Gaiole in Chianti: “L’Eroica”Gaiole in Chianti: “L’Eroica”

E’ un vero e proprio evento da non perdere! Una gara spettacolare ed originalissima, creata ed organizzata dall’Associazione Parco Ciclistico del Chianti.
Un vero e proprio show del pedale che appassionerà anche coloro che hanno poca dimestichezza con i nomi di Bartali e Coppi.

Perché l’Eroica è qualcosa di diverso davvero. In epoca di bici ipertecnologiche e doping veri e presunti ecco un’autentica macchina del tempo che ci riporterà indietro di molti anni…
L’Eroica è una gara cicloturistica d’ epoca su strade prevalentemente sterrate.

E’ speciale da ogni punto di vista. Ripropone ambienti e scenografie del ciclismo anteguerra, polvere e fango, nessuna assistenza tecnica, ristori d’ epoca, strade stupende, ma difficili, grande spirito di sacrificio e d’ adattamento.

Si ricercano le radici autentiche di questa straordinaria passione popolare chè è il ciclismo della strada, quella che ha alimentato tante leggende…

Domenica 7 ottobre
Info: Piazza Ricasoli, 50 – Gaiole in Chianti – e-mail: eroica@parcociclisticodelchianti.it
It’s a real and proper event that is not payday loans teletrack to be missed! A spectacular and highly original competition, created and organised by the Chianti Cycling Park Association.

It’s a real and proper show of pedals that will also involve those who are not very familiar with the names of Bartali and Coppi.

The Heroic is really something different. In times of hypertechnological bikes and real and presumed doping, here is an authentic time machine that will take us back many years…
The Heroic is a period bike race run on mainly unmade-up roads.

It is special from all points of view. It proposes settings and scenographies of pre-War cycling, dust and mud, no technical assistance, period restorations, wonderful but difficult roads, a great spirit of sacrifice and adaptation.

A search is made for the authentic roots of this extraordinary popular passion for cycling, one that has given rise to so many legends…

7 October – Info: Piazza Ricasoli, 50 – Gaiole in Chianti – e-mail: eroica@parcociclisticodelchianti.it

 

 

 

Nuovi successi per il Chianti ClassicoNew successes for Chianti Classico

Con 12 Vini Slow e 2 Quotidiani, più altri riconoscimenti molto importanti che vanno anche ad alcuni IGT prodotti nel territorio, il Chianti Classico viene eletto Territorio Slow dell’anno dalla guida Slow Wine 2013, edita da Slow Food.

Successo confermato anche nella guida “Vini Buoni d’Italia” di Touring editore che premia 13 Chianti Classico.

Dopo il successo ottenuto nell’edizione 2013 della guida “Vini d’Italia” edita dal Gambero Rosso, dove il Chianti Classico ha collezionato ben 13 “tre bicchieri” e in attesa di conoscere i risultati della guida del Vini de “l’Espresso”, un altro grande successo decretato dalla critica del nostro paese conferma quanto il lavoro e la passione dei produttori del Gallo Nero si trasformino ogni anno di più in risultati vincenti.

“Una delle ragioni della nostra inclinazione è sicuramente l’attenzione verso un approccio sostenibile alla viticoltura di questa denominazione, favorita da un territorio fortemente vocato dove la biodiversità ha ancora un ruolo di primo piano” dichiara Giancarlo Gariglio, curatore della guida.
“Ma oltre all’approccio sostenibile e all’ eccellenza produttiva, il Gallo Nero ha il merito di presentare sul mercato
splendidi vini a prezzi giusti”.

Ecco le etichette più Slow d’Italia: Badia a Coltibuono; Bibbiano; Buondonno; Vallone di Cecione; Villa Pomona con il Chianti Classico 2010. Le Cinciole; Riecine; Val delle Corti con il Chianti Classico 2009.
E poi Ormanni (Chianti Classico Borro del Diavolo Riserva 2009); Caparsa (Chianti Classico Caparsino Riserva 2009); Monteraponi (Chianti Classico Il Campitello Riserva 2009) e Castello della Paneretta (Terrine 2006). Tra i “Vini quotidiani” segnalati il Chianti Classico Olinto 2010 dell’azienda I Fabbri e il Chianti Classico 2009 di Villa Montepaldi.
La mensione di “Grandi Vini” invece è stata tributata a Castello San Sano Borro al Fumo 2008 di Rocca di Castagnoli, il Cepparello 2009 di Isole e Olena, il Fontalloro 2009 di Felsina.

Ma gli ottimi risultati del Chianti Classico si riscontrano anche in un’altra testata di riferimento del settore, la guida “Vini Buoni d’Italia” edita da Touring, l’unica in Italia dedicata ai soli vini provenienti da vitigni autoctoni (presenti in Italia da almeno 300 anni): 7 Corone e 6 Golden Star per i vini a DOCG + 2 Corone e 2 Golden Star tra vini a IGT e un Vin Santo. Crescita che, per il distretto del Gallo Nero, trova conferma anche nel numero dei produttori recensiti con scheda piena o tra i vini da non perdere. Le “Corone”, il massimo riconoscimento attribuito dalla guida, sono state conferite a: Badia a Coltibuono (Chianti Classico Docg Riserva 2008); Castello di Monsanto (Chianti Classico DOCG Cinquantenario 2008); Fattoria di Lamole (Chianti Classico Docg Vigna Grospoli 2009); Fattoria San Giusto a Rentennano (Chianti Classico Docg 2010); Monte Bernardi (Chianti Classico Docg Riserva Sa’etta 2008); Monteraponi (Chianti Classico Docg Riserva Il Campitello 2009); Villa Calcinaia (Chianti Classico Docg Riserva Vigna Bastignano 2009) e agli IGT prodotti nel territorio
da Fattoria San Giusto a Rentennano (Percarlo 2008); Isole e Olena (Cepparello 2009).

Altre 8 “Golden Star” i vini che in finale hanno ottenuto una particolare mensione, sono state assegnate a Badia a Coltibuono (Chianti Classico Docg 2010 e Chianti Classico Docg Riserva 2008); Fèlsina (Chianti Classico Docg Riserva Rancia 2009); Ormanni (Chianti Classico Docg Riserva Borro del Diavolo 2008); Podere Castellinuzza (Chianti Classico Docg 2010); Riecine (Chianti Classico Docg 2009); Rocca di Castagnoli (Chianti Classico Docg Riserva Poggio a’Frati 2009) e agli IGT prodotti nel territorio da Capannelle (Solare 2008); Fontodi (Flaccianello della Pieve 2009).

Non solo, il numero complessivo dei produttori recensiti del “Gallo Nero” è pari a 53, massimo storico per la guida edita da Touring. Gli “Euro Che Ride”, simbolo dei migliori vini per rapporto qualità/prezzo salgono a 23 e fra questi Fattoria San Giusto a Rentennano con il Chianti Classico Docg 2010 viene segnalato come miglior acquisto regionale dell’anno nella classifica del “value for money”.With 12 “Slow Wine” and 2 “daily”, plus other awards that are very important to some IGT products in the territory, Chianti Classico is elected from the territory of the Slow Slow Wine Guide 2013, published by Slow Food.

Success also confirmed in the guide “Good Wines of Italy” Touring publisher that rewards 13 Chianti Classico.

After the success of 2013 edition of the guide “Wines of Italy”, published by Gambero Rosso, where Chianti Classico has collected 13 “three glasses” and waiting to hear the results of the leadership of the Wines of “L’Espresso” , another great success decreed by the critics of our country confirms the work and passion of the producers of the Gallo Nero is transformed each year more successful results.

“One of the reasons for our inclination is definitely the focus on a sustainable approach to viticulture of that designation favored by an area heavily suited where biodiversity still has a major role,” said Giancarlo Gariglio, editor of the guide. “But beyond sustainable approach and excellent production, the Gallo Nero has the merit of presenting the market splendid wines at fair prices.”

Here are the labels Slow Italy: Badia a Coltibuono; Bibbiano; Buondonno; Vallone Cecione; Villa Pomona with Chianti Classico 2010. The Cinciole; Riecine; Val delle Corti with the Chianti Classico 2009.
And then Ormanni (Chianti Classico Riserva Borro del Diavolo 2009); Caparsa (Chianti Classico Riserva Caparsino 2009); Monteraponi (Chianti Classico Riserva The Campitello 2009) and Castle Paneretta (Terrine 2006). Among the “Wines newspapers” reported the Chianti Classico Olinto 2010 The company Fabbri and Chianti Classico 2009 Villa Montepaldi.
The mention of “Great Wines” instead was tributed at Castello San Sano Borro to Fumo 2008 Rocca di Castagnoli, the Cepparello the 2009 Isole e Olena, the Fontalloro 2009 Felsina.

But the excellent results of Chianti Classico are also found in another head for the wine sector, the guide “Good Wines of Italy” published by Touring, the only one in Italy dedicated solely to wines from native grapes (in Italy at least 300 years): 7 crowns and six Golden Star for wines with a DOCG + 2 crowns and 2 Golden Star of IGT wines and Vin Santo. Growth, for the District of Gallo Nero, is also confirmed in the number of producers reviewed with full board or among the wines not to be missed.
The “Crowns”, the highest award given by the guide, have been transferred to Badia a Coltibuono (Chianti Classico Riserva DOCG 2008), Castello di Monsanto (Chianti Classico DOCG Jubilee 2008); Farm Lamole (Chianti Classico DOCG Vigna Grospoli 2009) , Fattoria San Giusto a Rentennano (Chianti Classico DOCG 2010), Monte Bernardi (Chianti Classico Riserva DOCG Sa’etta 2008); Monteraponi (Chianti Classico DOCG Riserva Campitello 2009); Villa Calcinaia (DOCG Chianti Classico Riserva Vigna Bastignano 2009) and IGT products in the territory from Fattoria San Giusto a Rentennano (Percarlo 2008); Isole e Olena (Cepparello 2009).

Other 8 “Golden Star” wines that have received final special mention, were assigned to Badia a Coltibuono (Chianti Classico DOCG Chianti Classico DOCG Riserva 2010 and 2008); Fèlsina (Chianti Classico Riserva DOCG Rancia 2009); Ormanni (Chianti Classico DOCG Riserva Borro del Diavolo 2008); Podere Castellinuzza (Chianti Classico DOCG 2010); Riecine (Chianti Classico DOCG 2009); Rocca di Castagnoli (Chianti Classico DOCG Riserva Poggio a’Frati 2009) and IGT products into the territory Capannelle (Solar 2008); Fontodi (Flaccianello della Pieve 2009).

Not only that, the total number of producers reviewed the “Gallo Nero” is equal to 53, high for the guidance published by Touring. The “Euro Laughing”, a symbol of the best wines for quality / price ratio rose to 23 and between these Fattoria San Giusto a Rentennano with the Chianti Classico DOCG 2010 is reported as regional best buy of the year in the ranking of “value for money” .

Gli 007 alimentari. Quelli che garantiscono l’eccellenzaThe food spies. Guaranteeing excellence

In principio c’erano i formaggi e i salumi, poi la longa manus della contraffazione alimentare ha allungato i suoi tentacoli su altri prodotti dell’eccellenza made in Tuscany, dall’olio fino al vino, dal latte alla pasta (e il pomodoro per condirla) fino alle verdure. Secondo un’indagine di Coldiretti, quasi la metà dei nostri prodotti da tavola, anche se sull’etichetta “batte” ufficialmente bandiera tricolore, proviene in realtà dall’estero oppure viene lavorata con materie prime provenienti da oltre confine.
In questo modo, il nostro Paese – e soprattutto la Toscana, che vanta un alto numero di Dop (Denominazioni di origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta) – inonda i mercati mondiali di prodotti “taroccati”. Un giro d’affari da svariati miliardi, che taglia le gambe alle imprese nostrane che scelgono di operare nel rispetto delle regole.
Tra i prodotti più taroccati, in Toscana spiccano i casi del Brunello di Montalcino, del lardo di Colonnata o dell’olio spacciato per extra-vergine.
Ecco perchè consorzi e associazioni di categoria hanno pensato di passare al contrattacco, mettendo su autentiche squadre di 007 anti-tarocchi. E’ il caso di Coldiretti o dei diversi consorzi di tutela dei prodotti, che hanno affidato questo compito di verifica a analisi agli “agenti vigilatori”, figure professionali che operano in stretto contatto con le forze dell’ordine: basti pensare che la qualifica di agenti di pubblica sicurezza viene rilasciato dalla locale prefettura.
In genere si tratta di laureati in Scienze agrarie o agronomi, con particolari competenze (in primis il potere sanzionatorio) e in grado di verificare se ciò che viene presentato come “made in Tuscany” lo è davvero.

Una di questi 007 è Fiammetta Nizzi Grifi, che lavora per il consorzio dell’olio extra-vergine d’oliva Chianti Classico: “Mi occupo di controlli su prodotti confezionati – racconta – e intervengo direttamente alla vendita, sugli scaffali, per verificare la rispondenza tra la qualità effettiva di un olio e il contenuto dell’etichetta. Acquisto le bottiglie come un normale consumatore ed eseguo una serie di verifiche sulla tracciabilità, attraverso le informazioni presenti nella fascetta numerata presente sulle etichette per capire se il contenuto della bottiglia corrisponde a quanto effettivamente riportato in etichetta. Un altro aspetto del mio lavoro – aggiunge Nizzi Grifi, che opera sia in Italia che all’estero – consiste nell’andare a rintracciare sul mercato prodotti che richiamano alla mente una determinata denominazione senza che le materie prime siano state coltivate dai soci del consorzio, oppure olio che non sia stato imbottigliato nei luoghi appositi. Si tratta di prodotti che agli occhi del consumatore distratto possono facilmente essere confusi per altri sottoposti invece a tutela”. In genere, sui controlli effettuati – specie nei luoghi nevralgici dell’import alimentare, come frontiere o porti – si registra circa un 10% di prodotti che mostra lacune su almeno uno degli aspetti evidenziati.

E se qualche tempo fa al Brennero e al Frejus sono stati scoperte quasi 15mila cosce di maiale provenienti da Olanda, Danimarca e Germania e destinate a diventare prosciutti italiani, proprio il consorzio del prosciutto toscano Dop – il primo a dotarsi di un agente vigilatore – è attivo con un proprio 007, Walter Giorgi, per garantire il massimo della tutela. “Possiamo agire in fase di commercializzazione – conferma Giorgi – per verificare ciò che avviene prima della vendita: controlliamo il cartellino, la marchiatura a fuoco e tutto ciò che un prosciutto deve avere per essere in regola. Compriamo anche prodotti similari da un punto di vista del nome, e quando riscontriamo irregolarità emettiamo verbali e multe che poi vengono riscosse dal ministero. L’ultima frontiera? Le vendite di prosciutto online: in questi casi inviamo segnalazioni ai venditori avvisandoli che quei prodotti non hanno i requisiti e potrebbero incorrere in sanzioni”.
Marco Gemelli
In the beginning, there were cheeses and cured meats, then the long hand of food falsification extended its tentacles to other prestigious, Tuscan made products including oil, wine, milk, pasta (and the tomatoes with which it’s served) and vegetables. According to a survey by Coldiretti, almost half of our food products actually comes from abroad or is processed with ingredients from outside Italy, although the Italian flag is officially shown on the label.
Our country – and Tuscany in particular, which boasts a high number of PDOs (Protected Designation of Origin) and PGIs (Protected Geographical Indication) – floods the world markets with “pimped” products. It’s a business worth many billions, which brings to their knees our companies that choose to work according to the regulations.
In Tuscany, Brunello di Montalcino, Lardo di Colonnata and oil made out to be extra-virgin are some of the products that are pimped the most.
That’s why consortia and trade associations decided to go on the counter-attack, setting up real anti-pimping spy teams. This is the case of Coldiretti and the various product protection consortia, which have entrusted this check to the analysis of supervisory agents, professional figures who work in close contact with the forces of order. Just consider that the qualification of the public safety agents is issued by the local prefecture.
They are usually graduates in Farm Sciences or agronomists with special competencies (the power to issue fines first and foremost) and capable of checking whether products claiming to have been made in Tuscany are just that.

Fiammetta Nizzi Grifi is one of these spies. She works for the Chianti Classico extra-virgin olive oil consortium. “I check packaged products and intervene directly in sales and on the shelves to check the correspondence between the effective quality of oil and the contents on the label. I buy a bottle like a normal consumer and carry out a series of traceability checks using the information on the numbered band on the label to understand whether the contents in the bottle correspond to what is actually stated on the label.” Fiammetta Nizzi Grifi works in Italy and abroad. She adds, “Another aspect of my work consists in tracing products on the market that bring a certain designation to mind, but whose ingredients were not grown by the members of the consortium or oil that wasn’t bottled in the designated places. These are products that can easily be mistaken for others subject to protection in the eyes of the distracted consumer.” About 10% of products that fall short of at least one of the highlighted aspects are generally seen during the checks, especially in the nerve centres of food import, like frontiers and ports.

If almost 15,000 pork shoulders were discovered some time ago in Brenner and Frejus that had come from Holland, Denmark and Germany and which were destined to become Italian hams, it was down to the PDO Tuscan ham consortium – the first to employ a supervisory agent – and its own spy, Walter Giorgi, who guarantees the utmost protection. “We can act during the marketing stage,” confirms Giorgi, “to check what happens before the sale. We check the labelling, branding and everything that a ham must have to be within the norm. We also buy similar products from the point of view of the name and when we discover irregularities, we issue reports and fine that are paid to the ministry. What’s the last frontier? The sale of hams online. In that case, we send notices to retailers, warning them that those products do not have the requisites and they might have to pay a fine.”
Marco Gemelli

Eccellenze di Toscana: la ceramicaThe excellence of Tuscany: ceramics

di Margherita Nieri – La lunga tradizione della ceramica in Toscana affonda le sue radici in tempi molto antichi, ancor prima delle invasioni barbariche in Italia, ma fu solo tra il Tre e il Quattrocento che si formarono i centri di produzione ceramica che ancora oggi fanno scuola in tutto il mondo.

Se desiderate scoprire la Toscana in modo nuovo e inusitato, vale davvero la pena rivisitare i luoghi della ceramica, della terracotta, della porcellana e della maiolica diffusi in tutta la Regione.

Da alcuni anni 11 Comuni –  vere e proprie “capitali” della ceramica toscana – cioè Anghiari, Asciano, Borgo San Lorenzo, Carmignano, Impruneta, Montelupo Fiorentino, Montepulciano, Montopoli in Val d’Arno, Sesto Fiorentino, Trequanda e Vicopisano, si sono riuniti nell’associazione “Terre di Toscana”, con lo scopo di rivalorizzare queste antiche e preziose manifatture.

Lungo gli itinerari delle “Strade della Ceramica e della Terracotta”, non si può che rimanere incantati dalle tante meraviglie di creatività e di raffinatezza cui hanno dato vita i maestri ceramisti della Toscana.

Nel nuovo Museo della Ceramica di Montelupo, ad esempio, si può ammirare il favoloso vassoio “Rosso di Montelupo”, dipinto con colori sanguigni e considerato uno dei gradi capolavori rinascimentali della maiolica.
Al Museo di Doccia di Sesto Fiorentino si ripercorre l’epoca d’oro della Ginori, con le sue porcellane in stile Art Nouveau o decorate con l’inconfondibile design di Giò Ponti.
Interessanti anche la bella Villa Pecori Giraldi (Borgo S.Lorenzo), che raccoglie i vasi in gres e i preziosi affreschi della manifattura Chini, e infine la produzione aretina dei famosi “vasi corallini”, caratterizzati da un intenso colore rosso brillante.

Web: www.ceramicatoscana.it
E-mail:  info@ceramicatoscana.itdi Margherita Nieri – The long tradition of ceramics in Tuscany has its roots in ancient times, even prior to the barbaric invasions in Italy, but it was only during the 14th and 15th centuries that ceramic production centres were founded, which still provide training around the world today.

If you’d like to discover a new and unusual side of Tuscany, it’s well worth revisiting the ceramic, terracotta, porcelain and majolica areas dotted across the region.

Eleven municipalities, true capitals of Tuscan ceramics, namely Anghiari, Asciano, Borgo San Lorenzo, Carmignano, Impruneta, Montelupo Fiorentino, Montepulciano, Montopoli in Val d’Arno, Sesto Fiorentino, Trequanda and Vicopisano, which came together in the Terre di Toscana association a few years ago, with the aim of redeveloping these valuable, old manufacturing practices.

Along the roads of ceramics and terracotta, you can’t help being enchanted by the many creative and elegant wonders created by the Tuscan master potters.

In the new ceramics museum in Montelupo, for example, you can admire the superb “Rosso di Montelupo” tray, painted with sanguine colours and regarded as one of the greatest Renaissance majolica masterpieces.
At the Museo di Doccia in Sesto Fiorentino you can relive the golden age of Ginori, with his porcelain in Art Nouveau style or decorated with the unmistakable design of Giò Ponti.
The stunning Villa Pecori Giraldi (Borgo San Lorenzo) is also interesting, which contains gres vases and valuable Chini manufacture frescoes, as well as the famous Arezzo-produced “vasi corallini”, characterised by a deep, bright red colour.

Web: www.ceramicatoscana.it
E-mail:   info@ceramicatoscana.it

Un tour fra i Castelli del ChiantiAn tour between Chianti castle

Il toponimo Chianti da sempre evoca il rosso nettare di Bacco più bevuto nel mondo e distese incontaminate tra Firenze e Siena note per bellezza e varietà di paesaggi di tipo collinare, agreste e boschivo. Radda, Gaiole, Castellina, Greve, San Casciano sono solo alcuni dei capoluoghi chiantigiani da cui il turismo del vino in terra italiana non può prescindere, un luogo ricco di vitigni sangiovese, di olivi secolari, di campagne ben curate.

Ecco perché l’edizione 2010 del Best of Wine Tourism ha premiato le migliori realtà vitivinicole per qualità di ricettività, innovazione e sostenibilità nelle pratiche enologiche, arte e cultura, architettura, parchi e giardini.

Spesso queste strutture sono veri e propri castelli, dotati di un ricco corredo di storia, tradizione, patrimonio artistico. Ecco perciò un breve, ma suggestivo itinerario che unisce i castelli premiati quest’anno.

Le radici del Castello di Vicchiomaggio, l’antico Vicchio dei Longobardi, affondano nel Medioevo, quando ebbe una posizione strategica nella difesa di Firenze nei conflitti contro Siena.
Raggiunse il massimo splendore nel Rinascimento come villa signorile, in cui hanno soggiornato Leonardo da Vinci, che forse vi dipinse la Monna Lisa e Francesco Redi, che qui compose il suo “Bacco in Toscana”.
La torre merlata, le abitazioni e le mura sono ancor oggi ben conservate. L’elegante agriturismo è circondato da 130 ettari di terre. La casa vinicola offre ottimi prodotti come Ripa delle Mandorle, Ripa delle More e Riserva La Prima.

Dall’alto di Vicchiomaggio si può ben vedere il Castello di Verrazzano, dimora storica seicentesca, con torre del X secolo, in cui nacque nel 1485 il grande navigatore Giovanni che scoprì la baia di New York (1524).
Dal 2002 un Centro Studi Storici  promuove iniziative legate alle sue imprese, come il “Verrazzano Day” il 17 aprile. Il giardino è ricco di varietà botaniche autoctone originali come il limone fiorentino. Come ha dichiarato Burton Anderson: “Sulle fondamenta di Verrazzano il Chianti ha rinnovato il suo prestigio”. La famiglia Cappellini vi produce oggi vini Chianti Classico, Riserva, Verrazzano Rosso e olio extravergine d’oliva.

Non molta strada separa Verrazzano dal Castello di Gabbiano, dalla suggestiva torre fortificata del XII secolo, oltre a quelle cilindriche di epoca più tarda. Sulla sommità del portone si leggono le iscrizioni nello stemma dei Sederini (XVI secolo).
La splendida terrazza davanti al castello si affaccia su un paesaggio incantevole di vigneti, oliveti e boschi. Gli ospiti possono vivere i diversi, confortevoli ambienti in un susseguirsi di stagioni e di sensazioni.
Le cantine di oggi risalgono al XIV secolo, ma la struttura a volte ne ricorda l’utilizzazione vinicola fin dal 1100, quando erano proprietà dei Bardi. Ogni anno nella stagione estiva il Castello ospita una mostra di arte contemporanea: quest’anno è la volta di Franco Fedeli.

I Ricasoli erano già baroni nell’XI secolo, quando si insediarono a Brolio, costruendovi un castello a difesa di Firenze contro Siena. Dall’aristocratico casato discendono vari personaggi che hanno dato lustro alla nostra storia.
Da maggio 2009 nel cassero è aperta la collezione Ricasoli che raccoglie pezzi unici  di questa famiglia guerriera, che ha combattuto a fianco dei Medici. Quattro sale in stile neogotico riuniscono armi del periodo 1300-1800, onorificenze del barone Bettino, protagonista del Risorgimento e fondatore della moderna storia del vino Chianti Classico, ricordi della visita a Brolio di Vittorio Emanuele II (1863 ed esperimenti scientifici in campo agricolo e vitivinicolo. (Orario: mar-dom 10.30-12.30; 14.30-18)

Ultima tappa del nostro tour il Chianti Rufina con il Castello del Trebbio, di proprietà dei Pazzi fin dal 1184: qui fu ordita la celebre Congiura dei Pazzi ai danni di Lorenzo e Giuliano dei Medici. Abitato dagli attuali proprietari dal 1968, esso conserva gran parte del suo aspetto originario:  la cappella privata, il cortile e le suggestive cantine, un tempo adibite a carcere. “La Sosta del Gusto” è il nuovo ristorante in cui si possono degustare  ottimi vini di produzione propria.

Ma i castelli toscani non si esauriscono qui…Il toponimo Chianti da sempre evoca il rosso nettare di Bacco più bevuto nel mondo e distese incontaminate tra Firenze e Siena note per bellezza e varietà di paesaggi di tipo collinare, agreste e boschivo. Radda, Gaiole, Castellina, Greve, San Casciano sono solo alcuni dei capoluoghi chiantigiani da cui il turismo del vino in terra italiana non può prescindere, un luogo ricco di vitigni sangiovese, di olivi secolari, di campagne ben curate.

Ecco perché l’edizione 2010 del Best of Wine Tourism ha premiato le migliori realtà vitivinicole per qualità di ricettività, innovazione e sostenibilità nelle pratiche enologiche, arte e cultura, architettura, parchi e giardini.

Spesso queste strutture sono veri e propri castelli, dotati di un ricco corredo di storia, tradizione, patrimonio artistico. Ecco perciò un breve, ma suggestivo itinerario che unisce i castelli premiati quest’anno.

Le radici del Castello di Vicchiomaggio, l’antico Vicchio dei Longobardi, affondano nel Medioevo, quando ebbe una posizione strategica nella difesa di Firenze nei conflitti contro Siena.
Raggiunse il massimo splendore nel Rinascimento come villa signorile, in cui hanno soggiornato Leonardo da Vinci, che forse vi dipinse la Monna Lisa e Francesco Redi, che qui compose il suo “Bacco in Toscana”.
La torre merlata, le abitazioni e le mura sono ancor oggi ben conservate. L’elegante agriturismo è circondato da 130 ettari di terre. La casa vinicola offre ottimi prodotti come Ripa delle Mandorle, Ripa delle More e Riserva La Prima.

Dall’alto di Vicchiomaggio si può ben vedere il Castello di Verrazzano, dimora storica seicentesca, con torre del X secolo, in cui nacque nel 1485 il grande navigatore Giovanni che scoprì la baia di New York (1524).
Dal 2002 un Centro Studi Storici  promuove iniziative legate alle sue imprese, come il “Verrazzano Day” il 17 aprile. Il giardino è ricco di varietà botaniche autoctone originali come il limone fiorentino. Come ha dichiarato Burton Anderson: “Sulle fondamenta di Verrazzano il Chianti ha rinnovato il suo prestigio”. La famiglia Cappellini vi produce oggi vini Chianti Classico, Riserva, Verrazzano Rosso e olio extravergine d’oliva.

Non molta strada separa Verrazzano dal Castello di Gabbiano, dalla suggestiva torre fortificata del XII secolo, oltre a quelle cilindriche di epoca più tarda. Sulla sommità del portone si leggono le iscrizioni nello stemma dei Sederini (XVI secolo).
La splendida terrazza davanti al castello si affaccia su un paesaggio incantevole di vigneti, oliveti e boschi. Gli ospiti possono vivere i diversi, confortevoli ambienti in un susseguirsi di stagioni e di sensazioni.
Le cantine di oggi risalgono al XIV secolo, ma la struttura a volte ne ricorda l’utilizzazione vinicola fin dal 1100, quando erano proprietà dei Bardi. Ogni anno nella stagione estiva il Castello ospita una mostra di arte contemporanea: quest’anno è la volta di Franco Fedeli.

I Ricasoli erano già baroni nell’XI secolo, quando si insediarono a Brolio, costruendovi un castello a difesa di Firenze contro Siena. Dall’aristocratico casato discendono vari personaggi che hanno dato lustro alla nostra storia.
Da maggio 2009 nel cassero è aperta la collezione Ricasoli che raccoglie pezzi unici  di questa famiglia guerriera, che ha combattuto a fianco dei Medici. Quattro sale in stile neogotico riuniscono armi del periodo 1300-1800, onorificenze del barone Bettino, protagonista del Risorgimento e fondatore della moderna storia del vino Chianti Classico, ricordi della visita a Brolio di Vittorio Emanuele II (1863 ed esperimenti scientifici in campo agricolo e vitivinicolo. (Orario: mar-dom 10.30-12.30; 14.30-18)

Ultima tappa del nostro tour il Chianti Rufina con il Castello del Trebbio, di proprietà dei Pazzi fin dal 1184: qui fu ordita la celebre Congiura dei Pazzi ai danni di Lorenzo e Giuliano dei Medici. Abitato dagli attuali proprietari dal 1968, esso conserva gran parte del suo aspetto originario:  la cappella privata, il cortile e le suggestive cantine, un tempo adibite a carcere. “La Sosta del Gusto” è il nuovo ristorante in cui si possono degustare  ottimi vini di produzione propria.

Ma i cast

Il Santuario di RomituzzoThe sanctuary of Romituzzo

Percorrendo la Cassia, alla periferia sud di Poggibonsi, incontriamo il Santuario di Romituzzo. Nome che derivò dal romitaggio che alcune donne avevano stabilito in quel luogo, allora solitario, già all’inizio del 1300.
Vicino all’abitazione di queste eremite fu costruito un tabernacolo nel quale, fra la fine del 1300 e gli inizi del 1400, fu dipinta da un ignoto artista di scuola senese l’immagine della Madonna col Bambino.

Col crescere della devozione verso questa immagine, all’inizio del 1400, fu realizzata una prima cappella in legno a sua protezione. Solo nel 1460, Antonio Adimari, signore del vicino castello di Strozzavolpe, fece erigere, con il contributo del popolo poggibonsese, un oratorio circondato da un elegante loggiato.

Dedicato alla Madonna della Neve, ebbe il suo massimo splendore nel XVI secolo, periodo a cui risalgono anche la maggior parte dei numerosi ex voto ancora oggi appesi nella parte superiore delle pareti interne della chiesa.

Dal XVII secolo il Santuario attraversò un lungo periodo di decadenza. Condizione questa che terminò, dopo alterne vicende e i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, il 1° marzo 1967 quando fu eretto a Parrocchia con parroco Don Fosco Mezzedimi.

Grazie al lascito di questo sacerdote, cultore di storia poggibonsese, è stato possibile realizzare il completo restauro del Santuario, iniziato nel 1992 e terminato nell’anno giubilare 2000.
L’aspetto esterno del Santuario è caratterizzato dal grazioso ed artistico campanile in cotto, posto sul lato sinistro della chiesa, risalente al XVI secolo.

Si accede all’interno dal loggiato racchiuso da una cancellata in ferro battuto, eseguita nel 1926 dai maestri fabbri Regoli e Stricchi, restaurata nel 1999. La chiesa è ad una sola navata con tetto a capriate; ai lati due altari del 1612. L’altare maggiore è un’artistica opera in pietra serena della fine del XV secolo.

L’artistico ciborio in pietra serena, recentemente restaurato, è un’opera del 1943 dell’architetto Carlo Del Zanna di Poggibonsi, donato della Sig.ra Erminia Mostacci, madre del defunto don Fosco Mezzedimi. Sopra l’altare è posto un affresco del XVI secolo raffigurante il Crocifisso. Della stessa mano è un secondo affresco, posto nella sacrestia, rappresentante la Pietà. Entrambe le opere sono state recentemente restaurate.

L’interno della chiesa è dominato dalla presenza degli ex voto. Circa 5000 sono in carta pressata e rappresentano varie parti del corpo umano, circa 90 invece, sono rappresentati da graziose tavolette dipinte. Questi segni tangibili di una fede ingenua, ma sincera, rappresentano la più bella espressione di religiosità popolare di Poggibonsi dal 1400 ad oggi.

Durante l’ultimo restauro, nel 1994, gli ex voto, ormai in precario stato di conservazione, vennero completamente restaurati e catalogati a cura della Soprintendenza dei Beni Artistici e Storici di Siena.

La leggenda vuole che l’immagine della Vergine di Romituzzo fosse stata scoperta, nel 1300, sotto un cumulo di neve da un contadino attratto dai lamenti da esso provenenti. Sembra che il masso su cui era raffigurata la Madonna, inizialmente spostato al lato della strada, ritornasse nel luogo in cui era stato trovato, e che in quel punto fosse edificato il primo tabernacolo.

L’affresco venerato nel Santuario è oggi adornato da due corone in bronzo dorato donate dalla cittadinanza e realizzate nel 1996 dall’artista poggibonsese Giuseppe Calonaci.Driving along the Cassia, in the southern suburbs of Poggibonsi, we come across the Sanctuary of Romituzzo.
The name derived from the hermitage that some women had built in that place at the beginning of the fourteenth century, at that time Casino En Ligne a solitary area. Near this hermitage was built a tabernacle in which, between the end of the fourteenth century and the beginning of the fifteenth century the image of the Madonna with Child was painted by an unknown artist of the Sienese school.

Given the growth in devotion towards this image, a wooden chapel was built to protect it at the beginning of 1400.
Only in 1460 di Antonio Adimari, lord of the nearby castle of Strozzavolpe, build, with the contribution of the people of Poggibonsi, an oratory surrounded by an elegant loggia. Dedicated to the Madonna della Neve, it reached its maximum splendour in the sixteenth century, a period in which most of the many votive offerings were hung on the upper part of the inner wall of the church.

From the seventeenth century on, the Sanctuary went through a long period of decline. This finished, after various ups and downs and the bombing of the Second World War, on 1st March 1967 when it was made a parish with Don Fosco Mezzedimi as parish priest.

Thanks to the donation of this priest, an expert in the history of Poggibonsi, it was possible to totally restore the Sanctuary; work began in 1992 and finished in the Jubilee year of 2000.
The outside of the Sanctuary features and elegant and artistic cotto bell tower, located on the left-hand side of the church, dating back to the sixteenth century.

It is accessed through a wrought iron gate in the loggia, made in 1926 by the master blacksmiths Regoli and Stricchi, and restored in 1999. The church has a single nave with a truss roof; there are two altars dating back to 1612 on the sides. The high altar is an artistic work in pietra serena dating back to the late fifteenth century.

The recently restored artistic ciborium in pietra serena was made in 1943 by the architect, Carlo Del Zanna, of Poggibonsi, and was donated by Sig.ra Erminia Mostacci, the mother of the defunct Don Fosco Mezzedimi. Above the altar there is a sixteenth century fresco depicting the Crucifix. The same artist painted a second fresco, located in the sacristy, depicting the Pietà. Both operas have recently been restored.

The inside of the church is dominated by the presence of devotional offerings. About 5,000 are made from pressed paper and represent various parts of the human body, about 90 instead, are elegant painted panels. These tangible signs of a naive but sincere faith are the most beautiful expression of popular religiousness in Poggibonsi from 1400 to today.
During the last restoration, in 1994, the devotional offerings, by then in a precarious state of repair, were totally restored and catalogued by the Fine Arts and Historical Office of Siena.

Legend has it that the image of the Virgin of Romituzzo was discovered, in 1300, under a heap of snow by a peasant attracted by the moans coming from it. It seems that the rock on which the Madonna is depicted, initially moved to the side of the road, returned to the place in which it had been found and that the first tabernacle was built in that point.

The venerated fresco in the Sanctuary is today decorated by two gilded bronze crowns donated by the city and made in 1996 by the artist, Giuseppe Calonaci, from Poggibonsi.