7 Maggio 2024

Impruneta: “fornaci aperte” un fine settimana da non perdere

Un viaggio affascinante nel cuore della millenaria tradizione della terracotta di Impruneta in Toscana attende i visitatori dal 10 al 19 Maggio 2024.
Si tratta di un’occasione unica per immergersi nell’autentica atmosfera del borgo toscano, famoso in tutto il mondo per l’eccellenza dei suoi manufatti artigianali.

Foto di Enric Sagarra da Pixabay

Le terrecotte più importanti d’Italia

L’Italia è terra di grandi “terre” e oltre a quella d’Impruneta fra le migliori e le più apprezzate c’è indubbiamente un’altra toscana, ovvero la terracotta di Montelupo conosciuta per la sua colorazione calda e per le sue eccellenti proprietà di resistenza; uscendo dalla regione e spostandosi però di poco apprezzatissima è la terracotta di Deruta cittadina umbra dalla lunga tradizione ceramica, i cui manufatti spiccano per la loro vivace decorazione. Merita infine fare un salto in Sicilia dove diverse città e centri storici sono noti per la produzione di terracotte uniche, spesso caratterizzate da colorazioni e motivi decorativi tipici della cultura siciliana.

Foto di Jean-François Fageol, generato da Ai da Pixabay

La terra della migliore “terra”

Impruneta ha una storia ricca e antica e affonda le sue radici nella civiltà etrusca e romana come testimoniano alcuni reperti archeologici rinvenuti nella zona. Successivamente, durante l’era romana, la zona fu colonizzata e furono costruite diverse ville e fattorie.
Impruneta è rinomata per la sua produzione di terracotta di alta qualità sin dall’epoca medievale e la tradizione artigianale è stata tramandata di generazione in generazione per arrivare fino ad oggi, rendendo Impruneta un importante centro, non solo italiano, per l’arte ceramica in Italia grazie alle caratteristiche della sua terracotta rinomata per la sua resistenza, porosità, durabilità e bellezza estetica che la rendono particolarmente adatta per la produzione di terracotta di alta qualità.
La terra d’Impruneta unica al mondo come composizione e apprezzata in tutto il mondo per la straordinaria resistenza alle intemperie, inclusi gelo e calore estremo è caratterizzata dalla particolare colorazione
rosso-terra, che conferisce ai manufatti in terracotta un aspetto caldo e rustico molto apprezzato.

La cupola di Santa Maria del Fiore, capolavoro di Brunelleschi. Photo credit: g_u on VisualHunt.com

Ser Brunelleschi e l’impresa della cupola

Realizzare la Cupola della nuova cattedrale di Firenze non si presentava certo come cosa facile.
Per trovare la soluzione tecnica idonea fu bandita una gara: tutti i fiorentini potevano presentare – entro il 12 dicembre 1417 – il loro progetto di armatura, ponteggi o quant’altro per costruire la cupola. E ognuno disse la sua: chi propose armature in muratura, chi ponteggi in legno, e non mancarono idee bizzarre come quella di costruire un gran mucchio di terra a forma di cupola nascondendoci dentro molte monete d’oro; dopo la costruzione la terra sarebbe stata eliminata gratis da quelli che avessero voluto recuperare le monete d’oro!
E ci fu un uomo magro, piccolo e intelligentissimo – Brunelleschi Filippo – che sosteneva che non ci fosse bisogno di nessuna armatura.
Sulle prime, nelle adunanze pubbliche fu preso per pazzo e allontanato dalle riunioni; in una discussione, a chi gli chiedeva come poteva pensare di realizzare la cupola senza alcuna struttura di supporto si narra che rispose: “come si fa a far stare un uovo in piedi senza sostegni?” prese un uovo, lo ammaccò di sotto e l’uovo stette dritto.
Il geniale architetto riuscì
a dimostrare che non era pazzo: espose il suo progetto dettagliato con descrizioni e disegni e alla fine riuscì a farsi affidare la costruzione della cupola. Gli fu per affiancato Lorenzo Ghiberti, scultore eccellente ma costruttore poco pratico.
Nel 1420 iniziarono i lavori ma il Brunelleschi si sentì
subito impedito dal Ghiberti che con i suoi dubbi rallentava l’opera.
Per farne decretare l’allontanamento escogitò un trucco. Si narra che Brunelleschi si fasciò la testa e si mise a letto fingendosi malato. Il Ghiberti, da solo, si trovò in grosse difficoltà non sapendo come procedere; i lavori della cupola non avanzavano, gli operai si recarono dal finto ammalato pregandolo di dare ordini anche dal letto ma Brunelleschi, sostenendo di essere troppo malato ordinò agli operai di rivolgersi al Ghiberti per il proseguimento dei lavori. Quando gli operai gli confidarono che il Ghiberti senza di lui non sapeva quali ordini dare, Brunelleschi rispose: “Ma io saprei perfettamente cosa fare senza di lui!”
Gli operai capirono, allontanarono il Ghiberti e il Brunelleschi da solo concluse speditamente la costruzione – senza armatura – della cupola, consegnando l’opera nel 1434, dopo 14 anni di lavoro.
La chiesa fu inaugurata due anni dopo da Papa Eugenio IV. Tutte le campane della città suonavano a festa e i fiorentini esultavano di gioia. Papa Eugenio IV recò in dono alla nuova chiesa una rosa d’oro e fu così
che la nuova chiesa di Firenze, dedicata a Maria, fu chiamata Santa Maria del Fiore.
Cupola iconica conosciuta in tutto il mondo per la sua maestosità e per il colore caratteristico della rossa terracotta d’Impruneta. La leggenda narra racconta che per costruirla a Brunelleschi siano servite ben quattro milioni di tegole di terracotta d’Impruneta!


Curiosità, dai fornacini u
n cult della cucina italiana: il Peposo 

Una leggenda fiorentina racconta che Ser Filippo Brunelleschi, abbia sfamato e riscaldato con il “peposo”  i suoi artigiani che lavoravano alla “fabbrica” di Santa Maria del Fiore a Firenze.
I “fornacini” delle zone dell’Impruneta e di Greve in Chianti, addetti alla cottura dei mattoni, pare abbiano inventato questo piatto durante la preparazione del “cotto”. Infatti usavano mettere della carne all’imboccatura del forno in modo da cuocerla lentamente.
Il peposo sfama e riscalda senz’altro anche oggi. E’ un piatto forte che sa di fuoco e di terracotta. E’ un piatto che ha in se la storia e la cultura millenaria della Toscana.
Un piatto che evoca antiche e leggendarie tavolate di serate di “veglia” sull’aia, sotto i loggiati, in compagnia di un buon bicchiere di vino e tanti commensali.
La leggenda narrata racconta anche che per costruire il celebre cupolone di Santa Maria del Fiore siano servite ben quattro milioni di tegole!
Non c’erano ad Impruneta i moderni mezzi di trasporto nè ì forni super di oggi e le maestranze da sfamare a Firenze erano tante…anche per il lavoro da fare era molto duro. E allora ecco che la leggenda si fa vera o almeno verosimile: sfamare tutti quegli uomini con ritagli di carne, magari anche dura – tanto la cottura sarà lunga e lenta – posta in un angolo del forno dove nel frattempo,cuocevano le tegole, per ore ed ore… Il pepe avrebbe dato a quella carne ancora più calore e spinto a mangiarci insieme molto pane. Ecco il piatto e la leggenda serviti!
C’è da fare una considerazione importante però. In ogni libro di cucina che si rispetti, la dove si trova la ricetta del peposo, fra i suoi ingredienti si trova il pomodoro: concentrato, fresco, pelato, ma comunque pomodoro. Domanda: ma come, se all’epoca di Ser Brunelleschi il pomodoro a Firenze non c’era perché l’America non si sapeva nemmeno cosa fosse? Ebbene, il pomodoro è entrato dopo nella ricetta.
L’originale parla solo di pepe che ai tempi, quando non esistevano né ghiacciaie né frigoriferi, era l’unico conservante per carne anche perché, essendo così “forte” nell’odore ben toglieva e copriva altri odori alla carne non perfettamente conservata…
Per il resto della ricetta torna tutto. Cottura lenta nel forno e tantissimo pepe ad accompagnarlo che incendia palati e gola dei neofiti. Ma non vi preoccupate, la ricetta odierna è molto addolcita!
Comunque sia il peposo, piatto leggendario è da provare! Insieme ad un buon vino corposo toscano, ovviamente!

Fornace Artenova, Via Europa, 12
Date di Apertura: 10 maggio e dal 13 al 17 maggio
Orari di Apertura: 9:00-12:00 e 14:00-17:00

Fornace Sergio Ricceri Terrecotte, Via di Fabbiolle, 12/16
Date e orari di Apertura: 10 e 11 maggio con orario 10:00-13:00 e 15:30-17:30; 12 maggio (solo su richiesta); 18 e 19 maggio con orario 10:00-13:00 e 15:30-18:00

Fornace Poggi Ugo Terrecotte, Via Imprunetana per Tavarnuzze, 16
Date e orari di Apertura: dal 13 al 17 maggio con orario 9:00 -12:00 e 14:00-18:00
e 18 maggio con orario 9:00-13:00 e 15:00-18:00

Fornace Masini, Via delle Fornaci, 57
Date e orari di Apertura: dal 13 e 17 maggio con orario 8:00-12:00 e 13:00-17:30.
18 e 19 maggio con orario 10:00-12:00 e 15:00-17:00

Fornace Carbone, Via di Cappello, 45
Date di Apertura: Dall’ 11 al 18 maggio
Orari di Apertura: 9:00-12:30 e 14:30-18:30; sabato 18 maggio mattina (solo su richiesta) con orario 9:30-12:30

Fornace Pesci Giorgio e Figli, Via Chiantigiana per il Ferrone, 36
Date e orari di Apertura: dal 13 al 19 maggio con orario 9.00- 13.00 e 14:00- 17:00 (18 e 19 maggio pomeriggio solo su richiesta)

Fornace M.I.T.A.L dei F.lli Mariani , Via di Cappello, 31
Date e orari di Apertura: dal 13 al 17 maggio 8:30-13:00 e 14:30-17:30 ; sabato 18 maggio 8:30-13:00

Per la prenotazione delle visite contattare il numero 055/2036468 oppure inviare una richiesta alla mail i.marsango@comune.impruneta.fi.it

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