Mar 18, 2023 | Enogastronomia
Il Consorzio di Tutela Vini DOC Cirò e Melissa, il 20 marzo a Roma presenta in collaborazione con FIS, il secondo seminario della rassegna “Gaglioppo tra identità e longevità”.
L’appuntamento è presso la sede centrale della Fondazione, alle ore 20.00, e la conduzione è di Paolo Lauciani, docente di fama internazionale della Fondazione Italiana Sommelier, membro stabile della redazione della guida e della rivista Bibenda e redattore di molti contributi per testi di settore.
Il seminario si struttura come un viaggio sensoriale che, attraverso la degustazione di otto referenze di cantine selezionate, porta i partecipanti alla scoperta dalle marcate connotazioni identitarie che contraddistinguano i rossi calabresi ottenuti da uve Gaglioppo. Un’occasione unica per scoprire grandi vini rossi, complessi, strutturati, capaci di invecchiare acquisendo caratteristiche uniche e riconoscibili, come una tannicità sapientemente domata dagli enologi.
Alla scoperta del Gaglioppo
Nello stesso giorno, inoltre, si brinda con un calice di Gaglioppo alla consegna del Diploma di Sommelier di Fondazione Italiana Sommelier e del Diploma, riconosciuto in tutto il Mondo, di Worldwide Sommelier Association agli allievi FIS che hanno superato gli esami del 72° Corso per Sommelier di Roma.
Questo appuntamento si inserisce all’interno di un percorso che il Consorzio di Tutela Vini DOC Cirò e Melissa, ha intrapreso per portare i vini delle denominazioni di questo territorio sempre maggiormente all’attenzione del pubblico consumer e con gli addetti ai lavori del mondo wine, raggiungendo molteplici mercati nazionali e internazionali.
Il Consorzio quest’anno sarà inoltre presente a Vinitaly e anche durante la fiera non mancheranno le occasioni e gli appuntamenti per scoprire i vini della DOC calabrese. Il Consorzio organizzerà diverse masterclass e seminari. In particolare, domenica 2 aprile, ci sarà un evento al Teatro Stabile di Verona dedicato alla stampa e agli operatori di settore, che vedrà i vini dei produttori del Consorzio abbinati ai differenti sapori delle cucine regionali italiane. Focus dell’evento sarà scoprire i vini di questo territorio, i vitigni autoctoni da cui nascono e la loro grande abbinabilità.
Mar 17, 2023 | Territori
Arriva la primavera e si annuncia con la profumatissima fioritura delle camelie, pianta la cui coltivazione ha iniziato a diffondersi in Italia attorno al Settecento.
La fioritura delle camelie è legata alla Lucchesia dove ogni anno da trentasei primavere va in scena la mostra primaverile delle antiche camelie che in questo territorio trovano uno dei suoi luoghi d’elezione complici le famose ville. A Sant’Andrea in Compito, vicino a Capannori sono da ammirare nei loro splendori di colori e profumi ancora per due week end quello di sabato 18 e domenica 19 marzo e sabato 25 e domenica 26 marzo. Ma non è questo il solo luogo dove farsi ammaliare della fioritura delle camelie in Italia ed ecco allora per voi i migliori luoghi dove ammirare la loro fioritura.

Sant’Andrea in Compito; il “borgo delle camelie” della Lucchesia
Per il nostro viaggio partiamo proprio da Sant’ Andrea e Pieve di Compito che in tre fine settimana di marzo si trasforma in una grande mostra a cielo aperto in cui i visitatori potranno vivere al massimo il contatto con la natura.
Strabilianti le fioriture oltrechè del borgo di Villa Borrini, Villa Giovannetti, Villa Torregrossa, Villa Orsi ed ancora l’antica Chiusa Borrini ed il Camelietum Campitese sono i luoghi principali in cui si articola la visita del Borgo delle Camelie.
Sul lago di Como a Villa Carlotta
Non c’è stagione in cui il Parco di Villa Carlotta di Tremezzina, la perla del Lario, non offra scorci ricchi di fascino, di colori e di profumi. I suoi otto ettari affacciati sul lago di Como sono infatti una sorta di campionario dell’arte dei giardini – all’italiana, all’inglese, giardino botanico – che hanno preso forma intorno all’aristocratica dimora a partire dal Seicento.
Il Parco impreziosito da una collezione di cento piante di agrumi coltivati in terra (pratica rara e singolare specie al Nord Italia) e da un bambuseto di 25 specie diverse di questa pianta e da una “valle delle felci” con tante varietà di questa pianta e da un oliveto esplode in questo periodo dell’anno con con la fioritura delle camelie.
Il nucleo più imponente del camelieto è quello che decora la parte a monte verso il ninfeo della villa, e molti esemplari presenti nel parco sono cultivar che gli ibridatori hanno dedicato ‘Conte di Cavour’, ‘Garibaldi’, ‘Giuseppe Mazzini’ e ‘Vittorio Emanuele II’.

Nel Lazio le camelie “vulcaniche” di Velletri
A Velletri, nei Castelli Romani, le particolari condizioni climatiche e ambientali, caratterizzate da un’intensa umidità e da un terreno vulcanico ricco di minerali e di sostanza organica proveniente dall’Artemisio, il monte sopra il paese, hanno favorito la coltivazione di camelie.
La camelia a Velletri è molto diffusa nei giardini fuori dall’abitato, ma la si trova spesso anche lungo le strade, dove viene piantata per segnare confini con sequenze di arbusti dal fogliame lucido e perenne.
Ogni anno in questo momento della fioritura si svolge anche qui una festa dedicata a questo fiore dove si esplorarono le collezioni sparse nel territorio a bordo di un minibus.
In Piemonte nel bosco delle Camelie sul lago Maggiore
A partire dagli anni Sessanta la città di Cannero Riviera, Bandiera Blu sulla sponda piemontese del lago Maggiore, è diventata uno dei poli più vivaci del movimento di riscoperta della camelia.
Proprio a Cannero Riviera ogni anno a marzo si svolge la mostra della Camelia che, fra i vari eventi collaterali, prevede sempre un’escursione con visita guidata in un luogo magico: il Bosco delle Camelie di Cheggio, una frazione raggiungibile solo a piedi e con uno spettacolare affaccio sul lago, che accoglie una collezione di camelie rare, con circa 200 varietà.
A Cheggio le camelie non si inseriscono, come avviene di solito, in un parco o in un giardino ma in un ampio terreno agricolo incastonato a mezza costa fra boschi e antiche abitazioni in pietra; da non perdere.

Toscana: non solo Lucchesia. Viaggio nel Giardino Incantato di Massa
Il Giardino Incantato è stato creato nel 1965 a Massa per volontà di Anna Maria Micheli Lorenzetti, grande appassionata di natura e di fiori. Racchiude piante ornamentali, alberi ad alto fusto come querce, faggi, lecci, betulle e una raffinata collezione di oltre 350 esemplari di camelie, in particolare le japoniche, tutte accuratamente catalogate e con fioriture sia invernali che primaverili.
A partire dal 1991, la raccolta di camelie si è ampliata arricchendosi di varietà e specie diverse, che comprendono per esempio la sinensis (la pianta del tè), le chrysanta (dai particolarissimi fiori gialli), la oleifera (da cui si estrae un olio per uso cosmetico dalle notevoli proprietà antiossidanti), e alcune rarità come la changii (una camelia rifiorente) e l’amplexicaulis, originaria del Vietnam. Ora affidato alle cure di Luca Lorenzetti, figlio di Anna Maria, e della moglie Patrizia, il Giardino Incantato (che fa parte del circuito della Società Italiana della Camelia) può essere visitato su appuntamento.
Ancora in Piemonte a Fiorlago sulle rive del lago di Mergozzo
Ancora un salto in Piemonte in un’ambiente d’elezione per la crescita delle acidofile come tutta l’area Verbanese, il lago di Mergozzo – un romantico specchio d’acqua non distante dal lago Maggiore – che ospita sulle alture di Bracchio dove un azienda vivaistica tra boschi e ruscelli sul versante esterno della Val Grande ha messo a dimora una sontuosa collezione di camelie, rododendri e azalee.

In Emilia Romagna ai Giardino di Giuliani di Lugo di Ravenna
Spostandosi in Emilia Romagna ecco la conferma che certi giardini nascono per passione, altri per scommessa e talvolta più semplicemente il caso che ci mette lo zampino.
Ed è così che è nato il Giardino di Giuliani di Gianpaolo Giuliani a Lugo di Ravenna.
Giuliani confessa di essersi innamorato delle camelie dopo averne acquistata una e da lì aver deciso di studiarle e collezionarle. Da appassionato botanico e ibridatore e riuscito negli anni a piantare oltre 50 varietà di camelie differenti, grandi e piccole, provenienti da tutte le latitudini. I suoi fiori all’occhiello, però, sono soprattutto le camelie asiatiche, d’origine cinese e giapponese, tuttora piuttosto rare in Italia.
Liguria: Villa Durazzo Pallavicini a Genova
Il Parco di Villa Durazzo Pallavicino a Genova-Pegli, nel Ponente ligure, nominato Parco più bello d’Italia nel 2017, è un unicum nell’ambito della tradizione del giardino storico-romantico europeo. Fu realizzato tra il 1840 e il 1846, su progetto dell’architetto Michele Canzio, su commissione del marchese Ignazio Alessandro Pallavicini, che desiderava dare forma a un luogo ricco di paesaggi simbolici, riferimenti classici e rarità botaniche.
Il percorso tracciato all’interno dei giardini, che si sviluppano su 8 ettari di collina, è articolato come una narrazione teatrale scandita con prologo, antefatto e tre atti, ognuno composto da quattro scene caratterizzate da laghi, ruscelli, cascate, edifici da giardino, piante rare, scorci visivi e inganni scenografici, che si completano con un esodo finale.
In questo periodo dell’anno da non perdere il tour del camelieto storico dove si può scegliere la visita fra altri due itinerari guidati a tema: il percorso scenografico-teatrale, che svela la storia degli edifici e degli allestimenti architettonici che spaziano dall’ambientazione alpestre, all’esotico al mediterraneo, e la visita alla scoperta dei significati esoterici-massonici del Parco, condotta dalla direttrice – l’architetto Silvana Ghigino – solo due volte al mese: una in diurna e una in notturna, al chiaro di luna.

Ancora Piemonte: Villa Anelli a Oggebbio
A inoltrarsi fra i vialetti di Villa Anelli a Oggebbio nella stagione delle fioriture (ma non solo), c’è davvero da perdere la testa: perché, oltre a una straordinaria raccolta di camelie, il giardino in stile romantico inglese – creato nella seconda metà dell’Ottocento dal notaio milanese Carlo Berzio, letteralmente sedotto dal verde e dal silenzio del piccolo borgo dell’Alto Verbano – ospita, insieme ai fiori, esemplari secolari di faggi, carpini, canfore, un cipresso del Kashmir, palme, banani e bambù.
Alle prime camelie ottocentesche si aggiunsero, negli anni Cinquanta del secolo scorso, le piante selezionate da Alessandra Anelli, che con l’aiuto dell’ingegner Antonio Sevesi – fondatore della Società Italiana della Camelia e fra gli autori dell’International Camellia Register (camellia.iflora.cn) – si sono moltiplicate fino a superare le 500 unità che compongono l’attuale camelieto, per un totale di 300 cultivar di japonica (a fioritura primaverile), una quarantina di sasanqua (a fioritura invernale) e una trentina di specie botaniche che provengono da tutto il mondo.
Nel 2010 il luogo è stato nominato “Camellia Garden of Excellence” dalla International Camellia Society, è conservatore Andrea Corneo, agronomo specializzato in architettura del paesaggio e presidente della Società Italiana della Camelia. È lui che accompagna gli appassionati alla scoperta del camelieto, e non soltanto durante la stagione della fioritura: su prenotazione Villa Anelli.
Villa Motta sul lago d’Orta
E’ davvero un momento speciale sul lago d’Orta l’inizio della primavera, quando marzo il sole tramonta sull’acqua e i giardini di Villa Motta proiettano sulle acque nuvole di colori cangianti, che si stemperano intorno alla sagoma lontana di San Giulio: l’isola del Barone Lamberto, personaggio rodariano che non muore finché qualcuno ne ripeterà il nome.
Sono, quei rosa mescolati ai rossi e ai bianchi, le sfumature delle camelie primaverili (japonica, reticulata, cuspidata) che sbocciano per prime e che poi, a poco a poco – in una sorta di minuetto cromatico – passano il testimone ai rododendri (fra i quali spicca un ibrido arboreo alto ben 15 metri), alle rose, anche le sarmentose, presenti in abbondanza lungo la balconata a lago, e a centinaia di azalee antiche di oltre mezzo secolo.
Mar 15, 2023 | Territori
A pochi giorni dall’Assemblea dei soci il Consiglio di amministrazione del Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia elegge il Presidente e i Vicepresidenti.
Alla guida del Consorzio di tutela vini DOC Sicilia viene riconfermato Antonio Rallo.
La decisione è stata presa il 9 marzo, durante la prima seduta del nuovo CdA che riconferma per il triennio, anche i due i Vicepresidenti Giuseppe Bursi e Filippo Paladino.
“Le azioni del Consorzio dovranno essere adeguate alle sfide che il mercato richiede e sempre più incisive rispetto alla necessità di valorizzare sempre di più la vitivinicoltura siciliana” – sottolinea il Vicepresidente Giuseppe Bursi.
Si completa dunque il nuovo corso del CdA, che ha visto l’ingresso di Roberto Magnisi, direttore di Duca di Salaparuta e Florio e Giuseppe Figlioli, enologo della cantina sociale Birgi, al posto rispettivamente di Laurent Bernard de La Gatinais della cantina Rapitalà e Nicolò Vinci della cantina Europa.
Conferme al vertice del Consiglio dei vini di Sicilia
Confermati i restanti dieci, ovvero il presidente finora in carica Antonio Rallo (amministratore delegato Donnafugata), i vicepresidenti finora in carica Giuseppe Bursi (presidente Settesoli) e Filippo Paladino (vice presidente Colomba Bianca) oltre i consiglieri Vincenzo Ampola (presidente cantine Petrosino), Gaspare Baiata (presidente cantine Paolini), Salvatore Chiantia (presidente cantina La Vite), Rosario Di Maria (presidente cantina Ermes), Alessio Planeta (amministratore delegato Planeta), Letizia Russo (direttrice Feudo Arancio) e Alberto Tasca (amministratore delegato Tasca d’Almerita).
Conosciamo il Consorzio
Il Consorzio di tutela vini DOC Sicilia (siciliadoc.wine) prende vita nel 2012, con l’obiettivo di rappresentare il vino del territorio siciliano e promuovere la denominazione DOC Sicilia, con azioni mirate alla crescita della visibilità di un marchio simbolo del Made in Italy e alla tutela e vigilanza a difesa del consumatore e dei produttori.
Quasi 8.000 viticoltori e circa 500 imbottigliatori sono promotori della Denominazione di Origine Controllata “Sicilia”, un riconoscimento utile a rappresentarli ma anche a valorizzare e salvaguardare la produzione vinicola dell’isola.
La Sicilia è la più grande area vinicola biologica in Italia: rappresenta il 30% della superficie nazionale e con i suoi oltre 42mila ettari ha anche il primato tra le regioni che praticano una viticoltura sostenibile, assoggettata al disciplinare bio o a quello di produzione integrata
Mar 13, 2023 | Protagonisti
Dallo scorso 8 febbraio Donatella Cinelli Colombini guida come delegata regionale le Donne del Vino toscane.
Una nuova sfida che accoglie con entusiasmo prendendo il testimone da Maria Giulia Frova del Castello del Corno di San Casciano Val di Pesa (fi) che ha guidato le 83 Donne del Vino toscane nell’ultimo mandato ringraziata dalle neo eletta per l’impegno profuso in favore della delegazione toscana ricordando l’ultima iniziativa svolta dalla delegata uscente: la raccolta di fondi organizzata con il Lions Club Firenze Brunelleschi per comprare medicinali da mandare ai bambini disabili e oncologici ospitati in un convento di Leopoli in Ucraina.

Le Donne del Vino della Toscana che hanno eletto Donatella Cinelli Colobini
Chi sono e cosa fanno “Le Donne del Vino”
Le Donne del Vino associazione senza scopo di lucro nata proprio in Toscana nel 1988 e composta da oltre mille produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier, giornaliste ed esperte del settore non poteva scegliere di meglio fra le sue delegate.
Donatella Cinelli Colombini è infatti una delle protagoniste assolute del mondo del vino italiano e non solo.
La promozione della cultura del vino e del ruolo delle donne nella società e nel lavoro sono gli obiettivi che ha perseguito fino allo scorso come Presidente nazionale e che intende proseguire adesso come delegata toscana.
“La crescita della presenza femminile sta rafforzando il settore enologico dove è più debole: il mercato internazionale. Nelle cantine italiane le donne sono il 51% degli addetti al commerciale, il 76% di chi si occupa di enoturismo, l’80% del marketing e comunicazione. Se vogliamo che l’Italia riduca il gap con i vini francesi bisogna dar spazio alle donne” dice Donatella spingendo le socie a un maggior impegno.
Donatella Cinelli Colombini: una protagonista del vino al timone della delegazione toscana
Personaggio a tutto tondo Donatella Cinelli Colombini discende da uno dei casati storici del Brunello di Montalcino. Nata a Siena, città dove si è laureata in Storia dell’arte con il massimo dei voti nel 1993, ha creato “Cantine aperte”, la giornata che ha inventato e poi portato al successo l’enoturismo in Italia. Oggi insegna turismo del vino nei Master post laurea.
Dopo aver lasciato nel 1998 l’azienda di famiglia ne ha create due, Casato Prime Donne a Montalcino e dalla Fattoria del Colle a Trequanda che rappresentano le prime cantine con agriturismo in Italia con un organico interamente femminile.
Assessore al turismo del comune di Siena per un decennio ha ideato nel suo mandato il “trekking urbano” nuova forma di turismo sostenibile e salutare. Dal 2013 al 2022 ha presieduto il consorzio della Doc Orcia, dal 2016 al 2022 è stata presidente Nazionale delle Donne del Vino. Tantissime le pubblicazioni da lei scritte sul turismo e il marketing del vino.
Gli obiettivi di mandato
E come neo delegata toscana delle Donne del Vino ha tante frecce al suo arco.
“Il mio nuovo ruolo di delegata regionale mi piace sempre di più” racconta.
I miei sogni sono enormi: le Donne del Vino toscane possono diventare il gruppo leader in Italia impegnandosi per prime su progetti ambiziosi come la certificazione dì genere oppure la formazione sul credito. Ci vorrà qualche mese ma poi allargheremo le ali e cominceremo a volare.”
Vola davvero alta Donatella Cinelli Colombini che chiudendo il libro dei desideri e aprendo quello dei progetti racconta: “qualche giorno fa la vice delegata Paola Rastelli ha guidato un gruppo di 8 produttrici a una degustazione presso l’AIS di Monza. L’8 marzo c’è stata la degustazione “di vini al femminile” con 3 Lions e un club Leo di Firenze collegato alla raccolta fondi in favore di una giovane non vedente. Intanto stiamo facendo un’indagine sull’uso delle bottiglie in vetro leggero condotta da Matta Galli dell’Università del Sacro Cuore di Milano e presenteremo i risultati l’8 giugno nella Torre Frescobaldi di Montelupo Fiorentino ospiti della Vetreria Etrusca.
Ancora in questi mesi primaverili viene effettuato il primo corso sul vino mai fatto in un istituto turistico toscano. Gli studenti del Cattaneo di Cecina incontreranno esperte di turismo del vino, comunicazione agroalimentare, chef, enotecarie, enologhe per capire come il vino diventa sviluppo turistico. Ovviamente ci sono anche altre iniziative che vedono coinvolte le Donne del vino ma non vorrei fare un elenco troppo lungo. Mi limito ad aggiungere che in autunno ci sarà un appuntamento dedicato ai vini dolci e che stiamo organizzando degustazioni incrociate con le socie della Lombardia.”
“Le donne — conclude – hanno un ruolo strategico nel vino italiano perché nelle cantine sono la maggioranza degli addetti al commerciale, al marketing, alla comunicazione e al turismo del vino. Sono quindi nel punto, della catena produttiva, in cui il vino diventa denaro e tocca a loro far crescere il valore commerciale delle nostre bottiglie.”
Le Donne del Vino sono oltre mille e sono presenti in tutte le regioni italiane coordinate in delegazioni. La Presidente Nazionale è la produttrice campana Daniela Mastroberardino.
Altre info sul sito e sul blog: www.ledonnedelvino.com
domande. Grazie e a presto
Mar 8, 2023 | Protagonisti
Vogliamo celebrare l’8 marzo e la Festa della Donna con il WWF proponendovi un focus sulle donne impegnate nella conservazione del bene più prezioso: la natura.
Senza dimenticare che, da quest’anno, al termine del mandato di Marco Lambertini, il WWF Internazionale ha scelto l’olandese Kirsten Schuijt come nuova Direttrice Generale, mentre il WWF Italia è guidato da Alessandra Prampolini, Direttrice Generale dal 1 gennaio 2022.
Tra chi lavora ogni giorno sul campo abbiamo scelto per voi le storie che ci propone il WWF ovvero quelle di Sefora, Demetra e Silvana. Donne ogni giorno impegnate nella tutela di preziosi angoli di natura come le Oasi WWF delle Gole del Sagittario in Abruzzo, Grotte del Bussento in Campania e delle Saline di Trapani, in Sicilia.

Alessandra Prampolini. Foto di Giovanna Quaglieri
Sefora, la donna degli orsi
Abruzzese, attivista da sempre, mamma di Luna e Nico, Sefora oggi è Direttrice dell’Oasi WWF Gole del Sagittario (Aquila).
Laureata in Scienze Ambientali, la sua storia come attivista ha inizio tanti anni fa, per contrastare la realizzazione, da parte di una nota multinazionale dell’energia, di un grande impianto di incenerimento nella piana agricola del Fucino. “Nel 2011 ho incontrato il WWF, e da allora non l’ho più lasciato. Prima socia e attivista del Panda, poi collaboratrice. Oggi sono proprio i lupi e soprattutto gli orsi che “monopolizzano” il mio impegno per la natura. La nostra infatti è l’unica Oasi WWF che vanta tra le proprie presenze faunistiche anche l’orso bruno marsicano, specie endemica dell’appennino centrale e considerata ormai a rischio di estinzione”.
“Non nego che conciliare il ruolo di mamma, compagna, lavoratrice e appassionata attivista diventa ogni giorno sempre più difficile, costantemente combattuta tra i sensi di colpa per il tempo che sottraggo alla mia famiglia, ma anche a me stessa. Spesso Luna (5 anni) mi dice “eh mamma tu pensi sempre ai lupi, agli orsi e alle montagne” Eh, quanto è vero piccola mia!”
“Mia madre prima di me è stata un’attivista, sempre in prima linea nella Caritas a sostegno degli ultimi. Forse è merito della mia famiglia, forse dell’infanzia vissuta a piedi nudi tra i monti e laghi d’Abruzzo, forse semplicemente è scritto nel mio DNA, se ho fatto della natura non solo il mio percorso di studi, ma la mia professione e il mio impegno volontario. Ma proprio pensando ai miei figli, penso al loro diritto di poter godere, in futuro, di un ambiente salubre e non inquinato, e di una natura popolata da orsi e lupi”.

Visitatori alla Oasi delle Grotte del Bussento. Foto di Carmine Annicchiarico
Silvana, dalle saline con amore
Altra regione altra storia. Silvana Piacentino è la direttrice della Riserva e Oasi WWF delle Saline di Trapani e Paceco, istituita nel 1995 dalla Regione Sicilia, e oggi anche area umida tutelata ai sensi della Convenzione di Ramsar. 1.000 ettari, ospita 470 specie di piante e 270 di uccelli tra svernanti e nidificanti.
“Sono nata qui, a Nubia, frazione del Comune di Paceco – racconta Silvana -. Qui ci sono cresciuta e poi ho cominciato a lavorarci che avevo solo 21 anni. Non è stato semplice: 26 anni fa l’essere una donna, giovane e per di più del luogo, che si batteva per salvare un pezzo di Natura era difficile da comprendere. Ma mi considero fortunata, perché lavoro in quello che per me è il luogo del cuore. Qui ci sono tra i tramonti più belli che si possano ammirare, e ancora oggi mi emoziono di fronte allo spettacolo del volo dei fenicotteri”.
“Da secoli in queste vasche, utilizzando gli elementi che la Natura offre, si produce il prezioso sale. Anticamente il vento, sempre costante, azionava le pale dei mulini. Ma queste saline, per me sono il rifugio sicuro per centinaia di uccelli migratori che, spostandosi dal continente europeo a quello africano, trovano qui una preziosa (e sicura) area di sosta e di rifornimento alimentare”.

Sefora Inzaghi
Demetra e l’oasi delle donne
A Morigerati, in provincia di Salerno, nel Cilento interno e selvaggio c’è l’Oasi WWF delle Grotte del Bussento, gestito da una società. Siamo in pieno Parco Nazionale del Cilento. “La nostra – racconta Demetra Barra, che nella mitologia greca è la dea della vita che si rinnova – è l’unica Oasi gestita interamente da donne, oltre a me ci sono Caterina Arenare e Felicia Barra. Il sentiero principale è chiamato il sentiero delle donne perché collega il fiume, dove le donne anticamente scendevano a fare il bucato e a macinare il grano, con il paese di Morigerati”.
“Nel sentiero ci sono alcune postazioni, per noi morigeratesi, significative: “lu mbusaturu” cioè il posatoio, dove le donne si fermavano per riposare e poggiare il pesante fardello dei pesi che trasportavano sulla testa, dalla cesta con la biancheria al sacco di farina, al fascio di legna.. e “Petra pizzuta”, la roccia appuntita dove iniziava la discesa più ripida.
A tutti i visitatori raccontiamo questa storia, che svela l’antico legame del paese con il suo fiume, alimentato da una sorgente perenne che ha una portata di circa 150 litri al secondo”.
L’escursione è suggestiva e si svolge proprio lungo il corso d’acqua, spingendosi fino alle grotte, unendo così la storia con la natura in una simbiosi inscindibile. La corrente impetuosa della sorgente perenne azionava, ed aziona ancora oggi anche se al solo scopo dimostrativo, una ruota orizzontale, tipica dei mulini a modello greco, testimonianza della forte presenza dei monaci Italo-greci vissuti in questo territorio per secoli. Nelle limpide acque del Bussento sopravvive la lontra, avvistata proprio di recente da un canoista. L’Oasi è visitata ogni anno da circa 15mila visitatori, concentrati soprattutto nel periodo estivo. A guidarli ci sono sempre loro: Demetra, Felicia e Caterina.