3 Gennaio 2024

Le 10 sculture Vaia: il valore della natura

Un territorio e le sue bellezze non rimangono mai indenni al passaggio della storia: ne portano cicatrici, ne fanno parte integrante della propria identità, ne conservano testimonianze, racconti e manufatti.
Per questo in Valsugana proponiamo un percorso culturale con tutte quello che serve per riscoprire la cultura di questa terra incontaminata.
Gli “animali fantastici” in Valsugana e Lagorai sono tre opere maestose in tre luoghi incantati che hanno una storia straordinaria.
Tre opere che nascono per ricordare quello che successe la sera del 29 ottobre 2018, quando tutto il territorio alpino del nord est d’Italia fu colpito da un tremendo uragano, con il vento che arrivò a raffiche fino a 200 km orari. Si stima che in poche ore caddero 20 milioni di abeti rossi il più grande disastro forestale d’Italia chiamato tempesta Vaia.
Le “sculture Vaia” sono entrate a far parte delle comunità: paladini delle vette, custodi delle radure, riflettono il valore della natura e demandano al nostro giudizio le conseguenze dei cambiamenti ambientali e culturali.

Le opere che nascono per riconnettersi con la natura

“Sono un uomo dei boschi, dopo Vaia mi sono ritrovato a camminare tra le mie montagne e a incontrare ad ogni passo alberi divelti, radici scoperte…presto lo sconforto si è trasformato in ispirazione: volevo curare la ferita della natura trasformandola in un’opera d’arte che ne conservasse la memoria ma che desse anche un segno di speranza e rinascita”.
L’artista si specializza in una tecnica definita assemblage che, nella fattispecie, prevede la progettazione di un corpo di sostegno, generalmente in legno o metallo, che ricalca una sorta di “scheletro interno” del soggetto raffigurato, per poi passare a un’attenta e meticolosa fase di raccolta: radici, cortecce, rami; prettamente larice, faggio ed abete.
La successiva fase di assemblaggio esprime l’incontro tra la visione artistica di Marco Martalar e le forme della natura che, in modo solidale, vanno a costituire la “pelle esterna” delle sue opere e si agganciano al corpo sottostante con l’applicazione di diverse centinaia di viti.
“Mi sentivo limitato dalle dimensioni del tronco, dal quale non potevo che togliere materiale senza la possibilità di proiettarmi nello spazio.
Con questa nuova tecnica, invece di ‘togliere’ ho provato ad ‘aggiungere’. Mi piace l’idea di posizionare delle belle opere in posti altrettanto belli, per valorizzare entrambi gli aspetti a vicenda. Molte persone mi dicono che vedendo le mie opere dal vivo viene loro voglia di toccarle, di sentirle vive a loro volta”

Lupa

Nel territorio di Levico Terme si trova la maestosa Lupa del Lagorai per la cui realizzazione l’artista ha impiegato due mesi di lavoro si trova a 1600 metri di quota e precisamente al Pian della Casara in località Vetriolo Terme.
Alta sei metri e realizzata con 2000 scarti di legno si trova di fronte ad un panorama mozzafiato, quello della Valsugana.  L’opera nasce dalla collaborazione tra Martalar e l’amministrazione comunale di Levico Terme.  Questa monumentalità è voluta in quanto simboleggia l’importanza del ritorno del lupo nelle zone montane dell’Alpe Cimbra. Il suo ululato da Vetriolo risuona in tutta la Valsugana, portando con se un chiaro messaggio: la natura trova sempre una nuova via per la vita.
Per raggiungete l’opera potete parcheggiare al Nif: Alpine Taste, un ristorante e hotel a Vetriolo Terme (ex Maso Vetriolo Vecchio) e da qui raggiungete la Lupa dopo una comoda passeggiata di un chilometro per circa 15-20 minuti di cammino su strada forestale.

Aquila

Commissionata dall’amministrazione comunale di Grigno per ricordare la tremenda catastrofe forestale sulla piana di Marcesina, luogo del più grande cantiere forestale d’Europa.
L’ Aquila, simbolo del Trentino, rappresenta forza e libertà e con quest’opera prende forma ancora una volta l’impeto con cui la tempesta Vaia si è scatenata su queste foreste meravigliose.
Martalar si aggiudica con questa opera il primato per la realizzazione della più grande aquila in legno d’Europa con i suoi 7 metri di altezza e 5 di lunghezza e 1660 kg. di peso.
L’aquila Vaia si trova su un vasto pianoro situato nella parte nord-est dell’Altopiano dei Sette Comuni, tra la provincia di Vicenza e la provincia autonoma di Trento zona che per la sua orografia e per il clima rigido viene denominata “la Finlandia d’Italia“.
La piana è priva di insediamenti urbani,  le uniche costruzioni presenti sono le malghe d’alpeggio e i cosiddetti “casoni”, antiche abitazioni in legno e lamiera, utilizzate un tempo come riparo dai boscaioli.
Il contesto perfetto per trascorrere una giornata tra arte e natura e farsi catturare dalla pace di questo luogo fortemente colpito dalla tempesta Vaia.
Per raggiungerla l’aquila in auto si può tranquillamente arrivare fino al parcheggio del Rifugio Barricata, salendo dalla strada per Enego. Dal parcheggio si arriva all’opera tramite una breve camminata di 5 minuti lungo un comodo sentiero ben tracciato. Ricordiamo che la strada che sale da Grigno è ancora chiusa.

Grifone

Marco Martalar, scultore e artista del legno, montanaro e amante della natura fu profondamente scosso da Vaia e decise così di sperimentare una nuova tecnica per dare un senso e far rinascere questo legname dagli alberi abbattuti.
Il Grifone, figura mitologica che unisce l’aquila trentina e il leone alato emblema veneto, è situato sui confini geografici tra il Trentino e il Veneto, in segno di unione simbolica tra le due regioni è l’ultima inaugurata (a settembre 2023).
Ci si arriva in auto fino ai parcheggi in località Celado (presso Ristorante Ai Larici o Camping Alice) e proseguendo a piedi per 5/10 min. lungo un sentiero/strada bianca.
In alternativa si può lasciare la macchina a Castello Tesino e da qui fare una passeggiata di un’ora e venti minuti circa partendo dalla chiesa principale in Piazza San Giorgio e seguendo le indicazioni “Grifone”.
Si sale lungo un sentiero nel bosco per poi proseguire su strada bianca. Attenzione perché l’ultimo tratto (7/800 metri) si va su strada provinciale senza marciapiedi.

Leone alato

E’ l’archetipo del ciclo scultoreo Vaia. Evoca la potenza dell’ “urlo del bosco” colpito nel 2018 dalla tempesta Vaia ed esprime la resilienza della natura e delle sue forme.
L’idea di produrre un leone si collega alle origini cimbre di Martalar. Nato a Mezzaselva di Roana, sull’altopiano di Asiago, luogo con una storica vocazione per la lavorazione del legno, e al legame, che proprio grazie al legname, univa il territorio con la Repubblica di Venezia.
Il progetto nasce con l’ambizione di arrivare alla 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove effettivamente viene esposto nel 2020 con i suoi 3 metri d’altezza, 5 di lunghezza e 2 di larghezza per un peso di 350 kg.
E’ una scultura itinerante: dopo la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia l’opera nel 2022 è stata al Mart di Rovereto e ora al ”Jesolo Sand Nativity”. Quando non è esposto presso mostre e eventi è possibile trovarlo presso l’atelié di Martalar.

Drago

Realizzato nel 2021 il Drago di Magré è l’erede di un’antica leggenda cimbra non ancora persa dalla memoria delle genti di questi luoghi. Rammenta all’uomo il rapporto con l’ineffabilità della natura. Anche la realizzazione di quest’opera segue il concetto naturale di morte e decomposizione.
“Il legno utilizzato non è stato trattato e nel corso del tempo e, a causa degli agenti atmosferici, sarà destinato a sparire. Migliaia di radici, rami e macerie lignee giacciono ancora al suolo nei boschi, marciranno lì, humus per i nuovi boschi. Un poco di quello lo uso io, mi piace pensare che tutto può prendere nuova vita ed essere sempre in trasformazione“ racconta l’artista.
Il Drago Alatosi trova nella frazione del comune di Lavarone, nell’Alpe Cimbra, esattamente sull’Alpe del Tablat.

Gallo

La scultura è stata commissionata attraverso un progetto nato dalla collaborazione tra Punto Sport e l’amministrazione comunale di Gallio.
Un’opera che il Sindaco Munari definisce “simbolica e doverosa, visto che Gallio è stato uno dei paesi più colpiti dalla tempesta, un gallo che è simbolo di forza e rinascita“.
Realizzato dal 25 al 31 luglio 2021 presso il negozio Punto Sport, dove ospiti e cittadini hanno potuto assistere a tutte le fasi della creazione.
Il Gallo alto tre metri è stato poi posizionato in modo permanente in Via Roma, davanti al palazzo Municipale di Gallio.

Basalisc

Il Basalisc di Cevo viene commissionato dal comune e rappresenta un mostro dalle fattezze di drago, di serpente e con un’enorme testa di capra dotata di lunghe corna.
La scelta di questo animale non è casuale, questa fantastica creatura misteriosa infatti, era in grado di uccidere, pietrificare ed incenerire chiunque si trovasse ad incrociarne lo sguardo.
La leggenda narra che durante l’infuriare dei temporali, il Basalisc uscisse dal suo rifugio e, sulla collina dell’Androla, assieme a fuochi fatui, streghe e stregoni, ballasse sotto le intemperie. Ad oggi questa figura mitologica è diventata la maschera emblematica del Carnaal de Sef (Carnevale di Cevo) e in suo onore si allestiscono carri mascherati che sfilano per le vie del paese
L’opera si trova a Cevo, Valsaviore, vicino al piazzale antistante lo Chalet Pineta, in direzione del massiccio della Concarena

Ape

Come la definisce Martalar, “l’ape Vaia è della giusta dimensione per far capire quanto sia importante rispettare questa piccola ma indispensabile creatura”.
“E’ stata voluta a San Pietro Mussolino – commenta il presidente della Regione Veneto Luca Zaiain quanto comune amico delle api e si inserisce all’interno di un progetto che prevede una serie di iniziative volte a tutelare ma anche a far conoscere il mondo di questi piccoli ma preziosi insetti”.
L’opera è pubblica e visitabile lungo la ciclabile della Valle del Chiampo a San Pietro Mussolino. 

Grido

Una delle opere più rappresentative del ciclo Vaia e una figura cara all’artista Martalar che si è trovato spesso a scolpire forme antropomorfe e in particolari mani.
Questa, nello specifico, incarna il grido dei boschi colpiti dalle raffiche di vento di Vaia.
Una mano protesa verso l’alto, che cerca di estendersi dalla terra.
Il tentativo di personificare il valore dei suoi componenti: i resti lignei dei boschi dell’Altopiano di Asiago, già naturalmente protesi a riacquistare nuove forme e proseguire il ciclo naturale dell’esistenza.
Il Grido è un opera itinerante che, come il Leone Alato ha trovato esposizione durante varie mostre e attualmente trova presso L’Atelier di Martalar, a Mezzaselva di Roana.

Cervo

Un grande cervo di legna, dalle forme sinuose, primordiali e leggere, commissionato dalla malga Millegrobbe a Lavarone.
Un splendido richiamo ai distesi manti erbosi e ai fitti boschi che caratterizzano la piana del Vezzena e i dintorni.
Il Cervo Vaia si staglia con il suo palco tra le montagne del Trentino  1400 metri di quota, in località Malga Millegrobbe sull’Alpe Cimbra, a 2 km da Luserna. 

 

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