[:it]di Nadia Fondelli – Si avvicina il Natale e le feste di Capodanno. Inevitabile è farsi travolgere dalle tentazioni dei dolci delle feste.
Panettone, pandori, ricciarelli, torrone. Ma anche cioccolatini e altre leccornie che stuzzicano l’acquolina in bocca e fanno alzare glicemia e girovita.
Nessun pericolo. Ve lo abbiamo detto già lo scorso anno. Lasciatevi tentare basta che poi indossiate le scarpe da running e via! A smaltire…
Una fetta di panettone vale 5 chilometri di corsa e allora se proprio non siete uno sportivo pensateci bene. Che panettone sia, ma buono!
Le vetrine ad alto tasso glicemico traggono in inganno. Non vi fate affascinare da confezioni scintillanti, packaging trendy e men che mai dai prodotti industriali impilati all’inverosimile nei supermercati.
Se volete un dolce di Natale dovete solo andare da un artigiano del gusto.
Il calore delle feste infatti non è fatto solo di baci, abbracci, sorrisi, nonne e tortellini. Il panettone è un classico, ma troppo spesso si tralascia l’ultima portata e così come (quasi sempre) un pessimo caffè rovina un buon pasto un panettone sbagliato toglie la poesia delle feste.
L’ultimo sapore è quello che si stampa nella memoria, quello che si chiude per sempre nei cassettini della memoria. E questo tanti lo scordano….
Ecco che allora, girando e cercando, ho trovato non un panettone ma il panettone. Notoriamente mi lascio affascinare dai nomi di moda che piacciono ad alcuni colleghi ma vado a scovare ed ho scovato il meglio a Firenze, paradossalmente, a due passi da casa.
In via Gioberti alla Pasticceria Serafini ho trovato il top. Non solo panettone, da provare anche il pandolce: gustoso panetto bagnato di rum oppure di rum e cioccolato con glassatura.
Un vero panettone (tre varianti: classico, con solo uvetta e al cioccolato) che nasce da un lievito madre di oltre 70 anni che si sveglia coccolato e viziato da mani sapienti ed abili a fine novembre. Mani che lo plasmano con farine selezionate, lo impastano con materie di primissima qualità e canditi senza anidride solforosa. Solo mani sapienti, pazienza e attesa. Nessun macchinario, nessun mixer al servizio di una procedura artigiana che fa partorire un panettone in tre giorni e tre notti.
Il risultato è stupefacente. L’emozione di sapori antichi, un gusto elegante che persiste avvolgendo senza aggredire.
Poco altro da aggiungere. Una tradizione del gusto che si rinnova da oltre 70 anni grazie a custodi sapienti e voglia di dare ancora oggi il meglio, nonostante altre scelte siano più facili e ruffiane.[:en] di Nadia Fondelli – Si avvicina il Natale e le feste di Capodanno. Inevitabile è farsi travolgere dalle tentazioni dei dolci delle feste.
Panettone, pandori, ricciarelli, torrone. Ma anche cioccolatini e altre leccornie che stuzzicano l’acquolina in bocca e fanno alzare glicemia e girovita.
Nessun pericolo. Ve lo abbiamo detto già lo scorso anno. Lasciatevi tentare basta che poi indossiate le scarpe da running e via! A smaltire…
Una fetta di panettone vale 5 chilometri di corsa e allora se proprio non siete uno sportivo pensateci bene. Che panettone sia, ma buono!
Le vetrine ad alto tasso glicemico traggono in inganno. Non vi fate affascinare da confezioni scintillanti, packaging trendy e men che mai dai prodotti industriali impilati all’inverosimile nei supermercati.
Se volete un dolce di Natale dovete solo andare da un artigiano del gusto.
Il calore delle feste infatti non è fatto solo di baci, abbracci, sorrisi, nonne e tortellini. Il panettone è un classico, ma troppo spesso si tralascia l’ultima portata e così come (quasi sempre) un pessimo caffè rovina un buon pasto un panettone sbagliato toglie la poesia delle feste.
L’ultimo sapore è quello che si stampa nella memoria, quello che si chiude per sempre nei cassettini della memoria. E questo tanti lo scordano….
Ecco che allora, girando e cercando, ho trovato non un panettone ma il panettone. Notoriamente mi lascio affascinare dai nomi di moda che piacciono ad alcuni colleghi ma vado a scovare ed ho scovato il meglio a Firenze, paradossalmente, a due passi da casa.
In via Gioberti alla Pasticceria Serafini ho trovato il top. Non solo panettone, da provare anche il pandolce: gustoso panetto bagnato di rum oppure di rum e cioccolato con glassatura.
Un vero panettone ( tre varianti: classico, che nasce da un lievito madre di oltre 70 anni che si sveglia coccolato e viziato da mani sapienti ed abili a fine novembre. Mani che lo plasmano con farine selezionate, lo impastano con materie di primissima qualità e canditi senza anidride solforosa. Solo mani sapienti, pazienza e attesa. Nessun macchinario, nessun mixer al servizio di una procedura artigiana che fa partorire un panettone in tre giorni e tre notti.
Il risultato è stupefacente. L’emozione di sapori antichi, un gusto elegante che persiste avvolgendo senza aggredire.
Poco altro da aggiungere. Una tradizione del gusto che si rinnova da oltre 70 anni grazie a custodi sapienti e voglia di dare ancora oggi il meglio, nonostante altre scelte siano più facili e ruffiane.[:]
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