Le top 10 immersioni subacque all’isola d’Elba

Le top 10 immersioni subacque all’isola d’Elba

Ben 147 chilometri di costa su acque limpide che custodiscono una biodiversità ricca e
variegata a diverse profondità: l’isola d’Elba è un vero e proprio paradiso per il diving con
tantissimi punti per le immersioni, dove ci si può lasciare avvolgere dall’acqua concentrandosi
sul respiro e sulle emozioni che solo il mare sa regalare.

Murena, foto Riccardo Buralli, diving elba

Isola d’Elba, un paradiso dentro il mare

Le acque dell’Elba sono particolarmente ricche di flora e di fauna già a basse profondità e
per questo è affascinante anche per i neofiti che si approcciano a questo sport.
Si possono
veder nuotare pesci come barracuda, dentici, ricciole, in scenari come le praterie di posidonia, franate rocciose e scogliere granitiche, punteggiate dai colori intensi di coralli e spugne.
È
possibile vedere anche cetacei, maestosi frequentatori di queste acque: l’Elba ha infatti una
grossa presenza di colonie stanziali e di migratori, tra delfini e balenottere.
Ad esempio, a
Sant’Andrea, la migrazione avviene a ridosso della scogliera, ad appena 50 metri dalla costa.

Gorgonie, foto di Riccardo Buralli, diving Elba

30 diving per scoprire il profondo blu

“Tutte queste meraviglie – spiega Niccolò Censi, coordinatore della GAT Gestione Associata
del Turismo e del marchio Visit Elba – si possono scoprire grazie alle oltre 30 realtà diving
che punteggiano l’isola e che sono attrezzate per far provare una varietà di attività per tutti
i livelli: dal battesimo dell’acqua per i neofiti, primissimo approccio col mondo delle immersioni,
ai corsi di scuba diver di avvicinamento al diving, che portano a esplorare le acque fino a una
profondità di 12 metri, proseguendo con i corsi open fino ai 18 metri e ai corsi di livello
avanzato.
Non solo per tutti i livelli, ma anche per diverse fasce d’età, con un’attenzione

particolare per le attività di avvicinamento dei più giovani, fin dagli 8 anni, per trasmettere
questa passione per il mare e per ciò che regala”.
Impossibile, quindi, non tuffarsi alla scoperta della biodiversità sotto la superficie del mare elbano. Ma se è difficile navigare nella scelta, tra i numerosi punti per le immersioni, ecco una
selezione della top 10 per il diving all’Elba.

Murena, foto Riccardo Buralli, diving elba

1 – Scoglietto, Portoferraio

All’interno di una zona di tutela biologica istituita negli anni ’70, lo Scoglietto è un punto di
immersione adatto a tutti e dal grande impatto visivo, grazie alla ricca fauna che popola questo
vero e proprio acquario a cielo aperto.
Gli scenari sono vari, dalle franate rocciose alle praterie
di posidonia, e si può ammirare il passaggio di cernie, dentici, barracuda e corvine che qui sono stanziali.
Sul lato nord si trova la statua di Cristo, valorizzata dalla presenza alle sue
spalle da una parete di spugne marine.

Flabellina, Foto di Riccardo Burallli, Diving in Elba

2 – Punta Cannelle, Portoazzurro

L’immersione inizia percorrendo un canale di sabbia, per raggiungere poi un maestoso monolite roccioso a forma di panettone completamente coperto da gorgonie rosse.
Si può
girare attorno a questo promontorio sommerso, scoprendo gli anfratti nella roccia e la fauna
che vi abita; dopo aver girato attorno al cappello a circa 30 metri, per i sommozzatori più
esperti è possibile scendere lungo i fianchi per raggiungere i 45 metri di profondità.

una bella cernia con sub, foto di Riccardo Buralli, Diving Elba

3 – Secca di Fonza, Marina di Campo

Quasi di fronte al Golfo di Marina di Campo si trova la secca di Fonza, chiamata anche “Corallina” perché è uno dei punti all’Elba dove la presenza del corallo rosso è abbondante.
Quest’area è ricchissima di ogni
forma di vita, in particolare di pesce pelagico come barracuda e ricciole, ma di grande interesse sono soprattutto i canyon che si trovano tra lunghi rami di corallo rosso.
Si tratta di una secca a volte
caratterizzata da correnti sostenute, per cui più adatta a subacquei di livello avanzato. Tuttavia, la parte superiore può essere accessibile anche ai meno esperti.

Gorgonie e cernia, foto di Riccardo Buralli, Diving Elba

4 – Capo d’Enfola, Portoferraio

A Capo d’ Enfola  è situato, a poca distanza dalla costa, il grosso Scoglio della Nave, una sorta di
prolungamento roccioso del promontorio.
A nord dello scoglio si segue all’inizio un fondale che
degrada abbastanza dolcemente fino a 22 metri di profondità, per poi continuare l’esplorazione lungo una ripida parete che termina a 47 metri. La cigliata presenta numerose spaccature e anfratti che offrono riparo ad aragoste, murene e polpi. Molto interessanti anche i Cerianthus, fra gli esacoralli più belli del Mediterraneo, che si sviluppano soprattutto nelle zone dove il fondo diventa più detritico e che allargano nel blu le loro corone di lunghi e colorati tentacoli.

branco di barracuda, foto di Riccardo Buralli, Diving Elba

5 – Punta Galera, Miniere di Calamita

Punta Galera è una lingua di roccia proprio sotto le miniere del Monte Calamita e si sviluppa lungo due dorsali.
Si possono scegliere due percorsi: il primo per subacquei anche principianti,
che scende fino a circa 25 metri, dove si possono ammirare spugne e margherite di mare; il secondo, lungo l’altra dorsale, che scende fino ai 50 metri di profondità, dove si possono avvistare pesci pelagici e aquile di mare.

cernia, foto di Riccardo Buealli, Diving Elba

6 – Formiche di Zanca, Marciana

Le Formiche della Zanca sono un gruppo di scogli affioranti al largo della costa nord-occidentale dell’Elba.
È possibile
effettuare due immersioni diverse a seconda del proprio livello: si può seguire un itinerario facile col brevetto base di primo livello, ma c’è un’opzione anche per esperti in mare aperto. Ci sono colonie di gorgonie rosse e a seconda della stagione si trovano polpi, margherite di mare e rane pescatrici in primavera; d’estate si può ammirare il passaggio di dentici, barracuda, ricciole e
di tonni fino ad autunno inoltrato.

scorfano, foto di Riccardo Buralli, Diving Elba

7- Sant’Andrea, Marciana

Il punto forte di questa immersione è la partenza: si inizia infatti direttamente dalla spiaggia,
per dirigersi verso Capo Sant’Andrea.
È possibile ripercorrere le rotte dei mercantili che fin
dall’antichità raggiungevano la costa occidentale per il commercio e seguire un itinerario di interesse anche archeologico.
Poco al largo di Sant’Andrea sono infatti presenti due relitti di
epoca romana, noti come relitto A e B (rispettivamente a 12 e 40 metri di profondità), circondati da tappeti di frammenti di anfore e resti di oggetti utilizzati per il commercio dispersi durante i naufragi.

relitto di Pomonte, foto di Riccardo Buralli

8- Relitto dell’Elviscott, Pomonte

Raggiungibile dalla costa, a circa 150 metri dalla spiaggia dell’Ogliera a Pomonte, l’Elviscot è uno dei relitti più noti e più visitati d’Italia.
Si tratta di un mercantile affondato a soli 12 metri
di profondità: la vicinanza alla costa e la bassa profondità rendono l’immersione adatta sia ai sub neofiti sia a chi vuole fare snorkeling.

donzella, foto di Riccardo Buralli, Diving Elba

9- Secca del Careno, Marciana

Una grande secca che sale fino a 15-20 metri dalla superficie, non lontano dalla costa di
Sant’Andrea.
Il lato verso la costa digrada gradualmente a profondità più basse, mentre quello
verso il mare aperto forma una franata che scende fino a 50 metri. Il fondale è composto da praterie di posidonia e da grossi massi sovrapposti che formano tane e cunicoli. Immancabile il passaggio di pesci, dentici e barracuda, soprattutto nei mesi estivi.

cernia, foto di Riccardo Buralli

10- Picchi di Pablo, Portoazzurro

A circa 40 minuti di navigazione da Porto Azzurro, questo punto di immersione deve il suo nome ai due pinnacoli di roccia che si innalzano su una parete verticale, che va dagli 8 metri ai 38 metri di profondità.
Adatto a tutti i livelli di abilità, è molto apprezzato dai fotografi per la
ricca fauna e per la presenza di una fitta colonia di gorgonia rossa.

Parazoantus, foto di Riccardo Buralli, Diving Elba

 

Alla scoperta (esclusiva) di Giannutri. Due appuntamenti da prenotare

Alla scoperta (esclusiva) di Giannutri. Due appuntamenti da prenotare

All’inizio della primavera, un’intera giornata a Giannutri, perla dell’Arcipelago Toscano per vivere un’esperienza esclusiva con visita dell’area archeologica della Villa Romana e trekking naturalistico con le Guide Parco.
È possibile prenotare direttamente su www.parcoarcipelago.info/giannutri. il passaggio in motonave, l’escursione naturalistica e la visita al sito archeologico della Villa Romana dei Domizi Enobarbi arricchito da nuovi elementi archeologici oggetto di recenti restauri; infatti in seguito alle operazioni di consolidamento di tre stanze mosaicate, tornano a splendere gli ambienti delle tabernae, decorati da mosaici geometrici.

Una proposta completa che consente al visitatore di scoprire tutti i tesori della più meridionale delle isole dell’Arcipelago sulla quale Parco sta lavorando per migliorarne la fruizione i suoi servizi.  Già a luglio 2020 sono stati inaugurati i bagni pubblici realizzati dal Parco Nazionale grazie alla collaborazione con il Comune di Isola del Giglio che ha concesso il terreno. Un primo significativo passo verso la creazione di un centro funzionale pubblico il cui cantiere ha già portato alla bonifica dell’area interessata dai ruderi di vecchi cantieri.

Interventi che si aggiungono a quelli della Soprintendenza per la ristrutturazione dell’immobile a Cala Maestra. Segnali importanti che testimoniano l’attenzione sulla piccola isola e il reimpiego sul territorio anche delle risorse introitate con il ticket di ingresso all’Isola.

Isola di Giannutri, foto Roberto Ridi per il PNAT

Dettagli della visita prevista per il 19 marzo e il 24 aprile. Ritrovo ore 9:00 con la guida a Porto Santo Stefano, imbarco Banchina Toscana traghetto Maregiglio (partenza ore 9:30. Arrivo a Giannutri dopo un’ora di navigazione.
Visita guidata al complesso archeologico della Villa Romana; dalla baia di Cala Maestra si raggiungono i resti di una Villa di epoca romana tra le scogliere rocciose e i sentieri profumati della macchia mediterranea. A seguire la visita naturalistica, trekking al Faro, che porterà i partecipanti all’interno dell’area protetta e avrà durata di circa due ore, il percorso sarà adeguato alla stagione e alle condizioni metereologiche. La pausa pranzo, con pranzo al sacco a cura dei partecipanti, sarà prevista al termine della visita storica o lungo il percorso naturalistico in base al tempo a disposizione. Partenza da Giannutri alle ore 16:00 e arrivo a Porto Santo Stefano perle 17:00 ca.
Costo: € 60 intero, ridotto € 40 ragazzi 5-12 anni, esenti bambini 0-4 anni.
Sarà possibile prenotare e acquistare online tutti i servizi del Parco. Rimane comunque a disposizione l’ufficio Info Park tel. 0565-908231, e-mail: info@parcoarcipelago.info.

La Toscana salva dall’estinzione quattro varietà di vecchie sementi

La Toscana salva dall’estinzione quattro varietà di vecchie sementi

Avremo ancora la fortuna di assaggiare una zuppa fatta col “cavolo torso” del Giglio, una  pomarola di “pomodori di scasso” o un piatto di “fagioli borlotti del minatore” ma anche di gustare una polenta di granturco di Castell’Azzara. Sono queste le quattro varietà che erano a rischio estinzione ma che sono state ufficialmente recuperate scongiurando dunque il pericolo di vederle perdute per sempre.

Sull’isola del Giglio tornano il cavolo torso e il pomodoro di scasso

Al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che ha portato avanti un progetto finanziato con il supporto dell’Università di Pisa, con l’aiuto e l’interessamento del Circolo Culturale Gigliese, va il merito di aver recuperato il Cavolo Torso e il Pomodoro di Scasso sull’Isola del Giglio.
E’ stata invece la Comunità del cibo e dell’agrobiodiversità dell’Amiata, grazie a un progetto finanziato realizzato con l’Università di Pisa,  a salvare il “fagiolo borlotto del minatore” e il “granturco di Castell’Azzara”.
”L’attività di recupero delle vecchie e dimenticate specie nostrane di interesse agricolo  – ha detto la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi –  diventa fondamentale per la conservazione di un patrimonio genetico unico e prezioso dal punto di vista agronomico, alimentare e culturale. Sosteniamo le comunità del cibo e le associazioni che si prendono in carico di salvarlo dall’estinzione nell’ottica di una valorizzazione dell’agrobiodiversità e nell’incremento della ricerca per aumentare la qualità dei frutti, ridurre l’impiego dei prodotti chimici in frutticoltura, contenere i costi di produzione e tutelare la biodiversità vegetale. Con la perdita dei semi non solo si perdono varietà ma si perde una fetta della nostra storia e della nostra identità culturale».

Il cavolo torso rinasce negli orti di Mortoleto

Il cavolo torso veniva coltivato sull’isola “ab immemorabile” e per fini gastronomici.  La varietà viene coltivata in piccoli orti familiari dell’Isola del Giglio ma sembra che gli agricoltori dell’isola coltivassero questa varietà da “più di quattro generazioni, oltre che negli orti della località del Mortoleto anche in molti altri luoghi dell’isola, nei quali i fattori pedologici conferiscono al terreno le caratteristiche colturali adatte”.
Il rischio di estinzione è alto sia per il numero dei coltivatori sia per l’età che hanno. Al rischio contribuisce anche la limitata dimensione delle superfici coltivate e l’assenza di un sistema di conservazione in situ ed ex situ che può da oggi partire grazie all’iscrizione al Repertorio regionale della LR 64/04 che  può essere un primo passo verso una vera valorizzazione del prodotto.

I pomodori di scasso che il prete piantò nei vigneti

Sul pomodoro di scasso si racconta che un sacerdote gigliese del ‘700, Domenico Aldi, soprannominato Fontana, dell’arcipretura di San Pietro e Paolo di Giglio Castello, avesse la passione di salare le acciughe e conservarle in giarrette, secondo la tradizione isolana.
Una volta all’anno andava a Firenze in un convento di frati a cui faceva omaggio delle sue acciughe e riceveva in cambio prodotti della campagna toscana. Una volta i frati gli regalarono dei semi di pomodoro che non avevano necessità di essere annaffiati purché fossero seminati in terreno ben dissodato: una caratteristica molto favorevole del terreno agrario del Giglio, isola molto siccitosa.
Così si pensò di piantare i semi nelle vigne che godono di una zappatura profonda che la Giglio è chiamata “scasso” . Nacquero così i pomodori che furono detti “Pomodori di scasso” o “Pomodori di Fontana”.  Da allora i pomodori introdotti da don Domenico Aldi vengono coltivati non negli orti ma nelle vigne, in particolare quando queste vengono periodicamente zappate più a fondo.
I frutti sono grossi, polilobati di color rosso intenso e vengono utilizzati soprattutto per la preparazione di conserve. La varietà è stata fino ad oggi coltivata da alcuni agricoltori dell’isola, che hanno mantenuto e conservato nel tempo questa tipicità locale. Questo tipo di pomodoro non  è solo molto adatto per fare salse, ma anche per “strusciarlo sul pane” o fare i pomodori secchi, soprattutto per la sua particolarità di contenere uno scarso quantitativo di acqua. 

Sull’Amiata rinascono il fagiolo borlotto del minatore e il granturco di Castell’Azzara

La Comunità del Cibo dell’Amiata, grazie al progetto l’Università di Pisa, ha potuto accertare il legame di questa varietà locale con il territorio amiatino. Il fagiolo in questione è stato conservato e da sempre coltivato da un agricoltore di Castell’Azzara, Alberto Lazzeri  – oggi deceduto –  e dalla sua famiglia alla quale il seme è stato tramandato dalle generazioni precedenti. Grazie alla costanza della famiglia Lazzeri, che lo ha riprodotto e custodito nel tempo, alcuni agricoltori della Comunità del Cibo dell’Amiata, hanno ripreso a coltivare questo fagiolo e ad apprezzarne sempre di più le caratteristiche qualitative. 
Il fagiolo borlotto del minatore veniva coltivato nei “granturcai” in consociazione con il granturco locale che fungeva da tutore alla pianta di fagiolo ed entrambe venivano raccolte a mano. 


Il borlotto coltivato fra il granturco

Il fagiolo borlotto si gusta dopo opportuno ammollo e lessatura, tipicamente utilizzato in minestre e zuppe; può anche essere consumato anche in bianco condito con sale, pepe, olio e aceto. Come tutti i fagioli borlotti, anche questo è particolarmente indicato nelle zuppe ed impiegato in un tipico piatto della tradizione locale chiamato “minestra con i ceciarelli” che sono realizzati con l’impasto di acqua e farina di grano duro. 

Il granturco di Castell’Azzara, pane dell’Amiata

Per il granturco di Castell’Azzara, dalle prime informazioni avute dagli agricoltori e dai vari soggetti interessati alla messa in sicurezza della varietà, emerge che, insieme alla castagna, è stato fin dalla metà del 1700 la principale fonte di sostentamento degli abitanti dell’area dell’Amiata. E’ rimasto fonte di sostentamento fino alla prima metà del 1900 quando poi venne quasi completamente sostituito da altri cereali, principalmente dal grano. La coltivazione del granturco venne così quasi del tutto interrotta a seguito anche della dismissione dell’attività mineraria con conseguente spopolamento delle aree montane e sub-montane del territorio amiatino. Grazie alla tenacia e lungimiranza di un agricoltore di Castell’Azzara, Silvio Papalini, i semi di questa varietà autoctona sono stati mantenuti nel tempo fino ad oggi.  
Con il granturco di Castell’Azzara si fa la polenta. Ai tempi, si tagliava a fette che venivano poi passate sulla piastra della stufa economica per renderle croccanti senza friggerle, accompagnate con formaggio. Oppure si faceva la semplice polenta accompagnata ai fegatelli di maiale.

 

 

MareDivino, torna il 3 e 4 dicembre la rassegna dei vini del territorio livornese

MareDivino, torna il 3 e 4 dicembre la rassegna dei vini del territorio livornese

Torna MareDivino, la manifestazione dedicata alla promozione e alla conoscenza dei vini della provincia di Livorno e delle produzioni di eccellenza della Toscana.

Sabato 3 e domenica 4 dicembre presso il Terminal crociere Porto Livorno 2000 (piazzale dei Marmi), torna MareDivino, giunto alla sua 11 edizione, offrirà a tutti gli appassionati una grande vetrina dei vini del territorio e della Costa degli Etruschi.

Organizzato da Fisar (Federazione italiana sommelier albegatori e risotratori), delegazione di Livorno, in collaborazione con Slow Food – Condotta di Livorno; con il sostegno del Comune di Livorno e di Vetrina Toscana e il patrocinio di Regione Toscana e Camera di commercio della Maremma e del Tirreno, la due giorni è stata presentata oggi nella sede della presidenza della Regione dalla vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi.

“Una bella iniziativa di promozione di vini di un territorio straoridnario– ha detto Saccardi – basta pensare a Bolgheri, alla Val di Cornia ma anche a un’industria vitivinicola che si sta sviluppando nelle isole, tutto questo trova una vetrina importante nei giorni 3 e 4 dicembre per diffondere e far assaggiare i vini di questo interessante territorio che, per il mondo del vino, coniuga il mare con la collina o un territorio quale e Bolgheri che, pur essendo giovane dal punto di vista della tradizione del vino, ha acquisito ormai un valore mondiale. Insomma MareDivino è un buon punto di riferimento per tante aziende e per tutti i conoscitori e appassionati che vogliono venire a provare i tesori di questo territorio”.

“MareDivino  – ha aggiunto l’assessore al turismo del Comune di Livorno Rocco Garufo – è una manifestazione consolidata che si tiene a Livorno da 11 anni e visitata da migliaia di persone, in una location originale, all’interno del porto e di fronte al mare. Un ottimo canale di promozione dei prodotti del territorio.  Mi preme ricordare che la provincia di Livorno vanta tre denominazioni di vino di cui andiamo fieri: Docg, Doc e Igt. La vite è coltivata nel nostro territorio dall’epoca etrusca ed ha sempre prodotto ottimi vini, bianchi e rossi, che facilmente si adattano sia ai piatti di mare che di terra”.

Dal Bolgheri ai vini della Val di Cornia, passando dai vini dell’area di Montescudaio e di Riparbella, a quelli delle zone del Terratico di Bibbona e dell’Isola d’Elba e di Capraia, i visitatori potranno degustare e incontrare direttamente i produttori e confrontare le diverse realtà del territorio.

Anche quest’anno tutti i presenti potranno partecipare al concorso “Rosso buono per tutti” arrivato alla sua undicesima edizione con il premio assegnato da una giuria popolare, dove verranno decretati con assaggio alla cieca i migliori vini rossi di prezzo inferiore.

Nell’area gastronomia saranno presenti i prodotti degli agricoltori e allevatori che condividono e applicano il principio di Slow Food del “buono, pulito e giusto per tutti”. Tra questi, particolare attenzione sarà dedicata ai produttori di olio extra vergine d’oliva, mentre una sezione specifica sarà dedicata ad alcuni dei birrifici artigianali toscani presenti in guida Slow Beer.

L’evento centrale di MareDivino sarà la degustazione del bianco. Nella scorsa edizione oltre 10mila visitatoti hanno potuto degustare 150 vini di oltre 70 produttori.

L’elenco completo degli espositori sarà scaricabile sul sito www.maredivino.it. Sullo stesso sito anche tutte le info.

[:it]La Mostra dei Fiori sbarca all’Isola d’Elba dall’11 al 13 giugno[:]

[:it]La Mostra dei Fiori sbarca all’Isola d’Elba dall’11 al 13 giugno[:]

[:it]La Società Toscana di Orticultura, dopo il successo delle Mostre di piante e fiori di Firenze, Siena e Greve in Chianti, arriva all’Isola d’Elba con la prima edizione della Mostra Mercato di piante e fiori “Portoferraio in Fiore” nel Viale delle Ghiaie, a due passi dal centro storico.

Venerdì 11 giugno dalle ore 16 alle ore 19.30, sabato 12 e domenica 13 giugno dalle 9 alle 19.30, ingresso gratuito, con il patrocinio del Comune di Portoferraio.

Partecipano oltre 20 espositori qualificati provenienti da tutta Italia con molteplici varietà di piante, dalle più classiche alle più rare e sconosciute, oltre ad arredo e artigianato per l’orto e il giardino.
Ogni giorno a partire dalle 18 si svolgeranno dei laboratori per bambini e famiglie, “Ortolandia”, con esperti di orto e paesaggio.

Il presidente della Società Toscana di Orticultura, Alberto Giuntoli, ricorda che “l’antico legame con l’Isola d’Elba e Portoferraio è profondo e simbolico per una Società che fin dall’Ottocento ha promosso la botanica, la conoscenza delle piante e dei giardini. Questo legame è testimoniato da alcuni membri storici della stessa Società come i Roster (Giacomo e Giorgio) che tra l’altro sono ricordati per l’imponente Tepidario, ancora oggi simbolo della Società, e per il giardino di acclimatazione dell’Ottonella molto conosciuto e descritto sulla rivista “Il Bullettino”, ancora oggi pubblicata dalla Società.

 [:]

[:it]Capraia è la prima isola ‘Covid free’. Vaccinati tutti anche con seconda dose[:]

[:it]Capraia è la prima isola ‘Covid free’. Vaccinati tutti anche con seconda dose[:]

[:it]“Capraia è tra le prime isole italiane ‘Covid free’.
Oggi è stata portata a termine anche la somministrazione delle seconde dosi in tutti gli abitanti dell’isola.
Presto avremo definitivamente libere dal contagio dal virus altre isole dell’arcipelago toscano. Il personale medico e infermieristico delle Asl direttamente coinvolte, come in questo caso quello della Nord Ovest, ha svolto un lavoro straordinario, in stretta collaborazione con i sanitari della Marina Militare, che ringrazio con gratitudine della disponibilità. Questo è un evento importante che dà speranza e che ci aiuterà a dare nuovamente slancio al nostro turismo”.

Al dirlo il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, a commento del completamento dell’intero ciclo vaccinale di tutti i cittadini residenti nell’isola di Capraia (Livorno), avvenuto oggi, venerdì 28 maggio.

Il completamento della vaccinazione ha riguardato 105 cittadini in tutto. Per la somministrazione sono stati utilizzati vaccini Pfizer, AstraZeneca e Janssen, nel rispetto dei criteri di individuazione, utilizzati per il resto del territorio.

I primi di luglio, con la somministrazione della seconda dose in tutti gli abitanti, saranno defitivamente ‘Covid free’ anche le isole Il Giglio e Giannutri, di competenza territoriale della Asl sud est.[:]