La vite come simbolo dell’enciclica “ecologista”
“La vigna rappresenta un nuovo modello di sostenibilità realizzato attraverso l’uso delle più avanzate tecnologie – si legge in una nota del Centro di Alta formazione Laudato Si’ diffusa, all’indomani di una tavola rotonda, dall’ateneo friulano – attraverso un’attenta riconnessione con la bio-diversità e la cura dell’ecosistema per realizzare concretamente la dimensione dell’ecologia integrale”.
Nel progetto agricolo del borgo, è riportato un passaggio del discorso di Papa Francesco ai membri del Centro, “ha trovato posto lo sviluppo di una nuova vigna per la produzione di vino. Essa vuole porsi come una sintesi di tradizione e innovazione, come si dice un ‘marchio di fabbrica’ del Borgo.
Anche in questo, il Centro di Alta Formazione si è avvalso della consulenza di alcuni tra i maggiori esperti, perché l’intenzione è quella di puntare all’eccellenza. È molto importante non rimanere nella ‘media’, perché dalla media si va alla mediocrità. Sempre puntare all’eccellenza”.
Le migliori competenze per un vino divino
Il vigneto è costituito da varietà di viti di diversa origine e provenienza, “capaci, nel loro insieme, di costituire un vino che simboleggia per la sua composizione una comunione nella diversità”.
Per il progetto hanno spiegato gli esperti incaricati dell’Università di Udine coordinati dai professori Enrico Peterlunger e Roberto Zironi, hanno messo a dimora un vigneto costituito da varietà di viti di diversa origine e provenienza, capaci, nel loro insieme, di costituire un vino che simboleggia per la sua composizione una comunione nella diversità.
Il progetto della Vigna Laudato Si’ è frutto di una ricerca che ha consentito di scegliere varietà di viti resistenti a diverse malattie selezionate all’Università di Udine da ricercatori che hanno operato in collaborazione con l’Istituto di Genomica Applicata e i Vivai Cooperativi Rauscedo.
Allo sviluppo della vigna stanno anche collaborando esperti e professionisti del settore che detengono conoscenze tecniche all’avanguardia, assieme a operatori che si prendono cura della terra e della vite, attraverso la condivisione di saperi secolari, di tradizioni centenarie e l’apprendimento di nuove tecniche di lavoro.
Sono i membri della Commissio de Fructu Vineae, Enrico Peterlunger, Roberto Zironi, Francesca Vimercati, Luigi Moio, Laurent Torregrosa, Antonio Dionisio Morata Barrado, Hans R. Schulz e Jancis Robinson.
Obiettivo, attraverso un’osmosi di saperi antichi e conoscenze innovative, è realizzare un vino di alta qualità, frutto del rispetto dell’ambiente, della cura di ogni fase della sua realizzazione. La vigna così diventa un esempio tangibile di come sia possibile mettere in pratica un’agricoltura che sia di beneficio all’ambiente, al territorio, agli operatori del vigneto e ai fruitori del vino, generando bellezza attraverso il lavoro.
Sradicata però la vigna di Papa Ratzinger
Ma il nuovo vigneto voluto da papa Francesco ha decretato la fine di quello del predecessore Benedetto XVI. Si perchè a Castelgandolfo alla piantagione della vigna Laudato Sì è corrisposto lo sradicamento della vigna dono della Coldiretti che aveva fatto piantare Papa Ratzinger.
Vigna scaccia vigna verrebbe da dire «all’umile operaio della vigna del Signore» secondo la definizione divenuta storica che fece il predecessore di Papa Francesco quando uscì dalla Loggia delle benedizioni nel 2005, al momento della sua elezione a Pontefice alla folla che lo acclamava in piazza San Pietro.
Con l’arrivo di Papa Francesco quella vigna che dava due buoni vinelli autoctoni – poche bottiglie ma simboliche di Cesanese dei Affile e Vermentino – fu fatta stranamente sradicare da un manager proveniente dalla Peroni che Bergoglio aveva appena assunto per gestire il museo. Forse perchè aveva già in mente di realizzare la sua vigna?
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