3 Marzo 2024

“L’altra Toscana 2024” – Assaggi e incontri che fanno impazzire il mondo

di Barbara Tedde“Benvenuti, questa è L’Altra Toscana! Protagonisti della giornata di oggi sono alcuni territori più “nascosti”, dove la vite si coltiva da secoli e dove, accanto agli storici produttori locali, nomi blasonati dell’enologia italiana portano nei calici qualità e identità, operando con una forte attenzione in vigna e in cantina. Maremma Toscana, Montecucco e Montecucco Sangiovese, Orcia, Cortona, Valdarno di Sopra, Terre di Pisa, Chianti Rufina Terre di Casole, Grance Senesi, Montescudaio, Suvereto, Val di Cornia e Rosso della
Val di Cornia, Carmignano, Barco Reale di Carmignano e Vin santo di Carmignano e Toscana…”
Francesco Mazzei, Presidente dell’Associazione L’Altra Toscana.


L’altra Toscana tutta da scoprire

Come ogni anno l’Altra Toscana resta l’evento post Chianti Classico dove le sorprese davvero non mancano mai. Nonostante gli anni di transizione e di cambiamenti, un po’ per il clima e un po’ per un futuro enologico non ancora ben chiaro, l’Altra Toscana è divertimento allo stato puro, per winelovers, giornalisti e critici.
Centinaia di assaggi a disposizione e una ricca e significativa varietà di territori stimolano a girovagare la toscana attraverso i sensi del gusto e dell’olfatto. Le scelte sugli assaggi sono presto che fatte – d’altronde il tempo è quello che è – e i bianchi toscani hanno la priorità, seguiti da Le Grance Senesi e Chianti Rufina con Terrae Electae.
Stupefacenti le Ansonica, Motta si conferma con il suo Motta Bio 2022 seguito da Provveditore 2020, i vermentini della costa, rispetto al passato, riescono a gestire meglio l’irruenza del frutto tropicale, mentre il Montecucco vermentino presenta qualche défaiance (probabilmente per il clima bizzarro).
La classifica torna alta co il Valdarno di Sopra, Campo del Monte conferma con la sua 2022 che la malvasia bianca lunga qui risiede regalando emozioni rare. Stessa sorte per lo chardonnay, sempre Campo del Monte, che con il suo Baltea 2022 manifesta eleganza allo stato puro. Non da meno il Bòggina B 2021 di Petrolo, un Trebbiano fuori classe.
Le grance senesi sono una bellissima realtà, i vini ricordano l’Orcia DOC. due aziende rappresentano questo microcosmo ma vale assolutamente la pena dedicargli del tempo: Abbazia
Monte Oliveto e Tenuta Armaiolo.
Il Consorzio Chianti Rufina raggiunge il podio con Terrae Electae, eleganti e sinceri i sangiovese 100% che non perdono un colpo. Se la battono tutti alla grande, tra i migliori assaggi cito Vigna Poggio Diamante 2020 Marchesi Gondi, Vigna le Rogaie 2020 Colognole, Vigneto Erchi 2020 Fattoria Selvapiana. Ad ogni modo ognuno ha regalato belle soddisfazioni, un volto del sangiovese che non deve passare inosservato al mondo.


Il red carpet dedicato ai vini Vigne del Valdarno di Sopra doc

Sembra ieri, quando al Valdarno Day il 16 maggio 2023 in casa Ferragamo presso il Borro, pareva ormai fatta. Quasi un anno è trascorso, e tra mattanze di scartoffie ed altre diavolerie burocratiche, ecco che il traguardo pare sia finalmente giunto. Il disciplinare di produzione che all’epoca mirava a far diventare la DOC Valdarno di Sopra la prima DOC BIO in Italia e la seconda in Europa dopo il CAVA, ancora deve attendere, ma di passi avanti ne sono stati fatti.
Un confronto aperto dal 2018 con le Istituzioni per l’adeguamento del disciplinare di produzione e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale in data 16 febbraio 2024 sancisce, oltre ad altro, i vini Vigna.
La DOC Valdarno di Sopra è una denominazione che ha fatto passi da gigante, sia per produttività che per qualità, tornando a risplendere di luce propria, proprio come dettato da Cosimo III de’ Medici con l’Editto del lontano 1716. Attualmente gli ettari vitati sono 3.048,07 dei quali l’89% dedicati ad uve a bacca nera, ciò non toglie che quel 10,87% a bacca bianca produca vini eccellenti e di altissima qualità dei quali poco ancora si parla.
L’Associazione Produttori VigneBio Valdarno è composta da grandi e piccoli produttori legati dal fil rouge di princìpi fatti di storia, tradizione e dedizione al lavoro in vigna ogni giorno dell’anno. Campo al Monte, Ejamu, Fattoria Bellosguardo, Fattoria Fazzuoli Fattoria La Traiana, Il Borro, il Carnasciale, La Madia, La Salceta, Mannucci Droandi, Migliarina e Montozzi, Petrolo, Pian del Pino, Podere Ortica, Tenuta San Jacopo, Tenuta Setteponti, sono le aziende che, ad oggi, risultano aver iscritto al Registro Regionale dei Toponimi “Vigna” le loro vigne.
I punti salienti del nuovo disciplinare vedono l’ampliamento del territorio che dal Valdarno aretino si estenderà al valdarno fioretino fino a Rignano sull’Arno, eliminando le uniche due sottozone esistenti. Poi sono state fatte alcune modifiche di adeguamento su base ampelografica e sono stati inseriti una serie di vitigni storici del Valdarno, affinché venga tutelata la ricchezza di un territorio da salvaguardare. E infine il passaggio più importante, quello dei vini Vigna, che dopo la Gran Selezione nel Chianti Classico e Terrae Electae nel Chianti Rufina, viene anche qui in Valdarno codificato con uno specifico terreno, una sorta di cru da indicare in etichetta che sarà segnalata in un Albo Regionale. I vini Vigna dovranno seguire regole ben precise per garantire la qualità della provenienza delle uve e la loro lavorazione in cantina, fino ad arrivare all’imbottigliamento;
saranno descritti in etichetta, una garanzia per il consumatore, al fine di acquistare un prodotto identitario da un singolo vigneto, totalmente a regime biologico e specchio delle caratteristiche di un vino Riserva.
Nel Valdarno di Sopra sono utilizzati 70 vitigni che trovano l’habitat ideale a renderli riconoscibili e distinguibili rispetto ad altri territori, ed è il territorio a fare da protagonista e non le varietà di uve che lo risiedono.
Sul Red Carpet sfilano otto aziende, delle quali Doctor Wine, all’anagrafe Daniele Cernilli, svolge il compito di presentatore e conduttore della degustazione. Otto i vini degustati, dagli opulenti ai più sottili. Un ordine perfetto – deciso da Cernilli – al fine di comprendere al meglio ogni etichetta.
1. Vigna Galatrona 2021 – Petrolo – è un merlot in purezza da vigne piantate molto tempo fa, sotto suggerimento di Giulio Gambelli che ha sempre creduto ai vitigni francesi in questa zona. Un vino dalle note speziate ed un frutto scuro ancora croccante con un tannino nel pieno delle sue energie, non un pronto moda ma un vino da meditazione che ha molta strada davanti.
2. Il Borro era una delle grandi tenute dei Savoia Aosta, acquistata poi dalla famiglia Ferragamo, oggi è uno splendido Resort, oltre che un’Azienda vinicola. Sfila in passerella Il Nitrito 2020 che andiamo ad assaggiare, un Cabernet Sauvignon, che ha visto la sua prima edizione nel 2018. Terreni arieggiati – anche con l’aiuto dei cavalli – una produzione di 1700 bottiglie con integrale vinificazione in barrique. Una 2020 abbastanza equilibrata con profumi intensi di frutti scuri e note balsamiche. I tannini sono soffici ed integrati, più del precedente merlot, contrariamente alle dovute aspettative: un bel sorso ricco ma non invasivo. Signorile.
3. Sempre de Il Borro è la volta della 2018 Vigna Alessandro, un 100% Syrah. Vigna Alessandro giace su terreni ghiaiosi, perfetti per il syrah; il vino è imbottigliato solo in formato magnum e ne vengono prodotte 1500 bottiglie. Un vino caldo dai tannini urlanti, speziato ma non troppo, il frutto scuro ed una nota vegetale dominano sul pepe nero. Non è certo un vino tout-court e ha ancora una lunga vita da percorrere.
4. Tenuta Setteponti Vigna dell’Impero 2019 – sangiovese 100%. Siamo in una zona adiacente al Borro, il vino manifesta le tipiche caratteristiche del vitigno: arancia rossa e ciliegia marasca. Vigna dell’Impero è stata impiantata nel 1935, dal 2013 è stato deciso di fare una singola vigna: coccolata e trattata con guanti di velluto (vista l’età), la vigna vive su 3 ettari in un terreno sassoso. il sorso è scorrevole e piacevolmente avvolgente, un vino molto apprezzato anche dalla critica internazionale. Il sangiovese del Valdarno di Sopra è ben rappresentato con questa etichetta dove le durezze acide/tanniche sono impercettibili: è compatto e vellutato.
5. La Salceta – Vigna Ruschieto 2020, un sangiovese 100% di una zona che si trova alle spalle del Pratomagno. I terreni qui sono più scistosi rispetto al versante di Petrolo. Brezza, buona escursione termica regalano profumi fruttati, una fresca spigolosità. I profumi sono nitidi e fragranti, un vino meno rotondo rispetto al precedente ma di grande bevibilità. Un pret à porter di cui nessuno può fare a meno.
6. Vigna Mulino 2020 Tenuta San Jacopo. Siamo sotto Cavriglia, su un terreno collinare morbido nel versante nord del Valdarno ai confini con il chianti classico. I tannini sono più irruenti, l’annata è la 2020, un vino austero e gastronomico, può essere un ottimo abbinamento con la bistecca.
7. Petrolo – Bòggina C – Vigna Bòggina Riserva 2021. Bòggina è la vigna più antica di Petrolo, piantata da Giulio Gambelli su un terreno molto roccioso, tra Gaiole e Castelnuovo Berardenga. Bòggina è un sangiovese austero, note tanniche al gusto e scuro alla vista, dotato di una bella carica antocianica.
8. Vigna Ruschieto 2023 – Fuori Linea. L’avrei intitolato Il Diritto di contare, – non foss’altro che è un titolo di un bellissimo film -. Una produzione di appena 320 bottiglie, il Fuori Linea è l’emblema di un’annata difficile e complicata, dove la produzione ha avuto dei minimi storici. Il sorso è fruttato, fresco e piacevole, con un tannino che non la manda a dir dietro.
Sebbene frutto di un duro lavoro di selezione delle uve, colpisce la sua facilità di sorso. Fermentazione di solo acciaio, questo sangiovese 100% sfila con un abito sportivo e velatamente ricercato.

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