San Polo in Chianti: dentro il frantoio

[:it]20151120_104516di Nadia Fondelli – Dell’olio extra vergine d’oliva si parla molto, forse troppo e anche a sproposito specie dopo l’anno orribile 2014 che di fatto, in Toscana ha azzerato la produzione e fatto piangere lacrime amare a tanti.

Questo raccolto 2015 era quindi atteso più di una sposa all’altare. Abbiamo iniziato a parlarne i primi di ottobre prima bisbigliando sottovoce poi, piano 20151120_110351piano più forte fino all’apoteosi di questi giorni quando i frantoi lavorano a pieno regime 24 ore su 24.

Previsioni, anteprime e discorsi, tanti. Difficile però che le porte molto girevoli in questi giorni dei frantoi si aprano ai ficcanaso giornalisti. C’è da lavorare e meglio non averli fra i piedi.

Non sempre è così però perché a San 20151120_121043Polo in Chianti, i fratelli Gionni e Paolo Pruneti, nonostante le occhiaie e i riccioli ribelli di molte notti insonni passate in frantoio ci hanno accolto per raccontarsi e raccontare il loro essere, orgogliosamente, artigiani del gusto.

Qui l’extra vergine d’oliva è il prodotto, non il fratello minore del vino. E’ il prodotto voluto, cercato, sognato e realizzato da due giovani visionari dell’agricoltura 2.0 che fanno qualità dell’eccellenza e che, come se già non fosse eroico il loro lavoro per il frutto dell’olivo, si dilettano anche a ridare splendore alla produzione dell’iris e dello zafferano.

Ma torniamo all’extra vergine che davanti ai nostri occhi in pochi passaggi si trasforma da oliva a olio.
Con coraggio e passione Gionni e Paolo rappresentano l’oggi e il domani di un’azienda dalla tradizione centenaria. Coraggio e passione con cui seguono personalmente ogni fase di lavorazione, coraggio e passione con cui immettono sul mercato monocultivar, cru e blend scelti e selezionati in prima persona per regalare agli appassionati un top di gamma e ai neofiti la possibilità di scoprire la differenza fra un grande extravergine e un anonimo equivalente da supermercato.

Oggi alcuni colleghi stranieri hanno avuto la possibilità di avvicinarsi a questo mondo. Hanno provato l’esperienza particolare di frangere in campo da un olivo e di fare poi degustazione d’olio anche al bicchiere. Hanno provato la sensazione di sentirsi graffiare la gola dai polifenoli, di sentire al naso e in bocca sentori di campo balsamici.

Leccino, Moraiolo e Frantoio i monocultivar 2015 degustati.
Si confermano l’eccellenza degli extravergini dei Pruneti. Leggero, delicato, equilibrato e dolce con i suoi sentori di lattuga e insalate il Leccino. Sentore di erba di campo, rucola, mela verde e finale di pepe nero intenso per il Moraiolo e caratteristico carciofo, rucola e pepe verde per il Frantoio.
Un’annata che promette bene. Il 2015 Pruneti pare davvero essere in linea con i sogni visionari di Gionni e Paolo che per essere compiuti devono solo veder diventare il consumatore un fruitore sempre più consapevole.[:en]20151120_104516 20151120_11035120151120_121043di Nadia Fondelli – Dell’olio extra vergine d’oliva si parla molto, forse troppo e anche a sproposito specie dopo l’anno orribile 2014 che di fatto, in Toscana ha azzerato la produzione e fatto piangere lacrime amare a tanti.

Questo raccolto 2015 era quindi atteso più di una sposa all’altare. Abbiamo iniziato a parlarne i primi di ottobre prima bisbigliando sottovoce poi, piano piano più forte fino all’apoteosi di questi giorni quando i frantoi lavorano a pieno regime 24 ore su 24.

Previsioni, anteprime e discorsi, tanti. Difficile però che le porte molto girevoli in questi giorni dei frantoi si aprano ai ficcanaso giornalisti. C’è da lavorare e meglio non averli fra i piedi.

Non sempre è così però perché a San Polo in Chianti, i fratelli Gionni e Paolo Pruneti, nonostante le occhiaie e i riccioli ribelli di molte notti insonni passate in frantoio ci hanno accolto per raccontarsi e raccontare il loro essere, orgogliosamente, artigiani del gusto.

Qui l’extra vergine d’oliva è il prodotto, non il fratello minore del vino. E’ il prodotto voluto, cercato, sognato e realizzato da due giovani visionari dell’agricoltura 2.0 che fanno qualità dell’eccellenza e che, come se già non fosse eroico il loro lavoro per il frutto dell’olivo, si dilettano anche a ridare splendore alla produzione dell’iris e dello zafferano.

Ma torniamo all’extra vergine che davanti ai nostri occhi in pochi passaggi si trasforma da oliva a olio.
Con coraggio e passione Gionni e Paolo rappresentano l’oggi e il domani di un’azienda dalla tradizione centenaria. Coraggio e passione con cui seguono personalmente ogni fase di lavorazione, coraggio e passione con cui immettono sul mercato monocultivar, cru e blend scelti e selezionati in prima persona per regalare agli appassionati un top di gamma e ai neofiti la possibilità di scoprire la differenza fra un grande extravergine e un anonimo equivalente da supermercato.

Oggi alcuni colleghi stranieri hanno avuto la possibilità di avvicinarsi a questo mondo. Hanno provato l’esperienza particolare di frangere in campo da un olivo e di fare poi degustazione d’olio anche al bicchiere. Hanno provato la sensazione di sentirsi graffiare la gola dai polifenoli, di sentire al naso e in bocca sentori di campo balsamici.

Leccino, Moraiolo e Frantoio i monocultivar 2015 degustati.
Si confermano l’eccellenza degli extravergini dei Pruneti. Leggero, delicato, equilibrato e dolce con i suoi sentori di lattuga e insalate il Leccino. Sentore di erba di campo, rucola, mela verde e finale di pepe nero intenso per il Moraiolo e caratteristico carciofo, rucola e pepe verde per il Frantoio.
Un’annata che promette bene. Il 2015 Pruneti pare davvero essere in linea con i sogni visionari di Gionni e Paolo che per essere compiuti devono solo veder diventare il consumatore un fruitore sempre più consapevole.[:]

Chianti: spunta dal passato il castello di Vicchiaccio

[:it]castellodigabbiano11di redazione – Nel Chianti, terra di pievi e castelli, ci sono ancora angoli, pietre e tracce del passato che possono essere ritrovate, identificate e rivelare pagine inedite della storia del territorio.
Di un tempo lontano, come il Medioevo, e della sua imponente influenza sui paesaggi e le architetture della campagna toscana.

Le ricerche e gli studi di una giovane archeologa medievista fiorentina, Teresa Ulivelli, portano ad una grande scoperta nel Chianti.
La presenza di un castello, risalente all’anno Mille, di cui sono state identificate parti della cinta muraria. Tra gli ulivi e i saliscendi collinari di San Casciano affiorano dal passato i resti del Castello di Vicchiaccio. I ruderi sono situati su una collinetta adiacente alla chiesa di Sant’Angelo a Vico l’Abate. 

“Si tratta del Castello di Vicchio – spiega l’archeologa – un centro di proprietà dell’importante centro religioso della Badia Fiorentina e si può datare nel periodo compreso tra la fine del decimo e il tredicesimo secolo”.
La scoperta è scaturita da un’indagine bibliografica cui sono seguite l’identificazione e la localizzazione del castello sul territorio.
Sul poggio di Vicchiaccio sono visibili parti di strutture edilizie appartenenti ad una piccola cinta muraria, posta intorno alla sommità della collina. L’esistenza del castello nel XIII secolo è attestata da alcuni documenti appartenenti alla Badia Fiorentina.
“Il tema dell’incastellamento nel Chianti – commenta il sindaco Massimiliano Pescini – è il filo conduttore scelto quest’anno per connotare il ricco programma di iniziative allestito dal sistema museale, l’area di Vico l’Abate e i recenti studi fanno luce e confermano il ruolo centrale di San Casciano nel Medioevo come crocevia culturale legato ai grandi centri urbani della Toscana, un’area di prestigio in cui si incontrarono e produssero alcuni dei più illustri esponenti dell’arte fiorentina e senese”.
“Significativa e non casuale –- prosegue – è la vicinanza del sito rispetto alla Chiesa di Vico l’Abate da dove provengono alcuni dei capisaldi della pittura italiana, le opere di Coppo di Marcovaldo e Ambrogio Lorenzetti, oggi custodite nel museo Ghelli di San Casciano”. 


Una scoperta che già da questo fine settimana cittadini e turisti potranno toccare con mano nell’ambito della visita guidata e della giornata di studi organizzati dal Comune e dal Sistema museale Chianti Valdarno, coordinato da Nicoletta Matteuzzi, con il patrocinio della Regione Toscana, in collaborazione con il Centro Studi Clante, in programma sabato 26 settembre dalle ore 10 presso il Castello di Gabbiano.

La scoperta di Vicchiaccio permette di accendere i riflettori su un’altra ricostruzione storica che mette in collegamento Vico l’Abate e la Badia Fiorentina.
“Vico l’Abate – aggiunge l’assessore alla Cultura Chiara Molducci – è legata non come pensavamo al centro religioso di Badia a Passignano ma probabilmente a Badia Fiorentina, la scoperta del castello permette di rileggere il nostro territorio sul piano paesaggistico ed architettonico e sulla forte influenza che l’incastellamento medievale ebbe sul Chianti”. Alla giornata di studi interverranno storici, archeologi ed esperti provenienti dagli Atenei di Firenze, Roma e Bologna come Paolo Pirillo, Guido Tigler, Renato Stopani, Alberto Cavallini, Teresa Ulivelli, Emma Matteuzzi, Elisa Tagliaferri.[:en]castellodigabbiano11di redazione – Nel Chianti, terra di pievi e castelli, ci sono ancora angoli, pietre e tracce del passato che possono essere ritrovate, identificate e rivelare pagine inedite della storia del territorio.
Di un tempo lontano, come il Medioevo, e della sua imponente influenza sui paesaggi e le architetture della campagna toscana.

Le ricerche e gli studi di una giovane archeologa medievista fiorentina, Teresa Ulivelli, portano ad una grande scoperta nel Chianti.
La presenza di un castello, risalente all’anno Mille, di cui sono state identificate parti della cinta muraria. Tra gli ulivi e i saliscendi collinari di San Casciano affiorano dal passato i resti del Castello di Vicchiaccio. I ruderi sono situati su una collinetta adiacente alla chiesa di Sant’Angelo a Vico l’Abate. 

“Si tratta del Castello di Vicchio – spiega l’archeologa – un centro di proprietà dell’importante centro religioso della Badia Fiorentina e si può datare nel periodo compreso tra la fine del decimo e il tredicesimo secolo”.
La scoperta è scaturita da un’indagine bibliografica cui sono seguite l’identificazione e la localizzazione del castello sul territorio.
Sul poggio di Vicchiaccio sono visibili parti di strutture edilizie appartenenti ad una piccola cinta muraria, posta intorno alla sommità della collina. L’esistenza del castello nel XIII secolo è attestata da alcuni documenti appartenenti alla Badia Fiorentina.
“Il tema dell’incastellamento nel Chianti – commenta il sindaco Massimiliano Pescini – è il filo conduttore scelto quest’anno per connotare il ricco programma di iniziative allestito dal sistema museale, l’area di Vico l’Abate e i recenti studi fanno luce e confermano il ruolo centrale di San Casciano nel Medioevo come crocevia culturale legato ai grandi centri urbani della Toscana, un’area di prestigio in cui si incontrarono e produssero alcuni dei più illustri esponenti dell’arte fiorentina e senese”.
“Significativa e non casuale –- prosegue – è la vicinanza del sito rispetto alla Chiesa di Vico l’Abate da dove provengono alcuni dei capisaldi della pittura italiana, le opere di Coppo di Marcovaldo e Ambrogio Lorenzetti, oggi custodite nel museo Ghelli di San Casciano”. 


Una scoperta che già da questo fine settimana cittadini e turisti potranno toccare con mano nell’ambito della visita guidata e della giornata di studi organizzati dal Comune e dal Sistema museale Chianti Valdarno, coordinato da Nicoletta Matteuzzi, con il patrocinio della Regione Toscana, in collaborazione con il Centro Studi Clante, in programma sabato 26 settembre dalle ore 10 presso il Castello di Gabbiano.

La scoperta di Vicchiaccio permette di accendere i riflettori su un’altra ricostruzione storica che mette in collegamento Vico l’Abate e la Badia Fiorentina.
“Vico l’Abate – aggiunge l’assessore alla Cultura Chiara Molducci – è legata non come pensavamo al centro religioso di Badia a Passignano ma probabilmente a Badia Fiorentina, la scoperta del castello permette di rileggere il nostro territorio sul piano paesaggistico ed architettonico e sulla forte influenza che l’incastellamento medievale ebbe sul Chianti”. Alla giornata di studi interverranno storici, archeologi ed esperti provenienti dagli Atenei di Firenze, Roma e Bologna come Paolo Pirillo, Guido Tigler, Renato Stopani, Alberto Cavallini, Teresa Ulivelli, Emma Matteuzzi, Elisa Tagliaferri.[:]

Cassa o casse? Sangiovese questo sconosciuto

1528731_10205553013883283_892253552783764807_ndi Nadia Fondelli – Anche quest’anno è giunta alla fine la lunga settimana del vino toscano che, come da copione si era aperta con ottimismo e mirabilie. In questa settimana magica svaniscono d’improvviso i piagnistei e le imprecazioni contro Giove pluvio e i sorrisi di tutti luccicano come i cristalli appena puliti e pronti per le degustazioni. Ha aperto le danze il Chianti Docg, poi è stata la volta dei territori emergenti (Bolgheri, Morellino, Montecucco, Cortona, Carmignano e Valdarno) poi la Vernaccia, il Chianti Classico, il Nobile e si è chiuso con il Brunello di Montalcino. Produttori, buyer, sommelier, giornalisti ed esperti si sono sfiancati fra bottiglie per una lunga settimana. Hanno letto, si sono informati, hanno degustato, si sono fatti un’idea. Giusta o sbagliata che sia, ma purtroppo spesso appiattita verso il basso. Un’idea frutto del compromesso, della diplomazia. Un’idea che ricalca a carta carbone le mirabilie iniziali annunciate da produttori, presidenti di Consorzio e assessori. I numeri recitano: record di esportazioni per il 2014 con 760 milioni di euro; produzioni tornate ai livelli del 2009; 2.8 milioni di ettolitri; export cresciuto del 1,8%; valori stabili sui mercati storici (Nord America e Europa); e nei paesi del Bric (Brasile, Russia, India e Cina);  exploit in paesi molto lontani come Australia con un +43,7%, Messico +35%, e Corea del Sud +109%. E dal recente Buy  Wine è emerso anche che al termine degli incontri fra 280 produttori toscani e 300 importatori internazionali una soddisfazione del 90%. Mirabilie appunto e l’Assessore Salvatori si struscia giustamente le dichiarando il nostro nettare di Bacco perfetto ambasciatore del buon vivere toscano. Dovremmo quindi solo inchinarci davanti a questi verdetti della matematica? Io non ci sto. Non mi sono mai piaciuti né i compromessi né le idee appiattite. Soprattutto, il mio padre giornalistico mi ha sempre insegnato che in questo mestiere si deve dire la verità e io alla mia verità ci tengo. Non potendo fare il gran tour vinicolo ho scelto di andare sul sicuro e provare il Chianti Classico; sarà perché lo sento più mio bazzicando quel territorio da tempi non sospetti. Ebbene di una cosa sono certa se è vero che siamo tornati ai livelli del 2009 questo mi preoccupa. E nel bicchiere si sente. Il Sangiovese torna ad essere massacrato in nome dell’internazionalizzazione. I vini che negli ultimi anni erano tornati a profumar di Toscana e a riacquisire personalità e carattere stanno rovinosamente tornando all’appiattimento gustativo. E pensare che il Consorzio del Chianti Classico ha introdotta anche la Gran Selezione per qualificare ancora di più. In realtà è stata più un’ottima idea per gli uomini marketing che per i re della cantina. Ho assaggiato Gran Selezioni del 2010 e del 2009 rosse brillanti e trasparenti come l’acqua. Ho assaggiato Riserve di grande etichetta che se chiudevo gli occhi potevo scambiare per altro. Ma ai mercati internazionali piace così! I numeri danno ragione ai massacratori del Sangiovese e poco importa se il vino toscano non sa di Toscana. E’ meglio conquistare il palato di un coreano e fare un vino di “fabbrica” che sa di legno oppure lasciare che il Sangiovese faccia il Sangiovese? Io preferisco un vino scorbutico e caratteriale come il Sangiovese che sappia di Sangiovese, ma ad ognuno la sua idea nella certezza che, alla faccia del gusto quella che vincerà sarà l’idea che farà più cassa!

Chianti Classico: la granfondo per chi ama la bicicletta e …il Chianti

Chianti Classico: la granfondo per chi ama la bicicletta e …il Chianti

granfondodi Nadia Fondelli – Due percorsi tosti. Uno di 135 km. e uno di 79 km. Per chi ama la bicicletta è un appuntamento da non perdere quello di domenica 21 settembre con la seconda edizione della “Gran fondo del Gallo Nero” che parte dalla House of Chianti Classico a Radda in Chianti.
Talento, passione e spirito di sacrificio sono la combinazione perfetta e la garanzia di successo in campo sportivo, ma sono anche la base della creazione di ogni grande vino.
Se poi lo sport è il ciclismo, simbolo di sacrificio per antonomasia e il vino uno dei più importanti dell’enologia mondiale, il binomio diventa perfetto e vincente.

Sono queste le premesse che hanno fatto avere lo scorso anno al Consorzio Vino Chianti Classico e alla Chianti Classico Company l’intuizione di creare questo evento che il 21 settembre celebra la seconda edizione con partenza e arrivo alla House of Chianti Classico di Radda in Chianti dimora dell’eccellenza enoculturale del Chianti Classico nata dopo un lungo e sapiente restauro dell’antico Convento di Santa Maria al Prato.

Un appuntamento immancabile per cicloturisti siano essi amatori o professionisti che dopo il successo della prima edizione stanno già aderendo in massa all’iniziativa che propone due percorsi fra cui scegliere: uno lungo di 135 km e uno medio di 79 km, entrambi ovviamente immersi totalmente nella cornice unica del territorio di produzione del Gallo Nero quel Chianti Classico meta ambita ogni anno di migliaia di turisti e sempre più cicloturisti che qui vengono da ogni angolo del mondo per cimentarsi nei sinuosi saliscendi fra polvere e cipressi unici al mondo.

Un percorso mozzafiato che propone una fantastica e inedita scalata conosciuta solo dagli appassionati locali. Quella conosciuta come “scalata del Morellino” che da Radda in Chianti, in soli 7.5 km., sale al Valico del Morellino posto a 750 metri d’altitudine. Pendenze dure che raggiungono anche il 17% non adatte a tutti e dove ci sarà la selezione. Un tratto bellissimo, ma dall’alta difficoltà tecnica che solo i più allenati possono affrontare. Tant’è che nel regolamento della Gran Fondo è previsto il premio speciale al miglior scalatore.
“Il Gallo Nero – afferma Sergio Zingarelli presidente del Consorzio Chianti Classico – è uno dei simboli più rappresentativi e stimati della Toscana nel mondo, regione che sempre più attira un pubblico di amanti della bicicletta che trovano nelle nostre strade la dimensione ideale per godere di questo sport. Diamo quindi il benvenuto ai professionisti, agli addetti ai lavori e al pubblico che sarà presente nella speranza che questa gara possa diventare un appuntamento fisso per il circuito nazionale e internazionale delle due ruote”.
“Il ciclismo – aggiunge Michele Zonin, Presidente della Chianti Classico Company – è uno degli sport più praticati che abbiamo voluto sostenere attraverso il merchandising e l’organizzazione di eventi dedicati che hanno come comun denominatore il Gallo Nero del Chianti Classico, simbolo non solo di eccellenza enologica in tutto il mondo ma anche di un territorio da vivere fino in fondo, godendo dei suoi paesaggi unici, anche in bicicletta, durante una pedalata in famiglia o nei metri finali di una grande volata”.
In tema grande vino anche i premi, peraltro originali. Al primo classificato ad esempio andrà, dopo una pesata  pubblica, tanto vino quanto il suo peso e all’ultimo arrivato sarà invece assegnata un’autentica maglia nera… quella però del Gallo Nero, ovvero la nuova divisa da ciclista lanciata lo scorso anno dal consorzio.
Sarà gara aperta quindi anche per aggiudicarsi l’ultimo posto tant’è ambito il premio. Ed in effetti è intenzione dell’organizzazione ridare valore vero a quella storica maglia nera famosa nei giri d’Italia di molti anni fa. Un simbolo non di scherno, ma di vivere lo sport nella maniera più autentica. Non esistono solo i cronometri, i tempi ad ogni costo e magarti il doping… Esiste anche lo sport vero dov’è importante esserci, cercare di battere solo noi stessi e vivere al meglio, respirando a pieni polmoni, il territorio che si attraversa.

Per info e iscrizioni: www.granfondodelgallonero.it
Partenza, ore 9.00 dalla House of Chianti Classico in Radda in Chianti; dalle 12.30 pasta party nel chiostro del Convento di Santa Maria al Prato e dalle 15.30 premiazioni

Poggibonsi: al via la quarta edizione de La Corsa di Alcide Poggibonsi: launch of the fourth edition of The Alcide Race

di Nadia Fondelli – Al via la quarta edizione di questa competizione di regolarità per auto storiche che si tiene tra Siena e Firenze, nel territorio del Chianti Classico fino all’Argentario includendo anche la Maremma dal 13 al 15 Giugno 2014.

La Corsa di Alcide è diventata ormai una classica delle competizioni di regolarità per auto storiche di livello nazionale. Alla sua quarta edizione, riesce sempre più ad attrarre l’interesse dei più qualificati top-drivers della specialità, sia per la perfetta organizzazione delle scorse edizioni, sia per la indiscutibile qualità dei paesaggi in cui si svolge la corsa e cioè il Chianti Classico, la Maremma, fino all’Argentario.

Un percorso di oltre 650 Km, suddiviso in tre giorni, che attraversa quella parte di Toscana che ha fatto la storia della regione, addentrandosi in zone ai più sconosciute e percorrendo centri storici delle più importanti cittadine: San Gimignano, Greve in Chianti, Monteriggioni, Porto Ercole, Castelnuovo Berardenga.

La formula dei tre giorni, varata lo scorso anno, ha fatto si che la manifestazioni si ponesse all’attenzione di un pubblico più esigente e più qualificato in questo tipo di competizioni: infatti abbiamo quest’anno la presenza di noti personaggi del mondo del motorismo d’epoca soliti alle partecipazioni a Mille Miglia ed altri eventi super titolati.
Spicca fra queste: Giordano Mozzi, top-driver di eccellenza che oltre a vincere la Mille Miglia del 2011, si è piazzato secondo e quarto alle edizioni 2012 e 2013, vincendo un’innumerevole quantità di altre competizioni.
Mozzi ha, tra l’altro onorato della sua presenza alla presentazione ufficiale della manifestazione che si è svolta ad aprile nel Nuovo Centro AUDI di Poggibonsi, in cui ha presentato anche l’auto con la quale ha corso la Mille Miglia 2014: una bellissima Lancia Lambda Spider Casaro del 1928, auto d’eccezione che ha partecipato proprio alla MM del 1928.

La Corsa di Alcide 2014 ha inserito un percorso che si addentrerà nella zona del Brunello, toccando le città di Montalcino e di Buonconvento, facendo assaggiare anche la zona delle Crete Senesi, percorrendo la strada di Radi e Ville di Corsano, ampliando così la panoramica di straordinari paesaggi che già sono stati attraversati nelle passate edizioni.

L’adrenalina del cronometro salirà nei 6 Controlli Orari e nelle ben 74 prove cronometrate al 100/ sec. disseminate lungo il percorso , prove studiate in tratti molto particolari dove si metterà alla prova l’abilità e la scaltrezza degli equuipaggi.

All’interno della corsa tre ulteriori competizioni con relative classifiche e premi:
– Gran Premio del Chianti che si disputerà sulle prove cronometrate di Villarosa, La Madonna di Brolio, e Montefiridolfi.
– Trofeo Macchi le ultime 9 prove cronometrate al 1000/sec. in onore al noto collezionista e pilota valdelsano Bruno Macchi, al cui vincitore spetteranno 91 bottiglie di vino di eccellenza.
– MG CUP – classifica esclusiva per le auto del noto brand inglese MG che si disputerà su tutte le 74 prove.

La manifestazione per la sua valenza sociale, pubblica e di grande promozione del territorio toscano ha avuto il patrocinio della Regione Toscana, delle Province di Firenze Siena e Grosseto e di tutti i 31 comuni attraversati.

Per ulteriori informazioni: www.lacorsadialcide.it.
by Nadia Fondelli – Launch of the fourth edition of this competition regularity for historic cars which takes place between Siena and Florence, in the Chianti Classico region to the Argentario also including the Maremma 13 to 15 June 2014.

The Alcide Race has become a classic regularity of competitions for historic cars nationwide. Now in its fourth edition, it increasingly attracting the interest of the most qualified top drivers of the specialty, both for the excellent organization of the previous editions, both for the indisputable quality of the landscape in which the race takes place, and that is the Chianti Classico Maremma, the Argentario up.

A journey of over 650 km, divided into three days, running through that part of Tuscany that has made the history of the region, entering into areas unknown to most people and along the historic centers of the most important towns of San Gimignano, Greve in Chianti, Monteriggioni, Porto Ercole, Castelnuovo Berardenga.

The formula of three days, which was launched last year, has meant that the demonstrations would put it to the attention of an audience more demanding and more skilled in this type of competition: in fact this year we have the presence of well-known personalities from the world of motorsport Vintage usual to investments in the Mille Miglia and other events super titrated.
Outstanding among these: Giordano Mozzi, top-drivers of excellence as well as winning the Mille Miglia in 2011, finished second and fourth editions of 2012 and 2013, winning a countless number of other competitions.
Hubs has, among other things honored with his presence at the official presentation of the event which was held in April in the New Center AUDI Poggibonsi, where he also presented the car with which he ran the Mille Miglia 2014: a beautiful Lancia Lambda Spider Casaro 1928, except cars which participated at the very MM 1928.

The Alcidde Race 2014 entered a path that addentrerà in the area of ​​Brunello di Montalcino and touching the city of Buonconvento, you may also enjoy doing the Crete Senesi area, along the road of Radi and Ville di Corsano, thus expanding the overview of extraordinary landscapes that have already been crossed in the past editions.

The adrenaline of the stopwatch will rise in the Time Controls 6 and 74 well-timed at 100 / sec. scattered along the route, testing traits studied in very particular where it will test the skill and cunning of equuipaggi.

Three additional competitions within the race with relative rankings and awards:
– Grand Prix of Chianti, which will be played on timed tests of Villarosa, Our Lady of Brolio and Montefiridolfi.
– Trophy Macchi the last 9 trials to 1000/sec. in honor of the well-known collector and pilot Val d’Elsa Bruno Macchi, whose winner will be up to 91 bottles of wine excellence.
– MG CUP – exclusive ranking for the cars of the famous British brand MG which will be held on all 74 tests.

The event for its social value, and great public promotion of Tuscany was sponsored by the Region of Tuscany, Province of Florence Siena and Grosseto and all 31 municipalities crossed.

For more information: www.lacorsadialcide.it.