Buon compleanno champagne!

Buon compleanno champagne!

Unico e iconico. Protagonista di momenti storici e celebrazioni indimenticabili, lasciando un’impronta indelebile nella cultura e nella storia enologica. Leggenda narra che il suo inventore lo salutò al gridò: venite veloci, ho bevuto le stelle!” quando scoprì accidentalmente le sue bollicine dentro il vino durante uno dei suoi esperimenti.
Oggi compie 330 anni anche se non li dimostra!


1693: una nascita fra storia e leggenda

Tutto ebbe inizio intorno al 1668 quando un monaco benedettino di nome Dom Pierre Pérignon divenne il supervisore dell’Abbazia di Hautvillers, situata nella regione della Champagne col compito di gestire i terreni e la  produzione di vino dell’abbazia.
Una delle sue principali preoccupazioni era quella di eliminare le bollicine e i fermenti dal vino, poiché queste impurità lo rendevano instabile e poco adatto alla conservazione.
Attraverso la sperimentazione arrivò a sviluppare il metodo noto oggi come “champenoise” tecnica che prevede una seconda fermentazione in bottiglia sigillata, permettendo così alle bollicine di carbonio prodotte di rimanere intrappolate nel vino, rendendolo frizzante e vivace.
Inizialmente quelle bollicine non piacevano. Anzi, erano considerate un difetto e venivano spesso rimosse, tuttavia Pérignon tirò dritto e continuò a sperimentare per controllarle e migliorarne la qualità.
Erano passati alcuni anni dal suo arrivo al castello e correva l’anno 1693 quando nacque ufficialmente il metodo che ebbe fin da subito un grande successo tant’ è che i vini frizzanti della Champagne iniziarono a guadagnare popolarità tra le élite della società francese e divenne simbolo di celebrazione e festeggiamenti.


La tecnica del supervisore dell’Abbazia di Hautvillers

Lasciando la  leggenda ed entrando nella storia raccontiamo brevemente qual’è il processo del metodo champenoise, noto anche come metodo tradizionale o metodo classico.
Il processo inizia ovviamente con la vendemmia
delle uve, tipicamente di varietà selezionate di Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier Le uve vengono raccolte a mano e portate alla cantina per la vinificazione. Qui vengono pressate delicatamente e separate le bucce. Il mosto viene poi trasferito in contenitori per iniziare la fermentazione alcolica. Dopo la fermentazione il vino viene mescolato e assemblato da diverse partite di uve e vini provenienti da diverse annate per creare il cosiddetto “couvée”, la miscela perfetta.
Una volta ottenuta la couvée, si aggiunge una soluzione di zucchero e lieviti al vino base, operazione nota col come di “tiraggio” che provoca una seconda fermentazione all’interno della stessa bottiglia.
Durante la rifermentazione, i lieviti consumano lo zucchero aggiunto e producono anidride carbonica come sottoprodotto. Poiché la bottiglia è chiusa con un tappo e un gabbietta di metallo, l’anidride carbonica viene intrappolata nel vino, creando le bollicine.
Dopo questa fondamentale fase le bottiglie vengono conservate in posizione orizzontale in cantina e sottoposte a una fase di maturazione e autolisi dei lieviti. Questo processo di riposo sulle fecce dei lieviti conferisce al vino maggiore complessità aromatica e struttura più morbida.
Una volta completata la maturazione, le bottiglie vengono sottoposte al processo di rimozione dei lieviti, noto come dégorgement. Durante questa fase, il collo della bottiglia viene raffreddato per formare un tappo di ghiaccio contenente i lieviti depositati. La bottiglia viene quindi aperta, e la pressione all’interno della bottiglia spinge fuori il tappo di ghiaccio insieme ai lieviti depositati.
Dopo la rimozione dei lieviti, la bottiglia viene “dosata” aggiungendo una piccola quantità di “liqueur d’expédition”, una miscela di vino e zucchero. Questo determina il livello di dolcezza del champagne. La bottiglia viene poi tappata con un tappo di sughero e sigillata con la tipica gabbietta metallica.
Prima di essere commercializzato, lo champagne viene sottoposto a un periodo di invecchiamento in bottiglia per consentire agli aromi di svilupparsi ulteriormente.
Come avete facilmente intuito il metodo champenoise richiede precisione, attenzione ai dettagli e lunghe fasi di maturazione, ma è questo un processo che conferisce allo champagne il suo carattere unico e le sue bollicine vivaci e persistenti.


Status symbol in bottiglia

Da 330 anni ad oggi lo champagne riveste un’importanza straordinaria nella cultura e nella storia enologica, sia in Francia che nel mondo.
E’ un simbolo vincente di celebrazioni, gioia e festeggiamenti.
Non c’è evento importante, celebrazione, matrimoni, anniversari, compleanni e capodanno in cui non sia presente in tutto il mondo.
E’ eleganza
e prestigio perché “esclusivo”. Lo champagne è universalmente considerato un vino di lusso e raffinato, con una storia dietro di sé che evoca immagini di aristocrazia e nobiltà.
E’ il miglior ambasciatore nel mondo della Francia perchè sempre presente negli eventi politici e gli incontri diplomatici più importanti nella storia del Paese.
Ma non solo, il suo impatto 
sull’economia e sul turismo francese è straordinario e difficilmente ripetibile: La sua produzione è giocoforza una delle principali attività economiche della Champagne e contribuisce significativamente all’economia francese, quanto all’enoturismo si può dire che qui è nato e ogni anno sono milioni i visitatori di questa regione transalpina.
E’ innovazione poiché la nascita del metodo champenoise
 ha aperto la strada alla produzione di vini spumanti di alta qualità in tutto il mondo e ha ispirato altre tecniche di fermentazione in bottiglia.
E’  internazionale perché amato e apprezzato in tutto il mondo ed è innovazione perché la sua bottiglia dal collo con la forma allungata è stata adottata da molti altri vini spumanti.
In sintesi ha una posizione speciale e  unica nella cultura e nella storia enologica mondiale.


Tutto quello che non sapete..

Chiudiamo come si conviene con tutti i miti con una serie di curiosità, leggende e aneddotti che hanno contribuito a creare la sua leggenda.
E’ spesso definito
“il vino dei re e il re dei vini”, poiché è stato amato e consumato da re, regine e nobili di tutto il mondo.
La bottiglia di champagne standard contiene circa 6 atmosfere di pressione, circa tre volte la pressione di un pneumatico di automobile!
Esistono diverse dimensioni di bottiglie di champagne, tra cui il Methuselah (6 litri), il Salmanazar (9 litri) e l’imponente Nabucodonosor (15 litri).
Nonostante la leggenda popolare attribuisca a Dom Pérignon la frase “ho bevuto stelle” quando scoprì accidentalmente le bollciine nella bottiglia pare che non l’abbia mai pronunciata.
Marilyn Monroe è famosa per aver affermato: “Trovo che una tazza di champagne al mattino sia molto più rinfrescante di una tazza di caffè”.
Winston Churchill invece, amante accanito di champagne spesso ne beveva durante i momenti di celebrazione e di vittoria durante la Seconda Guerra Mondiale.
Napoleone Bonaparte aveva anche lui un debole per lquesto vino e amava bere Moët & Chandon,
La cerimonia di incoronazione dei sovrani francesi era tradizionalmente seguita da una festa con abbondante champagne
Durante il matrimonio tra Lady Diana e il Principe Carlo d’Inghilterra nel 1981 ne furono servite oltre 27.000 bottiglie!
Nel 2010, è stata recuperata una bottiglia di champagne dalla nave affondata più antica del mondo, chiamata “Bottiglia di Schiff”. La bottiglia risale al XVIII secolo e apparteneva alla maison Veuve Clicquot.

 

Stefano Pola sale in quota e va a far vino sulle dolomiti bellunesi

Stefano Pola sale in quota e va a far vino sulle dolomiti bellunesi

Stefano Piola, noto produttore vinicolo di successo della Valdobbiadene Docg ha deciso di ampliare i propri orizzonti e lo fa guardando in alto, verso le cime delle Dolomiti.

Traminer e Riesling per la viticoltura di montagna

Dolomiti, Photo credit: Bruco Luna on Visualhunt.com

La sua azienda ha infatti acquisito un terreno vitato di 9 ettari nella frazione di Carmegn, comune di Sedico, nel cuore delle Dolomiti Bellunesi.
“Dal 1984, ci prefiggiamo l’ambizioso obiettivo di esprimere, attraverso le nostre bollicine, la vera
essenza del nostro territorio” racconta Stefano Pola “La viticoltura eroica a Valdobbiadene è senza
dubbio uno dei tratti più distintivi e identificativi della nostra produzione. Fatica e verticalità sono
concetti fortemente radicati all’interno della filosofia aziendale. Da qui, il desiderio di spostarci
ancora più in alto. Da pionieri dell’eroico, oggi la nuova sfida è quella della viticoltura di
montagna”.

La vigna di Carmegn, impiantata a Traminer Aromatico e Riesling Renano, si trova in un altopiano,

a circa 650 m.s.l.m., con esposizione Sud-Ovest e condizioni pedologiche particolarmente adatte
alla viticoltura.
“Il suolo ha ottime caratteristiche: è di medio impasto, con presenza di detriti
calcarei tipici delle zone montane, dove qualche fascia fa emergere sabbie cementate a costituire delle arenarie e zone in cui emergono delle marne, ossia vecchie argille” spiega Mirco Balliana, enologo di Andreola “Un terreno con ottime capacità di drenaggio e aereazione, in grado di dar vita a vini dalla spiccata finezza olfattiva. Le uve di questo terreno, siamo certi ci daranno molte soddisfazioni”
 I primi vini prodotti con le uve di questa nuova acquisizione – un Traminer Aromatico ed un Riesling Renano – verranno proposti al mercato con un nuovo marchio – Stefano Pola, Viticoltore di montagna – e con un’immagine e un packaging ad essi dedicati.
E noi gli aspettiamo con gioia per raccontarveli!

Caldo torrido? Le 10 regole anticaldo dell’esploratore desertico

Caldo torrido? Le 10 regole anticaldo dell’esploratore desertico

Siamo in piena estate e il caldo è normale? Pare di sì anche se oggi, condizionati dai cambiamenti climatici lo sottolineiamo troppo.
Pare che sia un clima regolare anche a sentire uno che di caldo se ne intende e che sottolinea che in estate è normale sudare e avere i vestiti
”appiccicaticci”.


Max Calderan, un uomo entrato nella leggenda

Max Calderan, esploratore e runner desertico estremo sfida in solitaria i deserti più impraticabili raggiungendo traguardi incredibili e scientificamente inspiegabili. Ciò che gli ha permesso di ottenere questi risultati sono stati allenamenti intensi, investimento di tempo ed energia, spirito di sacrificio e la convinzione che niente possa limitare il nostro potenziale che deve essere valorizzato e sfruttato.
Friulano classe 1967 atleta poliedrico che ha raggiunto performance di livello in oltre 15 discipline sportive fra cui l’arrampicata e lo sci estremo è detentore di quattordici record mondiali di esplorazione desertica, tra i quali spicca l’attraversamento per 90 ore consecutive senza fermarsi in Oman lungo la linea del Tropico del Cancro e i 360 chilometri in 75 ore (in estate, per giunta) in Arabia Saudita.
Al Madhi come lo chiamano i beduini il 2 febbraio del 2020 è entrato nella leggenda attraversando in solitaria n 18 giorni i 1100 km del deserto di sabbia più grande al mondo: il Quarto Vuoto, il Rub’Al-Khali in Arabia Saudita, l’ultima frontiera inesplorata della Terra, talmente vasto da poter contenere Francia, Belgio e Paesi Bassi tutti insieme.
Al Jazeera ha prodotto su di lui il documentario “Figlio del Deserto” ed ecco che i consigli su come affrontare il caldo dati da lui sono qualcosa di importante. 


Come gestire il caldo torrido. 10 consigli da esploratore desertico

“Questo inverno in molti si lamentavano del freddo e in genere sono gli stessi che ora si lamentano del contrario.. In questi giorni si sente dire; caldo afoso, torrido, opprimente.
Giornali, riviste, tv e chiacchiere da bar nella maggior parte dei casi amplificano qualcosa che in realtà non è eccezionale” afferma Calderan.
Banalmente si chiamano: caldo, estate.
La differenza tra oggi e 40 anni fa è che noi non siamo più abituati all’estate.
Molti ricorderanno che le auto erano senza aria condizionata e in casa si cercava di ricreare la corrente d’aria tra le stanze per rinfrescarsi un po’. Non era una vergogna girare con magliette e camice intrise di sudore e non era scandaloso rinfrescarsi al fiume del paese.”
Ma oggi che possiamo fare?
“Da esploratore desertico, faccio esperienza di diversi record effettuati in piena estate con temperature dell’ aria sopra i +60 gradi centigradi, temperature della sabbia con punte di +78 gradi centigradi e anche oltre in tratti isolati e sovente con umidità prossima al 90%. e quindi, vi riporto che cosa personalmente ho trasferito dalle sabbie alla mia vita comune.
Le mie 10 regole ricordando che le informazioni che riporto sono a puro titolo personale, non sono esaustive e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto tra un professionista della salute e la persona.
Alcune regole che seguo apparentemente non hanno legami con la temperatura corporea ma in realtà aiutano l’organismo a sostenere in modo più efficiente lo stress derivante dal caldo.”


1 – Idratarsi anche se si avverte una ridotta sensazione di sete

Il senso di sete spesso compare quando è troppo tardi e quindi la perdita di acqua è già tale da provocare i primi effetti legati alla disidratazione: senso di affaticamento, mal di testa, crampi muscolari, perdita di appetito. Nei casi più’ gravi :vertigini, nausea, vomito, tachicardia, sdoppiamento della visione, perdita della capacità di concentrazione.

2 – Idratarsi soprattutto al mattino presto e la sera

Al mattino viene immagazzinata acqua in quanto le temperature sono più miti e quindi essa viene utilizzata in minima parte tramite la sudorazione per abbassare la temperatura corporea.
La sera per l’abbassamento delle temperature esterne l’acqua viene trattenuta a compensazione di quanto eventualmente perso come liquidi durante il giorno.
Se dovessi ipotizzare per me stesso 3 litri di acqua al giorno la utilizzerei come segue:
-1 litro la mattina tra il risveglio e l’uscita di casa
-1 litro dopo le 18 si sera
-1 litro da bere a piccoli sorsi durante la giornata
Questo perché spesso capita di avere molto caldo durante il giorno e quindi abbiamo voglia di bere un bicchiere di acqua abbondante e spesso dopo aver bevuto ci troviamo grondanti di sudore e sudiamo molto di più di quanto abbiamo bevuto (1 bicchiere d’acqua). In automatico siamo in debito di acqua. Sudiamo di più di quanto stiamo bevendo. Quindi durante il giorno bere acqua a piccoli sorsi

3 – Idratarsi soprattutto con verdure crude

Inutile sottolineare che le verdure sono composte essenzialmente di acqua e ricchissime di vitamine e sali minerali naturalmente contenuti.


4 – Consumare preferibilmente la frutta solo al mattino

Questo per evitare di gonfiarsi come palloni durante la giornata con abbuffate di frutta e rendere ancora più difficoltosa la respirazione in alcuni soggetti, oltre che aumentare il rischio di fermentazione intestinale.
La frutta fa benissimo; mangiarla al mattino è un ottima abitudine.
Durante il giorno la evito per evitare comunque picchi di glicemia che hanno comunque un effetto sul corpo.

5 – Alternare colazioni dolci con colazioni salate

Esempio un giorno yogurt e ananas con noci e fiocchi di avena e un giorno riso nero con piselli oppure uova con zucchine. La varietà di cibi è un regalo per il nostro intestino.

6 – Ridurre drasticamente o eliminare gli zuccheri semplici

7 – Eliminare o ridurre drasticamente alimenti ricchi in istamina

Eventualmente controllare la disbiosi intestinale tramite analisi di composizione batterica (microbiota) in quanto determinati microorganismi sono grandi produttori di istamina.
I sintomi possono comparire blandi anche in persone che non sono intolleranti all’istamina e con il caldo torrido possono amplificarsi.

-arrossamento del viso
-prurito e arrossamenti del corpo
-disturbi gastrointestinali, nausea, vomito, diarrea, dolori addominali
-calo della pressione, vertigine, tachicardia
-disturbi mestruali
-naso che cola
-mal di testa, emicrania


8 – Cenare leggero e scarichi di carboidrati

Carboidrati da utilizzare meglio se privi di glutine. La dilatazione dello stomaco a seguito di pasti abbondanti serali e la posizione supina (distesa a letto o divano) crea in molti soggetti un aumento della frequenza cardiaca, palpitazioni, sensazione di peso, oppressione o dolore al centro del petto.
Nella maggioranza dei casi sono espressione della “sindrome gastro-cardiaca” o “sindrome di Roemheld” che include anche i seguenti sintomi: difficoltà respiratorie, aumento della sudorazione, senso di angoscia, sensazione di svenimento. debolezza, stanchezza, mal di testa, vertigini.
Tutto questo accade perchè lo stomaco eccessivamente ”pieno di cibo” preme contro il diaframma (muscolo che separa la cavità addominale da quella toracica), nella zona che si trova proprio sotto al cuore potendo alterare il normale battito e rendendo più difficoltoso il suo lavoro.

9 – Alzarsi presto la mattina ed effettuare attività fisica

Se vi allenate, camminate, nuotate, passeggiate almeno 30 minuti al mattino presto il corpo affronta meglio una giornata calda.
Questo perché l’esercizio fisico, soprattutto svolto al mattino, conferisce a facilitare uno standard di produzione ormonale, enzimatica e di neurotrasmettitori che influenzeranno tutta la giornata in modo positivo.

10 – Smettere di lamentarsi a vuoto e ricordarsi chi siamo

Non siamo un prodotto di scarto della Natura, siamo esseri umani che hanno risorse innate che non utilizziamo del tutto o che ci siamo dimenticati di possedere.
Lamentarsi del caldo eccessivo quando tra qualche mese ci lamenteremo della pioggia eccessiva e poi del freddo eccessivo, sinceramente rappresenta una perdita di tempo inutile e una passiva accettazione di un qualcosa che esiste da millenni e che subiamo invece di gestire con naturalezza.
Escludendo le persone malate, anziane e con particolari stati di salute da questo pensiero anche se qualche beneficio lo potrebbero ottenere prendendo spunto da queste 10 regole opportunamente seguiti dal proprio medico.

 

I cocktail che nascono nell’orto di casa lanciano un bar toscano nella Top 500 bars

I cocktail che nascono nell’orto di casa lanciano un bar toscano nella Top 500 bars

Nell’era dei big data, dell’intelligenza artificiale e di altre rivoluzioni digitali anche le classifiche di gradimento possono diventare globali. Questo avviene grazie alla piattaforma bars 500 ad esempio con il sempre più emergente mondo della cockteleria dove, grazie a un algoritmo e alla raccolta di migliaia di dati (classifiche, pubblicazioni, piattaforme e altro) in oltre 20 lingue diverse ne esce un elenco dei 500 migliori bar del mondo. 


Dalla provincia toscana al tetto del mondo

Ventiquattro posizioni scalate in un solo anno e la conferma che anche a San Vincenzo c’è un locale che può contendere un piazzamento tra i migliori bar del mondo alle grandi città.
Fa un certo effetto, infatti, veder spuntare il nome de “Il Sal8 Bar Agricolo” accanto a quello di colleghi che lavorano a San Francisco, Taiwan, Barcellona o anche nella stessa Roma.


Il segreto del successo? I cocktail che arrivano dall’orto

Il Sal8, che un anno fa si era classificato al 462 posto nel mondo, quest’anno raggiunge il piazzamento 438. Immerso nel parco del Relais Poggio ai Santi, in un ambiente che strizza costantemente l’occhio ad atmosfere chic e vintage, il bar può contare su una formula innovativa: i cocktail provengono direttamente dall’orto a fianco. 

“Le nostre bevute – conferma il titolare, Giulio Neri – hanno tutte nomi di ortaggi o frutti. Una peculiarità che ci distingue e che è stata premiata anche tecnicamente, perché significa trasformare quelle materie prime in elaborati cocktail. Accanto a questo, l’algoritmo ci ha riconosciuto alcuni tratti distintivi irrinunciabili: la spontaneità, la convivialità, la voglia di sperimentare. Il nostro nome sgomita tra quelli dei colossi metropolitani: un risultato gigantesco”.
Più facile con un team che condivide la missione: “Ci sentiamo tutti divulgatori del buon bere – conclude Neri – e animali sociali. Al bar vai per condividere percorsi di gusto e pezzi di vita: una formula che sta funzionando e che adesso proietta un piccolo borgo verso l’alto”.

 

Elisabetta Rogai conquista il Piemonte con la sua Enoarte®

Elisabetta Rogai conquista il Piemonte con la sua Enoarte®

Elisabetta Rogai, pittrice fiorentina di fama internazionale e famosa anche per essere l’unica al mondo (con tanto di brevetto registrato) a dipingere col vino è lanciata alla conquista del Piemonte.
Per una toscana non è facile conquistare i piemontesi. Diversi per carattere e inclinazione s’ assomigliano senz’altro per la produzione di maestosi vini contendendosi il titolo di essere le due regioni italiane capitali dei grandi vini.
Elisabetta Rogai con la sua arte è riuscita a mettere d’accordo tutti e che sia un Nebbiolo, un Chianti Classico, una Barbera, un Brunello di Montalcino, un Barolo o un Supertuscan dal suo pennello escono emozioni.

Elisabetta Rogai con Ludmilla Bobrova de La Piemontina

Il debutto a La Piemontina

Dapprima fu La Piemontina, una giovane azienda vinicola di Sizzano (Novara) che ha scelto di raccontarsi “in tela” grazie alle interpretazioni della Rogai.
Un’azienda guidata dall’illuminata imprenditrice Liudmila Bobrova che innamoratasi dei quadri di Elisabetta ha scelto di raccontare i suoi vini, e che vini! anche in pittura.
Il Nebbiolo Ghemme DOCG (medaglia d’oro al concorso internazionale Città del Vino 2022 e premiato con 90 punti da Luca Maroni) o la Vespolina Colline Novaresi DOC (premiata con 92 punti da Luca Maroni), fino al metodo classico Brut realizzato con vitigno Greco in purezza sono la porta d’ingresso dell’artista  fiorentina al grande Piemonte enoico.

il Palazzo ducale di Agliè, celebre per essere stato set di Elisa di Rivombrosa


Il successo nel Canavese

E’ dello scorso week end invece il grande successo riscosso con una performance live nel Canavese dove Elisabetta Rogai insieme al Maestro Beppe Vessicchio, al gastronomo e conduttore di Linea Verde Giuseppe Calabrese e il presidente nazionale di Assoenologi Riccardo Cotarella è stata l’ospite d’onore di “Calici – Gusto è cultura” a Agliè al cospetto del meraviglioso castello celebre per essere stato il set di Elisa di Rivombrosa.
Una grande serata di stelle dell’eccellenza enogastronomica piemontese con 42 produttori vitivinicoli e 22 tra produttori, trasformatori agroalimentari e chef.
L’evento organizzato dall’Amministrazione comunale di Agliè, nell’ambito del “Festival della Reciprocità delle Tre Terre Canavesane” è stato un grande successo di pubblico e critica..

Una ceramica e il vino. Il Canavese unito dall’arte

L’EnoArte della pittrice fiorentina – le cui opere fanno parte delle più importanti collezioni pubbliche e private mondiali – si è sublimata nella performance live in cui con i vini del consorzio canavesano ha dipinto una maestosa ceramica locale. Un territorio unito nelle sue tipicità dal pennello dell’artista che con la sua visione e la sua tecnica unica ha fissato sulla ceramica un opera che rimarrà nel tempo, come un buon Caneva.

 

Simone Vergamini è il miglior sommelier Ais della Toscana 2023

Simone Vergamini è il miglior sommelier Ais della Toscana 2023

La sommellerie toscana ha un nuovo campione regionale: Simone Vergamini della delegazione di Lucca è stato eletto ieri Miglior Sommelier AIS della Toscana 2023, nel prestigioso contesto della Fortezza Medicea di Montepulciano, nell’evento organizzato da AIS Toscana in collaborazione con il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. 

Da sn a ds Leonardo Taddei resp. did., Ilaria Lorini e Luca Marchiani III e II class. Simone Vergamini Miglior Sommelier Toscana 2023 e Massimo Castellani Pres. Giuria

Il podio della sommellerie toscana

Sul podio, rispettivamente al secondo e terzo posto, i due sommelier entrambi della delegazione di Firenze Luca Marchiani e Ilaria Lorini, che hanno ben figurato nella finalissima incentrata su una prova di servizio, una di decantazione ed una di comunicazione, valutati da una giuria composta dai due responsabili della Scuola Concorsi regionale nonché già campioni nazionali Valentino Tesi e Simone Loguercio – rispettivamente Miglior Sommelier d’Italia 2019 e 2018 – il campione regionale in carica Daniele Palavisini, ed i delegati di Firenze Massimo Castellani, di Prato Bruno Caverni, di Pistoia Luca Carmignani e della Versilia Claudio Fonio. 
A rappresentare un elemento di grande ottimismo per il futuro della sommellerie toscana a medio-lungo termine è il fatto che in questa finale, l’età media dei concorrenti sia stata piuttosto bassa. Come a testimoniare che sempre più giovani si avvicinano a questo mondo, non solo per conoscere il mondo del vino ma anche per mettersi in gioco sfidando sé stessi prima ancora degli altri. 

“Ancora una volta abbiamo potuto constatare la preparazione dei sommelier toscani – ha dichiarato il Presidente di AIS Toscana Cristiano Cini – e ci inorgoglisce il fatto che ci sia un continuo ricambio generazionale che mantiene alto il livello di professionalità, la cosa che più di tutto ci sta a cuore. A tutti quei ragazzi che si sono messi in gioco il mio più sentito ringraziamento – ha aggiunto – per averci dimostrato di essere in buone mani anche in prospettiva futura. Adesso attendiamo di vedere cosa succederà con il Miglior Sommelier d’Italia, per il quale è sempre viva la speranza di poter vedere di nuovo qualche toscano, come esperienza ci insegna, in finale e magari sul podio. Un doveroso ringraziamento – ha concluso Cini – anche alla nostra Scuola Concorsi che con Simone Loguercio e Valentino Tesi ha garantito ai nostri sommelier di poter arrivare a questa giornata nella migliore condizione di preparazione possibile e, soprattutto a chi ci ha permesso di sviluppare una giornata così significativa per AIS Toscana e mi riferisco in primis al Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, che ci ha aperto le porte credendo fortemente in questa sinergia capace di valorizzare sia AIS Toscana che il Consorzio medesimo”. 

Il campione toscano

Le dichiarazioni del vincitore

Per il vincitore Simone Vergamini, la vittoria è un sogno che si realizza dopo anni di tentativi nei quali ha sempre sfiorato il gradino più alto: “Ancora non mi sembra vero – ha commentato – è tanto che aspettavo questo momento, sono anni che ci provavo e oggi questo giorno me lo voglio ricordare, perché è il frutto di tanto impegno e tanto lavoro. Invito tutti a provarci, perché è un’esperienza assolutamente costruttiva che mi ha cambiato la vita ed il carattere. Chi mi conosce sa che sono molto sensibile e timido: grazie a queste prove mi sono sciolto e ho potuto confrontarmi con tante persone che hanno la mia stessa passione”. 

Per quest’anno il format dell’evento che ha portato all’incoronazione del campione toscano è stato del tutto inedito: la sfida finale è stata infatti preceduta da un percorso di degustazione food e wine con prodotti e vini tipici del territorio, nonché da un Wine Contest Montepulciano che ha visto un’ampia partecipazione di pubblico cimentatosi in una degustazione bendata con premi finali.