Alla scoperta del Bursòn

[:it]DSC_0018di Nadia Fondelli – Uno dei vini italiani più interessanti ma sconosciuto ai più. Full immersion in questo autoctono e sorprendente romagnolo.

Senza tanti giri di parole è uno dei vini italiani più interessanti che ho assaggiato e non vi stupite se non avete mai sentito parlare del Bursòn perché nemmeno la sottoscritta, nonostante oltre venti anni “di girar per cantine” e gli esimi colleghi presenti alla “scoperta” mai avevamo sentito parlare di questo vitigno autoctono riscoperto nelle vallate della Romagna.

La storia di questo vino, come in tutte le favole che si rispettino, ha una nascita un po’ speciale. Antonio Longanesi trascorreva le sue giornate d’inverno in un capanno di caccia a cui era abbarbicata una vite selvatica sconosciuta che lo incuriosì per la dolcezza dei frutti e la capacità di mantenersi matura fino all’autunno.

Erano gli anni’50 del Novecento quando quella vite cominciò a crescere in vigna fino a divenire un vino impensabile per le pianure romagnole. Longanesi lo fece conoscere ai compaesani, la vite si moltiplicò e degli anni ’90 sono i primi esperimenti che portarono poi alla nascita del consorzio Il Bagnocavallo sotto la cui bandiera si riuniscono oggi i 27 produttori di Bursòn.

Siamo nella piana di Ravenna e circa 200 gli ettari vitati. L’uva che da Longanesi ha preso il nome, molto robusta e resistente si presta all’invecchiamento. Almeno cinque gli anni di riposo perfetti di cui almeno due in botte, preferibilmente tonneax.

Il Bursòn sorprende davvero innanzitutto per il colore vivace dall’inconfondibile violaceo che denota tutta la sua ricchezza in salutari polifenoli (addirittura 4300 in media contro i 1800 del Sangiovese!), ma soprattutto affascina per il gusto intenso, molto ampio e ricco con aromi di frutta a bacca rossa, pepe, tabacco, spezie e cacao.
I tannini non aggrediscono, ma avvolgono con eleganza al palato donando grande consistenza ed eleganza. Un vino sontuoso che può ricordare come stile, tanto per intenderci, l’Amarone per l’uso dell’appassimento.
Ne esistono di due tipi: etichetta blu senza appassimento caratterizzato dalla freschezza e il campione assoluto ad etichetta nera.

Il Bursòn che ho scoperto nella sfida lanciata alla cucina toscana, ampiamente vinta, e in cui erano presenti anche il presidente del Consorzio Daniele Longanesi e l’enologo-creatore Sergio Ragazzini è un vino esportato al 60% pluripremiato dov’è tutta la passione e l’allegria della Romagna e dove i produttori sono ancora contadini dalle mani grosse e non manager in colletto bianco.

Onore al Bursòn e buona degustazione a chi avrà voglia di scoprire qualcosa di nuovo![:en]DSC_0018di Nadia Fondelli – Uno dei vini italiani più interessanti ma sconosciuto ai più. Full immersion in questo autoctono e sorprendente romagnolo.

Senza tanti giri di parole è uno dei vini italiani più interessanti che ho assaggiato e non vi stupite se non avete mai sentito parlare del Bursòn perché nemmeno la sottoscritta, nonostante oltre venti anni “di girar per cantine” e gli esimi colleghi presenti alla “scoperta” mai avevamo sentito parlare di questo vitigno autoctono riscoperto nelle vallate della Romagna.

La storia di questo vino, come in tutte le favole che si rispettino, ha una nascita un po’ speciale. Antonio Longanesi trascorreva le sue giornate d’inverno in un capanno di caccia a cui era abbarbicata una vite selvatica sconosciuta che lo incuriosì per la dolcezza dei frutti e la capacità di mantenersi matura fino all’autunno.

Erano gli anni’50 del Novecento quando quella vite cominciò a crescere in vigna fino a divenire un vino impensabile per le pianure romagnole. Longanesi lo fece conoscere ai compaesani, la vite si moltiplicò e degli anni ’90 sono i primi esperimenti che portarono poi alla nascita del consorzio Il Bagnocavallo sotto la cui bandiera si riuniscono oggi i 27 produttori di Bursòn.

Siamo nella piana di Ravenna e circa 200 gli ettari vitati. L’uva che da Longanesi ha preso il nome, molto robusta e resistente si presta all’invecchiamento. Almeno cinque gli anni di riposo perfetti di cui almeno due in botte, preferibilmente tonneax.

Il Bursòn sorprende davvero innanzitutto per il colore vivace dall’inconfondibile violaceo che denota tutta la sua ricchezza in salutari polifenoli (addirittura 4300 in media contro i 1800 del Sangiovese!), ma soprattutto affascina per il gusto intenso, molto ampio e ricco con aromi di frutta a bacca rossa, pepe, tabacco, spezie e cacao.
I tannini non aggrediscono, ma avvolgono con eleganza al palato donando grande consistenza ed eleganza. Un vino sontuoso che può ricordare come stile, tanto per intenderci, l’Amarone per l’uso dell’appassimento.
Ne esistono di due tipi: etichetta blu senza appassimento caratterizzato dalla freschezza e il campione assoluto ad etichetta nera.

Il Bursòn che ho scoperto nella sfida lanciata alla cucina toscana, ampiamente vinta, e in cui erano presenti anche il presidente del Consorzio Daniele Longanesi e l’enologo-creatore Sergio Ragazzini è un vino esportato al 60% pluripremiato dov’è tutta la passione e l’allegria della Romagna e dove i produttori sono ancora contadini dalle mani grosse e non manager in colletto bianco.

Onore al Bursòn e buona degustazione a chi avrà voglia di scoprire qualcosa di nuovo![:]

I cioccolatai più bravi d’Italia? Tutti in Toscana

I cioccolatai più bravi d’Italia? Tutti in Toscana

[:it]IMG_9664di Stefania Pianigiani –  Chi fa il cioccolato più buono in Italia? Per fortuna sono tanti i maestri cioccolatieri all’altezza di partecipare agli International Chocolate Awards.

Solo per la Toscana, vanno citati Vestri, Slitti, Piccola Pasticceria; Torta Pistocchi Firenze(Claudio e Claudia Pistocchi che aprono oggi anche a Milano in Via De Amicis 7).

Stamattina a Firenze sono stati premiati i vincitori. Ma cosa sono gli International Chocolate Awards?

Il concorso è ideato da Martin Christy (UK), insieme a Monica Meschini (Italia) eMaricel Presilla (USA). Tutti e tre massimi esperti di cacao e cioccolato a livello internazionale.

Tale concorso si svolge ogni anno da 4 anni in due fasi: la semifinale italiana alla quale quest’anno si aggiunge tutta l’aerea mediterranea e che si è tenuta a Firenze; e la finale mondiale, alla quale accedono esclusivamente i finalisti della prima fase, ha luogo a Londra in autunno, a cui partecipano tutti i vincitori delle altre parti del mondo.

Come funziona il concorso? Sono 48 le categorie in gara, nelle variabili: latte, fondente, bianco o miste. Un percorso che prevede la degustazione di tavolette in purezza ed aromatizzate, spalmabili, gianduiotti, ganache, tartufi, cremini, e molto altro.“A differenza delle altre competizioni – sottolinea Monica Meschini, Responsabile Italiana del Comitato Organizzatore degli International Chocolate Awards: il nostro fine non è solo assegnare dei premi ma soprattutto rilasciare un’opinione costruttiva. Siamo felici di aver creato un sistema di giudizio uniforme per tutte le competizioni, basato sulla massima pluralità, equità e trasparenza, cardini imprescindibili per premiare i prodotti che realmente meritano”. Non a caso, per garantire il massimo rigore nei giudizi, i test sono effettuati alla cieca, evitando che i giudici sappiano in anticipo il nome del produttore e la tipologia di cioccolato utilizzato.

E ora non resta che aspettare Londra in autunno e la finale mondiale…[:en]IMG_9664di Stefania Pianigiani –  Chi fa il cioccolato più buono in Italia? Per fortuna sono tanti i maestri cioccolatieri all’altezza di partecipare agli International Chocolate Awards.

Solo per la Toscana, vanno citati Vestri, Slitti, Piccola Pasticceria; Torta Pistocchi Firenze(Claudio e Claudia Pistocchi che aprono oggi anche a Milano in Via De Amicis 7).

Stamattina a Firenze sono stati premiati i vincitori. Ma cosa sono gli International Chocolate Awards?

Il concorso è ideato da Martin Christy (UK), insieme a Monica Meschini (Italia) eMaricel Presilla (USA). Tutti e tre massimi esperti di cacao e cioccolato a livello internazionale.

Tale concorso si svolge ogni anno da 4 anni in due fasi: la semifinale italiana alla quale quest’anno si aggiunge tutta l’aerea mediterranea e che si è tenuta a Firenze; e la finale mondiale, alla quale accedono esclusivamente i finalisti della prima fase, ha luogo a Londra in autunno, a cui partecipano tutti i vincitori delle altre parti del mondo.

Come funziona il concorso? Sono 48 le categorie in gara, nelle variabili: latte, fondente, bianco o miste. Un percorso che prevede la degustazione di tavolette in purezza ed aromatizzate, spalmabili, gianduiotti, ganache, tartufi, cremini, e molto altro.“A differenza delle altre competizioni – sottolinea Monica Meschini, Responsabile Italiana del Comitato Organizzatore degli International Chocolate Awards: il nostro fine non è solo assegnare dei premi ma soprattutto rilasciare un’opinione costruttiva. Siamo felici di aver creato un sistema di giudizio uniforme per tutte le competizioni, basato sulla massima pluralità, equità e trasparenza, cardini imprescindibili per premiare i prodotti che realmente meritano”. Non a caso, per garantire il massimo rigore nei giudizi, i test sono effettuati alla cieca, evitando che i giudici sappiano in anticipo il nome del produttore e la tipologia di cioccolato utilizzato.

E ora non resta che aspettare Londra in autunno e la finale mondiale…[:]

Isola d’Elba e il suo tesoro in passarella

Isola d’Elba e il suo tesoro in passarella

[:it]IMG_2835di redazione – Un fine settimana di eventi quello del 18 e 19 aprile sull’isola d’Elba con un protagonista d’eccezione: il vino Aleatico.

Sabato 18 aprile si terrà la prima edizione dell’AleatiCup: una veleggiata all’insegna dei “piaceri del buon vivere organizzata dallo Yacht Club Portoferraio e dalla Lega Navale Italiana sez. di Portoferraio.
Il 19 aprile torna a Portoferraio Elba Aleatico che quest’anno vedrà la concomitanza con la tappa elbana del 1° Tuscany Bike Challenge, in collaborazione con Vetrina Toscana.
La V edizione di Elba Aleatico e l’Anteprima dei vini Elba DOC si svolgerà nel chiostro del Centro Culturale De Laugier a Portoferraio. La rassegna è organizzata dall’AIS delegazione Isola d’Elba e dal Consorzio di Tutela dei Vini Elba DOC con il patrocinio della Provincia di Livorno e del Comune di Portoferraio.

La mattina saranno presentati i vini 2015 del Consorzio Elba Doc accompagnati  dalla degustazione dei prodotti e delle  specialità della gastronomia elbana proposte da produttori e ristoratori che fanno parte di ElbaTaste. Nel pomeriggio verrà presentato l’Aleatico Passito delle sedici aziende che aderiscono al consorzio.

 

In questa giornata alcuni ristoranti dell’isola che fanno parte della rete di Vetrina Toscana, il progetto di Regione e Unioncamere Toscana che promuove i ristoranti e le botteghe che utilizzano i prodotti del territorio, incoronano l’Aleatico come protagonista dei loro menù.

 

Proprio in onore di questo grande vino, la Gran Fondo dell’Isola d’Elba cambia il nome in: Gran Fondo Elbaleatico. Ciclismo, Turismo, enogastronomia, promozione del territorio uniti per rendere omaggio al “vino dell’imperatore”.

Si racconta, infatti, che Napoleone, in attesa al largo nella rada di Portoferraio, prima di sbarcare studiasse con attenzione il nuovo piccolo regno che l’avrebbe accolto: l’isola d’Elba.

Il 4 maggio 1814 il cannocchiale si soffermò su di una grande vigna cinta da mura. Era “La Chiusa” gestita dalla stirpe dei Foresi fin dal Seicento.
Secondo la tradizione, il generale fece ammarare una scialuppa e raggiunse il luogo dove assaggiò un vino dolce rosso rubino che subito gli tirò su il morale. Aveva scoperto l’Aleatico che diventò il suo vino preferito.

Nell’immaginario collettivo tutte le isole hanno un tesoro, per l’Elba è di sicuro l’Aleatico: il 18 e 19 Il vino dell’imperatore regnerà davvero incontrastato.[:en]IMG_2835di redazione – Un fine settimana di eventi quello del 18 e 19 aprile sull’isola d’Elba con un protagonista d’eccezione: il vino Aleatico.

Sabato 18 aprile si terrà la prima edizione dell’AleatiCup: una veleggiata all’insegna dei “piaceri del buon vivere organizzata dallo Yacht Club Portoferraio e dalla Lega Navale Italiana sez. di Portoferraio.
Il 19 aprile torna a Portoferraio Elba Aleatico che quest’anno vedrà la concomitanza con la tappa elbana del 1° Tuscany Bike Challenge, in collaborazione con Vetrina Toscana.
La V edizione di Elba Aleatico e l’Anteprima dei vini Elba DOC si svolgerà nel chiostro del Centro Culturale De Laugier a Portoferraio. La rassegna è organizzata dall’AIS delegazione Isola d’Elba e dal Consorzio di Tutela dei Vini Elba DOC con il patrocinio della Provincia di Livorno e del Comune di Portoferraio.

La mattina saranno presentati i vini 2015 del Consorzio Elba Doc accompagnati  dalla degustazione dei prodotti e delle  specialità della gastronomia elbana proposte da produttori e ristoratori che fanno parte di ElbaTaste. Nel pomeriggio verrà presentato l’Aleatico Passito delle sedici aziende che aderiscono al consorzio.

 

In questa giornata alcuni ristoranti dell’isola che fanno parte della rete di Vetrina Toscana, il progetto di Regione e Unioncamere Toscana che promuove i ristoranti e le botteghe che utilizzano i prodotti del territorio, incoronano l’Aleatico come protagonista dei loro menù.

 

Proprio in onore di questo grande vino, la Gran Fondo dell’Isola d’Elba cambia il nome in: Gran Fondo Elbaleatico. Ciclismo, Turismo, enogastronomia, promozione del territorio uniti per rendere omaggio al “vino dell’imperatore”.

Si racconta, infatti, che Napoleone, in attesa al largo nella rada di Portoferraio, prima di sbarcare studiasse con attenzione il nuovo piccolo regno che l’avrebbe accolto: l’isola d’Elba.

Il 4 maggio 1814 il cannocchiale si soffermò su di una grande vigna cinta da mura. Era “La Chiusa” gestita dalla stirpe dei Foresi fin dal Seicento.
Secondo la tradizione, il generale fece ammarare una scialuppa e raggiunse il luogo dove assaggiò un vino dolce rosso rubino che subito gli tirò su il morale. Aveva scoperto l’Aleatico che diventò il suo vino preferito.

Nell’immaginario collettivo tutte le isole hanno un tesoro, per l’Elba è di sicuro l’Aleatico: il 18 e 19 Il vino dell’imperatore regnerà davvero incontrastato.[:]

Firenze: nasce Qualità nel nome e nei fatti

Firenze: nasce Qualità nel nome e nei fatti

[:it]Logo-colori Qualitadi Nadia Fondelli – A pochi giorni dal via dell’Expo che, come ormai tutti sanno è dedicato al cibo, fioccano le iniziative che ruotano intorno a questo reparto. La realtà fiorentina e toscana è da anni viva e vivace nel settore. Fioccano eventi, iniziative, show coking, mostre, mercati etc.. Ma oggi più che mai c’è fame di novità… e la parola fame non è casuale…

E’ stata presentata nei giorni scorsi e proprio nello storico Mercato centrale fiorentino da poco restituito a nuova vita dopo anni di storia e altrettanti di oblio una nuova iniziativa.
Il suo nome è semplicemente Qualità e trattasi di un progetto che vuole puntare i riflettori su chi dietro al mondo del cibo vive, lavora, soffre, ride e piange.

Quando beviamo un vino o degustiamo un prodotto della terra non pensiamo mai a cosa c’è dietro. Anni di lavoro, alzate all’alba, ore nei campi a spaccarsi la schiena, tribolazioni in cantina e tante altre emozioni ancora che arrivano dritte nel piatto e vibrano fra le papille di chi sa assaporare davvero.

Qualità intende portare alla scoperta proprio di loro: le facce e le vite di chi c’è dietro alle eccellenze agroalimentari italiane.
Vuole creare con grande sforzo e una buona dose di coraggio anche una rete fra questi produttori d’istinto portati ad essere dei solitari.

L’unione fa la forza? Ma almeno l’unione fa la conoscenza, lo scambio e la condivisione di tipicità, qualità, tracciabilità, ecosostenibilità e eticità; valori che non devono mancare ai produttori con la P maiuscola.

Qualità del resto è anche lui il frutto dell’unione di diverse figure professionali che da anni, a vario titolo, professionalmente bazzicano nel mondo del food e wine.
Qualità è quindi un contenitore aperto che offre il meglio ai produttori e ai consumatori e per scoprire cos’è vi rimandiamo a www.qualitamagazine.com[:en]Logo-colori Qualitadi Nadia Fondelli – A pochi giorni dal via dell’Expo che, come ormai tutti sanno è dedicato al cibo, fioccano le iniziative che ruotano intorno a questo reparto. La realtà fiorentina e toscana è da anni viva e vivace nel settore. Fioccano eventi, iniziative, show coking, mostre, mercati etc.. Ma oggi più che mai c’è fame di novità… e la parola fame non è casuale…

E’ stata presentata nei giorni scorsi e proprio nello storico Mercato centrale fiorentino da poco restituito a nuova vita dopo anni di storia e altrettanti di oblio una nuova iniziativa.
Il suo nome è semplicemente Qualità e trattasi di un progetto che vuole puntare i riflettori su chi dietro al mondo del cibo vive, lavora, soffre, ride e piange.

Quando beviamo un vino o degustiamo un prodotto della terra non pensiamo mai a cosa c’è dietro. Anni di lavoro, alzate all’alba, ore nei campi a spaccarsi la schiena, tribolazioni in cantina e tante altre emozioni ancora che arrivano dritte nel piatto e vibrano fra le papille di chi sa assaporare davvero.

Qualità intende portare alla scoperta proprio di loro: le facce e le vite di chi c’è dietro alle eccellenze agroalimentari italiane.
Vuole creare con grande sforzo e una buona dose di coraggio anche una rete fra questi produttori d’istinto portati ad essere dei solitari.

L’unione fa la forza? Ma almeno l’unione fa la conoscenza, lo scambio e la condivisione di tipicità, qualità, tracciabilità, ecosostenibilità e eticità; valori che non devono mancare ai produttori con la P maiuscola.

Qualità del resto è anche lui il frutto dell’unione di diverse figure professionali che da anni, a vario titolo, professionalmente bazzicano nel mondo del food e wine.
Qualità è quindi un contenitore aperto che offre il meglio ai produttori e ai consumatori e per scoprire cos’è vi rimandiamo a www.qualitamagazine.com[:]

Volterra: tartufo marzuolo e non solo per un week end tuttogusto

Volterra: tartufo marzuolo e non solo per un week end tuttogusto

[:it]

TARTUFO-VOLTERRAdi redazone – E’ uno degli appuntamenti immancabili della primavera toscana e quello che apre ufficialmente la “primavera del gusto”. Sabato 28 e domenica 29 marzo le Logge del Palazzo Pretorio in Piazza de’ Priori di ospiteranno a Volterra la VIa mostra mercato del tartufo marzuolo, due giorni dedicata a uno dei prodotti principe del territorio.

La domenica sarà per gli appassionati il momento clou con anche il mercatino della filiera corta in Via Gramsci e dedicato all’universo delle tipicità agroalimentari del territorio rigorosamente a Km 0.

Per l’intera durata della manifestazione inoltre la Sala del Giudice Conciliatore interna allo splendido Palazzo de’ Priori ospiterà l’iniziativa Il Sapere dei sapoori, un ciclo di incontri aperti gratuitamente al pubblico dedicati al connubio di eccellenze volterrane “vino-tartufo”, raccontati da esperti attraverso approfondimenti, aneddoti e gli immancabili assaggi.

Presso la Saletta di Via Turazza saranno invece l’olio extra vergine locale, il Pane di Montegemoli, il Pecorino delle Balze Volterrane e ancora il cioccolato realizzato dagli artigiani volterrani a diventare protagonisti di una serie di degustazioni guidate, sempre aperte al pubblico.

 

 

[:en]

TARTUFO-VOLTERRAdi redazone – E’ uno degli appuntamenti immancabili della primavera toscana e quello che apre ufficialmente la “primavera del gusto”. Sabato 28 e domenica 29 marzo le Logge del Palazzo Pretorio in Piazza de’ Priori di ospiteranno a Volterra la VIa mostra mercato del tartufo marzuolo, due giorni dedicata a uno dei prodotti principe del territorio.

La domenica sarà per gli appassionati il momento clou con anche il mercatino della filiera corta in Via Gramsci e dedicato all’universo delle tipicità agroalimentari del territorio rigorosamente a Km 0.

Per l’intera durata della manifestazione inoltre la Sala del Giudice Conciliatore interna allo splendido Palazzo de’ Priori ospiterà l’iniziativa Il Sapere dei sapoori, un ciclo di incontri aperti gratuitamente al pubblico dedicati al connubio di eccellenze volterrane “vino-tartufo”, raccontati da esperti attraverso approfondimenti, aneddoti e gli immancabili assaggi.

Presso la Saletta di Via Turazza saranno invece l’olio extra vergine locale, il Pane di Montegemoli, il Pecorino delle Balze Volterrane e ancora il cioccolato realizzato dagli artigiani volterrani a diventare protagonisti di una serie di degustazioni guidate, sempre aperte al pubblico.

 

 

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Firenze: Colli Fiorentini, il Chianti di città

Firenze: Colli Fiorentini, il Chianti di città

DSCN2428di Nadia Fondelli – In una serata novembrina che già ammicca dalle vetrine al prossimo Natale arriva in centro città, a Firenze, il vino che più è legato ad essa. Il Chianti Colli Fiorentini ha origini antiche e lunga tradizione. Era il vino per la città, quello che le nobili famiglie producevano nelle colline dei dintorni dove avevano le loro tenute e case di caccia.

Un vino genuino e puro che ha accompagnato personaggi celebri nei loro viaggi per il mondo e che è servito ad arruffianarsi potenti, papi ed imperatori.
Mille aneddoti e tante storie fra leggenda e realtà avrebbe da raccontare il Consorzio del Chianti Colli Fiorentini che celebra i suoi primi 20 anni.
Un Consorzio poco più che maggiorenne per una tradizione antica e una denominazione riconosciuta e delimitata fin dal 1932. Quasi un contrasto questo, ma sicuramente un’esigenza precisa nata quando il vino è uscito dalla vigna per trasferirsi sulle scrivanie degli uomini marketing.

Si usciva da anni bui. C’era stata la fuga dalle campagne dove solo pochi impavidi avevano resistito e recentissimo era lo scandalo del metanolo.
Da quelle ceneri forse la spinta decisiva per quella che si può definire la rinascita o moderna viticoltura. Il vino è diventato altro. E’ cambiato tutto: impianti, vigneti, sistemi di lavorazione, tecnologie, vinificazioni, etc…

E’ diventato soprattutto un must, un simbolo stesso dell’Italia, uno status symbol, un qualcosa da sfoggiare e regalare.

Una lunga introduzione necessaria per raccontare la serata speciale in cui il Consorzio ha festeggiato i suoi vent’anni portando in degustazione a un selezionato pubblico di professionisti e appassionati dell’assaggio questi anni di storia.

Un’esperienza degustativa affascinante che si è aperta con la chicca di un vino d’annata del 1987 e si è conclusa con una riserva 2007.
Fra questi due estremi il cambiamento totale di un mondo, quello vinicolo che da artigianale è diventato industriale per usare termini forse impropri, ma efficaci nella loro esagerazione.
L’evoluzione di una storia in bicchiere, una ricerca d’identità e di personalità prima timida, poi cercata ed infine trova e saputa gestire.
Un Consorzio vincente oggi che ha saputo creare una sua personalità seppure nella diversità di un territorio comprendente moltissimi comuni con caratteristiche diversissime come terreno, posizione, altitudine.

Un vino maturo ed equilibrato che si mantiene molto toscano, con profumi freschi e tannini equilibrati dove il Sangiovese fa da padrone (ovviamente) senza però schiacciare gli altri vitigni, tutti autoctoni, che lo compongono.

Un vino dove (finalmente) si sente il vino e non il legno dove l’omologazione ancora non c’è, nella speranza che le leggi di mercato  che oggi ci fanno assaggiare nel bicchiere alcune similitudini non finiscano nel tempo per diventare schiaccianti.