Se pensate che la Toscana sia solo colline, cipressi e borghi medievali, è il momento di conoscere Livorno.
Dimenticate i cliché: qui il paesaggio profuma di mare, le persone parlano schietto e sorridono largo, e la storia si mescola al presente con una grinta tutta sua.
Benvenuti nella città più anarchica, marinara e multiculturale della costa toscana.

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Città cosmopolita di mare e rivoluzioni
Come accennato Livorno è città atipica in tutto. In essa c’è qualcosa che spiazza.
Livorno non si lascia incasellare facilmente.
Non è la Toscana da cartolina, né quella dei borghi perfetti, belissimi e silenziosi.
Livorno è altra cosa: è marinara, anarchica, cosmopolita e profondamente umana.
È una città che si racconta in dialetto stretto, ma ti ascolta in tutte le lingue.
È qui che il vento del mare incontra la storia, e la storia si mescola alla gente.
Livorno, o Levorno in antico, nasce come piccolo scalo marittimo, ma fiorisce nel XVI secolo grazie ai Medici, che ne fanno un porto franco e una città nuova.
In un tempo in cui l’intolleranza bruciava l’Europa, qui si aprivano le porte a greci, ebrei, armeni, olandesi e inglesi.
Nasce così una città cosmopolita per vocazione, tollerante, commerciante, colta e affamata di mondo.
Il quartiere Venezia Nuova, costruito tra Sei e Settecento, è la testimonianza visiva di questa ambizione: un piccolo labirinto di canali navigabili, palazzi mercantili, magazzini con le porte sul mare e ponti in pietra.
Oggi, è il cuore suggestivo della città vecchia, soprattutto durante l’estate, quando le luci si accendono sull’acqua durante l’Effetto Venezia, il festival che riempie calli e piazze di musica, teatro e arte di strada.

Fortificazioni, porti e storie di resistenza
Passeggiando verso il porto antico si incontra la Fortezza Vecchia, costruita su volere dei Medici su una base pisana e genovese.
È un monumento possente, che ancora oggi protegge l’ingresso del porto e racconta storie di mare, guerre e rivoluzioni.
Proseguendo, si entra nel cuore pulsante della città: piazza della Repubblica, una delle più grandi d’Europa.
Un ponte-piazza sopra i canali, dove il traffico moderno passa sopra i “fossi”, i canali ancora oggi percorsi dai battelli turistici.
Poco distante, la Fortezza Nuova, un castello-giardino nel verde, tra i più amati dai livornesi per il tempo libero.

La burla del 1984
Arte, burle e anima ribelle
Livorno è anche terra d’arte.
Non a caso ha dato i natali ad Amedeo Modigliani, il pittore dallo sguardo malinconico e dalle figure allungate.
Il suo spirito aleggia ancora per le vie della città vecchia, e il suo nome è celebrato in mostre, eventi e murales.
Non a caso Modigliani è stato suo malgrado il protagonista di una delle più grosse beffe del Novecento. Il fatto clamoroso avvenne nel 1984 in occasione del centenario di Modì quando il comune fece scavare i fossi alla ricerca di opere dell’artista poiché secondo una leggenda, lui stesso avrebbe gettato lì quattro sculture, ritenute insoddisfacenti, prima di andare a Parigi.
Entrano così in gioco tre goliardici studenti universitari, Michele Ghelarducci, Pietro Luridiana e Pier Francesco Ferrucci, che decisero di realizzare una testa con i tipici tratti ‘alla Modigliani’, e la gettano nel fosso ,ediceo.
Il 24 luglio avviene il ritrovamento: la notizia fa il giro del mondo, esperti e critici d’arte si divisero sulla veridicità dell’opera e la burla entrò nella storia.
Il Museo della Città, in via San Giovanni, ospita collezioni dedicate all’arte contemporanea, al Novecento livornese e alle culture che hanno plasmato la città.
Non mancano gli spazi dedicati ai Macchiaioli, i pittori toscani che hanno anticipato l’impressionismo, rifiutando l’accademia e scegliendo la luce vera, la vita quotidiana.
Il Museo Fattori, nella splendida Villa Mimbelli, è una tappa imperdibile per chi ama la pittura italiana dell’Ottocento.
Oggi a Livorno si svolge la Biennale.

Il mare come orizzonte
Ogni livornese ha il mare nel cuore.
Lo vive, lo guarda, lo respira. Il lungomare di Livorno, ampio, scenografico, percorre tutta la costa cittadina fino ai quartieri di Ardenza e Antignano.
Il punto più iconico è indubbiamente la celebre Terrazza Mascagni, con la sua scacchiera bianca e nera affacciata sul blu, luogo di passeggiate, chiacchiere, musiche estive e riflessioni solitarie.
Da qui, lo sguardo spazia fino alle isole dell’Arcipelago Toscano, e i tramonti diventano piccoli eventi quotidiani, sempre diversi, sempre spettacolari.

Cacciucco, piatto simbolo. Image by akiragiulia from Pixabay
Cibo vero, cibo di popolo
Livorno ha una cultura gastronomica intensa e sincera, come la sua gente.
Il piatto simbolo è senza dubbio il cacciucco, zuppa di pesce povero e saporito, cucinata con pomodoro, aglio e peperoncino, servita su pane tostato e rigorosamente accompagnata da un vino rosso corposo.
C’è un detto che recita: “Chi non beve vino col cacciucco è un ladro o un truffatore.”
Altro emblema della cucina livornese è il “5 e 5”, una focaccia farcita con torta di ceci, a volte arricchita con melanzane o salse piccanti.
Piatto popolare e irresistibile, si gusta ancora oggi nelle storiche friggitorie del centro.

Un’auto sfreccia sul circuito di Montenero
Quando si correva il gran premio d’Italia di automobilismo
Il suo nome “Coppa Montenero”, si disputava fino agli anni’20 del Novecento a metà estate e fu per due volte “Gran Premio d’Italia” anche se oggi vive solo nella memoria di qualche foto ingiallita.
Il circuito con partenza dalla rotonda dell’Ardenza attraversava il centro e saliva a Montenero per poi scendere tra la macchia sul Romito immettendosi nell’Aurelia a Castel Sonnino.
Lungo costa proseguiva in saliscendi da Calafuria e Castel Boccale e poi sul rettifilo a sud di Antignano e quindi tornava alla rotonda di Ardenza dove era l’arrivo dopo un multiforme itinerario lungo circa 20 Km.
Un percorso tortuoso ripetuto per estenuanti giri e tormentato da oltre 100 curve in salita misto veloci e lente a tornanti e in discesa velocissime in rapida sequenza, a raggio variabile e prive di protezioni…
I piloti si stremavano in cambi di marcia, usurando freni e gomme impegnando a fondo le monoposto che, nei lunghi rettilinei ai lati di Antignano lanciavano a grande velocità tra i pali e la rete aerea dei filobus.
Era un duro banco di prova per piloti e macchine, ricordava il Nurburing con in più il fascino di essere incorniciato dal Tirreno e la vista verso l’Isola d’Elba e la Corsica.

Livorno, diversa per vocazione
Chi arriva a Livorno con occhi aperti e senza aspettative preconfezionate, se ne innamora. È una città che non si trucca, ma si racconta.
È autentica, a volte brusca, ma mai finta. Ha l’anima salmastra, il cuore largo e le spalle robuste di chi ha vissuto e vissuto tanto.
E quando la lasci, ti resta addosso quel suo profumo di sale e di storie, come una brezza leggera che sa di libertà.
Multiculturale da secoli: qui convivevano ebrei, greci, olandesi e armeni già nel ‘600. Tolleranza religiosa e spirito aperto sono nel dna livornese. Città autentica e diretta: niente fronzoli, ma tanta umanità, battute taglienti e accoglienza vera.
Per amarla fino in fondo non perdete un tuffo dalle scogliere dell’ Ardenza e di Antignano e una salita al Santuario di Montenero: panorama mozzafiato e spiritualità discreta.
Livorno è vera e sa di mare e di storie vissute. Non si finge bella: lo è davvero, ma a modo suo.
E se la guardi bene, ti conquista
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