Parte da Cheese il “movimento” di tutela dei prati stabili

Parte da Cheese il “movimento” di tutela dei prati stabili

Durante l’inaugurazione della 14esima edizione dell’evento di Slow Food e Città di Bra è stato presentato il manifesto per i prati stabili, i pascoli e i pastori, sottoscritto da oltre 30 organizzazioni della società civile ed enti di ricerca.
“Tutelare i formaggi che nascono dai prati stabili e dai pascoli è una dichiarazione d’amore per il futuro, perché queste produzioni lattiero-casearie possono dare risposte importanti alle questioni ambientali, sociali ed economiche che tutti ci troviamo di fronte”.
Con queste parole
la presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini, ha inaugurato la 14esima edizione di Cheese, la più importante manifestazione internazionale dedicata ai formaggi a latte crudo, a Bra fino al 18 settembre: un’edizione dedicata al sapore dei prati, come sintetizzato nel claim della manifestazione, perché le qualità organolettiche e nutrizionali del latte – e di conseguenza il sapore e il valore dei caci – dipendono dalle erbe di cui si sono alimentati gli animali. 


“Il manifesto” per salvarci e salvare l’ambiente

I prati stabili riflettono il perfetto equilibrio tra natura ed esseri umani, tra rispetto dell’ambiente e produzione, sono importanti serbatoi di carbonio, oasi di biodiversità, argini al dissesto idrogeologico, ma stanno scomparendo, in montagna per l’avanzare del bosco e in pianura per la cementificazione e l’agricoltura intensiva.
Possiamo salvare i prati stabili solo se salviamo i pastori e l’allevamento a base di erba e fieno. E possiamo salvare la pastorizia e l’allevamento estensivo solo se salviamo i prati stabili.
Puntare su erba, fieno, pascoli e sostenere il lavoro dei pastori significa trasformare l’allevamento da settore con uno dei maggiori impatti sull’ambiente ad attività che può contribuire a combattere la crisi climatica e tutelare l’ambiente, la biodiversità, il paesaggio.
Significa ridare vita e valore ad aree abbandonate o a rischio di spopolamento. Salvare i prati stabili, i pascoli e i loro custodi non è un atteggiamento nostalgico o bucolico, non significa proporre un ritorno al passato, ma, al contrario, essere ben calati nel presente, consapevoli delle sfide attuali e con uno sguardo propositivo e concreto verso il futuro.
Per questo ci impegniamo a sviluppare iniziative, progetti, ricerche, campagne, per salvare i prati stabili e i pascoli montani dall’abbandono, per ripristinarli dove sono andati perduti, per favorire l’adozione di politiche e normative che sostengano chi li custodisce, per promuovere i prodotti che se ne ricavano.
Occorre impegnarsi per la loro tutela: per questo motivo, oltre 30 tra enti di ricerca e organizzazioni della società civile italiana hanno messo a punto il manifesto Salviamo i prati stabili, i pascoli e i pastori. Il manifesto è stato consegnato al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, al presidente delle Regione Piemonte, Alberto Cirio, e alle altre istituzioni presenti all’inaugurazione. Da oggi l’adesione è aperta a tutti: istituzioni, associazioni, aziende private, ma anche singoli individui.
Firma anche tu il manifesto: https://cheese.slowfood.it/il-manifesto-per-i-prati-stabili/


Come raggiungere l’obiettivo

Ma come si fa nel concreto a tutelare i prati stabili?
Con la cura. I prati stabili non sono arati, seminati, trattati con la chimica di sintesi, ma non sono neppure selvatici.
Non possono essere abbandonati, devono essere gestiti, richiedono attenzione e competenza. Fanno parte di un delicato sistema agro-silvo-pastorale che vede protagonisti uomo e animali e al cui centro ci sono i pastori, che si occupano dei pascoli, della fienagione, che vivono la montagna. Per poterlo fare, hanno bisogno di contare su un reddito sufficiente: “La politica ha il dovere di sostenere chi lavora beneil messaggio del fondatore di Slow Food, Carlo Petrini –. I comportamenti virtuosi devono essere retribuiti in modo equo.
Non si può più parlare di qualità senza pagarla, ripetere che siamo i migliori del mondo e giocare invece al ribasso. Il diritto alla qualità spetta a tutti, ma abbiamo il dovere di riconoscere il giusto valore, perché il lavoro che fanno i pastori, in primis, di cura dell’ecosistema e di rivitalizzazione delle zone impropriamente dette marginali, non ha prezzo”.
“Slow Food si impegna nei prossimi anni a mappare i prati stabili italiani e a fornire ai consumatori gli strumenti per riconoscere i prodotti che ne derivano – conclude Nappini –. Alle istituzioni chiediamo di rendere accessibili i pascoli ai giovani, migliorando i servizi nelle aree interne, agevolando il loro lavoro”.

Il Ministro Francesco Lollobrigida

L’impegno delle istituzioni

“Non tutti, nel mondo, hanno avuto la fortuna di aver conosciuto i valori legati al cibo – le parole del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida presente all’inaugurazione di Cheese – . Noi abbiamo il dovere di spiegarlo e raccontarlo. Feuerbach sosteneva “Noi siamo quello che mangiamo”. Da qui deriva l’importanza del benessere dell’animale. La differenza del singolo formaggio, come della singola carne, è data da quello che ha mangiato l’animale e da come è stato curato.
Questa manifestazione ha raccontato, fin dall’inizio, l’importanza della qualità del nostro modo di vivere più che del nostro modo di mangiare. Una componente essenziale, una ricchezza da proteggere e valorizzare contro sistemi di etichettatura fuorvianti e, allo stesso tempo, candidando la cucina italiana a patrimonio dell’Unesco”.

 

 

 

Al via la Torino cocktail week. C’è tempo fino al 25 settembre

Al via la Torino cocktail week. C’è tempo fino al 25 settembre

migliori Bartender nazionali e internazionali ospiti sotto la Mole, e non solo. Dal 15 al 25 settembre, dieci giorni di degustazioni e divertimento aperti al pubblico di appassionati del settore e non, vedrà protagonisti i  migliori locali e cocktail bar di Torino e – per la prima volta – anche del Piemonte. 


I numeri importanti di un grande evento

Sfide fra bartender, masterclass, degustazioni di cocktail innovativi, spirits nights ed eventi all’interno di oltre 40 cocktail bar della città insieme ai bartender di fama internazionale in arrivo. Alla sua sesta edizione Torino Cocktail Week coinvolge oltre 30 brand di spirits e per la prima volta si estende anche al Piemonte, con la partecipazione di 10 cocktail bar scelti, tra cui Radici di Asti, Green Beach, Officine Pulp e tanti altri.
Dopo il grande successo della quinta edizione, durante la quale sono stati serviti un totale di 19mila cocktail con la presenza di oltre 25mila partecipanti, Torino Cocktail Week diventa anche Piemonte Cocktail Week, pronta ad inebriare il pubblico dell’intera regione e puntando a inserirsi nel palinsesto di appuntamenti nazionali dedicati al mondo del bere bene e di qualità. 


Un programma sontuoso

Un ricco calendario di eventi, degustazioni, masterclass e night esclusive, in aggiunta alla creazione di nuovi cocktail dedicati e creati per l’occasione.
Da Quadrilatero a Vanchiglia, fino a Sansalvario ogni locale proporrà il suo personalissimo e distinto signature cocktail, trasformandosi per una settimana nella location di guest bartending, con masterclass e degustazioni di prodotti promossi dai brand partecipanti all’evento, con una vera e propria competizione dove verrà premiato il miglior cocktail di Torino,  fra gli  oltre 40 locali della Città coinvolti.
Un’occasione unica per scoprire gli ultimi trend del settore con momenti dedicati alla scoperta delle nuove frontiere del gusto, fra Spirits&Beverage e della Liquoristica, come della sostenibilità e alla ricerca di idee sempre più internazionali e innovative.
L’unica regola è lasciarsi sorprendere dal gusto dei cocktail più iconici e insoliti come quelli proposti da alcune delle migliori firme in arrivo a Torino, come Federico Mastellari, Andrea Dracos, Giuseppe Mancini, Livio Buscaglia, fra i principali formatori sul tema del bartending e delle professioni legate alla bar industry.


Le novità 2023

Non solo spirits.
Novità di quest’anno
 rispetto alle passate edizioni è anche il food pairing con i principali ristoranti di Torino: uno spirit in abbinamento a un piatto nei tantissimi ristoranti della città come Osteria Rabezzana, San Giors e Cubique.
Torino Cocktail Week cambia e si rinnova infatti, anno dopo anno, presentando un format in continuo divenire per andare incontro alle esigenze dei brand e del pubblico.
Un intinerario che coinvolge quindi  l’intera città, anche attraverso un contest.
Il 
percorso ‘mixology’ si snoda attraverso i migliori cocktail bar della città con il ‘Cocktail Grand Tour’, il contest diffuso creato dalla Torino Cocktail Week. Durante tutta la settimana il pubblico potrà quindi votare – attraverso un QR Code – le originali creazioni dei locali aderenti ed eleggere il vincitore della gara di miscelazione.

Durante le speciali One Night verrà inoltre proposta una drinklist selezionata di brand corrispondenti allo spirits protagonista della serata. Scopri prodotti di alta qualità, e divertiti con l’intrattenimento proposto in sinergia con i principali locali e cocktail bar della città.
Fra i nomi della giuria, un comitato tecnico composto quest’anno dal torinese Andrea Dracos, che si è aggiudicato il titolo di Campari Barman of The Year con il suo cocktail Torino – Milano Via Novara, e Branka Vukasinovic barlady con esperienza internazionale e titolare del Civico 1 di Torino, insieme al Direttore della Torino Cocktail Week e responsabile commerciale del Salone del Vino Emanuele Romagnoli.


Gli appuntamenti più attesi

Tanti gli appuntamenti attesi di questa sesta edizione, a partire dal Grand Opening da Eataly venerdi 15 settembre, con cocktail e tapas al tramonto per salutare l’estate: una grande festa in terrazza per dire arrivederci alla bella stagione, ricordando i cocktail sulla spiaggia con le fresche proposte di cocktail e le tapas ideate dall’Executive Chef Patrik Lisa.
Da non perdere anche l’evento Vanchiglietta Mixology Night sabato 16, la serata in cui tre locali Lumeria, Il Monomono e Ca’ Maìs, si uniscono per creare un’esperienza unica di intrattenimento. Mixology, dj-set e tante altre sorprese coinvolgeranno e animeranno Vanchiglietta tutta la notte.
Si prosegue domenica 17 con Spritz Sunday all’Imbarco Perosino. Fresco di riapertura, Al Pero – Imbarco sul Po aspetta il pubblico per una domenica di fine estate in riva al Po tra Select Spritz, live band, dj-set e tante altre sorprese. Ai giradischi la selezione musicale di Discomoderni per godersi il tramonto sul fiume tra bella musica, good vibes e freschi drink.
Da Porto Urbano in programma lunedi 18 una delle giornate principali della Cocktail Week: con Cocktail Academy Day una giornata dedicata agli operatori del settore e ai protagonisti della mixology, fra bartender internazionali, masterclass e competition, per svelare tutti i segreti della mixology raccontati direttamente dai protagonisti internazionali. A seguire, anche un tour dei cocktail bar e serata di networking per la bar industry. Fra gli ospiti: Federico Mastellari e la sua Drink Factory, Beppe Mancini, Flavio Esposito, Andrea Dracos e molti altri.
Martedi 19, nel cortile di Combo anche l’esclusiva Cocktail Olympic Game, una sfida a colpi di cocktail dei migliori bartender della città, per vederli all’opera nella fase di miscelazione dei drink. I cocktail bar proporranno inoltre una creazione studiata appositamente per la serata, e la presenteranno in un’autentica maratona.
Al centro del programma di Torino Cocktail Week anche il sakè, con la serata di giovedì 21 in una Sake Night da Azotea che dà il via a una speciale serata in compagnia di Sake Company insieme ad Andrea Dracos.
Gran finale, per chiudere e festeggiare insieme questa sesta edizione ricca di ospiti, giovedì 21 la Festa Stock di Fine Estate a cura di Pazza Idea al Perosino, per seguire il giorno dopo, venerdì 22, con l’apertura straordinaria del Castello di Moncalieri a cura di Ozio Intelligente insieme ai prodotti di Cocchi, e il grand closing di Una Notte a Casa Martini a cura di Club Silencio sabato 23 settembre.

 

Chiusa / Klausen. In autunno tutto il bello è qui

Chiusa / Klausen. In autunno tutto il bello è qui

Temperature autunnali straordinariamente miti, mille appuntamenti ed eventi golosi in uno scenario in cui la natura offre il suo spettacolo migliore tingendo di colori meravigliosi la vallata per uno dei fenomeni cromatici più fotografati al mondo: il foliage.
 Una vacanza autunnale a Chiusa / Klausen nel cuore dell’Alto Adige è una vera immersione nel piacere tra natura, cultura e buon cibo, alla scoperta dei boschi di castagni più rinomati e dei vini bianchi della Cantina Valle Isarco, la più giovane cooperativa vitivinicola dell’Alto Adige.

Filari di vite in val d’Isarco

L’Alto Adige d’autunno: natura, cultura e buon cibo

Un laboratorio di sostenibilità contemporanea per accogliere un turismo meditativo e consapevole, alla ricerca dei piaceri della tavola, benessere ai massimi livelli e luoghi dal fascino intramontabile. Chiusa e i suoi dintorni sono un condensatore di bellezza senza tempo.
La meta ideale per un soggiorno in stretta connessione con la natura da vivere circondati da spazi immensi e silenziosi.
Chiusa, Barbiano, Velturno e Villandro, borghi arroccati sulle colline altoatesine e poi il Monastero di Sabiona, le cascate di Barbiano e tanti filari coltivati a vigneti si alternano a vaste aree verdi che si estendono a perdita d’occhio.
Qui inizia il sogno, qui parte la vacanza più autentica e “gustosa” dell’Alto Adige tra escursioni, attività outdoor, eventi enogastronomici e giri nelle cantine.
Un soggiorno immersivo, fatto di trekking, di buon cibo, di ottimo vino, ma, soprattutto, di cultura.
L’autunno in montagna è infatti per molti sinonimo di libertà, un momento per immergersi nella vita del posto, per scoprire come si vive nei borghi rurali, a contatto con i personaggi ineguagliabili che trascorrono le giornate a raccontare la loro storia. In questi contesti non mancano i risvolti gourmet.

Il Törggelen

Arriva la festa dei Törggelen

Dopo aver celebrato nella prima metà del mese la prugna di Barbiano (dal 2 al 17 settembre) dove le prugne diventano parte integrante della cucina e iristoranti propongono piatti con nuove interpretazioni del frutto blu, così come i negozi di prodotti tipici propongono pane alle prugne, marmellata alle prugne e prugne secche. Non mancano poi le escursioni guidate con visita alle fattorie ecco arrivare il vero clou dell’autunno: la festa del Törggelen dal 15 al 17 settembre.
Un invito a passare una giornata intorno a un tavolo bevendo vino novello e mangiando castagne appena arrostite, oltre a degustare piatti tipici della tradizione come speck, schlachtplatte e lo sußer – il mosto d’uva con meno dell’1% di alcol.
Il “Törggelen” è una consuetudine altoatesina tipica del periodo autunnale quando arrivano a maturazione frutti come l’uva e la castagna, che consiste nel ritrovarsi la sera con gli amici nelle cantine o sotto le pergole dei giardini, nei ristoranti o nei masi a gustare vino novello, specialità locali, speck e castagne.

castagneto

Arriva la castagna!

A dominare le scene dell’autunno, c’è anche la castagna nelle sue declinazioni culturali, turistiche ed enogastronomiche, con una serie di appuntamenti e di itinerari che ne narrano la loro storia.
A Velturno si parla infatti di oltre 3mila castagni censiti che danno vita all’avventuroso Sentiero del castagno (Keschtnweg) che parte dall’Abazia di Novacella e raggiunge il paese delle castagne, Velturno e si snoda attraverso i bellissimi vigneti fino alla Valle d’Adige, a Terlano.
Il sentiero, lungo più di 90 km, può essere suddiviso in tratti più brevi, per singole escursioni giornaliere.

Dal 1997 l’evento più interessante è il Keschtnigl, un insieme di escursioni e di visite guidate, degustazioni, concerti che culminano con il “Niglsunntig”, una grande festa nel centro di Velturno dove le associazioni locali offrono specialità a base di castagne.

I sapori dell’Alto Adige

A passeggio per Chiusa

A Chiusa e il suo borgo tra passeggiate e degustazioni di piatti tipici. Oltre a una delle cittadine più interessanti dell’Alto Adige per le sue peculiarità, è stato inserito anche tra i “Borghi più Belli d’Italia”. Protagonisti indiscussi della vacanza: i piatti della tradizione, i vini del territorio e la natura da assaporare a piccole dosi con tutti i sensi tra passeggiate e visite nei luoghi della cultura.
Proprio Chiusa ha ancorato la tradizione del vino a un’enologia eroica in quanto i molti fattori ambientali combinati hanno decretato queste produzioni delle ottime etichette a prezzi competitivi, bottiglie che sono un tripudio all’enologia moderna unita ai vecchi insegnamenti, quelli più tradizionali.
Chiusa e i suoi dintorni, sono costituiti dai paesi di Barbiano, Velturno e Villandro, luoghi dal fascino senza tempo.
Borghi che rappresentano il vero cuore dell’Alto Adige – Südtirol: un vero e proprio concentrato di piaceri e di sapori, in grado di sorprendere e far tornare in equilibrio corpo e spirito prendendo tutti per la gola, tra piatti a base di erbe aromatiche e buonissimi vini.
Il programma degli eventi autunnali propone le passeggiate nelle malghe, aperte fino ai primi di novembre.
I rifugi e gli alpeggi offrono prelibatezze da degustare come i canederli allo Speck, il Kaiserschmarren – la classica frittata dell’imperatore o gli Schlutzkrapfen, – traducibili in italiano come mezzelune, nella loro ricetta più tipica, ripiene di spinaci e ricotta.

Alpe di Villandro


Nell’alpeggio più grande d’Europa

AImperdibile in autunno e nelle immediate vicinanze di Chiusa l’ (Villanderer Alm), uno degli alpeggi più grandi e più belli d’Europa.
Questo verde altopiano è una delle zone più ricche di sentieri, tutti ben segnalati e situati tra i 1.700 e i 2.500 metri d’altezza, con vista panoramica sulle Dolomiti occidentali, da qui si può ammirare lo Sciliar, il Gruppo delle Odle, il Gruppo del Sella, l’Alpe di Siusi, le Alpi della Zillertal.
Un percorso composto da un fitto reticolo di cammini e di rifugi adatti alla famiglia, che si snoda tra prati alpini, pascoli, laghetti, ruscelli e acquitrini, costellato da baite e chiesette.
Immersiva è l’escursione a Bad Dreikirchen, tre graziose cappelle gotiche (Santa Gertrude, San Nicola e Santa Maddalena), poste una accanto all’altra, diventate una meta alternativa per una passeggiata semplice, ricca di suggestioni.
Chi desidera assistere a un emozionante spettacolo della natura le Cascate di Barbiano, che scendono dal Corno del Renon, formate dal Rio Gonda che precipita a valle con otto salti, di cui uno di 85 metri.
Molto apprezzato il Sentiero Pino Mugo con la sua distilleria dove testare e acquistare le essenze dall’aroma intenso e dagli effetti benefici.

Sopra Chiusa il monastero benedettino che risale al XVII secolo, arroccato su di una rupe, abitato dalle monache di clausura fino a poco tempo fa. Il complesso, circondato dalle mura, in buona parte non è visitabile, ma percorribile nel sentiero ad anello di tre chilometri che parte dal borgo di Chiusa e raggiunge il monastero percorrendo i campi coltivati ad alberi da frutto, vigneti e castagni.
Il romantico centro storico di Chiusa è un concentrato di piccoli negozi dove è possibile acquistare i prodotti tipici: succo di mela, speck altoatesino, Schüttelbrot e dolci tipici del territorio. Un calendario degli eventi in continuo addivenire da seguire quotidianamente per non perdersi le novità.

 

Un grande settembre per il Consorzio del Vermouth di Torino

Un grande settembre per il Consorzio del Vermouth di Torino

Il Vermouth di Torino sarà protagonista dei più importanti eventi piemontesi del mese settembre, con molti momenti di convivialità e imperdibili degustazioni.
Si inizierà con la celebre manifestazione astigiana Douja d’Or. Tutti i Vermouth di Torino
tutelati dal Consorzio saranno presenti per l’intera durata della manifestazione nella rassegna dei
Vermouth che sarà realizzata in collaborazione con l’Unione Industriale di Asti in uno stand
dedicato, nella storica Piazza Roma.


Fra Asti e Bra per farsi conoscere anche in maniera insolita

In particolare, il Consorzio del Vermouth di Torino, insieme a Unione Industriale di Asti e “Associazione Le Terre dei Savoia” organizza il 15 settembre alle ore 20 ad Asti, in Piazza Roma, l’evento Olfatto, con l’obiettivo di preparare il pubblico alla degustazione del Vermouth di Torino, con un’introduzione alla sensorialità e con un training olfattivo.
Ci sarà anche la partecipazione a Cheese, la rassegna di Slow Food e Comune di Bra.
In questa
grande kermesse dedicata ai formaggi provenienti da tutto il mondo, tutti i Vermouth di Torino del Consorzio saranno presenti per la degustazione nella Gran Sala dei formaggi.
Il 15 settembre, alle ore 14, il Consorzio del Vermouth di Torino darà vita a un Laboratorio del
Gusto, una masterclass che vedrà specialissimi abbinamenti del Vermouth di Torino con
intriganti formaggi: il Bleu de Queyras, un formaggio a pasta erborinata prodotto con latte crudo
vaccino di razza Tarine e Abondance, proveniente dagli alpeggi della zona del Queyras, nelle
Hautes Alpes; Toma di pecora brigasca, razza diffusa in Piemonte, Liguria e Provenza; il Persillé
de Tigne, estremamente raro, che si prepara prevalentemente con latte caprino intero; il Bleu de
Termignon, un formaggio vaccino prodotto artigianalmente nel cuore del parco naturale della
Vanoise.
Il Vermouth di Torino sarà inoltre presente in accurate cene di degustazione organizzate

nell’ambito di Cheese, presso il Ristorante Garden dell’Albergo dell’Agenzia di Pollenzo.

Roberto Bava


Ad Asti nasce il museo del Vermouth

L’intenso programma continuerà ad Asti, presso Palazzo Mazzetti, dove il 16 settembre alle ore
17, curerà la presentazione del futuro Museo del Vermouth, del Vino e delle Erbe officinali.
Il
museo, che sarà realizzato nel 2024, rientra nel rilancio del complesso di Palazzo Ottolenghi, da
parte del Comune di Asti.
Il progetto del Museo, realizzato dal gruppo di lavoro del Consorzio del
Vermouth di Torino, approfondirà il percorso che porta a una esperienza multimediale sul Vermouth di Torino, sulle erbe e spezie che lo compongono e sui vini del Piemonte. L’iniziativa è gratuita e aperta al pubblico, ma è consigliata la prenotazione presso: vermouth@vermouthditorino.org


Un convegno internazionale per i vini aromatizzati

Un altro importante evento che vedrà in primo piano il Consorzio del Vermouth di Torino sarà il
convegno internazionale “Vermouth di Torino IGP e Barolo chinato DOP: passato, presente e
futuro dei vini aromatizzati tra denominazioni di origine e marchi collettivi” che si terrà il 23
settembre 2023 dalle 9 alle 18, al Castello di Grinzane, presso l’Enoteca regionale piemontese
Cavour.
Continuano intanto le attività di promozione e tutela del Vermouth di Torino sui mercati
internazionali.

Vermouth di Torino: l’aromatizzato amato a Corte

Il Vermouth di Torino è il più famoso vino aromatizzato italiano, già apprezzato alla corte reale dei Savoia. Il suo nome deriva dal termine tedesco wermut che definisce l’Artemisia absinthium (assenzio maggiore), base aromatica principale nella sua preparazione.
Dal 1400 i liquoristi torinesi iniziarono a distinguersi per la perizia nell’arte della distillazione

fino a ottenere, già nel Settecento, grande fama anche oltre i confini italiani. Nell’Ottocento e Novecento il Vermouth divenne famoso anche all’estero nelle sue due varianti bianco e rosso. Proprio dal capoluogo piemontese ha inizio lo sviluppo del Vermouth di Torino come lo conosciamo oggi, affascinante aperitivo conviviale. Nel corso degli anni si è assistito all’evoluzione delle tecniche di lavorazione: le nuove hanno affiancato le più antiche e la loro coesistenza continua ancora oggi a preservare e valorizzare la tradizionale produzione di questo prodotto.
Il Vermouth di Torino viene classificato in base al colore (Bianco, Ambrato, Rosato o Rosso) e alla quantità di zucchero impiegata nella sua preparazione. Il disciplinare prevede anche la tipologia Vermouth di Torino Superiore che si riferisce a prodotti con un titolo alcolometrico non inferiore a 17% vol., realizzati con almeno il 50% di vini piemontesi e aromatizzati con erbe – diverse dall’assenzio – coltivate o raccolte in Piemonte.

Foto di Catalin Stefan da Pixabay


Il Consorzio del Vermouth di Torino

Il Consorzio ha per scopo principale la tutela, la promozione, la valorizzazione della denominazione, tutelandone l’informazione al consumatore finale e fornendo assistenza tecnica e formazione professionale alle aziende e ai produttori.
Tra i principali compiti, anche l’attività di vigilanza per garantire la corretta applicazione della
denominazione Indicazione Geografica ai prodotti consorziati. Tra gli obiettivi c’è anche la collaborazione con istituti e scuole per promuovere iniziative legate alla valorizzazione, all’educazione alimentare e al consumo corretto e responsabile del vermouth. Dopo oltre vent’anni di lavori, il Consorzio si costituisce nel 2019 per volontà dei produttori di Vermouth di Torino che, consapevoli della necessità di una regolamentazione, definiscono insieme un disciplinare di produzione approvato dal Decreto del 22 marzo 2017 con cui il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha regolamentato l’indicazione geografica Vermouth di Torino/Vermut di Torino.
Attualmente il Consorzio, presieduto da Roberto Bava, comprende 35 aziende storiche che producono e distribuiscono in tutto il mondo il Vermouth di Torino: Antica Cantina di Calosso, Antica Distilleria Quaglia – Bèrto, Antica Torino, Arudi, Bosca, Cav. Pietro Bordiga, Calissano – Gruppo Italiano Vini, Carlo Alberto, Carpano – Fratelli Branca Distillerie, Chazalettes, Cinzano – Davide Campari–Milano, Giulio Cocchi, Coop. Erbe Aromatiche Pancalieri, D.co Ulrich, Del Professore, Drapò – Turin Vermouth, Ducato, Franco Cavallero Spirits, Gancia & C., Karminia, Isolabella
della Croce, La Canellese, Luigi Vico, Mainardi, Mancino, Martini & Rossi, Antonio Parigi, Peliti’s, Distilleria Revel Chion, Scarpa, Sibona, Sperone, Starlino, Tosti1820, Vergnano.

Camminare a fine estate nei luoghi abbandonati dal turismo di massa

Camminare a fine estate nei luoghi abbandonati dal turismo di massa

Sardegna, Liguria, Calabria, Sicilia, Molise e Venezia fuori stagione. Itinerari splendidi solo per camminatori “controcorrente” di settembre.
Mentre tutti tornano a lavoro e, pian piano, le città riprendono i loro ritmi incessanti, c’è chi pensa di proseguire con ancora un po’ d’estate per godere della bella luce settembrina, prima del lungo inverno.
E’ il popolo dei viaggiatori di settembre, quelli che non amano tuffarsi nelle calche agostane, nel traffico da bollino nero ma pazienti, spesso anche soffrendo in città, aspettano il rientro di tutti per concedersi il momento più giusto per viaggiare, quello meno affollato.
Anche nel popolo dei camminatori sono tanti gli amanti di settembre che cercano nella fine della bella stagione il silenzio dei propri passi e la quiete per ricominciare al meglio un nuovo anno.

Con la Compagnia dei Cammini settembre è un mese ricco di viaggi tra i boschi quasi deserti, le spiagge ormai vuote in cui rubare gli ultimi tuffi della stagione estiva e i piccoli borghi del nostro Paese, abbandonati dai turisti.

La via dei Banditi

In Sardegna sul cammino dei banditi

E’ il caso della Sardegna dove a settembre si può fare il cammino dei Banditi, dall’Ogliastra alla Barbagia dedicato solo a chi è ben allenato.
Un percorso avventuroso e selvatico che unisce alcuni dei luoghi legati alle vicende del banditismo sardo a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Da Ulassai a Oliena sulle tracce di Samuele Stocchino, detto la Tigre d’Ogliastra, Giovanni Salis, detto Corbeddu e tanti altri.
Tra storia e leggenda, si camminerà sui sentieri che percorrevano, si visiteranno le grotte dove si rifugiavano, si dormirà nei boschi secolari sotto gli stessi alberi testimoni di tante vicende legate a questa pagina di storia.
Si parte dall’Ogliastra per inerpicarsi giorno dopo giorno fino al Gennargentu sulle cime più alte dell’isola ed entrare così in Barbagia.
Un viaggio fuori dalla Sardegna più conosciuta, un viaggio autentico: sul cammino non mancheranno gli incontri con i pastori che ancora vivono secondo il “codice barbaricino”.
Chi si dava “alla macchia” in questi luoghi remoti partiva con una scorta di provviste di prodotti tradizionali (pane carasau, formaggio), si integrava con quanto veniva offerto o si riusciva a ottenere lungo la strada: questa sarà anche la provocazione di questo cammino veramente wild. Ovili, grotte, ripari sotto la roccia saranno i nostri punti tappa. Si dorme sempre all’aperto, grazie a ripari naturali o al semplice telo tarp che potrà diventare un rifugio.

La via del sale

La via del sale fra Liguria e Lombardia

Tra la Liguria e la Lombardia, invece, prima della stagione delle piogge, si può percorrere la Via del Sale  con un itinerario solo per camminatori esperti identificato a partire da quel fascio di percorsi che, già da tempi antichi, collegavano l’Oltrepò Pavese alla costa ligure di Camogli e Portofino per consentire ai mercanti il trasporto del sale con le loro carovane di muli.
La partenza è da Varzi, importante borgo commerciale nel XIII secolo, di cui oggi rimangono ancora le antiche torri della cinta muraria; si passa poi in Piemonte, per attraversare l’Appennino ligure e raggiungere infine il mare.
Il percorso si snoda fra rigogliosi boschi e ampi crinali, prevalentemente su sentieri e mulattiere, in strette e affascinanti valli e con la vista che spesso si spinge fino alle lontane Alpi.
Si passa per diversi insediamenti rurali per capire come in questi luoghi si vivesse nei secoli passati: Varzi, Castellaro, Torriglia, Uscio e giù fino a Portofino con con un tuffo nel mare di San Fruttuoso; antichi borghi ricchi di fascino, panorami emozionanti e una grande accoglienza, compresa l’ottima cucina locale, renderanno speciale questo cammino.

La costa jonica

Nella Calabria meno conosciuta

E ancora si può tornare a vivere una Calabria diversa da quella che solitamente visitiamo l’estate per un cammino adatto a tutti lungo la costa ionica calabrese, nella punta estrema della penisola italiana, con le montagne dell’Aspromonte a fare da cornice tra l’azzurro del mare e del cielo e il bianco delle rocce.
Camminando si potranno ascoltare il frangersi delle onde del mare, i suoni del vento e degli uccelli e con la possibilità di rigenerarsi con un bagno nelle splendide acque del mare Ionio.
La luce del sole che tramonta sull’Etna si trasforma in una scenografia da immortalare in foto e che sicuramente rimarrà a lungo impressa nella mente di ognuno di noi.
Ospitalità, mare limpido, spiagge infinite e deserte, camminate tra i profumi della macchia mediterranea e degli agrumi, le fiumare, i borghi arroccati in lontananza, cibo genuino e tradizionale saranno i punti forti di questo viaggio in una terra poco conosciuta e lontana dal “tradizionale” turismo di massa legato al mare… che sarà tutto per noi e per le tartarughe Caretta Caretta.
Questo tratto di costa infatti rappresenta l’area di nidificazione più importante d’Italia per questa specie, come accertato dai più recenti studi eseguiti dall’Università della Calabria di Cosenza.

Il cammino dei Sanniti

In Molise sul cammino dei sanniti

A settembre si può anche approfittare del bel tempo per visitare luoghi sconosciuti e inediti come il Cammino dei Sanniti in Molise solo per camminatori esperti.
Un percorso lungo le tracce di un popolo scomparso attraverso una storia fantastica, di coraggio e lotta per la libertà.
Sulle orme di un romanzo, Viteliù, che significa Italia, nel linguaggio antico dei popoli italici, perché l’Italia nacque proprio lì e nacque per difendere libertà e autodeterminazione di ben dodici popoli appenninici sotto la guida di Sanniti e Marsi.
Questo viaggio sulle tante tracce rimaste di un popolo antico è destinato a chi ama la storia e le sue suggestioni.
Così le mura ciclopiche su un monte diventano un accampamento, le basi di un tempio riprendono vita e ogni sasso squadrato saprà raccontare storie antiche come il Santuario della Nazione, la città del Toro Sacro, la Pietra-che-viene-avanti, l’antro di Kerres. Senza dimenticare il presente: incontri con persone vere, natura e cultura. Nella prima parte del viaggio, l’ambiente sarà più montano e si saliranno alcuni monti panoramici, tra cui il Monte Kaprum e il Monte Campo, entrambi di circa 1.750 metri. Si cammina, poi, sul tratturo Celano – Foggia, uno dei tratturi principali che collegavano Abruzzo, Molise e Puglia per il trasferimento stagionale delle greggi.

La Magna Francigena

In Sicilia sulla Magna via Francigena

E infine la Sicilia, a fine settembre già più tranquilla da scoprire a passo lento lungo la Magna Via Francigena, un percorso da fare solo con un buon livello di esperienza.
Questa è una delle più importanti vie storiche siciliane, un tempo strada romana fino a diventare il fulcro del sistema viario normanno.
È anche la testimonianza che anche la Sicilia nel Medioevo partecipò attivamente al fenomeno del pellegrinaggio.
Da questa strada che collega la costa nord a quella sud e che attraversa il cuore dell’isola, è passata la storia della Sicilia e dell’Europa intera, pellegrini, soldati, viaggiatori, arabi, greci, normanni: qui si è incontrato il Mediterraneo e qui si è formata l’Europa.
La Magna Via è lunga quasi 140 km da farsi in sei tappe, le più belle e selvagge, tralasciando quelle con più asfalto e paesaggi eccessivamente antropizzati.
Si parte da Piana degli Albanesi alle porte di Palermo, patria del miglior cannolo siciliano, attraverseremo paesi e borghi evocativi come Corleone, Prizzi, Sutera, e concluderemo alle porte di Agrigento, a Racalmuto, il paese che diede i natali al grandissimo Leonardo Sciascia. Percorrere oggi la Magna Via significa tante cose, ma soprattutto dare opportunità di lavoro e di sviluppo di un turismo sostenibile a chi vive nella Sicilia interna. Significa anche sostenere concretamente le strutture ricettive che hanno avviato la loro attività e supportare il lavoro dell’Associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia, che attraverso il recupero dei sentieri e coinvolgendo attivamente le realtà locali, hanno avviato questo grande progetto.

Camminare e far rinascere le antiche Vie è come accarezzare dolcemente l’anima di un territorio e la Sicilia, con tutta la sua bellezza e ricchezza di storia, arte e natura, ha bisogno di tante carezze, e tante sa restituirne.