“Penna a spillo” – Dalla patata della Pausini alla zucca della Oxa

“Penna a spillo” – Dalla patata della Pausini alla zucca della Oxa

di Nadia Fondelli – L’estate è tempo di allegria e leggerezza. Chissà perché poi d’estate, sotto l’ombrellone è quasi vietato parlare di argomenti seri.

I rotocalchi vanno per la maggiore anche in questa pazza estate in cui il sole gioca a nascondino e il calendario pare essere stato appeso al muro al contrario.
Le pettegole da spiaggia amano scambiarsi opinioni su fattori di protezione solare, a che ora far fare il bagno al piccolo e chi è il nuovo fidanzato della velina di turno.
Niente di nuovo direte. Vero!

La televisione sputa annoiata ai forzati dello spaparanzamento da divano film age alla millesima replica e tutti i sapori di sale e di mare possibili.
Voglia di leggerezza. Allegria e spensieratezza forzati.
Niente di nuovo direte. Vero!

I telegiornali dopo averci ammorbato per un mese intero con ogni tendinite dei calciatori impegnati nei mondiali di calcio oggi si trovano col solito dilemma estivo. Meglio parlare di sandali maschili o profumi per zanzare?
Nel dubbio meglio parlare d’altro: la patata della Pausini.

Poco importa che, nel frattempo, si stanno massacrando in Palestina (non fa più notizia ormai); Ebola sta dilagando in Africa (tanto rimane là); il Mediterraneo diventa sempre più un cimitero per disperati (meglio non parlare di disgrazie) e in Ucraina si massacrano fra parenti (ah… il solito Putin).
Ebbene sì; la notizia è la patata della Pausini!

Voi che leggete potreste giustamente obiettare. Ma anche tu sei un giornalista e stai scrivendo anche tu di questo?
Vero! Ma solo leggendo scoprirete che il mio invece non è un andare sulla notizia del giorno, ma è un accorato appello alla categoria.

Il fenomeno è interessante; della serie è nato prima l’uovo o la gallina. Siete voi lettori e spettatori che volete queste notizie o siamo noi che siamo convinti che le volete e ve le propiniamo?
Misteri della comunicazione e del marketing.

Ma torno alla povera Laura Pausini, protagonista, suo malgrado, di un notizione che è finito nelle prime pagine di importanti testate! Un incidente, un banale birichino colpo di vento durante un concerto in Perù, un accappatoio che si solleva un po’ troppo sull’inguine per una frazione di secondo e zac!
Caratteri cubitali: “Laura Pausini nuda!”
Ma di cosa? Cosa avete visto di così incredibile? Dov’è la notizia?
Poco spazio invece, come da prassi, alle scuse dell’involontaria protagonista che ha ammesso, candidamente, di essersi vergognata.
Sì, lei, l’eroina musicale dei due mondi che riempie stadi come Messi umilmente confessa: “mi sono vergognata!”.
Umiltà e semplicità. Fa quasi tenerezza questo candore, in fin dei conti è noto che la cantante è rimasta davvero una timida ragazzetta romagnola di provincia attaccata alle radici e alla famiglia.

Lasciate in pace suvvia la povera Laura che è ancora con le guance arrossate dalla vergogna e interessatevi magari, cari colleghi, della zucca di Anna Oxa che negli ultimi anni così piena di concetti alti da lasciare basiti persino i suoi più storici e affezionati fans.
Dopo le performance ballerecce e pecorecce di Ballando con le Stelle la (ex) protagonista della scena musicale italiana ha programmato, sempre parlando di misteri della comunicazione e del marketing, il suo perfetto suicidio artistico.
Lei sì che vorrebbe la scena tutta per se e cerca di calamitarsela riempiendo il web di video autoprodotti in cantina in modalità selfie dove urla, schiuma e sbraita contro, in ordine sparso e casuale: coop rosse, festival di Sanremo, persecutori e stalker a vari titoli, “sistema”, matrix, scie chimiche, cimiteri che portano male,  fans rei di non seguire il suo credo.
Si professa l’Io, l’unica in grado di salvare il mondo, ma non è chiaro da cosa, smonta come un birillo il suo passato e la sua carriera artistica riscrivendola in chiavi fantasiose… Insomma… qui sì che c’è la notizia!
La zucca della Oxa è sicuramente più interessante della patata della Pausini anche perché lei non se ne vergogna!

Insomma cari colleghi. Dato per scontato che dei massacri in Palestina, di Ebola che dilaga in Africa e del Mediterraneo ridotto a cimitero del mare non ce ne frega niente né a noi né ai nostri lettori e che della patata della Pausini non è carino parlarne dato che la ragazza è vergognosa ecco che la Oxa e la sua zucca andrebbero seguite attentamente.

Vero è che noi giornalisti siamo sottolineati in rosso nella lista nera della cantante ed alcuni di noi sono stati già denunciati rei solo di averla nominata come se il diritto di cronaca non esistesse, ma io oso.
Voglio capire. Perché se uno urla, ha paura e denuncia va ascoltato. Non dico creduto, ma capito.
Cosa ci vuole dire coi suoi video? Perchè le forze dell’ordine più volte sollecitate non danno seguito alle sue denunce. Dov’è l’errore? Dov’è e chi è il marcio? Tanto ci sarebbe da capire!
Anche perché chi urla è noto che cerca attenzioni. Anche perché o i pericoli sono veri ed avremo sulla coscienza qualcosa, oppure… questa sì che forse è una strategia, L’oblio è davvero brutto.

“Penna a spillo” Turismo italiano: la soluzione è dietro l’angolo?

“Penna a spillo” Turismo italiano: la soluzione è dietro l’angolo?

di Nadia Fondelli – Musei aperti una domenica al mese, via le agevolazioni e tante novità. Franceschini va all’attacco. Il turismo in Italia cambierà? Cambiano le leggi sul turismo in Italia. Si cancellano tanti bonus, forse inutili o forse solo obsoleti. Si cerca il bandolo della matassa. Si cerca di capirci qualcosa. Si smonta come un lego e si cerca di far rifiorire (ma come?) un carrozzone statale che ha dato da mangiare a tante famiglie e poco al turismo italico come l’Enit. Si cerca di capire cosa davvero si può fare con la tassa di soggiorno, come reinvestirla in servizi efficienti. Insomma si cerca il bandolo della matassa con l’augurio che sia la volta giusta… Personalmente sono venti anni che sono nel settore e ne ho sentite davvero di tutti i colori… anche politicamente parlando dato che l’alternanza al governo c’è stata, ma è mancata totalmente non dico la soluzione, ma almeno una buona idea. Venti anni in cui il mondo si è trasformato con la rivoluzione digitale; venti anni in cui i flussi  turistici si sono modificati. Nuovi paesi si affacciano al mondo turistico, altri sono in sofferenza… tutto cambia… Insomma, non siamo più ai tempi del gran tour ottocentesco eppure la nostra gestione turistica pare essersi fermata più o meno lì. In Italia abbiamo un tesoro di 3400 musei, 2100 parchi archeologici e 43 siti Unesco dai quali lo stato incassa molto meno di quanto potrebbe. Perché? Basti pensare solo, ad esempio, che gli Usa con la metà dei siti italiani ha un ritorno economico superiore di 16 volte quello del nostro Paese (Francia e Regno Unito tra 4 e 7 volte quello italiano)! Chiaro che qualcosa non va… La spesa turistica totale in Italia durante lo scorso anno è stata di circa 96 miliardi di euro, pari al 10% dei consumi finali interni. Considerando che 1000 euro di consumo turistico generano 727 euro di ricchezza prodotta, ne consegue che il turismo produce ben 70 miliardi di ricchezza l’anno contro i 25 miliardi della moda, altro settore di punta dell’economia nazionale. Paradossale poi la distribuzione degli stessi flussi. 4 regioni italiane (Lazio, Lombardia, Veneto e Toscana) accolgono il 60% dei forestieri, mentre il Sud, dalle enorme potenzialità turistiche contribuisce solo per circa il 13%! Eppure la Costiera Amalfitana, Capri, Ravello, la Sicilia, Napoli, Pompei, Matera con i suoi sassi e I Bronzi di Riace, tanto per citare solo alcune eccellenze si trovano al sud. Chiaro che qualcosa non va… Sono persona abituata a girare il mondo e scopro all’estero luoghi senz’anima e storia che sanno valorizzare ogni piccola traccia di passato; la impacchettano bene, la infiocchettano e la fanno luccicare. Basti solo l’esempio francese. Sapendo bene che il museo del Louvre è trainante per l’economia francese e non solo quella turistica, sì è deciso di aprire una “succursale” dello stesso museo a Lens, anonima cittadina industriale che così ha scoperto il suo boom. Pare la scoperta dell’acqua calda ma perché a noi queste idee non vengono? Ci sembrano stupide? Pensate se ad esempio cosa potrebbe succedere se Firenze decidesse di rendere fruibili alcune delle (tantissime) opere che giacciono polverose negli scantinati degli Uffizi esponendole ad Altopascio (con tutto il rispetto per la cittadina della piana lucchese capitale italiana dell’industria cartaria)… Noi no. Forti della nostra supremazia, del patrimonio presente nei nostri forzieri ci lodiamo di cotanta bellezza, pigramente. I nostri (tantissimi) musei sono desolatamente deserti salvo alcune eccezioni e chi li visita per il 50% lo fa gratis! Non solo, la recentissima legge che toglie il divieto di scattare foto davanti ai capolavori ha fatto sì che, chi gli visita, lo fa in modalità mordi-fuggi-scatta. Visitare un museo non è più arricchirsi di cultura, ma far sapere sui social che c’eravamo. Chiaro che qualcosa non va… L’Italia il paese delle bellezze non sa vendersi, non sa essere una bella donna preziosa. L’Italia è quella che corre a visitare i luoghi resi tristemente famosi da fatti di cronaca nera, quella che si è messa in fila per due anni a Porto Santo Stefano per prendere il traghetto per il Giglio e scattare una foto con sfondo relitto Concordia e che ora corre a Genova per ammirare quel ferrovecchio adagiato in banchina. Beh se la nostra cultura turistica è fare selfie nei musei e fotografarsi davanti alle disgrazie chiaro che il problema siamo noi! Bene Ministro. Lei non potrà cambiare la testa delle persone, ma far sì che il palazzone romano dell’Enit non sia illuminato giorno e notte inutilmente sì. Potrebbe far qualcosa perché gli ormai tristi bronzi di Riace dopo i fasti fiorentini del 1980 quando in soli sei mesi furono visti da quattrocentomila visitatori non si intristiscano troppo nelle blindate e costosissime sale di un deserto museo costruito intorno a loro dove solo quindicimila persone l’anno fanno loro visita. Potrebbe monitorare sugli investimenti realizzati dalle tasse di soggiorno, valorizzare il turismo ecosostenibile… Insomma. La patata bollente è nelle sue mani. Ideuzze chi nel turismo bazzica da diversi anni ne ha tante… ma il sedere sulla poltrona lo ha lei e noi aspettiamo, fiduciosi…

“Penna a spillo” – Concordia: un pericoloso corteo funebreConcordia: a dangerous funeral procession

di Nadia Fondelli – Sono già due anni e mezzo che, fra mille bla bla di mille pseudo esperti di ogni materia e di ogni dove s’inzuppa a piene mani nella polemica della titanica spiaggiata della balena Costa quasi dentro il porticciolo di Giglio Porto. Facile davvero. Sembrava inaffondabile quel gigante ormai arrugginito esattamente come 100 anni prima lo sembrava il Titanic. Farebbe quasi sorridere la cialtroneria di questo assurdo naufragio vissuto in mondovisione se non portasse in dote molte vite umane perse per la guapperia da bullo di un abbronzato e riccioluto comandante che per la sua codardia è addirittura diventato un neologismo da dizionario. Si parla delle sue mille cravatte di seta e abiti sartoriali cambiati durante le udienze in tribunale; si fa a scarica barili sulle responsabilità trovando il colpevole perfetto in un piccolo timoniere indonesiano che non capisce gli ordini impartiti in un maccheronico inglese dal diligente comandante fra un sorso di champagne e un abbraccio alla bella e misteriosa moldava che gli faceva compagnia quella sera. Si cerca di far sparire – o almeno spostare dalle mappe – quel maledetto scoglio delle Spore che, vista isola di Giannuutri, è lì immobile e ben in vista da millenni. Insomma, si fa di tutto e di più… Si accende i riflettori sulle più minime bazzecole, ma si sorvola fischiettando nella voluta indifferenza su quello che è potuto succedere, che succedere adesso e che succederà con il malinconico corteo funebre verso Genova. Generici e rassicuranti: “il mare è a posto, si fa i controlli a vista”. A vista ?!? E le analisi?!? Ciò che preoccupa è come si provvederà a bonificare l’area e a salvaguardare le acque “proibite” del Parco dell’Arcipelago Toscano. Come si potrà garantire che il feretro della nave nel suo mesto ultimo viaggio verso Genova non scarichi continuamente una scia di veleno in mare? “Tutto a posto! La nave rigalleggia, la rimorchiamo verso Genova”. Tanto in tutto questo tempo in mare quella ex nave non si è ridotta in un ferrovecchio arrugginito e bucherellato; tanto i detersivi, le derrate alimentari, i mobili, le suppellettili e tutto ciò che c’era a bordo in tutto questo tempo non hanno fatto alcun danno…” Come non credergli, loro sono gli esperti che sorridono dalla tv strapagati e abbronzati per questa vacanza estiva speciale al Giglio. Loro vigilano sempre sulla tutela delle acque “proibite” dell’Arcipelago toscano. Certo, del resto basta per confermarlo andare con la memoria solo un mese indietro rispetto al famoso naufragio. Era il dicembre del 2011 quando, più o meno nei paraggi, al largo dell’isola di Gorgona durante una burrasca una nave ha perso in mare diversi barili di materiale pericoloso sversandolo nelle acque. Tutto è passato sotto traccia, quasi non ne sapeva niente nemmeno la Regione Toscana. Silenzio totale, ma loro hanno sicuramente vigilato perchè quelle erano le acque “proibite” del Parco dell’Arcipelago Toscano. Tant’è che, fra notizie frammentarie, confermate e smentite, quei barili velenosi m sei risulta siano smpre lì, sui fondali di Gorgona a vomitare veleni in faccia a muggini ed aragoste. Loro vigilano ogni estate chiudendo più di un occhio quando (spesso) qualche “sprovveduto” politico-turista viene pizzicato ad immergersi o addirittura pescare nelle acque “proibite” del Parco. Loro non hanno mai visto quello che ho visto io e tanti altri occhi più volte dall’isola d’Elba e dallo stesso Giglio. Enormi grattacieli del mare lì, troppo vicini alla costa. Tiravo un sospiro di sollievo ogni volta. Non sapevo che si chiamava inchino quella follia, ma tutte le volte che vedevo quelle enormi navi pettinare il bagnasciuga da cittadina al mare ingannata dalla prospettiva schiacciata mi parevano così vicine, pericolosamente vicine. Quelle balene da crociera facevano come una bella donna davanti a un manipolo di giovanotti: un passaggio lieve e leggero, ondeggiando armonicamente sui fianchi per farsi ammirare in tutte le sue grazie. Ma tornando ancora indietro con la memoria, all’estate precedente, la cosa che più mi salta in mente e mi stride fortemente fra i neuroni è soprattutto che loro hanno impedito con mille carte bollate ad un povero cristo di nuotatore impegnato in un’impresa umana al limite dell’impossibile – come attraversare a nuoto e in solitario in 6 giorni le 7 isole dell’Arcipelago toscano – di raggiungere a nuoto, e sottolineo a nuoto, lo scoglio dell’Isola di Montecristo. Non si può – fu la risposta decisa – queste sono acque proibite e tutelate perchè fanno parte del Parco Naturale dell’Arcipelago Toscano e si mandò addirittura incontro al solitario nuotatore le pattuglie a sorvegliare e scortarlo come i due carabinieri che arrestano Pinocchio… Stridono davvero questi ricordi oggi che, con leggerezza, si è predisposto addirittura l’ultima crociera della Concordia fra le acque dell’Arcipelago fino a sfiorare la Corsica e facendo incazzare i francesi. Il disastro ambientale è in agguato ad ogni onda, ma fa niente… La certezza è solo che il disastro ambientale lo fa sempre l’essere umano con le sue decisioni border line. Lui il vero responsabile di ogni sciagura ambientale. Oggi però ho una certezza in più. La pipì rilasciata nell’acqua salmastra da un nuotatore nel pieno della sua trance agonistica è decisamente più dannosa all’ambiente delle tonnellate di spazzatura che può riversare fra i flutti una balena del mare spiaggiata!

by redaction – di Nadia Fondelli – Sono già due anni e mezzo che, fra mille bla bla di mille pseudo esperti di ogni materia e di ogni dove s’inzuppa a piene mani nella polemica della titanica spiaggiata della balena Costa quasi dentro il porticciolo di Giglio Porto. Facile davvero. Sembrava inaffondabile quel gigante ormai arrugginito esattamente come 100 anni prima lo sembrava il Titanic. Farebbe quasi sorridere la cialtroneria di questo assurdo naufragio vissuto in mondovisione se non portasse in dote molte vite umane perse per la guapperia da bullo di un abbronzato e riccioluto comandante che per la sua codardia è addirittura diventato un neologismo da dizionario. Si parla delle sue mille cravatte di seta e abiti sartoriali cambiati durante le udienze in tribunale; si fa a scarica barili sulle responsabilità trovando il colpevole perfetto in un piccolo timoniere indonesiano che non capisce gli ordini impartiti in un maccheronico inglese dal diligente comandante fra un sorso di champagne e un abbraccio alla bella e misteriosa moldava che gli faceva compagnia quella sera. Si cerca di far sparire – o almeno spostare dalle mappe – quel maledetto scoglio delle Spore che, vista isola di Giannuutri, è lì immobile e ben in vista da millenni. Insomma, si fa di tutto e di più… Si accende i riflettori sulle più minime bazzecole, ma si sorvola fischiettando nella voluta indifferenza su quello che è potuto succedere, che succedere adesso e che succederà con il malinconico corteo funebre verso Genova. Generici e rassicuranti: “il mare è a posto, si fa i controlli a vista”. A vista ?!? E le analisi?!? Ciò che preoccupa è come si provvederà a bonificare l’area e a salvaguardare le acque “proibite” del Parco dell’Arcipelago Toscano. Come si potrà garantire che il feretro della nave nel suo mesto ultimo viaggio verso Genova non scarichi continuamente una scia di veleno in mare? “Tutto a posto! La nave rigalleggia, la rimorchiamo verso Genova”. Tanto in tutto questo tempo in mare quella ex nave non si è ridotta in un ferrovecchio arrugginito e bucherellato; tanto i detersivi, le derrate alimentari, i mobili, le suppellettili e tutto ciò che c’era a bordo in tutto questo tempo non hanno fatto alcun danno…” Come non credergli, loro sono gli esperti che sorridono dalla tv strapagati e abbronzati per questa vacanza estiva speciale al Giglio. Loro vigilano sempre sulla tutela delle acque “proibite” dell’Arcipelago toscano. Certo, del resto basta per confermarlo andare con la memoria solo un mese indietro rispetto al famoso naufragio. Era il dicembre del 2011 quando, più o meno nei paraggi, al largo dell’isola di Gorgona durante una burrasca una nave ha perso in mare diversi barili di materiale pericoloso sversandolo nelle acque. Tutto è passato sotto traccia, quasi non ne sapeva niente nemmeno la Regione Toscana. Silenzio totale, ma loro hanno sicuramente vigilato perchè quelle erano le acque “proibite” del Parco dell’Arcipelago Toscano. Tant’è che, fra notizie frammentarie, confermate e smentite, quei barili velenosi m sei risulta siano smpre lì, sui fondali di Gorgona a vomitare veleni in faccia a muggini ed aragoste. Loro vigilano ogni estate chiudendo più di un occhio quando (spesso) qualche “sprovveduto” politico-turista viene pizzicato ad immergersi o addirittura pescare nelle acque “proibite” del Parco. Loro non hanno mai visto quello che ho visto io e tanti altri occhi più volte dall’isola d’Elba e dallo stesso Giglio. Enormi grattacieli del mare lì, troppo vicini alla costa. Tiravo un sospiro di sollievo ogni volta. Non sapevo che si chiamava inchino quella follia, ma tutte le volte che vedevo quelle enormi navi pettinare il bagnasciuga da cittadina al mare ingannata dalla prospettiva schiacciata mi parevano così vicine, pericolosamente vicine. Quelle balene da crociera facevano come una bella donna davanti a un manipolo di giovanotti: un passaggio lieve e leggero, ondeggiando armonicamente sui fianchi per farsi ammirare in tutte le sue grazie. Ma tornando ancora indietro con la memoria, all’estate precedente, la cosa che più mi salta in mente e mi stride fortemente fra i neuroni è soprattutto che loro hanno impedito con mille carte bollate ad un povero cristo di nuotatore impegnato in un’impresa umana al limite dell’impossibile – come attraversare a nuoto e in solitario in 6 giorni le 7 isole dell’Arcipelago toscano – di raggiungere a nuoto, e sottolineo a nuoto, lo scoglio dell’Isola di Montecristo. Non si può – fu la risposta decisa – queste sono acque proibite e tutelate perchè fanno parte del Parco Naturale dell’Arcipelago Toscano e si mandò addirittura incontro al solitario nuotatore le pattuglie a sorvegliare e scortarlo come i due carabinieri che arrestano Pinocchio… Stridono davvero questi ricordi oggi che, con leggerezza, si è predisposto addirittura l’ultima crociera della Concordia fra le acque dell’Arcipelago fino a sfiorare la Corsica e facendo incazzare i francesi. Il disastro ambientale è in agguato ad ogni onda, ma fa niente… La certezza è solo che il disastro ambientale lo fa sempre l’essere umano con le sue decisioni border line. Lui il vero responsabile di ogni sciagura ambientale. Oggi però ho una certezza in più. La pipì rilasciata nell’acqua salmastra da un nuotatore nel pieno della sua trance agonistica è decisamente più dannosa all’ambiente delle tonnellate di spazzatura che può riversare fra i flutti una balena del mare spiaggiata!