Continuano gli appuntamenti promozionali con il progetto LoST EU che, dopo aver toccato Piemonte e Lombardia con gli eventi di settembre, sarà tra i protagonisti in Veneto, ospite dell’evento Caseus Italy, il 5 e 6 ottobre, a Piazzola sul Brenta.
Villa Contarini, splendida villa barocca veneta
In una location unica come Villa Contarini, una delle più belle ville barocche d’Italia, LoST organizzerà un weekend del gusto molto particolare, tra banchi di promozione e degustazioni.
Negli spazi della Villa verrà allestito un banco istituzionale LoST per promuovere il progetto, raccontarlo ai tanti spettatori che saranno presenti e distribuire il materiale promozionale.
Una location straordinaria appunto; siamo infatti in una delle più grandi e imponenti ville venete la cui storia affonda le radici nel XVI secolo anche se nel corso dei secoli ha subito numerose trasformazioni, diventando un esempio straordinario di architettura veneziana e barocca.
Villa Contarini venne edificata intorno al 1546 su progetto attribuito al celebre architetto Andrea Palladio o a uno dei suoi seguaci. Originariamente era una villa rinascimentale piuttosto sobria e di dimensioni più ridotte rispetto all’attuale struttura. Gli ampliamenti e la trasformazione radicale furono eseguiti nel XVII secolo, quando la famiglia Contarini, per mano di Pietro doge di Venezia, decise di modificarla in stile barocco e l’arricchì di decorazioni e dettagli architettonici sontuosi.
Nel 1800, dopo un periodo di declino, la villa venne acquistata dalla famiglia Camerini, che la restaurò e ne fece un importante centro agricolo e industriale. I Camerini, in particolare, svilupparono una vasta azienda agricola, introducendo moderni macchinari e tecniche produttive. Nel 1970 divenne proprietà dello Stato e successivamente, della Regione Veneto, che ha promosso ulteriori restauri e la trasformazione della villa in un centro culturale aperto al pubblico.
Sontuoso l’enorme parco che la circonda di oltre 40 ettari, che include giardini all’italiana, laghetti e sentieri. Tutti da visitare anche i lussuosi interni riccamente decorati con affreschi, stucchi, dipinti e arredi d’epoca. Di particolare interesse è la Sala della Musica, celebre per la sua acustica perfetta, ottenuta grazie a un particolare soffitto a forma di conchiglia. Una vera chicca è infine il teatro privato all’interno, un raro esempio di spazio teatrale all’interno di una villa veneta, con decorazioni che riflettono l’amore per le arti e la cultura della famiglia Contarini.
Puzzone di Moena, Trentino Alto Adige
Gli otto formaggi, tutti Dop, da degustare
Mentre in una sala dedicata saranno organizzati, tra sabato e domenica, otto momenti di degustazione, su prenotazione, in cui il pubblico potrà assaggiare le otto DOP di LoST: il Murazzano, il Roccaverano, l’Ossolano dal Piemonte, il Puzzone di Moena dal Trentino, lo Strachitunt dalla Lombardia, la Vastedda della Valle del Belice, il Pecorino Siciliano dalla Sicilia, e il Provolone del Monaco dalla Campania che andremo brevemente a descrivervi.
Una bella occasione, quindi, per proseguire le attività di promozione del progetto e soprattutto per diffondere la filosofia che sta dietro al progetto LoST, ovvero il recupero di antichi valori perduti attraverso prodotti di eccellenza, che sono un esempio di sostenibilità e rispetto per l’ambiente e la natura.
Il Murazzano
Uno dei più antichi formaggi piemontesi si produce nell’area delle Langhe che prende il nome dal comune di Murazzano (Cuneo). Viene prodotto principalmente con latte di pecora, ma è possibile aggiungere una piccola percentuale di latte vaccino (massimo il 40%) anche se anticamente era prodotto solo con il latte della pecora di razza delle Langhe, autoctona della zona; ha una forma cilindrica di piccole dimensioni, con una crosta morbida e un colore che varia dal bianco al paglierino. Il sapore è delicato, leggermente acidulo, che diventa più intenso con la stagionatura; la pasta è morbida e compatta, di colore bianco o leggermente giallo. Tradizionalmente il Murazzano era il formaggio che le famiglie locali producevano per il consumo quotidiano, ed è ancora oggi spesso utilizzato in piatti tipici delle Langhe come condimento per la polenta.
Ideale sia fresco che stagionato, si abbina bene con vini locali come il Dolcetto d’Alba o il Barbera.
Il Roccaverano
La Robiola di Roccaverano, uno dei formaggi più antichi dato che pare risalga addirittura all’epoca romana è anch’esso un formaggio piemontese ed è tipico della provincia di Asti. Tradizionalmente prodotto con latte di capra crudo, può includere però anche una parte di latte ovino e bovino, purché la componente caprina sia prevalente. La forma è cilindrica e compatta, con una crosta sottile e rugosa. La pasta è morbida, bianca o leggermente paglierina. In bocca è delicato, con note erbacee quando fresco e più deciso e piccante con la stagionatura. Si abbina bene a vini bianchi del Piemonte, come il Cortese o l’Arneis.
Robiola di Roccaverano
L’Ossolano del Piemonte
Tipico della Val d’Ossola, una valle alpina situata nel Piemonte è molto antico e profondamente legato alla tradizione agricola di questa vallata alpina. Prodotto con latte vaccino intero o parzialmente scremato proveniente da mucche allevate localmente e nutrite principalmente con foraggi montani. Ha una forma cilindrica con una crosta dura e compatta, che diventa più scura con la stagionatura. La pasta è elastica e di colore paglierino mentre il sapore varia a seconda della stagionatura: quando giovane è dolce e delicato, quando stagionato diventa più intenso, con note leggermente piccanti e aromatiche. Ne esistono diverse versioni fra cui segnaliamo l’Ossolano d’Alpe, prodotto con il latte estivo delle mucche portate al pascolo in alta quota. Ideale da degustare da solo o come ingrediente per piatti tipici della cucina piemontese e abbinato a vini locali come il Nebbiolo.
Il Puzzone di Moena
Chiamato anche in ladino Spretz Tzaorì è un formaggio prodotto nel cuore delle Dolomiti fra le valli trentine di Fassa e Fiemme, principalmente attorno a Moena.
Il nome “puzzone” deriva dal suo odore particolare molto pungente e caratteristico, causato dalla crosta lavata durante la stagionatura con acqua e sale. E’ prodotto con latte vaccino crudo proveniente da vacche alimentate con erba e fieno di montagna, ha una crosta umida e untuosa, di colore arancione-rossastro, e una pasta semidura che può essere compatta o leggermente occhiata. Al gusto è intenso e aromatico, con note di erba, fieno e lievi sentori di burro mentre in bocca diventa più complesso con la stagionatura, che può durare fino a 6 mesi.
Si abbina molto bene con vini strutturati come il Teroldego o con miele e marmellate per contrastare il sapore deciso. È un prodotto molto apprezzato non solo per il suo gusto particolare, ma anche per il forte legame con le tradizioni casearie delle Dolomiti.
Lo Strachitunt
Trattasi di un formaggio prodotto in Lombardia e più nello specifico nella bergamasca Val Taleggio. Il nome “Strachitunt” deriva da “stracchino” (formaggio di latte di mucche stanche, “stracche” in dialetto) e “tunt” (che significa “tondo”), riferendosi alla sua forma rotonda.
Ha pasta cruda e molle e appartiene alla famiglia degli erborinati; risulta infatti a prima vista simile al gorgonzola, ma con una lavorazione tradizionale unica che si rifà al metodo del “due paste”, dove si mescolano cagliate di temperature diverse, dando origine alle caratteristiche venature blu.
Formaggio molto antico che è rinato negli ultimi anni viene prodotto con latte vaccino intero crudo di due mungiture, una della sera e una del mattino.
Ha una crosta sottile e rugosa, mentre il colore è giallastro. La pasta è morbida e presenta venature verdi-bluastre dovute all’erborinatura naturale, che avviene senza inoculazione di muffe. Il sapore è ricco e complesso, con un equilibrio tra dolce e piccante davvero interessante. A seconda della stagionatura, il gusto può variare da delicato a più intenso.
Vastedda
La Vastedda
E’ un pecorino DOP prodotto in Sicilia, nella Valle del Belice ed è uno dei pochissimi formaggi di pecora al mondo a pasta filata, caratteristica più comune nei formaggi vaccini come la mozzarella; una caratteristica che testimonia l’antica tradizione e il legame con le produzioni artigianali.
E’ prodotto con latte crudo di pecora di razza Valle del Belice, razza autoctona siciliana ed ha una forma tipicamente piatta e tondeggiante, simile a una focaccia, da cui prende il nome “vastedda” (che in dialetto siciliano significa “focaccia”). Il sapore è delicato e leggermente acidulo, fresco e non eccessivamente salato. Viene consumato fresco, di solito entro pochi giorni dalla produzione.
Si abbina alla grande con i vini bianchi siciliani, come il Grillo o l’Inzolia, ed è spesso servito in piatti freschi o accompagnato da olio extravergine d’oliva e pomodori.
Il Pecorino siciliano
Eccoci al cospetto di un altro dei formaggi più antichi d’Italia. Il Pecorino Siciliano prodotto esclusivamente con latte di pecora intero e crudo. La sua forma è cilindrica mentre la crosta è dura e rugosa di colore giallo. La pasta interna è compatta e bianca, con qualche occhiatura. Il sapore varia con la stagionatura: quando è giovane, è delicato e leggermente dolce, mentre con il tempo diventa più saporito e piccante. Può essere consumato fresco o stagionato per diversi mesi.
La versione più stagionata è spesso grattugiata come condimento per piatti siciliani tradizionali. Perfetto da gustare da solo o in ricette come la pasta alla norma è tradizionalmente accompagnato da vini rossi siciliani come il Nero d’Avola.
Il Provolone del Monaco
Formaggio campano il cui curioso nome deriva dai pastori che per venderlo a Napoli, si coprivano con mantelli simili a quelli dei monaci per proteggersi dal freddo durante il viaggio. che prodotto principalmente nella zona dei Monti Lattari, in provincia di Napoli. Lo si ottiene da latte crudo di vacca, prevalentemente della razza Agerolese, un’autoctona della zona.
Ha una forma a pera o a cilindro, con una crosta sottile, giallognola e rugosa. La pasta interna è compatta, di colore paglierino, con una leggera occhiatura. In bocca il suo sapore varia con la stagionatura, da dolce e delicato a sapido e leggermente piccante nelle versioni più stagionate, che possono durare fino a 18 mesi. Deve essere stagionato per almeno 6 mesi per ottenere la Dop, ma può essere lasciato riposare anche per periodi più lunghi, acquisendo un sapore più deciso.
Si abbina bene a vini campani come il Fiano di Avellino o il Greco di Tufo ed è utilizzato in molte ricette locali.
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