Firenze: resilienza? Sì, si deve

[:it]Lunigiana148di Nadia Fondelli –  Si e svolto nei giorni scorsi nel magico scenario del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze un workshop importante, passato sottotraccia per i colleghi della stampa. Peccato.

Sarà per la mia anima di volontaria ma credo che parlare di  resilienza sia molto importante. E a tutti i livelli.
Mi soffermo un attimo sulla parola resilienza che anche se non ha il fascino di petaloso si può considerare un neologismo in quanto parola poco frequente da molti.
“Resilienza” significa “capacità degli oggetti di resistere a un urto”. Ma in Palazzo Vecchio, la parola è stata applicata agli esseri umani determinando così che resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici come i disastri naturali o gli atti di terrorismo.
Psicologi, sociologi, medici e altri specialisti si sono alternati all’oratoria per parlare di come “Accrescere la resilienza nella popolazione”.

Su tutti, a noi ha dato lo spunto per scrivere questo pezzo l’intervento gagliardo del sindaco di Montelupo Fiorentino Paolo Masetti, non a caso responsabile di protezione civile per l’Anci regionale e già dirigente di protezione civile in provincia.
Masetti ha colto l’occasione per lanciare un grido d’allarme e togliersi dalle scarpe alcuni sassolini. Nemmeno tanto piccoli.
I numeri parlano più di mille parole nella loro semplicità. Dal 1945 al 2015 in Italia per disastri naturali ci sono stati 5455 morti in 2458 comuni e 101 province in tutte le regioni italiane.
Se poi aggiungiamo che il 78% delle frane che colpiscono i 28 paesi della comunità europea sono in Italia non abbiamo certo da che stare rilassati.

Eppure di protezione civile si parla e si fa davvero poco.
Sembra che quei volontari vestiti con abiti sgargianti sbuchino fuori dal niente solo quando c’è qualche disastro.
Masetti ha voluto dire che, invece, di protezione civile serve parlare e farlo sempre.

Eppure anche alcuni sindaci non sono consapevoli della propria responsabilità. Ricordo un collega – dice  – che a seguito di una tragedia che aveva colpito il suo comune, intervistato su cosa stesse facendo per far fronte all’emergenza candidamente risposte che per questo si doveva sentire la protezione civile.
Ignorando che, in qualsiasi comune il responsabile massimo di protezione civile è proprio il sindaco!

Ma anche se il sindaco (fortunatamente nella maggioranza dei casi) è ben conscio del ruolo è altrettanto conscio di avere un cerino acceso in mano perché, tornando ai numeri, è quasi scontato che nell’arco del mandato si troverà a fronteggiare almeno un’emergenza più o meno grave che sia.
Il problema è quindi affrontare la situazione facendosi trovare preparati.
Le pubbliche amministrazioni notoriamente hanno le casse vuote, ma il problema non è solo nei danari ma anche nella mancanza di competenze.

In poche parole, per la regola astrusa della rotazione nei ruoli dei dipendenti delle amministrazioni comunali, ci sta che un sindaco si trovi ad occupare la poltrona di responsabile di protezione civile un dipendente senza alcuna competenza specifica che magari fino al giorno prima faceva certificati anagrafici.
Ovvio che finché non succede niente tutto passa sotto traccia ma.

La protezione civile svolge la sua funzione soprattutto se riesce a prevenire. Ma per prevenire serve parlare del tema come di un atto consapevole del quotidiano.
Ogni cittadino deve sapere che il primo esperto di protezione civile è lui stesso.
Il comune poi ci mette del suo. Con un sindaco consapevole e magari una figura professionale ad hoc, come sta chiedendo (e lavorando per farlo) Masetti sia a livello di Anci che presso il Dipartimento a Roma.
Serve qualcosa di nuovo, serve chiarezza.

Serve che ognuno abbia un ruolo e lo sappia svolgere perché se poi il disastro arriva sapere chi fa che cosa determina la differenza fra vivere e morire.
Ma soprattutto Masetti ci ha voluto scuotere ricordandoci di non abbassare la guardia ricordando sempre di parlare di protezione civile. Fosse anche per parlare semplicemente dei piani comunali, delle buone norme in caso di ghiaccio, neve, vento etc…

 [:en]Lunigiana148di Nadia Fondelli –  Si e svolto nei giorni scorsi nel magico scenario del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze un workshop importante, passato sottotraccia per i colleghi della stampa. Peccato.

Sarà per la mia anima di volontaria ma credo che parlare di  resilienza sia molto importante. E a tutti i livelli.
Mi soffermo un attimo sulla parola resilienza che anche se non ha il fascino di petaloso si può considerare un neologismo in quanto parola poco frequente da molti.
“Resilienza” significa “capacità degli oggetti di resistere a un urto”. Ma in Palazzo Vecchio, la parola è stata applicata agli esseri umani determinando così che resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici come i disastri naturali o gli atti di terrorismo.
Psicologi, sociologi, medici e altri specialisti si sono alternati all’oratoria per parlare di come “Accrescere la resilienza nella popolazione”.

Su tutti, a noi ha dato lo spunto per scrivere questo pezzo l’intervento gagliardo del sindaco di Montelupo Fiorentino Paolo Masetti, non a caso responsabile di protezione civile per l’Anci regionale e già dirigente di protezione civile in provincia.
Masetti ha colto l’occasione per lanciare un grido d’allarme e togliersi dalle scarpe alcuni sassolini. Nemmeno tanto piccoli.
I numeri parlano più di mille parole nella loro semplicità. Dal 1945 al 2015 in Italia per disastri naturali ci sono stati 5455 morti in 2458 comuni e 101 province in tutte le regioni italiane.
Se poi aggiungiamo che il 78% delle frane che colpiscono i 28 paesi della comunità europea sono in Italia non abbiamo certo da che stare rilassati.

Eppure di protezione civile si parla e si fa davvero poco.
Sembra che quei volontari vestiti con abiti sgargianti sbuchino fuori dal niente solo quando c’è qualche disastro.
Masetti ha voluto dire che, invece, di protezione civile serve parlare e farlo sempre.

Eppure anche alcuni sindaci non sono consapevoli della propria responsabilità. Ricordo un collega – dice  – che a seguito di una tragedia che aveva colpito il suo comune, intervistato su cosa stesse facendo per far fronte all’emergenza candidamente risposte che per questo si doveva sentire la protezione civile.
Ignorando che, in qualsiasi comune il responsabile massimo di protezione civile è proprio il sindaco!

Ma anche se il sindaco (fortunatamente nella maggioranza dei casi) è ben conscio del ruolo è altrettanto conscio di avere un cerino acceso in mano perché, tornando ai numeri, è quasi scontato che nell’arco del mandato si troverà a fronteggiare almeno un’emergenza più o meno grave che sia.
Il problema è quindi affrontare la situazione facendosi trovare preparati.
Le pubbliche amministrazioni notoriamente hanno le casse vuote, ma il problema non è solo nei danari ma anche nella mancanza di competenze.

In poche parole, per la regola astrusa della rotazione nei ruoli dei dipendenti delle amministrazioni comunali, ci sta che un sindaco si trovi ad occupare la poltrona di responsabile di protezione civile un dipendente senza alcuna competenza specifica che magari fino al giorno prima faceva certificati anagrafici.
Ovvio che finché non succede niente tutto passa sotto traccia ma.

La protezione civile svolge la sua funzione soprattutto se riesce a prevenire. Ma per prevenire serve parlare del tema come di un atto consapevole del quotidiano.
Ogni cittadino deve sapere che il primo esperto di protezione civile è lui stesso.
Il comune poi ci mette del suo. Con un sindaco consapevole e magari una figura professionale ad hoc, come sta chiedendo (e lavorando per farlo) Masetti sia a livello di Anci che presso il Dipartimento a Roma.
Serve qualcosa di nuovo, serve chiarezza.

Serve che ognuno abbia un ruolo e lo sappia svolgere perché se poi il disastro arriva sapere chi fa che cosa determina la differenza fra vivere e morire.
Ma soprattutto Masetti ci ha voluto scuotere ricordandoci di non abbassare la guardia ricordando sempre di parlare di protezione civile. Fosse anche per parlare semplicemente dei piani comunali, delle buone norme in caso di ghiaccio, neve, vento etc…

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Firenze: musei civici gratuiti per ricordare l’Elettrice Palatina

[:it]Anna_Maria_Luisa_de'_Medici_(1667-1743)di redazione – Musei civici gratuiti il 18 febbraio in occasione dell’anniversario della morte di Anna Maria Luisa (1677-1743), Elettrice Palatina, ultima del ramo granducale dei Medici, il cui più grande merito è quello di aver mantenuto il patrimonio culturale di Firenze in città.

Si deve infatti a lei la stesura di un atto giuridico conosciuto con il nome di Patto di Famiglia, grazie al quale l’ultima erede della casata vincola allo Stato – il Granducato di Toscana – tutto il complesso dei beni che facevano parte delle collezioni medicee:
«…Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose […] a condizione espressa che di quello è per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei forestieri, e non ne sarà nulla trasportato e levato fuori dalla Capitale e dello Stato del Gran Ducato».

Per ricordare la sua importanza, quindi, giovedì è previsto l’ingresso gratuito a Palazzo Vecchio (orario di apertura 9.00-14.00, compreso Torre e Scavi); al museo Novecento (orario di apertura 9.00-14.00); alla Basilica di Santa Maria Novella (orario di apertura 9.00-17.30); alla Cappella Brancacci (orario di apertura 10.00-17.00); e al museo del Bigallo (orario di apertura 10.30-16.30). Da ricordare che le biglietterie chiudono un’ora prima del museo.

In mattinata ci sarà la tradizionale rievocazione storica, con alle 10.45 il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina che percorrerà le vie del centro per accompagnare le autorità comunali alle Cappelle Medicee, dove ci sarà la deposizione di un omaggio floreale alla tomba dell’Elettrice Palatina.
Nell’occasione le Cappelle avranno ingresso gratuito.

A Palazzo Pitti invece si terrà un’altra iniziativa. Il Comune di Firenze e le Gallerie degli Uffizi propongono un evento di rievocazione del personaggio storico dell’Elettrice in collaborazione con l’Associazione Muse.
Il pubblico avrà l’occasione di incontrare Anna Maria Luisa de’ Medici a Palazzo Pitti (nella Sala di Bona della Galleria Palatina), uno dei luoghi per lei più significativi.
Qui l’Elettrice infatti soggiorna prima nella sua giovinezza e poi dal 1717, dopo una parentesi di 26 anni trascorsi a Düsseldorf al fianco dell’Elettore Palatino Johan Wilhelm, portando nei suoi appartamenti – così come in città –, il raffinato gusto dell’arte coltivato già in Germania.
L’incontro con il personaggio, seguito da un dibattito con il pubblico, sarà l’occasione per meglio comprendere i tratti della figura e per immergersi nel contesto della Firenze del XVIII secolo.
Gli incontri – previsti in tre repliche alle 15.00, 16.00 e 17.00 – sono gratuiti ma sono riservati solo a coloro che si prenoteranno ai contatti 055-2768224 e 055-2768558, fino a esaurimento posti; la partecipazione all’incontro non comprende l’ingresso alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti, che resta a pagamento. (edl)[:en]Anna_Maria_Luisa_de'_Medici_(1667-1743)di redazione – Musei civici gratuiti il 18 febbraio in occasione dell’anniversario della morte di Anna Maria Luisa (1677-1743), Elettrice Palatina, ultima del ramo granducale dei Medici, il cui più grande merito è quello di aver mantenuto il patrimonio culturale di Firenze in città.

Si deve infatti a lei la stesura di un atto giuridico conosciuto con il nome di Patto di Famiglia, grazie al quale l’ultima erede della casata vincola allo Stato – il Granducato di Toscana – tutto il complesso dei beni che facevano parte delle collezioni medicee:
«…Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose […] a condizione espressa che di quello è per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei forestieri, e non ne sarà nulla trasportato e levato fuori dalla Capitale e dello Stato del Gran Ducato».

Per ricordare la sua importanza, quindi, giovedì è previsto l’ingresso gratuito a Palazzo Vecchio (orario di apertura 9.00-14.00, compreso Torre e Scavi); al museo Novecento (orario di apertura 9.00-14.00); alla Basilica di Santa Maria Novella (orario di apertura 9.00-17.30); alla Cappella Brancacci (orario di apertura 10.00-17.00); e al museo del Bigallo (orario di apertura 10.30-16.30). Da ricordare che le biglietterie chiudono un’ora prima del museo.

In mattinata ci sarà la tradizionale rievocazione storica, con alle 10.45 il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina che percorrerà le vie del centro per accompagnare le autorità comunali alle Cappelle Medicee, dove ci sarà la deposizione di un omaggio floreale alla tomba dell’Elettrice Palatina.
Nell’occasione le Cappelle avranno ingresso gratuito.

A Palazzo Pitti invece si terrà un’altra iniziativa. Il Comune di Firenze e le Gallerie degli Uffizi propongono un evento di rievocazione del personaggio storico dell’Elettrice in collaborazione con l’Associazione Muse.
Il pubblico avrà l’occasione di incontrare Anna Maria Luisa de’ Medici a Palazzo Pitti (nella Sala di Bona della Galleria Palatina), uno dei luoghi per lei più significativi.
Qui l’Elettrice infatti soggiorna prima nella sua giovinezza e poi dal 1717, dopo una parentesi di 26 anni trascorsi a Düsseldorf al fianco dell’Elettore Palatino Johan Wilhelm, portando nei suoi appartamenti – così come in città –, il raffinato gusto dell’arte coltivato già in Germania.
L’incontro con il personaggio, seguito da un dibattito con il pubblico, sarà l’occasione per meglio comprendere i tratti della figura e per immergersi nel contesto della Firenze del XVIII secolo.
Gli incontri – previsti in tre repliche alle 15.00, 16.00 e 17.00 – sono gratuiti ma sono riservati solo a coloro che si prenoteranno ai contatti 055-2768224 e 055-2768558, fino a esaurimento posti; la partecipazione all’incontro non comprende l’ingresso alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti, che resta a pagamento.[:]

2018: Firenze e il Mugello diventano rosa

[:it]20160130_132043di redazione – Dopo l’aggiudicazione del Mondiale le Donne in Rosa, impegnate nell’organizzazione del Dragon Boat Festival  2018, da oggi hanno anche un logo, la mascotte e casa all’interno del Coni delegazione di Firenze.

E’ uno di quegli eventi che fanno strusciare le mani di orgoglio l’aggiudicazione da parte di Firenze e della sua provincia di quello che è di fatto il campionato del mondo di Dragon Boat delle donne operate di tumore al seno.
Un orgoglio perché è la prima volta che il mondiale sbarca di qua dall’oceano e Firenze è la prima città d’Europa ad avere la possibilità di ospitare questo evento che definire solo sportivo è riduttivo.

Sarà il lago di Bilancino, da un anno divenuto proprietà della regione e finalmente uscito dal suo letargico isolamento, ad ospitare nelle sue acque oltre 100 dragoni provenienti da ogni dove.
Un occasione da non perdere anche per valorizzare questo meraviglioso angolo di Mugello che non è solo autodromo con un qualcosa che non è solo sportivo, ma anche sociale.

“Quello che era nato come invaso di Bilancino, non a caso è divenuto anche nella denominazione lago di Toscana – afferma Eugenio Giani delegato Coni e presidente del consiglio regionale – è per la sua bellezza e adattabilità ideale per manifestazioni sportive.  Con questo evento finalmente, la regione che da poco lo ha acquisito intende  valorizzare il meglio dello sport, della natura e del sociale che siamo in grado di offrire ani nostri ospiti”.

L’occasione della presentazione del logo e della mascotte vincenti per concorso e che rappresenteranno l’evento è stato anche l’occasione per ribadire forte da parte dell’assessore alla salute Stefania Saccardi che “le donne in rosa e il loro festival non sono solo un evento sportivo ma anche sociale molto importante” mentre per l’assessore allo sport del comune di Firenze Andrea Vannucci  “c’è tanto entusiasmo e voglia di fare intorno a questo festival. Lo stesso entusiasmo che le Dragon Lady con il loro essere un inno alla vita trasmettono sempre”.

La presidente della commissione sport del comune di Firenze, Maria Federica Giuliani che fin dalla loro nascita segue le donne in rosa di cui è di fatto una madrina l’entusiasmo lo dimostra guardando in faccia dritte le “sue” donne in rosa e affermando che: “loro sono squadra. Loro hanno trasformato quello che è iniziato come un percorso di riabilitazione in qualcosa di sportivo ma anche di molto più profondo.  Sono una squadra vincente non solo nella vita ma anche nello sport e rappresentano la forza delle donne.

Firenze e la Toscana si sono aggiudicate il festival fra le lacrime di commozione del comitato internazionale davanti alle nostre bellezze.
Ci attende una grande responsabilità, l’allegria di una Toscana tutta rosa e oltre 4000 persone previste che sbarcheranno qua per vedere il bello e il buono che siamo in grado di regalare.[:en]20160130_132043di redazione – Dopo l’aggiudicazione del Mondiale le Donne in Rosa, impegnate nell’organizzazione del Dragon Boat Festival  2018, da oggi hanno anche un logo, la mascotte e casa all’interno del Coni delegazione di Firenze.

E’ uno di quegli eventi che fanno strusciare le mani di orgoglio l’aggiudicazione da parte di Firenze e della sua provincia di quello che è di fatto il campionato del mondo di Dragon Boat delle donne operate di tumore al seno.
Un orgoglio perché è la prima volta che il mondiale sbarca di qua dall’oceano e Firenze è la prima città d’Europa ad avere la possibilità di ospitare questo evento che definire solo sportivo è riduttivo.

Sarà il lago di Bilancino, da un anno divenuto proprietà della regione e finalmente uscito dal suo letargico isolamento, ad ospitare nelle sue acque oltre 100 dragoni provenienti da ogni dove.
Un occasione da non perdere anche per valorizzare questo meraviglioso angolo di Mugello che non è solo autodromo con un qualcosa che non è solo sportivo, ma anche sociale.

“Quello che era nato come invaso di Bilancino, non a caso è divenuto anche nella denominazione lago di Toscana – afferma Eugenio Giani delegato Coni e presidente del consiglio regionale – è per la sua bellezza e adattabilità ideale per manifestazioni sportive.  Con questo evento finalmente, la regione che da poco lo ha acquisito intende  valorizzare il meglio dello sport, della natura e del sociale che siamo in grado di offrire ani nostri ospiti”.

L’occasione della presentazione del logo e della mascotte vincenti per concorso e che rappresenteranno l’evento è stato anche l’occasione per ribadire forte da parte dell’assessore alla salute Stefania Saccardi che “le donne in rosa e il loro festival non sono solo un evento sportivo ma anche sociale molto importante” mentre per l’assessore allo sport del comune di Firenze Andrea Vannucci  “c’è tanto entusiasmo e voglia di fare intorno a questo festival. Lo stesso entusiasmo che le Dragon Lady con il loro essere un inno alla vita trasmettono sempre”.

La presidente della commissione sport del comune di Firenze, Maria Federica Giuliani che fin dalla loro nascita segue le donne in rosa di cui è di fatto una madrina l’entusiasmo lo dimostra guardando in faccia dritte le “sue” donne in rosa e affermando che: “loro sono squadra. Loro hanno trasformato quello che è iniziato come un percorso di riabilitazione in qualcosa di sportivo ma anche di molto più profondo.  Sono una squadra vincente non solo nella vita ma anche nello sport e rappresentano la forza delle donne.

Firenze e la Toscana si sono aggiudicate il festival fra le lacrime di commozione del comitato internazionale davanti alle nostre bellezze.
Ci attende una grande responsabilità, l’allegria di una Toscana tutta rosa e oltre 4000 persone previste che sbarcheranno qua per vedere il bello e il buono che siamo in grado di regalare.[:]

Pitti Bimbo: fra ottimismo, sbadigli e omologazione

[:it]bimmbodi Simone Focardi – L’ottimismo non manca mai nelle previsioni e nei numeri dei vari Pitti. Dopo l’exploit Uomo della scorsa settimana segno più anche per il salone bimbo.

Ventata di ottimismo dilagante per la moda dei più piccoli fra le antiche mura della Fortezza da Basso dove si è chiuso con più di 7000 presenze.
Stand affollati, musica, coriandoli, corse e sorrisi dei piccoli modelli in libertà, tante novità ed eventi speciali anche benefici nel cartellone meno ricco rispetto ad altre edizioni.

C’è voglia di ripresa a Pitti Bimbo 82: i numeri dei compratori sono in crescita a +5%, per un totale che ha superato quota 7.000 presenze.

Per la moda junior internazionale tira una ventata di ottimismo alla Fortezza da Basso nell’edizione in corso di Pitti Immagine Bimbo: stand affollati, feedback positivi per le novità nelle collezioni e per l’alta qualità degli operatori del settore intervenuti, e grande partecipazione agli eventi speciali nel calendario del salone.

Fra i compratori con grande soddisfazione si registra il grande ritorno dei russi e statunitensi, l’arrivo in massa dei cinesi, le buone performance degli europei e la consolidata certezza dei mediorientali.
In crescita significativa, e questo è dato importante per la nostra economia il movimento del mercato interno che chiude il Pitti Bimbo con un bel +8 %.

Fra i corridoi e gli stand della Fortezza, però meno eventi collaterali, i soliti colori, tagli e modelli rassicuranti che vestono i cuccioli come piccoli uomini e non come bambini.
Anche i grandi brand paiono più attenti a seguire la linea di casa che le esigenze dei bambini che, in quanto bambini, corrono, saltano, giocano, rotolano ed hanno bisogno di comodità e di piacersi.

Poco mondo dell’infanzia presente fra gli stand, paradossalmente. Colori teneri e zuccherini per maschietti e femminucce, scarpe da piccole lady e piccoli lord anche se il settore calzatura a dire il vero pare avere molta voglia di più di usare.
E la domanda finale è. Ma ai bimbi piacciono questi abiti?[:en]bimmbodi Simone Focardi – L’ottimismo non manca mai nelle previsioni e nei numeri dei vari Pitti. Dopo l’exploit Uomo della scorsa settimana segno più anche per il salone bimbo.

Ventata di ottimismo dilagante per la moda dei più piccoli fra le antiche mura della Fortezza da Basso dove si è chiuso con più di 7000 presenze.
Stand affollati, musica, coriandoli, corse e sorrisi dei piccoli modelli in libertà, tante novità ed eventi speciali anche benefici nel cartellone meno ricco rispetto ad altre edizioni.

C’è voglia di ripresa a Pitti Bimbo 82: i numeri dei compratori sono in crescita a +5%, per un totale che ha superato quota 7.000 presenze.

Per la moda junior internazionale tira una ventata di ottimismo alla Fortezza da Basso nell’edizione in corso di Pitti Immagine Bimbo: stand affollati, feedback positivi per le novità nelle collezioni e per l’alta qualità degli operatori del settore intervenuti, e grande partecipazione agli eventi speciali nel calendario del salone.

Fra i compratori con grande soddisfazione si registra il grande ritorno dei russi e statunitensi, l’arrivo in massa dei cinesi, le buone performance degli europei e la consolidata certezza dei mediorientali.
In crescita significativa, e questo è dato importante per la nostra economia il movimento del mercato interno che chiude il Pitti Bimbo con un bel +8 %.

Fra i corridoi e gli stand della Fortezza, però meno eventi collaterali, i soliti colori, tagli e modelli rassicuranti che vestono i cuccioli come piccoli uomini e non come bambini.
Anche i grandi brand paiono più attenti a seguire la linea di casa che le esigenze dei bambini che, in quanto bambini, corrono, saltano, giocano, rotolano ed hanno bisogno di comodità e di piacersi.

Poco mondo dell’infanzia presente fra gli stand, paradossalmente. Colori teneri e zuccherini per maschietti e femminucce, scarpe da piccole lady e piccoli lord anche se il settore calzatura a dire il vero pare avere molta voglia di più di usare.
E la domanda finale è. Ma ai bimbi piacciono questi abiti?[:]

Chianti: la Porta Santa è nata qui!

[:it]Porta Santa - Vaticano-2di Nadia Fondelli – La notizia è di quelle che fanno gonfiare il petto d’orgoglio toscano. La Porta Santa, appena aperta per il Giubileo della Misericordia da Papa Francesco, pochi lo sanno, è stata creata da abili mani artigiane chiantigiane.

Dalle mani sapienti degli artigiani d’arte, scultori e mastri fonditori, della Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli nacque la Porta Santa in Vaticano. Sì, proprio quella aperta da Papa Francesco lo scorso 8 dicembre.
La ‘grande bellezza’ che avvicina Firenze, il Chianti al Vaticano è la Porta realizzata per l’Anno Santo 1950 dai custodi fiorentini di antichi segreti dell’arte del passato.
Ferdinando Marinelli Jr con il repertorio di immagini dell’epoca conservate nell’archivio di famiglia ci svela i segreti di quella realizzazione.

“La Fonderia, fondata nel 1905 da mio nonno – commenta – lega il proprio nome alla riproduzione di monumenti in bronzo dei giganti dell’arte classica e rinascimentale, tra cui Michelangelo, Ghiberti, Tacca, Giambologna, Donatello, Cellini e tanti altri con nostre copie sparse in tutto il mondo; della Porta Santa e della sua realizzazione ho un ricordo nitido grazie al racconto di mio nonno, Ferdinando Senior, che era amico dello scultore senese Vico Consorti, detto anche Vico dell’Uscio, che la realizzò.

Mio nonno fuse la Porta Santa nella fonderia di Rifredi che rimase attiva fino a quindici anni fa, come testimoniano le poche immagini che abbiamo conservato”. Prima della Porta Santa nel 1932 la Fonderia realizzò sempre per il Vaticano i bronzi per la grande rampa monumentale dei Musei Vaticani. Altra opera, realizzata qualche anno prima della Porta Santa, nel 1947, è la Porta di Santa Maria Maggiore a Roma, anch’essa considerata Porta Santa.

La storia della Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli di Firenze è una testimonianza di arte e cultura oltre che di abilità artigiana, che si tramanda intatta nei secoli. Le tecniche utilizzate sono le stesse dell’antichità classica e del Rinascimento. E’ universalmente riconosciuta come una delle eccellenze dell’artigianato italiano e mondiale.
Due i grandi punti di forza della fonderia: la gipsoteca e l’utilizzo della fusione a cera persa, tecnica in uso nel passato, nelle botteghe rinascimentali.
L’iniziatore della Fonderia, Ferdinando Marinelli, dedicò parte della sua attività ad eseguire tali calchi negativi sui capolavori originali. Sono questi infatti che permettono la realizzazione dei celebri bronzi e marmi identici ai capolavori da cui provengono.
La gipsoteca si è costituita nella prima metà del ‘900. Ed ancora oggi il nipote Ferdinando Marinelli continua ad arricchirla quando le autorità competenti ne autorizzano l’esecuzione su opere da sostituire con repliche museali. Gli artigiani d’arte della fonderia, una squadra di giovani e adulti che mette insieme scultori, artigiani e bronzisti, adottano l’antica tecnica della cera persa, avvalendosi dei segreti di una volta e mettendo in atto una sequenza complessa di procedimenti. Tutte le fasi sono manuali e occorrono artigiani esperti e abilissimi per eseguirle.

“L’attività della Fonderia artistica Marinelli è un’eccellenza del nostro tessuto produttivo ed è motivo di vanto per il Comune – commenta il sindaco di Barberino Val d’Elsa Giacomo Trentanovi – oltre all’abilità artigianale dei formatori, degli scultori, dei fonditori, dei bronzisti che lavorano all’interno della Fonderia il grande tesoro, che accredita questa azienda come realtà unica al mondo, è la gipsoteca di proprietà della famiglia Marinelli che accoglie centinaia di calchi sugli originali di opere che vanno dal periodo etrusco, ellenistico a quello rinascimentale. La nostra idea è quella di prevedere un maggiore coinvolgimento sul territorio della Fonderia, farne conoscere le qualità artistiche e artigianali, stiamo infatti lavorando alla realizzazione di una prestigiosa mostra itinerante nel territorio che esporrà realizzazioni note e inedite della grande fucina artistica che rende la Fonderia Marinelli celebre in tutto il mondo”.

Tra le opere più recenti realizzate per il Vaticano la scultura in bronzo ‘tattile’ che riproduce la celebre Madonna di Bruges di Michelangelo. Per la prima volta alcuni visitatori non vedenti hanno potuto ‘sentire’ al tatto le straordinarie forme della scultura michelangiolesca grazie alla donazione che la fonderia Ferdinando Marinelli e l’americano Ronald Welborn e la sua famiglia hanno effettuato in favore dei Musei Vaticani.
L’opera, realizzata presso la fonderia di Barberino Val d’Elsa va ad arricchire il patrimonio artistico dei Musei Vaticani in uno specifico itinerario di visita dedicato alla disabilità ed in particolare ai visitatori non vedenti.[:en]Porta Santa - Vaticano-2di Nadia Fondelli – La notizia è di quelle che fanno gonfiare il petto d’orgoglio toscano. La Porta Santa, appena aperta per il Giubileo della Misericordia da Papa Francesco, pochi lo sanno, è stata creata da abili mani artigiane chiantigiane.

Dalle mani sapienti degli artigiani d’arte, scultori e mastri fonditori, della Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli nacque la Porta Santa in Vaticano. Sì, proprio quella aperta da Papa Francesco lo scorso 8 dicembre.
La ‘grande bellezza’ che avvicina Firenze, il Chianti al Vaticano è la Porta realizzata per l’Anno Santo 1950 dai custodi fiorentini di antichi segreti dell’arte del passato.
Ferdinando Marinelli Jr con il repertorio di immagini dell’epoca conservate nell’archivio di famiglia ci svela i segreti di quella realizzazione.

“La Fonderia, fondata nel 1905 da mio nonno – commenta – lega il proprio nome alla riproduzione di monumenti in bronzo dei giganti dell’arte classica e rinascimentale, tra cui Michelangelo, Ghiberti, Tacca, Giambologna, Donatello, Cellini e tanti altri con nostre copie sparse in tutto il mondo; della Porta Santa e della sua realizzazione ho un ricordo nitido grazie al racconto di mio nonno, Ferdinando Senior, che era amico dello scultore senese Vico Consorti, detto anche Vico dell’Uscio, che la realizzò.

Mio nonno fuse la Porta Santa nella fonderia di Rifredi che rimase attiva fino a quindici anni fa, come testimoniano le poche immagini che abbiamo conservato”. Prima della Porta Santa nel 1932 la Fonderia realizzò sempre per il Vaticano i bronzi per la grande rampa monumentale dei Musei Vaticani. Altra opera, realizzata qualche anno prima della Porta Santa, nel 1947, è la Porta di Santa Maria Maggiore a Roma, anch’essa considerata Porta Santa.

La storia della Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli di Firenze è una testimonianza di arte e cultura oltre che di abilità artigiana, che si tramanda intatta nei secoli. Le tecniche utilizzate sono le stesse dell’antichità classica e del Rinascimento. E’ universalmente riconosciuta come una delle eccellenze dell’artigianato italiano e mondiale.
Due i grandi punti di forza della fonderia: la gipsoteca e l’utilizzo della fusione a cera persa, tecnica in uso nel passato, nelle botteghe rinascimentali.
L’iniziatore della Fonderia, Ferdinando Marinelli, dedicò parte della sua attività ad eseguire tali calchi negativi sui capolavori originali. Sono questi infatti che permettono la realizzazione dei celebri bronzi e marmi identici ai capolavori da cui provengono.
La gipsoteca si è costituita nella prima metà del ‘900. Ed ancora oggi il nipote Ferdinando Marinelli continua ad arricchirla quando le autorità competenti ne autorizzano l’esecuzione su opere da sostituire con repliche museali. Gli artigiani d’arte della fonderia, una squadra di giovani e adulti che mette insieme scultori, artigiani e bronzisti, adottano l’antica tecnica della cera persa, avvalendosi dei segreti di una volta e mettendo in atto una sequenza complessa di procedimenti. Tutte le fasi sono manuali e occorrono artigiani esperti e abilissimi per eseguirle.

“L’attività della Fonderia artistica Marinelli è un’eccellenza del nostro tessuto produttivo ed è motivo di vanto per il Comune – commenta il sindaco di Barberino Val d’Elsa Giacomo Trentanovi – oltre all’abilità artigianale dei formatori, degli scultori, dei fonditori, dei bronzisti che lavorano all’interno della Fonderia il grande tesoro, che accredita questa azienda come realtà unica al mondo, è la gipsoteca di proprietà della famiglia Marinelli che accoglie centinaia di calchi sugli originali di opere che vanno dal periodo etrusco, ellenistico a quello rinascimentale. La nostra idea è quella di prevedere un maggiore coinvolgimento sul territorio della Fonderia, farne conoscere le qualità artistiche e artigianali, stiamo infatti lavorando alla realizzazione di una prestigiosa mostra itinerante nel territorio che esporrà realizzazioni note e inedite della grande fucina artistica che rende la Fonderia Marinelli celebre in tutto il mondo”.

Tra le opere più recenti realizzate per il Vaticano la scultura in bronzo ‘tattile’ che riproduce la celebre Madonna di Bruges di Michelangelo. Per la prima volta alcuni visitatori non vedenti hanno potuto ‘sentire’ al tatto le straordinarie forme della scultura michelangiolesca grazie alla donazione che la fonderia Ferdinando Marinelli e l’americano Ronald Welborn e la sua famiglia hanno effettuato in favore dei Musei Vaticani.
L’opera, realizzata presso la fonderia di Barberino Val d’Elsa va ad arricchire il patrimonio artistico dei Musei Vaticani in uno specifico itinerario di visita dedicato alla disabilità ed in particolare ai visitatori non vedenti.[:]