Ruffino prende “casa” a Bolgheri. Acquistati 15 ettari nella prestigiosa zona vinicola

Ruffino prende “casa” a Bolgheri. Acquistati 15 ettari nella prestigiosa zona vinicola

La casa vitivinicola Ruffino comunica di aver acquisito dei vigneti e dei terreni nella rinomata Bolgheri DOC, con l’intenzione di produrre i principali vini bolgheresi nella nuova Tenuta, che avrà una propria etichetta, e di realizzare prossimamente una cantina dedicata con relativo centro di ospitalità. L’acquisizione comprende due distinti lotti di terreno per un totale di 15 ettari: 4 sulla via Bolgherese e 11 nell’area “le Sondraie”.

La DOC Bolgheri, sulla costa toscana livornese, con soli 69 produttori, è una delle più importanti aree
vinicole al mondo, famosa per la produzione di grandi vini rossi toscani sia da vitigni autoctoni che internazionali.
Questa acquisizione permette a Ruffino di consolidare il proprio presidio nelle zone più prestigiose della Toscana, iniziato da oltre 140 anni, nel segno dei grandi vini rossi Toscani, a partire dal Chianti Classico.
La
prima vendemmia della nuova Tenuta Ruffino a Bolgheri sarà la 2023, con il proposito di avere i primi vini in commercio nel corso del 2025.

L’arrivo di Ruffino a Bolgheri con dei vigneti di proprietà è un altro passo concreto nell’ambiziosa
trasformazione che l’Azienda vinicola toscana sta intraprendendo.
“Siamo in un momento storico per Ruffino. Abbiamo la volontà di crescere ulteriormente fino a diventare un assoluto punto di riferimento dei vini toscani di alto prestigio. Impegno esplicitato nella ricerca della qualità senza compromessi, nell’attenzione alla sostenibilità, ambientale e produttiva, nella capacità di innovarsi nel solco della identità toscana. Attitudini che sono orgoglioso di asserire che ci appartengono da sempre”, commenta il Presidente e Amministratore Delegato di Ruffino Sandro Sartor, che continua:
“Questo investimento è una ulteriore risposta al nostro dogma di produrre vini di eccezionale qualità, senza trascurare l’impegno massimo e assoluto nei confronti dell’ambiente che mostra sempre più le sue fragilità”.
Infatti, prendersi cura del territorio e rispettare la sua biodiversità attraverso il ricorso a pratiche sostenibili, sia in vigna che in cantina che in produzione, è altresì essenziale per Ruffino: entro il 2025 non solo tutti i nostri vigneti saranno certificati biologici ma anche tutta la filiera produttiva sarà certificata sostenibile, inclusi i nuovi vigneti di Bolgheri, attualmente in conversione verso il biologico.
“Il nostro obiettivo è di esprimere il terroir di Bolgheri con vini strutturati e setosi, preservando altresì la classica eleganza toscana”, chiosa Maurizio Bogoni, Direttore delle Tenute Ruffino. “Ci sentiamo custodi del territorio e vogliamo rispettare il complesso ecosistema di cui sono, e siamo, parte. Questa acquisizione è un importante progresso nel viaggio di Ruffino verso la sostenibilità e la viticoltura di qualità”.

Una giornata immersi fra i giaggioli del Chianti

Una giornata immersi fra i giaggioli del Chianti

Metti un fiore unico, profumatissimo, dal colore intenso che cresce fra le colline più belle del mondo, quelle del Chianti Classico. Aggiugi la loro piena fioritura in una primavera esplosiva ed ecco gli ingredienti perfetti del “Pruneti irisi day” un anglichismo che strizza l’occhio anche ai turisti esteri e che indica una giornata di relax all’aria aperta da vivere  nelle colline del Chianti Classico da non perdere che nasce per celebrare la coltivazione del “giaggiolo” e riscoprire il legame ancestrale con Madre Natura. 

Rallenta, respira, immergiti nella natura

E’ questa la formula che Pruneti propone con il suo Pruneti Iris Day domenica 30 aprile dallore 10 di mattina. I posti limitati, e le prenotazioni online sono obbligatorie su events@pruneti.it.
Un occasione da non perdere per rigenerarsi e disconnettersi dalla frenesia quotidiana, per vivere una giornata in completo relax, fare una passeggiata nelle meravigliose colline del Chianti Classico tra i filari di giaggioli e di ulivi dei fratelli Pruneti, eccellenti padroni di casa.
Un’esperienza unica, in uno dei territori più iconici al mondo, arricchita dal racconto di chi – come la famiglia Pruneti – da oltre 160 anni è impegnata nella salvaguardia della coltivazione del giaggiolo, così importante per l’economia di San Polo e del Chianti Classico.


Giaggiolo, un viaggio nel mondo sulla scia del suo profumo

 “Il giaggiolo ha da sempre scritto la storia della nostra famiglia – esordisce Gionni Pruneti – sin da quando nostro nonno ne iniziò la coltivazione e l’esportazione in tutto il mondo, dalla Francia per la produzione di profumi, fino a Cuba per l’aromatizzazione del sigaro. Mi ricordo perfettamente quando io e mio fratello Paolo, da piccoli, ci divertivamo dopo scuola, ad accompagnare nostro babbo Gilberto e il nonno nel campo. Si estirpavano i bulbi che poi portavamo a casa, dove le donne della famiglia si occupavano del passaggio più importante: la ripulitura e la lavorazione.”

“Poi a maggio – puntualizza Paolo Pruneti – c’era la fioritura del giaggiolo e tutte le colline intorno casa si coloravano di lilla e profumavano di primavera. L’aria era fresca, il sole riscaldava le giornate e noi passavamo i nostri pomeriggi rilassandoci, immersi nei colori della natura incontaminata delle colline del Chianti Classico e facevamo il Pic Nic seduti tra i fiori, lasciandoci sorprendere dal panorama unico che ci circondava.”

Il legame con la natura ha da sempre rappresentato per i Pruneti un vero e proprio stile di vita buono, sano, sostenibile e rigenerativo, oggi brandizzato e promosso da Gionni e Paolo con il 100% Pruneti The Art of Healthy Living a livello internazionale.
È in questo contesto incontaminato che l’iris come l’olivo offrono a chi se ne prende cura ogni giorno i frutti per produrre eccellenze, non solo buone da mangiare, ma anche curative, che contribuiscono alla salute e al benessere della persona. 

Paolo e Gionni Pruneti fra gli iris

Dai liquori alle linee corpo. Tanti prodotti da un fiore unico

È il caso della nuova collezione di prodotti Fatti con l’Iris Pruneti e Fatti con l’Olio Pruneti,che saranno presentate in anteprima assoluta al Pruneti Iris Bar, eccezionalmente allestito open air direttamente nei campi, sosta imperdibile al termine della passeggiata.
Pruneti presenta in questa occasione la sua linea di liquori, ingredienti speciali suggeriti anche per una mixology fuori dall’ordinario e la nuova linea corpo scrub, skin care e lozioni lenitive, che l’azienda di San Polo ha ideato per raccontare che la salute ed il benessere nascono dall’amore e dal rispetto per la natura e per i suoi frutti straordinari.
 
“Sono queste – riprende Gionni – tutte le emozioni che vogliamo condividere con i Pruneti Lovers. Abbiamo scelto di farlo offrendo a tutti la possibilità di vivere una giornata esattamente come erano le nostre, senza pensieri, semplicemente cullati dalla natura”.
 

“Con Pruneti Iris Day lanciamo
– conclude Paolo Pruneti – un appuntamento annuale, dedicato a far rivivere a tutti una giornata proprio come quelle che eravamo soliti trascorrere io e mio fratello. Passeggeremo insieme tra i filari dei giaggioli, respireremo il profumo dell’iris, condivideremo con i partecipanti i nostri racconti, le nostre emozioni, i nostri ricordi e infine ci rilasseremo seduti tra i fiori per un Pic Nic Gourmet ricco delle preziose bontà dei nostri campi”

Appuntamento dunque Domenica 30 aprile con Pruneti Iris Day, un’occasione imperdibile per riscoprire il piacere di vivere all’aria aperta e godere dei benefici del contatto con la natura.
Prenotazioni aperte al +39 353 405 4209
 
PRENOTAZIONI – POSTI LIMITATI
+39 353 405 4209 – events@pruneti.it

La rivoluzione vinicola della Basilicata

La rivoluzione vinicola della Basilicata

Nella bella e storica sede fiorentina del prestigioso Istituto Geografico Militare fresco dei festeggiamenti per i suoi primi 150 anni di vita in una bella giornata, occasione per presentare l’interessante libro “Fra le montagne di Enotria – Forma antica del territorio e paesaggio viticolo in Alta Val d’Agri” curata dell’archeologo e ricercatore Cnr Ispc Stefano Del Lungo ed edito dallo stesso Istituto, abbiamo in un colpo solo ribaltato molte delle certezze che avevamo sulla viticoltura.

All’origine del vino nel cuore della Basilicata

Del Lungo con i suo gruppo di ricercatori ed esperti ha svelato che tutto ebbe origine in Basilicata, in quel piccolo territorio antico chiamato Alta Valle dell’Agri che si trova all’interno del Parco Nazionale dell’Appenino Lucano, Val d’Agri e Lagonegrese
“Si dice sempre”, ha spiegato Del Lungo, “che i Greci hanno portato in Italia la viticoltura, ma non ci si è mai posta la domanda su come avrebbero fatto. La nostra ricerca dimostra esattamente il contrario e segue le tracce dei Greci e poi dei Romani nella penetrazione dei territori appenninici alla ricerca proprio di quelle uve e di quei vini che poi portano con sé in madrepatria”.

In poche parole nella piccola Doc Terre dell’Alta Val d’Agri che si estende in soli tre comuni per poco meno di 50 ettari di vigneti di piccole e medie aziende e che è stata riconosciuta solo nel 2003 ha avuto origine la viticoltura.
In queste poco meno di 200 mila bottiglie di vino di produzione attuale (per lo più destinate all’esportazione) si trova la base ampelografica su cui poggiano le varietà Merlot, Cabernet e Chardonnay.

In una terra così particolare l’archeologia e le biodiversità hanno giocato per secoli a nasconderci le verità e così oggi, grazie all’iniziativa di prestigiosi enti (Crea-Ve, Cnr-Ibam, Alsia e il comune di Viggiano) e il sostegno del Consorzio di Tutela della Doc, si cerca di andare oltre alla ricerca del recupero di altri vitigni autoctoni.
Ad oggi ne sarebbero stati individuati almeno una cinquantina e alcune microvinificazioni di queste uve le abbiamo assaggiate anche noi fra essi i bianchi Giosana, Santa Sofia, Malvasia ad acino piccolo, Ghiandara (o Aglianico banco) e i rossi Colatamurro e Plavina. Alcune microvinificazioni di queste uve sono stati assaggiate al termine della presentazione del libro.

Sulle strade della Costiera Amalfitana arrivano le auto della 1000 Miglia

Sulle strade della Costiera Amalfitana arrivano le auto della 1000 Miglia

Tutto è pronto per la seconda edizione di Sorrento Roads by 1000 Miglia, l’evento che da venerdì 31 Marzo a domenica 2 Aprile porterà la Freccia Rossa dal Golfo di Sorrento al Golfo di Napoli, nell’immensità della Reggia di Caserta e fra le ripide scogliere della Costiera Amalfitana, che fra i suoi agrumeti nasconde scorci di unica bellezza, resi ancor più particolari dai colori del mare e delle montagne.


Le auto più belle e i paesaggi mozzafiato

Saranno trentacinque le auto al via, dalla BMW 328 del 1938 a modelli diversi di Gilco-Fiat, Ermini, Jaguar, Alfa Romeo, Porsche, Mercedes, O.S.C.A., Triumph, Aston Martin, MG, Chevrolet e Ferrari. Gli equipaggi italiani saranno tredici ma, a testimonianza della crescente popolarità del format Roads by 1000 Miglia, numerosi saranno driver e navigatori belgi, tedeschi, olandesi, britannici e svizzeri.

Venerdì 31 Marzo sarà la giornata dedicata alla gara di regolarità, con i concorrenti chiamati a misurarsi con quattro blocchi di Prove Cronometrate: il primo sulla sponda sudorientale del Golfo di Napoli, il secondo nella maestosa cornice della Reggia di Caserta e valido per il Trofeo Cento Anni dell’Aeronautica Militare, il terzo sui Monti Lattari e per finire quello di Priora sulla via del ritorno a Sorrento.
I Controlli Timbro saranno invece a Maiori, a segnare l’arrivo in Costiera Amalfitana, e a Sant’Agata dei Due Golfi, con vista sulle baie di Napoli e Salerno.

Sabato 1° aprile inizierà con l’esposizione delle vetture in Piazza Veniero, nel pieno centro storico di Sorrento: le affascinanti livree che abbracciano oltre ottant’anni di storia dell’automobile saranno esposte al pubblico e al voto della giuria popolare chiamata a eleggere le due preferite, una storica e una moderna (post 1980).
Nel corso della mattinata le eccellenze gastronomiche ed artistiche locali delizieranno i partecipanti che potranno godere di una dimostrazione sull’arte autoctona di lavorazione del latte e di una visita al Museo Correale. Con la seconda edizione del Trofeo Città di Sorrento, sfide 1 vs 1 di regolarità al centesimo di secondo sulla passeggiata di Corso Italia, si concluderà l’attività sportiva della manifestazione: l’equipaggio vincitore otterrà la garanzia di partecipazione a Coppa delle Alpi 2024, così come il primo classificato assoluto che riceverà anche una coppia di orologi Chopard 1000 Miglia edizione limitata Sorrento Roads.

 

Una nuova sfida per Donatella Cinelli Colombini

Una nuova sfida per Donatella Cinelli Colombini

Dallo scorso 8 febbraio Donatella Cinelli Colombini guida come delegata regionale le Donne del Vino toscane.
Una nuova sfida che accoglie con entusiasmo prendendo il testimone da Maria Giulia Frova del Castello del Corno di San Casciano Val di Pesa (fi) che ha guidato le 83 Donne del Vino toscane nell’ultimo mandato ringraziata dalle neo eletta per l’impegno profuso in favore della delegazione toscana ricordando l’ultima iniziativa svolta dalla delegata uscente: la raccolta di fondi organizzata con il Lions Club Firenze Brunelleschi per comprare medicinali da mandare ai bambini disabili e oncologici ospitati in un convento di Leopoli in Ucraina.

Le Donne del Vino della Toscana che hanno eletto Donatella Cinelli Colobini

Chi sono e cosa fanno “Le Donne del Vino”

Le Donne del Vino associazione senza scopo di lucro nata proprio in Toscana nel 1988 e composta da oltre mille produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier, giornaliste ed esperte del settore non poteva scegliere di meglio fra le sue delegate.
Donatella  Cinelli Colombini è infatti una delle protagoniste assolute del mondo del vino italiano e non solo.
La promozione della cultura del vino e del ruolo delle donne nella società e nel lavoro sono gli obiettivi che ha perseguito fino allo scorso come Presidente nazionale e che intende proseguire adesso come delegata toscana.
“La crescita della presenza femminile sta rafforzando il settore enologico dove è più debole: il mercato internazionale. Nelle cantine italiane le donne sono il 51% degli addetti al commerciale, il 76% di chi si occupa di enoturismo, l’80% del marketing e comunicazione. Se vogliamo che l’Italia riduca il gap con i vini francesi bisogna dar spazio alle donne” dice Donatella spingendo le socie a un maggior impegno.

Donatella Cinelli Colombini: una protagonista del vino al timone della delegazione toscana

Personaggio a tutto tondo Donatella Cinelli Colombini discende da uno dei casati storici del Brunello di Montalcino. Nata a Siena, città dove si è laureata in Storia dell’arte con il massimo dei voti nel 1993, ha creato “Cantine aperte”, la giornata che ha inventato e poi portato al successo l’enoturismo in Italia. Oggi insegna turismo del vino nei Master post laurea.
Dopo aver lasciato nel 1998 l’azienda di famiglia ne ha create due, Casato Prime Donne a Montalcino e dalla Fattoria del Colle a Trequanda che rappresentano le prime cantine con agriturismo in Italia con un organico interamente femminile.
Assessore al turismo del comune di Siena per un decennio ha ideato nel suo mandato il “trekking urbano” nuova forma di turismo sostenibile e salutare. Dal 2013 al 2022 ha presieduto il consorzio della Doc Orcia, dal 2016 al 2022 è stata presidente Nazionale delle Donne del Vino. Tantissime le pubblicazioni da lei scritte sul turismo e il marketing del vino.

Gli obiettivi di mandato

E come neo delegata toscana delle Donne del Vino ha tante frecce al suo arco.
“Il mio nuovo ruolo di delegata regionale mi piace sempre di più” racconta.
I miei sogni sono enormi: le Donne del Vino toscane possono diventare il gruppo leader in Italia impegnandosi per prime su progetti ambiziosi come la certificazione dì genere oppure la formazione sul credito. Ci vorrà qualche mese ma poi allargheremo le ali e cominceremo a volare.”

Vola davvero alta Donatella Cinelli Colombini che chiudendo il libro dei desideri e aprendo quello dei progetti racconta: “qualche giorno fa la vice delegata Paola Rastelli ha guidato un gruppo di 8 produttrici a una degustazione presso l’AIS di Monza. L’8 marzo c’è stata la degustazione “di vini al femminile” con 3 Lions e un club Leo di Firenze collegato alla raccolta fondi in favore di una giovane non vedente. Intanto stiamo facendo un’indagine sull’uso delle bottiglie in vetro leggero condotta da Matta Galli dell’Università del Sacro Cuore di Milano e presenteremo i risultati l’8 giugno nella Torre Frescobaldi di Montelupo Fiorentino ospiti della Vetreria Etrusca.

Ancora in questi mesi primaverili viene effettuato il primo corso sul vino mai fatto in un istituto turistico toscano. Gli studenti del Cattaneo di Cecina incontreranno esperte di turismo del vino, comunicazione agroalimentare, chef, enotecarie, enologhe per capire come il vino diventa sviluppo turistico. Ovviamente ci sono anche altre iniziative che vedono coinvolte le Donne del vino ma non vorrei fare un elenco troppo lungo. Mi limito ad aggiungere che in autunno ci sarà un appuntamento dedicato ai vini dolci e che stiamo organizzando degustazioni incrociate con le socie della Lombardia.”

“Le donne — conclude – hanno un ruolo strategico nel vino italiano perché nelle cantine sono la maggioranza degli addetti al commerciale, al marketing, alla comunicazione e al turismo del vino. Sono quindi nel punto, della catena produttiva, in cui il vino diventa denaro e tocca a loro far crescere il valore commerciale delle nostre bottiglie.”

Le Donne del Vino sono oltre mille e sono presenti in tutte le regioni italiane coordinate in delegazioni. La Presidente Nazionale è la produttrice campana Daniela Mastroberardino.
Altre info sul sito e sul blog: www.ledonnedelvino.com

 

domande. Grazie e a presto
3 storie di donne che amano (e aiutano) la natura

3 storie di donne che amano (e aiutano) la natura

Vogliamo celebrare l’8 marzo e la Festa della Donna con il WWF proponendovi un focus sulle donne impegnate nella conservazione del bene più prezioso: la natura.
Senza dimenticare che, da quest’anno, al termine del mandato di Marco Lambertini, il WWF Internazionale ha scelto l’olandese Kirsten Schuijt come nuova Direttrice Generale, mentre il WWF Italia è guidato da Alessandra Prampolini, Direttrice Generale dal 1 gennaio 2022.

Tra chi lavora ogni giorno sul campo abbiamo scelto per voi le storie che ci propone il WWF ovvero quelle di Sefora, Demetra e Silvana. Donne ogni giorno impegnate nella tutela di preziosi angoli di natura come le Oasi WWF delle Gole del Sagittario in Abruzzo, Grotte del Bussento in Campania e delle Saline di Trapani, in Sicilia.

Alessandra Prampolini. Foto di Giovanna Quaglieri

Sefora, la donna degli orsi

Abruzzese, attivista da sempre, mamma di Luna e Nico, Sefora oggi è Direttrice dell’Oasi WWF Gole del Sagittario (Aquila).
Laureata in Scienze Ambientali, la sua storia come attivista ha inizio tanti anni fa, per contrastare la realizzazione, da parte di una nota multinazionale dell’energia, di un grande impianto di incenerimento nella piana agricola del Fucino. “Nel 2011 ho incontrato il WWF, e da allora non l’ho più lasciato. Prima socia e attivista del Panda, poi collaboratrice. Oggi sono proprio i lupi e soprattutto gli orsi che “monopolizzano” il mio impegno per la natura. La nostra infatti è l’unica Oasi WWF che vanta tra le proprie presenze faunistiche anche l’orso bruno marsicano, specie endemica dell’appennino centrale e considerata ormai a rischio di estinzione”.

“Non nego che conciliare il ruolo di mamma, compagna, lavoratrice e appassionata attivista diventa ogni giorno sempre più difficile, costantemente combattuta tra i sensi di colpa per il tempo che sottraggo alla mia famiglia, ma anche a me stessa.  Spesso Luna (5 anni) mi dice “eh mamma tu pensi sempre ai lupi, agli orsi e alle montagne” Eh, quanto è vero piccola mia!”

“Mia madre prima di me è stata un’attivista, sempre in prima linea nella Caritas a sostegno degli ultimi. Forse è merito della mia famiglia, forse dell’infanzia vissuta a piedi nudi tra i monti e laghi d’Abruzzo, forse semplicemente è scritto nel mio DNA, se ho fatto della natura non solo il mio percorso di studi, ma la mia professione e il mio impegno volontario. Ma proprio pensando ai miei figli, penso al loro diritto di poter godere, in futuro, di un ambiente salubre e non inquinato, e di una natura popolata da orsi e lupi”.

Visitatori alla Oasi delle Grotte del Bussento. Foto di Carmine Annicchiarico

Silvana, dalle saline con amore

Altra regione altra storia. Silvana Piacentino è la direttrice della Riserva e Oasi WWF delle Saline di Trapani e Paceco, istituita nel 1995 dalla Regione Sicilia, e oggi anche area umida tutelata ai sensi della Convenzione di Ramsar. 1.000 ettari, ospita 470 specie di piante e 270 di uccelli tra svernanti e nidificanti.

“Sono nata qui, a Nubia, frazione del Comune di Paceco – racconta Silvana -. Qui ci sono cresciuta e poi ho cominciato a lavorarci che avevo solo 21 anni. Non è stato semplice: 26 anni fa l’essere una donna, giovane e per di più del luogo, che si batteva per salvare un pezzo di Natura era difficile da comprendere. Ma mi considero fortunata, perché lavoro in quello che per me è il luogo del cuore. Qui ci sono tra i tramonti più belli che si possano ammirare, e ancora oggi mi emoziono di fronte allo spettacolo del volo dei fenicotteri”. 

“Da secoli in queste vasche, utilizzando gli elementi che la Natura offre, si produce il prezioso sale. Anticamente il vento, sempre costante, azionava le pale dei mulini. Ma queste saline, per me sono il rifugio sicuro per centinaia di uccelli migratori che, spostandosi dal continente europeo a quello africano, trovano qui una preziosa (e sicura) area di sosta e di rifornimento alimentare”.

Sefora Inzaghi

Demetra e l’oasi delle donne

A Morigerati, in provincia di Salerno, nel Cilento interno e selvaggio c’è l’Oasi WWF delle Grotte del Bussento, gestito da una società. Siamo in pieno Parco Nazionale del Cilento. “La nostra – racconta Demetra Barra, che nella mitologia greca è la dea della vita che si rinnova – è l’unica Oasi gestita interamente da donne, oltre a me ci sono Caterina Arenare e Felicia Barra. Il sentiero principale è chiamato il sentiero delle donne perché collega il fiume, dove le donne anticamente scendevano a fare il bucato e a macinare il grano, con il paese di Morigerati”.

“Nel sentiero ci sono alcune postazioni, per noi morigeratesi, significative: “lu mbusaturu” cioè il posatoio, dove le donne si fermavano per riposare e poggiare il pesante fardello dei pesi che trasportavano sulla testa, dalla cesta con la biancheria al sacco di farina, al fascio di legna.. e “Petra pizzuta”, la roccia appuntita dove iniziava la discesa più ripida.

A tutti i visitatori raccontiamo questa storia, che svela l’antico legame del paese con il suo fiume, alimentato da una sorgente perenne che ha una portata di circa 150 litri al secondo”.

L’escursione è suggestiva e si svolge proprio lungo il corso d’acqua, spingendosi fino alle grotte, unendo così la storia con la natura in una simbiosi inscindibile. La corrente impetuosa della sorgente perenne azionava, ed aziona ancora oggi anche se al solo scopo dimostrativo, una ruota orizzontale, tipica dei mulini a modello greco, testimonianza della forte presenza dei monaci Italo-greci vissuti in questo territorio per secoli. Nelle limpide acque del Bussento sopravvive la lontra, avvistata proprio di recente da un canoista. L’Oasi è visitata ogni anno da circa 15mila visitatori, concentrati soprattutto nel periodo estivo. A guidarli ci sono sempre loro: Demetra, Felicia e Caterina.