5 Marzo 2024

7 storie di vino al femminile: una celebrazione delle donne nell’enologia

A pochi giorni dalla Festa della Donna scopriamo insieme le storie di passione, dedizione e successo al femminile.
Storie intessute con maestria tra i filari e nelle cantine che  incarnano la visione e l’abilità di donne determinate a lasciare il proprio segno nel mondo del vino. Ecco sette donne dell’enologia e le loro storie

Francesca Curto

Francesca Curto, la custode dell’eredità vitivinicola della famiglia Curto 

Francesca Curto porta sulle spalle l’eredità di una importante famiglia di viticoltori che si dedica alla coltivazione della vite fin dal lontano 1670.
L’azienda Curto, radicata principalmente nel territorio di Ispica, nel suggestivo sud-est della Sicilia, si estende in una zona di straordinaria fertilità, abbracciando le province di Ragusa e Siracusa.
Oggi è Francesca Curto a guidare con passione e dedizione l’azienda, seguendo le orme di suo padre che le ha trasmesso l’amore per la campagna, il rispetto per i suoi prodotti e la passione smisurata per i grandi vini. 

Abbandonati gli studi in Giurisprudenza per seguire il richiamo del Nero d’Avola, Francesca ha arricchito la sua esperienza formandosi in Francia, nella rinomata regione del Bordeaux, con stage presso alcune delle più celebri proprietà vitivinicole.
Discendente di una famiglia vinicola di prestigio, Francesca si distingue per la sua determinazione nel condurre l’azienda, affrontando con coraggio le sfide attuali del cambiamento climatico.

La sua visione è estremamente contemporanea, impegnata a gestire i vigneti e le risorse idriche secondo i principi della viticoltura sostenibile, con un occhio sempre attento all’eleganza e all’autenticità del Nero d’Avola in tutte le sue espressioni.
Guidata dalla passione per il suo territorio e la sua eredità, Francesca Curto si conferma non solo come una donna alla guida di un’azienda vinicola, ma come la custode di una tradizione millenaria, pronta a farla evolvere verso il futuro. 

Daniela Pinna

Daniela Pinna, la donna del vino sardo 

Nel cuore della Sardegna, tra i venti del mare e il granito della Gallura, risiede Daniela Pinna, agronoma e Donna del vino, che porta avanti con passione e dedizione l’eredità familiare presso Tenute Olbios.
Ólbios, il nome che gli antichi Greci diedero a questa terra felice e ricca, riflette il profondo legame di Daniela con il territorio e con il Vermentino, un vitigno coltivato dalla sua famiglia da tre generazioni. 

Come presidente del Consorzio di Tutela del Vermentino di Gallura DOCG, Daniela si impegna a tutelare e valorizzare il patrimonio enologico della sua terra, coniugando la tradizione con la modernità.
Guida Tenute Olbios con una visione che mira a produrre vini distintivi e rappresentativi della Sardegna, puntando sull’ecosostenibilità e sulla valorizzazione delle varietà autoctone. 

Daniela cura personalmente le vigne, rinnovando parte dei vigneti e valorizzando quelli più antichi, seguendo principi di coltivazione naturale che rispettano l’ambiente e preservano la biodiversità.
L’obiettivo è una vinificazione pura, che trasmetta il legame profondo con la terra d’origine e che permetta al Vermentino di esprimere al meglio le sue caratteristiche, figlie del mare, del granito e del vento della Gallura. 

Tenute Olbios, con il suo Lupus in Fabula, rappresenta un’eccellenza nel panorama vitivinicolo, offrendo uno dei migliori esempi di Vermentino di Gallura DOCG. E dietro a questo successo c’è Daniela Pinna, una Donna del vino che, con la sua determinazione e la sua competenza enologica, porta lustro e visibilità alla sua amata terra. 

Diletta Tonello

Diletta Tonello, vulcanica presidentessa del vino 

Nel cuore dei Monti Lessini, tra Vicenza e Verona, si staglia la figura dinamica e intraprendente di Diletta Tonello, giovane vignaiola alla guida della Cantina Tonello, fondata dal padre Antonio negli anni ’80.
Classe 1991, Diletta incarna la passione e l’energia necessarie per portare avanti con successo l’eredità familiare, imponendosi con maestria nel mondo del vino. 

La cantina, situata su suoli di origine vulcanica, è un luogo dove la tradizione vitivinicola si fonde con la modernità, grazie alla visione innovativa di Diletta.
Qui, la Durella e la Garganega trovano la loro massima espressione, grazie alla cura e alla dedizione con cui Diletta lavora le vigne, mettendo in risalto le caratteristiche uniche del territorio dei Monti Lessini. 

La passione di Diletta per il suo amato territorio va oltre la produzione vinicola: dopo due mandati come vicepresidente, ha assunto il ruolo di presidente del Consorzio di Tutela Vini del Lessini Durello, diventando così la prima donna a ricoprire questa carica all’interno del consorzio. Un traguardo significativo che testimonia il suo impegno e la sua competenza nel settore. 
Cresciuta tra le vigne e formata all’agricoltura, Diletta ha approfondito i suoi studi in enologia a Padova, per poi arricchire la sua esperienza con stagioni di vendemmia in diverse regioni italiane.
Il suo ritorno in cantina nel 2013, questa volta nel ruolo di enologa, ha segnato l’inizio di una nuova fase di crescita e innovazione per la Cantina Tonello. 

In azienda non solo lei a rappresentare la femminilità nel vino, ma anche i suoi vini che portano ciascuno il nome di donne della mitologia greca, riflettendo l’essenza e la personalità di ciascuna varietà.
Tra questi, il bianco fermo Io Cloe, che omaggia Demetra, la dea del raccolto, e le versioni frizzanti Teti e Aura, dedicate rispettivamente a uno dei titani legati all’acqua e alla dea del vento che porta nuova vita e prosperità.
Con una visione moderna e audace, Diletta Tonello continua a lasciare il suo segno nel mondo del vino, valorizzando il territorio dei Monti Lessini e dando vita a vini unici e affascinanti. 

Giovanna Neri e la figlia Diletta

Giovanna Neri e la figlia Diletta, un Brunello tutto al femminile 

Nella suggestiva cornice tra Montalcino e le dolci colline della Val d’Orcia, emerge la figura forte e determinata di Giovanna Neri, donna coraggiosa che ha saputo trasformare le sfide in opportunità, diventando un punto di riferimento nel mondo del vino.
Alla guida della cantina Col Di Lamo, Giovanna porta avanti con passione e impegno la sua visione di produzione vinicola, lasciando un segno indelebile nel panorama toscano. 

L’eredità familiare è stata un punto di partenza, ma anche di confronto per Giovanna: nonostante la sua grande passione per il vino, la tradizione favoriva sempre i figli maschi. Con determinazione e coraggio, Giovanna ha affrontato questa sfida, decidendo di cedere la sua quota della cantina di famiglia e di avviare la sua azienda agricola.
Un gesto che ha segnato l’inizio di una nuova avventura, caratterizzata da sacrifici e rinunce, ma anche da grandi soddisfazioni. 

Oggi, Col Di Lamo è riconosciuta a livello internazionale per la qualità dei suoi Brunello, frutto della dedizione e dell’esperienza di Giovanna. Situata in un anfiteatro naturale esposto sulla valle dell’Asso, la cantina segue una conduzione a regime biologico certificato, confermando l’attenzione e il rispetto per l’ambiente e il territorio. 
Giovanna Neri non è sola nella sua impresa: al suo fianco c’è la figlia Diletta, che porta un nuovo slancio e una fresca prospettiva alla gestione dell’azienda.
Insieme, madre e figlia condividono un entusiasmo contagioso, unito a un impegno costante e a una profonda dedizione al lavoro in vigna e in cantina. Il risultato è una produzione di vini autentici ed esclusivi, che portano con sé l’inconfondibile tocco femminile delle due donne. 

La storia di Giovanna Neri e della cantina Col Di Lamo è un esempio di determinazione e resilienza, di come la passione e l’impegno possano trasformare le sfide in opportunità e i sogni in realtà. «Tutto quello che è doloroso all’inizio, in seguito può essere considerato una fortuna», dice Giovanna.
Grazie al suo lavoro instancabile e alla sua visione innovativa, Giovanna continua a lasciare il segno nel mondo del vino, confermandosi come una delle protagoniste indiscusse delle storie di successo al femminile. 

Marisa Cuomo


Marisa Cuomo, storie di coraggio e amore 

Marisa Cuomo, una donna il cui coraggio e la determinazione hanno trasformato sogni in realtà, dando vita a una delle cantine più rinomate del territorio. 
La sua storia inizia in modo fiabesco, con un padre che, durante la guerra, viene salvato da una donna – la sua prima visione al risveglio dai campi di battaglia – di cui si innamora perdutamente.
Questo amore impossibile porta alla sua decisione di portarla con sé in Italia, travestita da soldato, perché potesse essere ammessa con l’inganno a bordo di una nave militare.  

Marisa, undicesima di tredici figli, inizia la sua carriera a 12 anni come sarta in una maglieria locale, ma il suo destino prende una svolta quando suo marito le propone di avviare un’attività propria e nel 1980, come dono di nozze, fonda per lei una cantina a suo nome.
Da quel momento, il suo nome diventa sinonimo di eccellenza nel mondo del vino, grazie al successo dei suoi vini, con il Fiorduva in cima alla lista delle sue nove etichette.

La cantina Marisa Cuomo, nata dalla sua passione e dalla sua dedizione, è diventata un simbolo della Costa Amalfitana, celebrando la bellezza e la grandezza del territorio attraverso le sue bottiglie.
Con uno sguardo al futuro e uno attento alle tradizioni del passato, Marisa continua a produrre vini che catturano l’essenza unica della regione. 

Premiata con l’Oscar del vino, Marisa è una presenza costante nella sua azienda, sempre la prima ad arrivare e l’ultima ad andarsene. Il suo impegno instancabile e il suo talento innato hanno portato la cantina Marisa Cuomo a un fatturato di 4,3 milioni di euro all’anno, grazie al lavoro instancabile dei suoi “contadini volanti e spericolati” che si arrampicano tra le curve e gli strapiombi dei 40 ettari di vigneti e imprese agricole della zona. 
«Solo lei è capace di lavorare e, da sempre, nello stesso tempo, tenere in braccio i bimbi e prendersi cura di tutti», riconosce il marito Andrea Ferraioli, testimone del coraggio e della forza di Marisa, donna straordinaria che ha saputo affrontare ogni sfida con grinta e passione. 

Virginie Taittinger


Virginie Taittinger, la Signora della Champagne 

Nel mondo dello champagne, poche figure brillano con la stessa luminosità di Virginie Taittinger.
Figlia di Claude Taittinger, presidente della Maison Taittinger per ben 46 anni, e della proprietaria della casa spumantistica Piper-Heidsieck, Catherine de Suarez d’Aulan, Virginie è destinata sin dalla nascita a incarnare l’eleganza e l’eccellenza del mondo dello champagne. 

Nel 1986, Virginie fa il suo ingresso nell’azienda di famiglia, dove per oltre due decenni affianca il padre imparando ogni sfumatura della produzione, della lavorazione e della commercializzazione dello champagne.  
Nel 2006, Virginie fa una scelta audace: lascia la Maison di famiglia per intraprendere un percorso tutto suo, creando il marchio Virginie T.
Dimostra così che la passione e il talento nel mondo del vino non conoscono limiti di genere. «Ho imparato da mio padre a comprendere e amare con passione lo Champagne e la regione di Champagne. Adesso creo ed elaboro con mio figlio Ferdinand delle Grandi Cuvée di Champagne, per sedurre le nuove generazioni di clienti che amano la modernità», afferma con orgoglio. 

Nonostante il suo cognome altisonante, Virginie sceglie con grazia di non sfruttarlo per la sua attività indipendente, la Maison di Champagne Virginie T., situata a Sillery, ai piedi della Montagne de Reims. Qui, nel cuore di uno dei più prestigiosi vigneti della Champagne, lavora con dedizione e passione per creare champagne che incantano e seducono i palati di tutto il mondo. 
Virginie Taittinger è molto più di una semplice erede: è la Signora della Champagne, una figura iconica che continua a stupire e a deliziare con la sua straordinaria creatività e la sua innata capacità di produrre Champagne di classe mondiale.

Giulia Di Cosimo


Giulia Di Cosimo di Argillae 

Produttrice e vicepresidente del Consorzio Vini di Orvieto, Giulia Di Cosimo è viticoltrice e proprietaria di Argillae, cantina situata a 20 km a nord di Orvieto.
Dopo la laurea in Economia Aziendale e Management all’università Bocconi di Milano e un master presso la SDA, Giulia decide di trasferirsi in Umbria per dare un nuovo impulso all’azienda fondata dal nonno Giuseppe nel 2005.
Con Argillae, Giulia unisce all’amore per il vino un’altra grande passione: quella per l’imprenditoria. Obiettivo ambizioso: fare di Argillae un punto di riferimento nel panorama enologico umbro puntando su qualità, unicità e sostenibilità.
«L’argilla, che è la principale componente dei nostri terreni e ci identifica, tanto che abbiamo deciso di indossarla nel nome aziendale – racconta Giulia Di Cosimo – nutre le viti, donando la forza necessaria per produrre le uve di cui, una volta raccolte e rese mosto, sotto forma di anfora diventa contenitore e custode. Il cerchio, dunque, si chiude: tutto parte dalla terra e ad essa ritorna». 

Tutto questo si collega in maniera imprescindibile alla volontà di far crescere, valorizzare e promuovere l’Umbria del vino e il territorio di Orvieto. 
Produttrice giovane ma dalle idee molto chiare che sta dando nuovo impulso al territorio, Giulia Di Cosimo guida una tenuta di 120 ettari caratterizzati da vigneti, uliveti e boschi, componente di grande valore per la salvaguardia della biodiversità, elemento fondamentale della filosofia di Argillae.
Attualmente gli ettari vitati produttivi sono 15, coltivati principalmente a Grechetto, Procanico, Drupeggio, Verdello, Grero oltre agli internazionali Chardonnay, Merlot e Cabernet Sauvignon, per una produzione di circa 80.000 bottiglie. 

 

 

 

0 commenti