Set 21, 2023 | Enogastronomia
Viene prodotto nell’omonima valle ladina delle Dolomiti bellunesi con il latte conferito da otto allevatori che sfidano le difficoltà dell’alta montagna e custodiscono un territorio di grande bellezza.

I “resistenti” del fodom. Foto Slow food
Gli otto “resistenti” di Livinallongo del Col di Lana
Sono in otto e, nonostante le difficoltà, resistono, come già i loro nonni un secolo fa.
«Non abbiamo alcuna intenzione di chiudere le stalle, non vogliamo abbandonare la montagna» sintetizza Egidio De Zaiacomo, 66 anni, una vita spesa a Livinallongo del Col di Lana, tra le Dolomiti bellunesi, Patrimonio Unesco.
Suo figlio Erwin è uno degli otto allevatori che conferiscono il latte alla latteria cooperativa dove si produce il fodóm, un formaggio a pasta semicotta ottenuto con latte vaccino intero crudo, appena diventato Presidio Slow Food. Lui, Egidio, gli dà una mano in azienda ed è il referente dei produttori del Presidio.

Lo sfalcio a mano. Foto Slow food
Che cosa rende così difficile lavorare su queste montagne?
Livinallongo del Col di Lana, milletrecento abitanti sparsi in diciassette frazioni, sorge ai piedi del massiccio del Sella: la valle di Fodóm inizia a 1300 metri e i suoi pascoli più alti superano i 2000 metri.
Pendii ripidi, caratterizzati da un’eccezionale varietà di erbe foraggere che si rivelano un ottimo pascolo e assicurano un fieno altrettanto eccellente: la raccolta inizia a giugno sui prati che circondano i masi, prosegue in agosto sui prati in altura e si conclude sul finire dell’estate, con un secondo sfalcio dei prati intorno al maso.
Mescolando i due tipi di erba, si ottiene un fieno eccellente, in grado di fornire un latte ricco di antiossidanti e vitamine.

Al pascolo. Foto Slow food
Fare agricoltura in montagna e allevare le bestie in altura, però, è tutt’altro che semplice. «Il primo elemento di difficoltà è rappresentato dalla pendenza dei prati – spiega De Zaiacomo – perché occorre dotarsi di macchinari speciali per la fienagione che assicurano stabilità e sicurezza nel lavoro, ma che costano il doppio di quelli usati a quote basse, dove i pendii sono più dolci».
Per fare il fieno ci vuole più tempo: «In un giorno noi riusciamo a fare un ettaro di fieno, a due o trecento metri di altitudine si può arrivare anche a dieci».
Il motivo? Per sfalciare in piano possono utilizzare macchine più grandi. E poi c’è da tener presente che chi lavora in alto deve anche occuparsi di portare più a valle, nelle stalle, il fieno: tempo e soldi che se ne vanno. Altra cosa: «Dobbiamo falciare superfici più ampie, perché i prati in alta montagna rendono di meno, dal punto di vista quantitativo» ricorda il referente.

Il fodom. Foto slow food
Latte con oltre 100 essenze arboree e cura dei prati permanenti per difendere l’ambiente
Nonostante le difficoltà, per i produttori del Presidio resistere in alta montagna è importante.
Da un punto di vista qualitativo, ad esempio, il latte non ha paragoni:
«In un metro quadrato dei nostri prati stabili ci sono un centinaio di essenze arboree diverse, rispetto alle quindici di un prato a bassa quota. Noi ci difendiamo con la qualità organolettica e nutrizionale di questo latte – rivendica – ma sfalciare i prati e fare il fieno non è un vantaggio solo per noi: genera benefici per il turismo, perché un prato sfalciato e un territorio curati sono belli e rendono più gradevole il paesaggio.
I prati permanenti curati e gestiti dagli allevatori locali, inoltre, contribuiscono a contrastare il dissesto idrogeologico e le slavine», un aspetto non trascurabile in un luogo come Livinallongo, in cui persino il nome, in ladino, richiama a una valle lunga con pendii ripidi, soggetti a slavine.

Fodom a stagionare. Slow food
La richiesta? Che la politica riconosca le differenze
«Noi vorremmo che le differenze siano riconosciute, cosa che oggi non accade – prosegue De Zaiacomo –. La Regione Veneto considera montano l’intero territorio provinciale di Belluno, indipendentemente dall’altitudine, e questo fa sì che le indennità compensative riconosciute a noi, che stiamo a quote alte, siano di poco superiori a quelle erogate a chi lavora in basso. Ma i costi in alta montagna sono molto più alti e le condizioni di lavoro più dure».
Così, spiega, solo il 5% delle aziende che producono latte in provincia di Belluno lavora quotidianamente in queste condizioni e molti agricoltori, in inverno, devono avere un secondo lavoro: le risorse dell’allevamento, semplicemente, non sono sufficienti.. «Geneticamente abbiamo ereditato dai nonni l’attaccamento alla terra – conclude De Zaiacomo –. Non vogliamo andare via, vogliamo vivere qua e vogliamo che anche i nostri figli e nipoti possano farlo. Ma non è possibile che in inverno i contadini delle terre alte debbano cercarsi altri lavori per mettere insieme un reddito che consenta loro di vivere. Oggi sono costretti a lavorare negli impianti di risalita o a sgombrare la neve, ma avere due impieghi così diversi non consente di lavorare bene con gli animali: va difesa la dignità del contadino, perché se muoiono i contadini muore la montagna».

Una fase della lavorazione. Slow Fod
Il fodom, più di un formaggio
La Latteria cooperativa di Livinallongo produce vari formaggi, ma il fodóm – fatto con latte crudo di vacche brune alpine e pezzate rosse – è la tipologia tradizionale che da sempre si produce in questa valle.
Al latte, scaldato a 36,5 gradi, viene aggiunto il latte-innesto autoprodotto e il caglio di vitello. Dopo mezz’ora di riposo avviene la rottura della cagliata, in diverse fasi e a dimensioni via via sempre più fini.
Quindi la cottura, la raccolta in un telo di lino e la pressatura, con tanto di applicazione della placca con la scritta Fodóm. Poi la salamoia e infine il via alla stagionatura, che può durare tre o quattro mesi. Le forme in commercio si presentano con diametro tra i 30 e i 35 cm, spessore di 7-8 cm e peso di circa 5 kg.
Il Presidio Slow Food intende promuovere le produzioni casearie della valle, dando loro il giusto valore, sostenendo così allevatori e casari.
L’obiettivo principale è avviare una produzione di fodóm fatto con il latte crudo estivo, ottenuto in alpeggio, da affiancare a quello che si ottiene nel resto dell’anno con i fieni dei prati stabili locali.

I pascoli nella vallate del Col di Lana. Slow Food
Il debutto a Cheese
Il Presidio del fodóm è stato presentato a Cheese, il più grande evento internazionale dedicato ai formaggi a latte crudo, organizzato da Slow Food e Città di Bra, nell’ambito della conferenza Benvenuti ai nuovi Presìdi dei caci (e non solo)!. Insieme al Presidio di Livinallongo hanno debuttato a Cheese:
il cacio di Genazzano, un pecorino che arriva dai colli Prenestini, alle porte di Roma, dove due aziende agricole mantengono viva una tradizione lunga secoli, producendo le forme di formaggio usando ancora il paiolo di rame.
il blu del Queyras, un formaggio a pasta erborinata prodotto con latte crudo vaccino ottenuto negli alpeggi della regione francese delle Hautes Alpes;
la toma della Brigue, ottenuta con il latte di pecora brigasca, una razza ovina allevata in valle Roja;
la pecora plezzana, che deve il nome alla cittadina slovena di Plezzo ma che è diffusa anche nelle zone montane della provincia di Udine e nella regione austriaca della Carinzia, con cui Slow Food proprio in questi mesi sta avviando il percorso di tutela previsto dal progetto dei Presìdi.
Set 20, 2023 | Enogastronomia, Territori
Dal 22 al 24 settembre 2023 la città di Trento e il territorio trentino ospitano la seconda edizione di Trentodoc Festival. Un’occasione inedita per scoprire e approfondire la conoscenza di uno dei prodotti eccellenti del Trentino.
Le strade, le piazze e i palazzi della città di Trento ospiteranno incontri esclusivi e appuntamenti stimolanti dove sarà possibile, grazie a voci autorevoli e sguardi multidisciplinari, conoscere le bollicine di montagna nella loro veste più classica o in accompagnamento alle parole dell’arte, dell’ecologia, della letteratura e del design.

Un evento giovane ma di grande successo
Insieme alla città anche il territorio si prepara: le case spumantistiche aderenti contribuiranno ad arricchire il palinsesto organizzando esperienze ad hoc rivolte ai partecipanti al festival, proprio là, dove ha origine il prodotto, radicato nella propria storia.
Una magnifica occasione per un frizzante viaggio autunnale in cui bere bene, in cui stare bene con oltre 100 eventi e 60 ospiti.
Tre giorni per scoprire lo spumante metodo classico prodotto con sole uve trentine: degustazioni, talk e incontri con sommelier, chef, enologi e viticoltori che animeranno la città di Trento e le cantine del territorio. Da sottolineare che gli eventi a titolo gratuito del programma ora sono sold out, (è attiva la lista d’attesa.)

Orgoglio trentino la prima Doc di un metodo classico
Un lungo weekend che accende Trento e tutto il Trentino. Una festa che coinvolgerà addetti ai lavori, tanti ospiti e appassionati. Un palinsesto di incontri guidato dalle firme di Corriere della Sera, dedicato al mondo delle bollicine di montagna: talk, degustazioni ed eventi speciali, nei luoghi storici e nelle cantine del territorio.
Trentodoc è l’espressione di una terra di montagna, il Trentino, che presenta le condizioni geoclimatiche ideali per la produzione di bollicine di eccellenza.
Prima D.O.C. in Italia assegnata ad un metodo classico, vanta una storia lunga più di centoventi anni. Oggi le case spumantistiche sono sessantasette: grandi e piccole realtà che propongono circa duecentoventi etichette pregiate, ciascuna con le proprie peculiarità e con un unico comun denominatore: la qualità.

Crescono anno dopo anno le bollicine di montagna
Il territorio, le Dolomiti – Patrimonio dell’Umanità, l’esperienza e l’abilità delle cantine associate, insieme al disciplinare, consegnano nel calice un vino unico, fresco ed elegante.
Il marchio collettivo territoriale è riportato su ogni bottiglia e vuol ricordare con la grafica delle due “O” il gesto del remuage, tipico del metodo di produzione.
L’Osservatorio dell’Istituto Trento Doc conferma la crescita delle bollicine di montagna anche per il 2022, sia a valore che a volume.
Dopo l’impennata avvenuta nel corso del biennio 2020-2021, dovuta alla pandemia, il volume di affari del comparto ha continuato a consolidarsi, raggiungendo 13 milioni di bottiglie vendute e un fatturato complessivo di circa 180 milioni di euro.
“I dati dimostrano lo stato di ottima salute della produzione Trentodoc, che continua il suo percorso di crescita sul mercato nazionale in primis, e trova sempre più spazio in quello straniero” afferma il Presidente dell’Istituto Trento Doc, Enrico Zanoni.
La domanda di Trentodoc è incrementata complessivamente del 7%, confermando la rilevanza della denominazione che è apprezzata sempre di più sia del pubblico italiano che da quello americano e asiatico. Tra le tipologie preferite dai consumatori, in ascesa i Millesimati, che raggiungono il 12%.
Le vallate dove nascono le bollicine d’altura
Le bollicine di montagna nascono in sei distretti: Trento e Valle dell’Adige, Rovereto e Vallagarina, Valle dei Laghi e Alto Garda, Valsugana, Val di Cembra e Piana Rotaliana.
77 eventi che si terranno durante tutto il week end (22-24 settembre).
Un anno fa la prima edizione, nata come formula per «attrarre pubblico anche nelle piccole aziende e far conoscere ogni distretto produttivo», dice Carlo Moser, dal 2011 vice presidente dell’Istituto Trento Doc.
Una formula di successo. «Tutto sold out. E per questo nuovo capitolo le aziende si sono preparate proponendo format strutturati. Alle degustazioni si è aggiunto l’intrattenimento. Musica, arte, gastronomia, attività sportive e mini corsi per educare alla conoscenza delle cantine».
Moser stesso aprirà Maso Warth l’antica dimora vescovile dove la famiglia Moser ha spostato la sua attività (da Palù di Giovo) all’inizio del nuovo millennio.
Un luogo dove gli appassionati di ciclismo possono ammirare le biciclette usate in carriera dal padre Francesco, compresa quella con cui realizzò il record dell’ora (1984, Città del Messico). A quella vittoria, l’azienda ha dedicato il Trentodoc più prestigioso, porta un numero che resta nella storia: 51,151.
Set 19, 2023 | Enogastronomia, Territori
Si avvicina ad Amelia (Terni) l’atteso appuntamento con la prima edizione di “Amerino Tipico Festival”, che nel fine settimana di sabato 23 e domenica 24 settembre 2023 condurrà i partecipanti alla scoperta del paesaggio rurale e dei prodotti agroalimentari tipici del territorio dell’Amerino, comprendente 11 comuni della provincia di Terni nell’Umbria sud-occidentale.

Veduta di Amelia
La festa dei prodotti dell’Amerino
Dopo l’inaugurazione del festival con la presentazione del Patto del cibo dell’Amerino e del Distretto del cibo “Amerino Tipico e il convegno scientifico sul tema “Olio, Vino, Paesaggio, Frutti Antichi”, il cartellone di eventi proseguirà con una serie di appuntamenti focalizzati sulle esperienze del cibo e sull’approfondimento conoscitivo dei prodotti tipici dell’Amerino, che traggono la loro unicità dalle caratteristiche peculiari di questa zona appartata dell’Umbria meridionale.
Si comincerà alle ore 15 nella Pinacoteca di Amelia con la degustazione guidata di salumi a cura di Onas (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Salumi), seguita alle ore 16 presso il Museo Civico Archeologico di Amelia, sala del Germanico, dall’esperienza di degustazione di Olio e.v.o. condotta da Federica Battaglini, sommelier dell’AISO (Associazione Italiana Sommelier dell’Olio), focalizzata sulla Dop Colli Amerini, che contrassegna un olio di qualità superiore, con profilo aromatico intenso, ricavato dalle varietà Frantoio, Leccino, Moraiolo, Dolce Agogia e Dolce Raggia, coltivate su pendii soleggiati e terreni argillosi, capaci di favore una maturazione lenta e completa dell’oliva, e sulla monocultivar Rajo, olio e.v.o. rientrante nella Dop Colli Amerini prodotti dalla rara varietà denominata Rajo, di cui si trovano nel territorio amerino parecchi esemplari plurisecolari, con età variabile tra i 400 e i 600 anni.

Amelia
Sempre alle ore 16.00, presso la Pinacoteca, sarà protagonista di un incontro di degustazione la Fava Cottòra, Presidio Slow Food dell’Umbria, un ecotipo di legume, molto resistente, ancora coltivato su una superficie di 8 ettari nei comuni di Amelia e Guardea, mentre alle ore 17, nella Sala del Germanico, si avrà modo di partecipare a un percorso di degustazione del tartufo a cura di Brina Tartufi. Il pomeriggio all’insegna dei prodotti tipici si concluderà alle ore 18 in Pinacoteca con l’esperienza di degustazione dei formaggi guidata dal Maestro Assaggiatore Claudio Spallaccia a cura di ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi).

Olio evo, salumi, tartufi e formaggi: un quartetto di successo per quattro tour da provare
La giornata di domenica 24 settembre sarà scandita dai tre tour guidati alla scoperta del vino, dell’olio e dei sapori che costituiscono l’essenza del territorio dell’Amerino, oltre a un quarto tour incentrato sulla conoscenza del paesaggio e del cibo attraverso l’arte e la teatralità, tutti effettuati tramite servizio di bus navetta e con punto di ritrovo dei partecipanti alle ore 9 presso il Chiostro di San Francesco, dove si terrà la presentazione della mostra dei produttori, allestita nel chiostro dalle ore 10 alle 19 in entrambe le giornate del festival, e degli itinerari, la cui partenza è prevista alle ore 10.
Questo i quattro tour in programma:
Il tour dell’Olio condurrà i partecipanti, durante la mattinata, a scoprire gli ulivi secolari della varietà Rajo in località Montecampano, dove si potrà ammirare una distesa di oltre 300 esemplari, con chiome imponenti e una grande circonferenza del tronco, stimati tra i 400 e i 600 anni di età, per poi visitare l’antico frantoio, l’azienda agricolaL’Oliveto e il Frantoio Suatoni.
Al pomeriggio, dalle ore 15 alle 19, il percorso delle eccellenze olearie proseguirà con la sosta a Lugnano in Teverina dove ha sede la Collezione Mondiale di Ulivi “Olea Mundi”, un vero tempio naturalistico con oltre 1.200 ulivi provenienti da 23 diversi Paesi olivicoli del Mediterraneo, Medio Oriente e delle nuove aree di coltivazione. Il tour proseguirà alla volta di Montecchio, dove si visiterà il Frantoio Ricci, con la possibilità di degustare l’olio Dop Colli Orvietani Monocultivar Moraiolo e si concluderà tra Lugnano e Porchiano presso l’agriturismo San Valentino, base perfetta per le escursioni alla ricerca dei Patriarchi dell’Amerino di Rajo e Moraiolo.

Il tour del Vino sarà incentrato sulla scoperta dei luoghi di produzione dei vini rientranti nella DOC Amelia, creata nel 1989 per tutelare e valorizzare la produzione vinicola da vitigni autoctoni dell’Amerino e dell’Umbria meridionale, in particolare Ciliegiolo, Grechetto, Malvasia e Sangiovese, che hanno trovato in quest’area così peculiare, la collocazione ideale per esprimere al massimo la loro potenzialità. In mattinata il tour toccherà le cantine Zanchi di Amelia, importante realtà imprenditoriale che nel 2008, in collaborazione con la facoltà di Agraria di Perugia, ha impiantato un vigneto sperimentale per il recupero e la valorizzazione dei vitigni minori del territorio di Amelia come il Tostolello a bacca bianca, l’agriturismo Pizzogallo, ambientato in una storica Tenuta risalente al Seicento, affacciata sulle incantevoli colline dell’Amerino, e infine la cantina Sandonna, con sede nel comune di Giove, impegnata da anni nella promozione dei vini da vitigni autoctoni, in primis Grechetto e Ciliegiolo. Nel pomeriggio si visiterà la fattoria Le Poggette, che coltiva 18 ettari di vigneto tra i comuni di Montecastrilli e San Gemini.

Un momento di Andante
Il tour Andante, performance di teatro-canto in cammino nella natura, sarà condotto dai sei attori del Faber Teater – Verdecoprente Umbria Fest 2023, ideatori dello spettacolo itinerante Andante, progetto vincitore del bando ART-WAVES per la creatività, che accompagneranno i partecipanti in un vero e proprio viaggio di parole e di suoni, di passi e di pensieri, capace di immergere gli spettatori in un’esperienza di ascolto, di sguardi e di relazioni, e di coinvolgerli in un affascinante percorso di scoperta articolato tra campi, boschi e cortili, e segnato da un movimento continuo del corpo e dell’anima. Il percorso, che avrà come meta il convento della Santissima Annunziata, prevede nel pomeriggio, un itinerario delle eccellenze con la visita alle cantine Zanchi, che da cinquant’anni producono vini esclusivi da vitigni autoctoni nel pieno rispetto della biodiversità; e alla società agricola CasaRà.

La fava cottona, presidio Slow Food
L’ultimo dei quattro percorsi guidati è il tour dei sapori che nella mattinata, sempre dalle ore 10, porterà a conoscere le farine dell’Antico Granaio Poppi Gaudenzi ad Attigliano, dove si produce pasta artigianale utilizzando farine da grano Senatore Cappelli “non OGM” di produzione aziendale e servendosi per la macinazione di un piccolo mulino a pietra. Il pomeriggio prevede invece soste alla società agricola CasaRà e al Birrificio Amerino, entrambi con sede nel comune di Amelia, all’azienda agricola Tamburini, specializzata nell’allevamento suino e nella lavorazione delle carni di maiale, con produzione di salumi secondo una metodologia naturale, e alla fattoria Le Poggette.

Vitigno amerino
Fitto anche il calendario degli incontri pomeridiani, sempre all’insegna del territorio e dell’enogastronomia: alle ore 15, nella Sala del Germanico, ci sarà la degustazione di tartufo a cura di Brina Tartufi e alle ore 16, presso la Pinacoteca, la degustazione di formaggi guidata dal Maestro Assaggiatore Claudio Spallaccia a cura di Onaf. Si proseguirà alle ore 17 nella Sala del Germanico con l’incontro su Vini autoctoni e frutti antichi, con degustazione guidata da Giampaolo Gravina e Paolo Arice, e nello stesso orario, all’interno della Pinacoteca, con l’esperienza di assaggio della Fava Cottòra dell’Amerino, Presidio Slow Food Umbria.
Set 18, 2023 | Enogastronomia
È arrivata la quartina di mesi con la “r” e si può considerare quindi ufficialmente iniziato il periodo migliore per assaporare le ostriche.
La produzione irlandese è sempre più in evidenza sia per il pregio dei molluschi sia per la salute delle acque in cui vengono allevati con procedimenti all’insegna della sostenibilità ambientale.
Arriva la stagione delle ostriche
Prendendo spunto dalle ostriche e pensando alle eccellenze tipicamente Irish con cui possono stare bene, oltre all’arci-nota pinta di Guinness, non si può non pensare al whiskey.
Sì, in Irlanda si scrive così ed è proprio questo tipo di distillato che sta diventando sempre più popolare in qualità di compagno ideale per la regina dei frutti di mare, forte e delicata al tempo stesso.
Ostriche e whiskey abbinamento perfetto
Dovendo pensare a un luogo in cui assaporarli entrambi è inevitabile scegliere Galway, nella cui contea, al largo della baia di Ballinakill, lungo le coste del Connemara, nel 1893, nacque DK Oysters, uno degli allevamenti più antichi dell’isola. È ancora attivo ed è tra quelli più apprezzati della Wild Atlantic Way.
Pensando a legami ideali e simbolici, Connemara è anche il nome dell’unico whiskey torbato – nonché unico single malt – dell’isola che con le sue note affumicate rappresenta uno degli abbinamenti più particolari e indicati: è prodotto dall’antica distilleria Kilbeggan, che produce anche un altro whiskey ideale per l’abbinamento con le ostriche, ovvero il Killbeggan Small Batch Rye, la cui storia risale al 1890 e che vede l’impiego di circa il 30% di malto di segale.
Ma, andando con ordine, vale la pena scoprire qualche dettaglio in più sul perché Galway sia il luogo ideale per le ostriche e il whiskey.

Galway
Un festival dedicato e un’ostrica speciale
La sua zona vanta addirittura un’ostrica indigena (la piatta di Galway) e il festival più antico del mondo dedicato a questa delizia spesso sinonimo di voluttà e festa: l’Oyster & Seafood Festival, in programma a Galway dal 22 al 24 settembre 2023, che offre più di un ottimo motivo per programmare un viaggio last minute di fine estate.
Nato nel 1954 fa da apripista alla nuova stagione delle ostriche locali e offre un ricco programma davvero per tutti i gusti: si spazia, infatti, tra degustazioni, incontri, piatti a base di ostriche e frutti di mare della Wild Atlantic Way, con momenti di intenso divertimento come la competizione di eco mondiale di apertura delle ostriche e la parata Masquerade Mardi Gras che colora le vie medievali della città anche in omaggio ai vincitori delle sfide.
Immancabili la musica e il ballo che sono una piacevolissima costante di questa tre giorni.

Sapori ed esplorazioni sulla costa d’Irlanda
Se non si può raggiungere Galway nei giorni del festival, la bontà di ostriche e frutti di mare può essere testata prenotando una visita in uno degli allevamenti della zona, consultando magari l’elenco presente sul sito del Board Iascaigh Mhara – Ireland’s Seafood Developement Agency, in un luogo mitico come l’antico Moran’s Oyster Cottage o facendo un po’ di tappe lungo il Galway Seafood Trail: la scelta è davvero varia e si può optare per un rustico, ma antico e nobile pub quale Tigh Neachtain, aperto nel 1894, o per il minimalismo stilistico che fa da controcanto alla meravigliosa ricchezza dei sapori dello stellato Aniar nel West End di Galway.

Pescatore di ostriche di Galway
Sul Galway Whiskey Trail
Ed è proprio restando in tema di percorsi tematici che si arriva al whiskey: a Galway ne è stato inaugurato proprio uno dedicato a questo distillato – il Galway Whiskey Trail – e offre l’opportunità di scoprire la vivace scena del whiskey della città e di sorseggiare alcuni assaggi delle più rinomate distillerie irlandesi. Per lanciarlo è stato imbottigliato un distillato speciale, il Galway Hooker, disponibile in tutti i locali del trail.
Seguirlo è davvero semplice e come per quello dei frutti di mare è autoguidato: mette insieme 12 luoghi che hanno un ruolo significativo per il patrimonio culturale legato al whiskey della città, toccando i migliori bar e punti vendita.
Ogni tappa del percorso ha un fascino unico e una storia da raccontare, e gli amanti del whiskey rimarranno affascinati dalla varietà dell’offerta e dalla calda ospitalità di pub come da Sonny Molloy’s, dove immergersi nell’affascinante storia dell’iconica Persse Distillery o dove scoprire ospita anche i chapters 1, 2, 3 e 4 della Midleton’s, Silent Distillery Collection, il whiskey irlandese più raro mai prodotto.
Da Freeneys è possibile scegliere tra un’impressionante selezione di whiskey locali e non solo, in uno spazio raccolto che fino a poco tempo fa fungeva anche da negozio di generi alimentari. Immancabile anche The King’s Head, situato in un edificio di 800 anni, che conserva le finestre e il camino medievali e che è anche uno dei principali locali musicali di Galway.
Altre tappe lungo il percorso includono Garavan’s, un locale noto per i suoi whiskey che delizia gli avventori da generazioni, il pluripremiato Blake’s Corner Bar, che offre la rinomata degustazione di whiskey “Four Corners of Ireland”, e il suggestivo O’Connell’s, dove Ed Sheeran ha girato il video della sua canzone di successo Galway Girl.
Per un giro del mondo si va da An Púcán, che vanta la più ampia selezione di whisky della città, con oltre 200 whiskey irlandesi e whisky scozzesi, americani, giapponesi e di altri paesi del mondo.
Come era facile immaginare, il punto di incontro tra il percorso dedicato ai frutti di mare e quello dedicato al whiskey irlandese esiste ed è rappresentato da due pub storici: Tigh Neachtain e il coloratissimo Sonny Molloy’s di cui merita anche una menzione speciale la degustazione di whiskey irlandese più cara del mondo: costa 2.750 euro e mette insieme vere e proprie rarità di qualità eccelsa e praticamente introvabili.

La degustazione perfetta: tutti i consigli
Raccomandazione per gli abbinamenti: per effettuarli al meglio è consigliato disporre di un vaporizzatore di tipo alimentare per non annientare il gusto dell’ostrica come avviene quando la si annega erroneamente con il tabasco.
Il passaggio deve essere leggero e delicato, con un paio di spruzzate appena e a circa 15-20 centimetri di distanza per disperdere l’alcol e sentire solo gli aromi.
Un eventuale sorsata deve avvenire rigorosamente dopo aver degustato l’ostrica e aver avuto il tempo di farsi inebriare dalla complessità dei suoi sentori: nel caso della piatta di Galway, annovera anche sfumature di nocciola, ideali per i distillati con note leggermente speziate.
Set 17, 2023 | Enogastronomia
Settembre è notoriamente è la stagione migliore per lanciarsi nelle escursioni in montagna, in Val
d’Ega (Bolzano) l’autunno offre l’opportunità di osservare le Dolomiti da una prospettiva diversa, immergendosi nella natura sulla scia di api, animali notturni o degli organismi che popolano luoghi suggestivi, protetti da alberi fitti e frasche rigogliose.

Val d’Ega, Nova Ponente. Foto Othmar Seehauser
Autunno al mood natura, bosco e gusto
Dal 23 settembre al 7 ottobre 2023, chi si calerà nella dimensione delle settimane natura e bosco
potrà assecondare la propria inclinazione alla scoperta aggiungendo all’esperienza il gusto delle specialità culinarie ispirate al tema della selvaggina, dei funghi e dei frutti di bosco proposte dai ristoranti di Aldino e del cuore del Patrimonio dell’Umanità Unesco

Specialità autunnali
Nelle due settimane tra il 23 e il 29 settembre e tra il 30 settembre e il 7 ottobre
2023, il ricco programma dal lunedì al venerdì comprende l’escursione guidata “Sulle
tracce della natura notturna” a Collepietra, l’escursione “alla scoperta di bacche
selvatiche e frutti di bosco” con Irene Eder a Nova Ponente, l’intrigante “esperienza
delle api selvatiche” sul sentiero delle api con visita allo stand didattico delle api in
compagnia di Georg Kirchmaier a Collepietra, la “Visita guidata all’orto di
permacultura”; presso il maso Eisathhof di Nova Ponente, la proiezione in multivisione
“Latemar – bellezza selvaggia” con Valentin Pardeller a Nova Levante e l’escursione
“Nella foresta verso luoghi di culto e monumenti naturali” con Helga Tschager a
Nova Levante.