Rinvenuta antica tomba etrusca a CertaldoAncient Etruscan tomb discovered in Certaldo

Una tomba etrusca del quarto secolo avanti Cristo è stata ritrovata e riportata alla luce da alcuni volontari della zona di Certaldo.
La tomba si trova nella frazione di Bagnano e in questi giorni è oggetto di ripulitura e scavo da parte di una decina di volontari, che hanno ricevuto il permesso per lo scavo dalla Sovrintendenza.

La tomba si trova nel terreno di un agricoltore, che ha segnalato alla Sovrintendenza la presenza di qualche reparto storico, dopo che in quell’area venne collocata una rete per coprire o nascondere qualcosa.

Il contadino infatti non è il proprietario terriero, ma è affittuario e solo in seguito ad alcune voci, di comune accordo con il proprietario, ha allertato la Sovrintendenza che si è subito recata sul posto e ha consentito a volontari e all’Associazione Archeologica della Valdelsa Fiorentina di poter aprire lo scavo.

Prima di poter cominciare a scavare si è reso necessario un intervento di ripulitura delle sterpaglie, anche se gli stessi volontari non escludono che in passato qualcuno possa aver saccheggiato i reperti contenuti all’interno della tomba.

L’intervento è cominciato due settimane fa e serviranno ancora alcuni giorni di lavoro per poter completare l’intervento. La tomba sarà analizzata poi dalla Sovrintendenza anche se c’è già l’idea di poterla rendere visitabile ai cittadini, turisti ed esperti del settore, che proprio nei giorni scorsi hanno fatto qualche sopralluogo.

La tomba si trovava in una sorta di piccolo anfratto alto 2 metri, mentre la sua lunghezza oscilla fra i 3-4 metri. Un grande nuovo gioiello riemerge dal passato!

Una tomba etrusca del quarto secolo avanti Cristo è stata ritrovata e riportata alla luce da alcuni volontari della zona di Certaldo.
La tomba si trova nella frazione di Bagnano e in questi giorni è oggetto di ripulitura e scavo da parte di una decina di volontari, che hanno ricevuto il permesso per lo scavo dalla Sovrintendenza.

La tomba si trova nel terreno di un agricoltore, che ha segnalato alla Sovrintendenza la presenza di qualche reparto storico, dopo che in quell’area venne collocata una rete per coprire o nascondere qualcosa.

Il contadino infatti non è il proprietario terriero, ma è affittuario e solo in seguito ad alcune voci, di comune accordo con il proprietario, ha allertato la Sovrintendenza che si è subito recata sul posto e ha consentito a volontari e all’Associazione Archeologica della Valdelsa Fiorentina di poter aprire lo scavo.

Prima di poter cominciare a scavare si è reso necessario un intervento di ripulitura delle sterpaglie, anche se gli stessi volontari non escludono che in passato qualcuno possa aver saccheggiato i reperti contenuti all’interno della tomba.

L’intervento è cominciato due settimane fa e serviranno ancora alcuni giorni di lavoro per poter completare l’intervento. La tomba sarà analizzata poi dalla Sovrintendenza anche se c’è già l’idea di poterla rendere visitabile ai cittadini, turisti ed esperti del settore, che proprio nei giorni scorsi hanno fatto qualche sopralluogo.

La tomba si trovava in una sorta di piccolo anfratto alto 2 metri, mentre la sua lunghezza oscilla fra i 3-4 metri. Un grande nuovo gioiello riemerge dal passato!

Dentro le muraInside the wall

L’antico centro storico di Barberino Val d’Elsa, dista pochissimi chilometri da quello di un altro importante centro chiantigiano: Tavarnelle Val di Pesa; situato anch’esso sul tracciato dell’antica strada Cassia.

Territorio di antiche origini e insediamenti; Barberino ci ha ridato alla luce; in diverse località del suo territorio – come Petrognano e Sant’Appiano – rilevanti reperti etruschi dell’età arcaica e romani.

Di questi antichi centri, fu forse Sant’Appiano il primo nucleo di una certa rilevanza che si sviluppò in età paleocristiana.
Come luogo posto nel Pieviere di San Pietro in Bossolo, Barberino viene citato già in un documento rinvenuto fra le carte del grande “archivio” di Passignano nel 1054.
Lo sviluppo del centro come castello, è però databile ai primi decenni del XIII secolo, dopo l’avvenuta distruzione della crescente potenza di Semifonte operata dai fiorentini nel 1202.

E infatti già dal secolo seguente, Barberino risulta già essere sottomesso al controllo di Firenze che lo circonda di mura e lo fornisce di un presidio militare; il cronista dell’epoca Villani, lo inserisce fra le fortezze che furono conquistate dall’Imperatore Arrigo VII. Entrò in seguito, insieme a San Donato in Poggio, nuovamente nell’orbita fiorentina e, successivamente divenne sede di Podesteria sotto il Vicariato di Certaldo.

Nella sua piazza centrale è tutt’oggi visibile il palazzo pretorio con gli stemmi dei Podestà sino al XIV secolo e il Palazzo dei Barberini, dalla cui famiglia discese Papa Urbano VIII.

Il borgo conserva intatta l’antica struttura medievale a forma ellittica rinchiusa entro il cerchio di mura, con le sue due porte d’accesso, una in direzione di Firenze, e l’altra, assai ben conservate in direzione di Siena.

La chiesa, dedicata a San Bartolomeo, ha invece subito notevoli modifiche, essendo stata ricostruita in stile neomedievale. All’interno la struttura è a tre navate e vi si conservano alcune interessanti opere, come un frammento di affresco del Quattrocento raffigurante l’Annunciazione e un busto in bronzo del Beato Davanzato opera di Pietro Tacca.

Anche il moderno municipo, che si trova fuori le mura, conserva alcuni reperti archeologici di grande valore; come una raccolta di urne cinerarie e ceramiche etrusche tutte provenienti dalla vicina San Martino ai Colli, ed una tavola quattrocentesca di scuola senese.The ancient town centre of Barberino Val d’Elsa is situated only a few kilometres away from another important town in the Chianti, Tavarnelle Val di Pesa, also built Cialis along what was once the ancient Cassia road.

Barberino is an area with ancient origins and settlements and several important Etruscan discoveries from the archaic and Roman periods have been brought to light in various places on its territory, as at Sant’Appiano and Petrognano.
Sant’Appiano was probably the first of these ancient settlements to develop in importance during the early Christian era.

Barberino can be first found mentioned as one of the towns in the Parish of San Pietro in Bossolo in a document of 1054 which was found among the huge “archives” at Passignano. The town’s development as a fortress can however be dated as from the early decades of the XIII century, after the growing power of the city of Semifonte had been destroyed by the Florentines in 1202.

In fact Barberino seems to have already been completely under Florentine control by the following century, when it was surrounded with strong walls and supplied with a military garrison; Villani, the chronicler of the period, includes it among the fortresses that were later conquered by Emperor Henry VII. However it was not long before it found itself, with San Donato in Poggio, under Florentine rule again and it successively became the seat of the Podestas under the Vicariate of Certaldo.

The old town hall, with the coats of arms of the Podestas until the XIV century, can be admired in the central square together with Palazzo dei Barberini (Pope Urban VIII was a descendant of this family).

The elliptical shape and structure of the mediaeval town is still intact and encircled by its walls, with two entrance gates, one pointing in the direction of Florence, and the other, which is much better preserved, in the direction of Siena. The church, dedicated to St. Bartholomew has undergone considerable alterations and been reconstructed in neo-mediaeval style.

The interior is divided into three naves and contains some interesting works of art, like a fragment of a 15th century fresco of the Annunciation and a bronze bust of the Blessed Davazato by Pietro Tacca.

The modern town hall, which stands outside the walls, also contains several archeological remains of great value, including a collection of Etruscan cinerary urns and ceramics, which all come from San Martino ai Colli nearby, and a 15th century table of Sienese school.

Zuppa di Cipolla: rossa e sopratutto… toscana!Onion soup; red and above all…Tuscan!

Quando si parla di zuppa di cipolle, una sola è la certezza: ogni nazione, ogni regione, e all’interno di ogni regione diciamo pure ogni zona possiede una propria ricetta.

Fra le tante versioni più famose ricordiamo soprattutto la fiorentinissima “carabaccia” e la popolarissima “soupe à l’oignon” francese. Il nome della prima della zuppa fiorentina pare derivi dal termine greco “karabos”, che vuol dire barca a forma di guscio, forse a ricordare la forma della zuppiera.

Questa ricetta è riportata più volte nei ricettari a partire dal 1500 col nome più antico di “carabazada”. Responsabile della sua grande fama, giunta fino ai giorni nostri, fu Caterina dei Medici – nipote di Lorenzo il Magnifico – che andò sposa nel 1533, al secondogenito del re di Francia. Con il proprio corredo Caterina trasferì a Parigi anche i migliori cuochi fiorentini della corte medicea e con loro rinnovò praticamente la cucina di corte francese.

Addirittura, spingendoci oltre, si può anche asserire che la francesissima “soupe à l’oignon” sia semplicemente “figlia” della carabaccia fiorentina; un piatto ricco di spezie e di sapori in cui, come andava di moda a quel tempo, il dolce si unisce al salato.

Nella ricetta originale figurano infatti, oltre ovviamente alle cipolle rosse, anche mandorle, cannella, zucchero e aceto d’agresto. La ricetta che vi proponiamo è una delle molte varianti odierne della Carabaccia.

Ingredienti: (per 6 persone)
1 Kg. di cipolle rosse, sedano, carota, sale, pepe, olio extra vergine d’oliva, pane abbrusstolito, brodo

La ricetta:
Prendere le cipolle rosse e tagliarle (dopo aver tolto la prima pelle) a fette sottili; metterle insiema ad un trito di sedano, carota, sale e pepe a cuocere in un tegame profondo con circa mezzo bicchiere d’olio extra vergine d’oliva. Farle cuocere, rimestandole, per circa un ora, aggiungendo solo a fine cottura se vediamo che stanno per attaccarsi, un po’ di brodo.
Due sono i modi di servirla: direttamente su fette di pane arrostite e bagnate nel brodo; oppure diluita con altro brodo e servita sulle solite fette di pane con aggiunta di formaggio pecorino grattugiato.When we talk about onion soup we can only be sure of one thing; each nation, each region and each little area has its own recipe.

Among all the famous versions there are the very Florentine “Carabaccia” and the very popular French “soupe à l’oignon”.
The name of the Florentine soup seams to come from the Greek word “karabos” describing a boat with the form of a husk, maybe to recall the form of the tureen. This recipe can be found in several cookbooks ever since the 1500 under the more antique name “carabazada”.

Its great fame is due to Canterina dei Medici- the niece of Lorenzo the Magnificent – who married the second born son of the king of France in 1533. When she moved to Paris she brought along also the best Florentine cooks from the Medicean court that had a great influence on the French court cuisine.

In some way you could even say that the very French “soupe à l’oignon” is just the “daughter” to the Florentine Carabaccia; a dish rich of spices and flavours mixing sweet and salt, according to the cooking trend at the time.
In the original recipe, a part from the red onions, there are almonds, cinnamon, sugar and vinegar. The recipe that we would like to suggest is just one of the many existing variants of the Carabaccia.
Ingredients:
Serves 6
1 kg red onions, celery, carrots, salt, pepper, extra virgin olive oil, toasted bread and broth.
Recipe:
Cut the red onions in thin slices, mix it with the chopped celery, carrots, salt and pepper and let it cook in a deep pan with about a half glass of extra virgin olive oil. Let it cook for about an hour stirring once in a while. When it’s almost ready add some broth if necessary. The soup is served on slices of toasted bread dipped in the broth with or without pecorino cheese on top.

 

Il sistema museale della Valdelsa si svelaDiscovering the Valdesa museums

Il Sistema Museale della Valdelsa si presenta e si svela per l’inizio della stagione 2012.

Un convegno e sopratutto giornate nel territorio per svelare un territorio dove forte è  il legame fra paesaggio, musei e valorizzazione.
Un territorio che, musealmente, abbraccia tutte le tipologie di musei, sia quelli di taglio demoetnoantropologico e archeologico che quelli di arte sacra e del paesaggio.
Nel concreto si tratta di un calendario di passeggiate guidate sul territorio della Valdelsa e di un convegno di archeologia distribuito su due giorni.

In Valdelsa, dove la bellezza insegue la bellezza, dove è la bellezza che si fa paesaggio ed il paesaggio diventa museo la direzione del sistema museale ha pensato di organizzare cinque giornate da passare dentro questo grande museo senza mura. Un museo di cui tutti indistintamente possono godere e di cui tutti siano portatori dei valori più profondi e identitari.

Uno degli obiettivi del pacchetto di passeggiate proposte è proprio cercare di rendere esplicito la variabilità di questo paesaggio valdelsano e per far questo saranno degli specialisti a guidare il viaggiatore in ogni singola passeggiata: geologi, archeologi, storici, esperti forestali.

La Valdelsa ha nella sua estrema variabilità la punta di diamante del suo paesaggio: una variabilità geomorfolgica e litologica, storico-insediativa e vegetazionale.
E poi, le vicende storiche che si sono susseguite in questa valle dal medioevo in avanti, hanno portato ad una contaminazione vicendevole felicissima di realizzazioni artistiche, di correnti architettoniche e decorative, di tendenze pittoriche. Tutto questo costituisce il Paesaggio.

La prima passeggiata si svolgerà nel territorio di Montespertoli, nella valle del Virginio, un territorio che si trasformò molto prima di altre aree del contado fiorentino, in un banco di prova per la creazione di proprietà fondiarie cittadine unitarie e la cui evoluzione storica portò al sistema della villa-fattoria, dei poderi sparsi, ad un disegno della campagna entrato ormai nel mito della Toscana odierna: i cipressi, la viabilità di crinale, la casa colonica, la villa, i vigneti.

La seconda si svolgerà nel territorio di Certaldo, sulla collina di Semifonte, il mito per antonomasia della Valdelsa: “Firenze fatti in là che Semifonte diventa città!”
La collina serba ancora oggi evidentissime tracce di questa storia svoltasi fra la fine del 1100 e l’inizio del 1200. Una storia che evidenzia lo sforzo estremo che Firenze intraprese in questa parte meridionale del suo contado per assoggettarlo, controllarlo, sfruttarlo economicamente, ma anche riversandoci immense quantità di capitali che costruirono lo scheletro di quel paesaggio che oggi ha reso la Toscana famosa nel mondo intero.
Un esempio per tutti lo mostra proprio la collina di Semifonte con la cupola di San Michele, costruita dal canonico Giovan Battista Capponi quasi quattro secoli dopo i fatti di Semifonte e proprio a ricordo di questi e per sancire la presenza del potere mediceo attraverso il simbolo per eccellenza della città: la cupola di Santa Maria del Fiore.

Con la terza passeggiata passeremo in riva sinistra dell’Elsa e più in alto, subito sotto il crinale che la divide dalla Valdera; saremo in un altro mondo.
Sembra incredibile come a pochissimi chilometri in linea d’aria (solo 14) da Semifonte e dalle dolci colline coltivate in riva destra si passi ad un paesaggio totalmente diverso, aspro, boscoso, roccioso, con le ofioliti cioè quelle rocce verdi usate dai magister lapidei nel medioevo per comporre le tessere verdi di quel suggestivo cromatismo tipico della tecnica di rifinitura muraria chiamata Incrostazione, mutuato dal Battistero di San Giovanni e da San Miniato a Monte.
Non la usò invece la verde ofiolite Johannes Bundivulus nella costruzione di Santa Maria a Chianti, il maestro lapideo che lavorò alla pieve che andremo a visitare alla fine della passeggiata che invece si svolgerà nella valle del rio Casciani, un autentico mondo diverso, dove ci sono soffioni, putizze e mofete tipiche della zona geotermica delle Colline Metallifere, presente con un’appendice anche in Valdelsa.

La quarta passeggiata la faremo nel territorio di Castelfiorentino che ha l’imprimatur della viabilità rappresentato dalla Francigena quale elemento prioritario e maggiormente influente – insieme alla caratteristiche naturali – nella genesi formativa del paesaggio della Valdelsa.
Una viabilità che ha pesantemente influenzato la presenza di correnti artistiche e decorative, culturali e architettoniche susseguitesi nella valle nel corso dei secoli.
Nel territorio di Castelfiorentino infatti seguiremo un tratto della via Francigena partendo da una delle tante pievi valdelsane – quella dei Santi Pietro e Paolo a Coiano – toccata da questa importantissima arteria e arriveremo alla Madonna della Tosse, per poi finire la giornata al BE.GO. in compagnia di Benozzo Bozzoli. Quel Benozzo a cui sarà toccato, durante le sue permanenze in Valdelsa, di camminare negli stessi luoghi in cui cammineremo noi quella domenica.

Il bosco domina anche l’ultima passeggiata, quella nel territorio di Montaione, nella valle del torrente Carfalo, e si tratterà della passeggiata dal taglio più prettamente naturalistico (ed infatti in quell’occasione sarà presente anche un esperto forestale) di tutto il pacchetto.
Anche qui, come per Gambassi Terme e forse anche più, vale lo stesso discorso dell’incredulità: da quel terrazzo sulla Valdelsa che è Montaione si vedono vicinissimi i campi riarsi del fondovalle dove domina l’argilla.
Eppure qui, a cento metri in linea d’aria dal paese, c’è un paesaggio contrassegnato da un’idrografia a carattere montagnoso – con tonfi di acqua perenne e piccole cascate – e da un bosco dove è presente il faggio, un albero come sappiamo di vera e propria montagna. Un bosco che ha ospitato nei secoli scorsi la comunità monastica di San Vivaldo e che andremo a visitare alla fine della giornata.

Info: http://cultura.empolese-valdelsa.itIl Sistema Museale della Valdelsa si presenta e si svela per l’inizio della stagione 2012.

Un convegno e sopratutto giornate nel territorio per svelare un territorio dove forte è  il legame fra paesaggio, musei e valorizzazione.
Un territorio che, musealmente, abbraccia tutte le tipologie di musei, sia quelli di taglio demoetnoantropologico e archeologico che quelli di arte sacra e del paesaggio.
Nel concreto si tratta di un calendario di passeggiate guidate sul territorio della Valdelsa e di un convegno di archeologia distribuito su due giorni.

In Valdelsa, dove la bellezza insegue la bellezza, dove è la bellezza che si fa paesaggio ed il paesaggio diventa museo la direzione del sistema museale ha pensato di organizzare cinque giornate da passare dentro questo grande museo senza mura. Un museo di cui tutti indistintamente possono godere e di cui tutti siano portatori dei valori più profondi e identitari.

Uno degli obiettivi del pacchetto di passeggiate proposte è proprio cercare di rendere esplicito la variabilità di questo paesaggio valdelsano e per far questo saranno degli specialisti a guidare il viaggiatore in ogni singola passeggiata: geologi, archeologi, storici, esperti forestali.

La Valdelsa ha nella sua estrema variabilità la punta di diamante del suo paesaggio: una variabilità geomorfolgica e litologica, storico-insediativa e vegetazionale.
E poi, le vicende storiche che si sono susseguite in questa valle dal medioevo in avanti, hanno portato ad una contaminazione vicendevole felicissima di realizzazioni artistiche, di correnti architettoniche e decorative, di tendenze pittoriche. Tutto questo costituisce il Paesaggio.

La prima passeggiata si svolgerà nel territorio di Montespertoli, nella valle del Virginio, un territorio che si trasformò molto prima di altre aree del contado fiorentino, in un banco di prova per la creazione di proprietà fondiarie cittadine unitarie e la cui evoluzione storica portò al sistema della villa-fattoria, dei poderi sparsi, ad un disegno della campagna entrato ormai nel mito della Toscana odierna: i cipressi, la viabilità di crinale, la casa colonica, la villa, i vigneti.

La seconda si svolgerà nel territorio di Certaldo, sulla collina di Semifonte, il mito per antonomasia della Valdelsa: “Firenze fatti in là che Semifonte diventa città!”
La collina serba ancora oggi evidentissime tracce di questa storia svoltasi fra la fine del 1100 e l’inizio del 1200. Una storia che evidenzia lo sforzo estremo che Firenze intraprese in questa parte meridionale del suo contado per assoggettarlo, controllarlo, sfruttarlo economicamente, ma anche riversandoci immense quantità di capitali che costruirono lo scheletro di quel paesaggio che oggi ha reso la Toscana famosa nel mondo intero.
Un esempio per tutti lo mostra proprio la collina di Semifonte con la cupola di San Michele, costruita dal canonico Giovan Battista Capponi quasi quattro secoli dopo i fatti di Semifonte e proprio a ricordo di questi e per sancire la presenza del potere mediceo attraverso il simbolo per eccellenza della città: la cupola di Santa Maria del Fiore.

Con la terza passeggiata passeremo in riva sinistra dell’Elsa e più in alto, subito sotto il crinale che la divide dalla Valdera; saremo in un altro mondo.
Sembra incredibile come a pochissimi chilometri in linea d’aria (solo 14) da Semifonte e dalle dolci colline coltivate in riva destra si passi ad un paesaggio totalmente diverso, aspro, boscoso, roccioso, con le ofioliti cioè quelle rocce verdi usate dai magister lapidei nel medioevo per comporre le tessere verdi di quel suggestivo cromatismo tipico della tecnica di rifinitura muraria chiamata Incrostazione, mutuato dal Battistero di San Giovanni e da San Miniato a Monte.
Non la usò invece la verde ofiolite Johannes Bundivulus nella costruzione di Santa Maria a Chianti, il maestro lapideo che lavorò alla pieve che andremo a visitare alla fine della passeggiata che invece si svolgerà nella valle del rio Casciani, un autentico mondo diverso, dove ci sono soffioni, putizze e mofete tipiche della zona geotermica delle Colline Metallifere, presente con un’appendice anche in Valdelsa.

La quarta passeggiata la faremo nel territorio di Castelfiorentino che ha l’imprimatur della viabilità rappresentato dalla Francigena quale elemento prioritario e maggiormente influente – insieme alla caratteristiche naturali – nella genesi formativa del paesaggio della Valdelsa.
Una viabilità che ha pesantemente influenzato la presenza di correnti artistiche e decorative, culturali e architettoniche susseguitesi nella valle nel corso dei secoli.
Nel territorio di Castelfiorentino infatti seguiremo un tratto della via Francigena partendo da una delle tante pievi valdelsane – quella dei Santi Pietro e Paolo a Coiano – toccata da questa importantissima arteria e arriveremo alla Madonna della Tosse, per poi finire la giornata al BE.GO. in compagnia di Benozzo Bozzoli. Quel Benozzo a cui sarà toccato, durante le sue permanenze in Valdelsa, di camminare negli stessi luoghi in cui cammineremo noi quella domenica.

Il bosco domina anche l’ultima passeggiata, quella nel territorio di Montaione, nella valle del torrente Carfalo, e si tratterà della passeggiata dal taglio più prettamente naturalistico (ed infatti in quell’occasione sarà presente anche un esperto forestale) di tutto il pacchetto.
Anche qui, come per Gambassi Terme e forse anche più, vale lo stesso discorso dell’incredulità: da quel terrazzo sulla Valdelsa che è Montaione si vedono vicinissimi i campi riarsi del fondovalle dove domina l’argilla.
Eppure qui, a cento metri in linea d’aria dal paese, c’è un paesaggio contrassegnato da un’idrografia a carattere montagnoso – con tonfi di acqua perenne e piccole cascate – e da un bosco dove è presente il faggio, un albero come sappiamo di vera e propria montagna. Un bosco che ha ospitato nei secoli scorsi la comunità monastica di San Vivaldo e che andremo a visitare alla fine della giornata.

Info: http://cultura.empolese-valdelsa.it