuochi che fanno parte dell’Alleanza Slow Food e della guida alle Osterie d’Italia. Tra questi Alessandro Massone, cuoco del Rosmarino di Genova con il suo inconfondibile brandacujun, piatto antispreco imprescindibile della gastronomia locale a base di baccalà o stoccafisso, patate e olive; Simone Circella de la Brinca di Ne, piccolo comune sparso dell’entroterra genovese, con i suoi “pesci di terra” trasformati con l’esperienza e la sensibilità che gli è propria; Lorenzo Dasso che trasforma i pesci che cattura con il suo peschereccio Raieu II in piatti indimenticabili nell’osteria di famiglia a Lavagna; Lorenzo Zappi, cuoco del Ristorante Marcello di Portonovo, con la sua seppia in brodetto che a Genova viene proposta laccata con il miele del Conero.
I cuochi sono protagonisti, fianco a fianco con i pescatori, nella tutela e valorizzazione della pesca sostenibile non solo nei Laboratori del Gusto ma anche negli Appuntamenti a Tavola, occasioni in cui esplorare il concetto di ecosistemi costieri in una molteplicità di preparazioni, e nelle lezioni di In cucina con Slow Food, il progetto che esalta l’ esperienza, i valori e la conoscenza dei cuochi dell’Alleanza Slow Food. Il programma di Slow Fish è in continua evoluzione e per saperne di più su questi appuntamenti basta rimanere sintonizzati sui canali di Slow Fish.


Storie e degustazioni tra aperitivi e cucina di strada

Tutti i giorni alle 19, la Slow Fish Arena ospita gli Aperitivi quotidiani, momenti in cui scoprire storie agricole uniche della nostra penisola, in abbinamento a vini e oli dal Nord al Sud d’Italia. Un’ora in compagnia di viticoltori e olivicoltori e dei loro prodotti: dagli appezzamenti eroici nelle Riviere del Ponente e del Levante ligure, a un’esplorazione del Centro Italia, dove i vini dei trabocchi abruzzesi incontrano gli oli della Versilia; dai vini della laguna di Venezia e dell’Isola di Mozia abbinati all’oro di Capri per finire con le aree urbane che rimangono ancora saldamente nelle mani dei contadini, come le vigne dei Campi Flegrei e gli olivi di Voltri. Il paesaggio mediterraneo degli Aperitivi quotidiani, delineato dai produttori che hanno aderito alla Slow Wine Coalition e dagli oli recensiti nella Guida agli Extravergini, si completa inoltre con le degustazioni dei pani della rete Slow Grains.
In questa edizione l’Enoteca torna ad affacciarsi sul mare del Porto Antico, in Piazza delle Feste, dove i visitatori possono degustare oltre 300 etichette selezionate dal team della Banca del Vino e dalla redazione della guida Slow Wine. Senza dimenticare l’area dedicata a Food Truck, Cucine di Strada e Birre Artigianali, per assaggiare le tante proposte dello street food all’italiana accompagnati da una buona birra. Curiosi di sapere chi c’è? Ecco alcuni nomi tra chi ha già confermato: per la Liguria, il sempre presente Zena Zuena, con le sue pizze e focacce liguri, e Camugin Italian Street Food, con la panissa e il fritto all’italiana. E poi il Pastificio Novella di Sori, un piccolo paese della Riviera Ligure, con trofie, pansoti, pesto genovese e salsa di noci, e gli immancabili ravioli di pesce. Direttamente da San Benedetto del Tronto, Scottadito a bordo della classica Ape Piaggio propone le sue specialità e, ça va sans dire, pesce fritto. A queste prelibatezze abbiniamo, come di consueto, una degustazione tra i birrifici come Maltus Faber, Chiocciola della Guida alle birre d’Italia di Slow Food, il Birrificio dell’Altavia, con le sue etichette imperdibili della Guida alle birre d’Italia e l’alessandrino Kamun, nota conoscenza dei genovesi.


Il Mercato di Slow Fish

Pesci, conserve, sali, spezie e oli extravergini e poi ancora erbe officinali e aromatiche, frutta e ortaggi: il Mercato di Slow Fish 2023, con le sue bancarelle e le collettive regionali, espone il meglio dei prodotti della pesca e dell’agricoltura costiera. Da sempre, infatti, gli eventi di Slow Food sono anche un’occasione per fare la spesa e conoscere produttori straordinari provenienti dall’Italia e dal mondo, assaggiare e acquistare i loro prodotti e imparare a conoscerne le caratteristiche e la storia. Protagonisti i Presìdi Slow Food che tutelano la ricchezza di biodiversità dell’ecosistema costiero, dai prodotti ittici e le tecniche di pesca al patrimonio viticolo e olivicolo. Trenta esempi dai mari caraibici alle coste bretoni, danesi o olandesi, fino ai mari dell’estremo nord e al Golfo di Taranto, dove è stato inaugurato il Presidio ittico più recente, la cozza nera di Taranto. E per chi vuole saperne di più sulle attività dell’associazione, c’è la Casa Slow Food: per diventare soci – o per rinnovare la propria adesione –, per acquistare i libri di Slow Food Editore e scoprire le attività di Slow Food in Liguria, in Italia e nel mondo.

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