18 Maggio 2025

I magredi friulani: il deserto verde d’Italia che (ancora) pochi conoscono

Immaginate un luogo dove il paesaggio sembra un mosaico tra steppa e prateria, dove il terreno è arido ma la biodiversità esplode, e dove la natura si mostra ruvida, sincera, sorprendente.
Benvenuti nei magredi friulani, una delle aree più insolite e affascinanti del Nordest italiano, tra il Tagliamento e il Cellina, nel cuore del Friuli Venezia Giulia.
Questo è il regno della natura che resiste. Del silenzio pieno. Delle storie che si intrecciano tra i sassi.

Cosa sono i magredi

Un territorio particolare, per un’escursione unica, a contatto con la natura più selvaggia del Nord-Est. Magredi in friulano locale significa “terre magre” ed è proprio il tipo di paesaggio che possiamo ammirare in questi territori: terre aride e asciutte che ricordano le ambientazioni dei film western americani.
“Terre povere”
per via del terreno povero di humus, ghiaioso, drenante, dove l’acqua scivola via veloce e la vegetazione deve lottare per crescere.
E’ questa una delle steppe più rare d’Europa, un ecosistema unico nel suo genere, chiamato anche il “deserto verde” d’Italia.
Formatisi circa 23 milioni di anni fa, i magredi rappresentano un fenomeno particolarmente sorprendente se si pensa che il regime delle precipitazioni rende il Friuli Venezia Giulia la regione più piovosa d’Italia.
E’ questa caratteristica a distinguere i nagredi dalle steppe dell’Europa centro orientale che sono invece legate a un clima poco piovoso.


Cosa sono i magredi

Ai piedi delle Dolomiti Friulane si trova questo terreno detritico, altamente permeabile, generato dai materiali trasportati a valle dai corsi d’acqua in un periodo di grandi movimenti tettonici, alluvioni e glaciazioni.
In queste praterie l’acqua non viene trattenuta in superficie, ma filtra nel sottosuolo per riaffiorare poi nell’area delle risorgive, dando così vita ad un territorio che potremo definire “la steppa pordenonese”.
Possiamo ammirare questi paesaggi unici nel loro genere nella zona dell’alta pianura pordenonese dove le acque del Cellina, del Meduna e del Colvera sprofondano nel sottosuolo.
Quest’area si estende per circa 500 kmq tra il Livenza e il grande alveo del Tagliamento, da Montereale Valcellina a Maniago fino a Cordenons e Pordenone.
È qui che si trovano i ghiareti: vaste distese di ciottoli bianchi, come se un antico fiume si fosse addormentato lasciando le sue ossa in vista.
Si possono distinguere tre fasce di vegetazione: quella delle grave (le pietraie), caratterizzata da licheni, arbusti nani, muschi ed erbe a chiazze; il magredo primitivo, con prati stepposi più estesi, l’erica, i fiordalisi e le splendide orchidee selvatiche; e il magredo evoluto, dove la presenza dell’erba si fa più costante.
Il territorio brullo è inaspettatamente popolato da uccelli – tra cui anche alcune specie predatorie, come gheppi e poiane – rettili e piccoli mammiferi, tipici di questo habitat, come lepri, volpi, tassi e caprioli.
La Direttiva Habitat, al centro della politica comunitaria europea in materia di conservazione della biodiversità, ha accolto i “Magredi del Cellina” tra i “Siti di Importanza Comunitaria” (S.I.C.) riconosciuti dall’Unione Europea.

Il Cellina

Uno scenario perfetto per il cicloturismo

Il territorio si presta perfettamente al cicloturismo per la semplicità della percorrenza, pianeggiante, abbinata alla possibilità di apprezzare lo splendido panorama che permette allo sguardo di estendersi per molti chilometri fino a scorgere le vette dei monti in lontananza.
Magnifici sono gli stacchi di colore tra le distese sassose, abbracciate dalle macchie verdi e rossastre della vegetazione ad arbusto.

Per scoprire da vicino la bellezza dei magredi il nostro consiglio è di perlustrare con una bella passeggiata – o in bicicletta – la zona che circonda il centro urbano di Cordenons, comune delimitato dal torrente Cellina, ad est, e dal fiume Meduna, a sud.
Dalla zona dei Magredi è possibile proseguire fino alla spettacolare zona confinante, quella delle risorgive del Vinchiaruzzo. In quest’area, caratterizzata da un terreno meno permeabile, le acque filtrate nei Magredi sgorgano a tratti in superficie, sfiorando il suolo nelle olle per poi esplodere in fontanai a  pressione. La vegetazione si arricchisce di zone boschive a salici, pioppi e frassini.


Un paesaggio che racconta storie di terra

Nonostante l’aspetto “vuoto”, i magredi sono tutto fuorché deserti culturali.
Qui sono passati eserciti romani e contadini friulani, qui si sono intrecciati riti rurali, leggende di confine e identità resistenti.
I contadini hanno imparato a coltivare anche dove sembrava impossibile, e le comunità locali hanno sviluppato una cultura dell’adattamento e del rispetto per la terra, che oggi torna più attuale che mai.
Il paesaggio stesso è parte della Rete Natura 2000, riconosciuto come area di valore ambientale europeo per la sua biodiversità.
Dopo una pedalata o una camminata tra i ghiareti, niente di meglio di una sosta in una delle aziende agricole del territorio.
I magredi, paradossalmente, sono anche terra di buon vino: qui nascono bianchi sapidi e freschi, grazie al microclima e al suolo drenante.
Prova un Friulano Doc o una Ribolla gialla, magari con un tagliere di formaggi locali e salumi d’alpeggio.

 

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