Nov 10, 2025 | Enogastronomia
Storie di imprenditrici motore di innovazione e ripopolamento dell’Appennino Emiliano in provincia di Parma.
Da Milano, Varese, Genova, hanno lasciato la città per creare nuove vite tra natura, agricoltura biologica e ospitalità sostenibile.
Laura è scappata dal centro di Milano per dedicare la sua nuova vita alla cucina e all’agricoltura biologica in Alta Valtaro e Valceno, a Borgotaro, centro dell’Appennino Tosco-Ligure-Emiliano. Simona ha creato un angolo di Mongolia in una zona remota dell’Oasi WWF dei Ghirardi.
Chiara, da Varese, si è innamorata di un casolare di campagna e ha deciso di trasferirsi e ideare una nuova attività.
Clara, architetto, cercava una dimensione più sostenibile e più a contatto con la natura. Sono alcune delle donne che stanno ripopolando e trasformando l’Appennino Parmense – nel territorio di Visit Emilia, che comprende le province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, www.visitemilia.com -, imprenditrici agricole e dell’ospitalità turistica che dimostrano una straordinaria capacità di innovare, diversificando le loro attività in una zona spesso soggetta a spopolamento.
Hanno scelto questo piccolo paradiso naturale per cambiare vita, lontano dal traffico e dalle corse delle grandi città, vicino ad una dimensione più vera e salutare, dove la qualità della vita si misura nella purezza dell’aria, nel silenzio dei boschi, ma anche nella creazione di nuove opportunità imprenditoriali.

Simona Terenzio – Agriturismo Ca’ Cigolara
Simona, pioniera del campeggio con tende yurta
Tende yurta, proprio come quelle che si trovano in Mongolia, decorano il grande terreno circondano dalle cime appenniniche di una frazione di Borgotaro.
Sono gli alloggi, originali, dell’Agriturismo Ca’ Cigolara, idea preziosa di Simona Terenzio, che 15 anni fa con il suo socio Diego sono stati tra i pionieri della creazione di un campeggio con tende yurta.
«Facevo la segretaria e frequentavo Albareto perché alcuni amici avevano aperto un agriturismo. Mi è piaciuta molto la zona e dopo aver aperto un piccolo b&b e con la voglia di dedicarci anche all’agricoltura abbiamo avuto l’idea delle tende yurta.
Essendo nell’Oasi WWF dei Ghirardi cercavamo qualcosa di compatibile all’ambiente e al clima, sempre molto ventilato e in inverno con neve. Abbiamo trovato un artigiano che le produceva in Mongolia».
Dopo un anno, le tende sono arrivate e Simona ha così inventato un nuovo lavoro. Oggi l’agriturismo ha 9 tende per 40 posti letto, un ristorante, orti ed ospita spesso appassionati di yoga e di discipline olistiche.
«Non tornerei mai indietro. La città dà tante cose, ma lo stile di vita e i rapporti con le persone qui sono diversi, sono più semplici», sottolinea Simona.
Laura, da grafica editoriale milanese all’agriturismo biologico in montagna
In località Cappella di San Martino a Borgotaro Laura Bevilacqua ha trovato con suo marito Fabrizio, 19 anni fa, il posto del cuore, trasformandolo nell’Agriturismo Bio Terra Antica.
A Milano Laura lavorava come grafica per l’editoria, da sempre molto appassionata di cucina e arredamento.
Da qui la scelta di lasciare la sua amata casa in città, per investire tutto in una nuova vita, immersa nel verde, dove coltivare biologico, offrire ospitalità, relax e ristorazione.
Tra boschi, faggete, cascate e sentieri di montagna, dove crescono i funghi porcini IGP di Borgotaro, Laura e Fabrizio coltivano orti di verdure, hanno un grande meleto, molte ciliegie, noci, e producono succo di mela, miele, zafferano e confetture, tutto bio.
Qui, lungo l’antica Via degli Abati, a 550 metri di altitudine, dove l’ampio panorama si apre sulla verde Alta Valtaro, accolgono gli ospiti in un ambiente rustico, molto curato, preparando ricette della tradizione con ingredienti a km zero.
Pane, focacce, biscotti e torte sono il punto forte della cucina, sempre in evoluzione. «La vita è cambiata in tutto – dice Laura – ma è stato un grande salto di qualità per me e la mia famiglia. Per ottenere buoni risultati, serve tanto impegno, fatica e costanza, ma raccoglierne i frutti e conoscere persone provenienti da tutto il mondo, è la più bella soddisfazione.
Abbiamo incrementato moltissimo il turismo della Valle. Vent’anni fa in questa terra non c’era nulla».
Oltre alle camere che hanno nomi di frutta e verdura, è stata realizzata la piscina panoramica esterna, una vera sauna finlandese, riscaldata con la legna dei nostri boschi e uno spazio dedicato a trattamenti benessere.

Chiara Palumbo – Country Chic B&B Il Pozzo e la Macina
Chiara, dal mulino dell’800 all’home-restaurant
Galeotto fu il film “Noi e la Giulia”, con la sua frase ormai celebre: “A vent’anni era il chiringuito sulla spiaggia, a quaranta, quasi sempre, è un agriturismo in Toscana”.
Da lì, per Chiara Palumbo, storica dell’arte e guida turistica tra Varese e i laghi del Nord, è nata la scintilla di un sogno: insieme a suo marito Stefano iniziò a cercare casali online, finché scoprì la Corte del Mugnaio, un vecchio mulino dell’Ottocento immerso nella campagna di Bardi, poi diventato nel 2016 il Country Chic B&B Il Pozzo e la Macina.
Un luogo che oggi racconta la sua tenacia e la sua creatività. Con le proprie mani ha creato un’azienda agricola biologica, trasformando orti rialzati, erbe e verdure in conserve e infusi genuini.
Ha dato nuova vita all’ex stalla, oggi una risto-bottega sede del suo home-restaurant, dove serve pasta fresca, torte salate e dolci, rigorosamente fatte in casa. «Oggi, tra una colazione servita sotto le volte in pietra e cene di gala allestite nella serra in vetro, accogliamo chi cerca autenticità e silenzio».
Il suo sogno, nato quasi per caso, è diventato una realtà che ha rivitalizzato l’Alta Valtaro e Valceno e l’Appennino parmense.

Simona Gambarini – Azienda Agricola Costalta
Simona e l’allevamento di bovini biologico
A Strela di Compiano, paesino di circa 100 abitanti, nel raggio di pochi chilometri, tre giovani donne stanno facendo la differenza, creando una positiva sinergia tra le loro nuove attività.
Simona Gambarini ha 31 anni, è nata e cresciuta a Santa Margherita Ligure, e 11 anni fa ha deciso di tornare a Strela di Compiano, nella casa che un tempo era dei nonni e degli zii.
Qui ha incontrato il marito Mattia, e due anni fa hanno avviato insieme un allevamento di bovini da carne di razza piemontese con metodo biologico, creando l’Azienda Agricola Costalta.
«Mio marito lavorava già in un’azienda agricola. Io ho sempre amato gli animali, i miei nonni avevano i cavalli bardigiani, le galline. Ma mi sono reinventata: ho un diploma alberghiero e prima non avevo mai lavorato a contatto con gli animali.
Volevo fare un’attività per stare all’aria aperta. E siamo contenti, nonostante le difficoltà. È migliorata la qualità della vita. Invito altre persone a trasferirsi».

Clara Ghinassi – Verde Strela
Clara, un vivaio coraggioso tra le montagne dell’Appennino
Sempre due anni fa, Clara Ghinassi ha recuperato un terreno abbandonato per trasformarlo in Verde Strela, un vivaio in cui coltiva in modo sostenibile piante ornamentali, tra cui principalmente perenni erbacee e rose antiche e inglesi e fiori da taglio come tulipani, narcisi, dalie e tanti altri.
Architetto, 42 anni, nella sua vita precedente ha lavorato come project manager, prima in uno studio di architettura in Olanda e poi in Italia in una grande casa di moda.
Definisce il suo regno floreale un “vivaio coraggioso di montagna”, partecipa ai mercati contadini locali e a Parma e organizza laboratori, per adulti, bambini e scuole, legati al mondo delle piante e dei fiori.
«Abitavo a Parma, in città, e viaggiavo molto per lavoro. Desideravo vivere in modo per me più sostenibile, con un migliore utilizzo delle risorse e ritmi dettati dalla natura, non dal profitto» – racconta Clara -. «Non ho alcun legame con l’Alta Valtaro e Valceno, ma volevo rimanere nei dintorni di Parma, ecco perché in Appennino. È stata una scelta radicale ed è molto dura per una donna da sola occuparsi di tutto, ma qui ho trovato tanta solidarietà: mi aiutano ad usare il trattore o la motozappa, per esempio. E poi, partecipando al mercato di Parma, porto un pezzettino di montagna in città».

Sara Tambini – Il Cielo di Strela
Sara, lo zafferano e la sinergia tra le attività della Valle
Nel 2023 Sara Tambini ha rilevato con la sua famiglia l’agriturismo Il Cielo di Strela nel quale aveva lavorato dapprima come cameriera e poi come aiuto cucina.
Originaria della zona, a 31 anni si occupa di tutta la gestione, in collaborazione con i genitori e i fratelli.
L’attività, che comprende sia la ristorazione che l’ospitalità turistica e le coltivazioni, propone cucina tradizionale emiliana, dove tutto è fatto in casa e gli ingredienti arrivano dall’orto stagionale, dove crescono patate biologiche, grano tenero, la cui farina viene impiegata nelle preparazioni in tavola, orzo e coltivazioni per mangimi.
E poi c’è lo zafferano, orgoglio per Sara, coltivato e venduto ed anche utilizzato nel ristorante. «Sono nata a Strela, la mia famiglia ha sempre avuto un’azienda agricola. Ma qui da tempo non c’erano attività produttive destinate ai consumatori. Adesso si è creato un circolo virtuoso e cerchiamo di collaborare tra noi e con le altre attività della Valle. Si sta aprendo una nuova visione».
Il progetto “Promozione turistica – Valli parmensi”, in complementarità e continuità con Appennino Emilia, è realizzato grazie ai Fondi europei della Regione Emilia-Romagna, attraverso l’Unione dei Comuni Valli Taro e Ceno.
Nov 9, 2025 | Territori
Camminare, a volte, è la forma più autentica di libertà.
In Italia, dove ogni collina nasconde una leggenda e ogni sentiero conduce a una meraviglia, esistono luoghi dove il passo diventa emozione, e lo sguardo si perde nell’infinito.
Dalla Scala del Paradiso di Trentinara, che domina il Cilento, a quella affacciata sul Lago di Como, fino ai sentieri che uniscono mare e montagna, ecco le passeggiate più belle e poetiche d’Italia, per chi ama viaggiare con lentezza e stupore.

fonte web
La Scala del Paradiso di Trentinara in Cilento, Campania
La chiamano “la terrazza dell’amore”, ma è anche un viaggio verso l’alto, un piccolo pellegrinaggio laico tra cielo e mare.
A Trentinara, nel cuore del Cilento, la Scala del Paradiso si arrampica tra le case in pietra e conduce a un belvedere che regala una delle viste più spettacolari del Sud Italia: da un lato il blu della Costiera Amalfitana, dall’altro le montagne che abbracciano il Parco del Cilento.
Ogni gradino racconta un respiro, una storia, un amore — come quello leggendario di Angelo e Teresa, gli amanti che si gettarono insieme nel vuoto per sfuggire a un destino avverso.
Oggi il luogo è un inno alla bellezza e alla libertà, un punto perfetto per ammirare il tramonto, mano nella mano o semplicemente in silenzio.

fonte web Pafleg.it
La Scala del Paradiso del lago di Como, Lombardia
Sospesa tra cielo e acqua, la Scala del Paradiso di Blevio, sul lago di Como, è uno di quei luoghi che sembrano usciti da un sogno.
Un cammino breve ma intenso, che sale tra ulivi e muretti a secco fino a un punto panoramico dove il lago si apre come uno specchio d’argento.
Il nome nasce dal senso di meraviglia che si prova una volta in cima: il silenzio, il riflesso delle montagne, le ville che punteggiano le rive lontane.
È un’esperienza che riconcilia con il tempo, perfetta per chi cerca una pausa lenta e contemplativa tra le acque più romantiche d’Italia.

Il sentiero degli Dei, Depositphoto
Il Sentiero degli Dei in costiera amalfitana, Campania
Un classico che non perde mai il suo incanto.
Da Agerola a Nocelle, sospeso a 600 metri sul mare, il Sentiero degli Dei è un viaggio sensoriale tra cielo e Mediterraneo.
Ogni curva apre un nuovo orizzonte: Positano, Capri, le scogliere, l’odore di timo e limone nell’aria.
Non serve essere escursionisti esperti, basta avere voglia di lasciarsi stupire — passo dopo passo, come in un film che non smette di sorprendere.

Via dell’amore, Depositphotos
La Via dell’amore delle Cinque Terre, Liguria
È il sentiero più romantico d’Italia, scavato nella roccia tra Riomaggiore e Manarola.
Un chilometro di pura poesia sul mare, chiuso per anni e oggi parzialmente riaperto, dove i lucchetti degli innamorati si mescolano al profumo di salsedine.
La camminata dura poco, ma il ricordo resta per sempre: una cartolina viva di uno dei tratti più iconici della costa ligure.

Il Sentiero Rilke, Depositphoto
Il Sentiero Rilke a Duino, Friuli Venezia Giulia
Poche passeggiate riescono a fondere poesia e natura come questo sentiero dedicato al poeta Rainer Maria Rilke.
Corre lungo il ciglio del Golfo di Trieste, sospeso tra scogliere e vento, dove il poeta trovò l’ispirazione per scrivere le Elegie Duinesi.
Qui ogni passo è contemplazione: l’odore del mare, il volo dei gabbiani, il silenzio che parla più di mille parole.

Le 52 gallerie del Pasubio, Depositphotos
Le 52 gallerie del Pasubio, Veneto
Un viaggio nella storia e nella roccia.
La Strada delle 52 Gallerie, costruita durante la Prima Guerra Mondiale sul Monte Pasubio, è una delle opere più straordinarie d’Italia.
Tra gallerie scavate a mano e panorami che tolgono il fiato, il cammino racconta la forza e il coraggio di un’epoca.
È una passeggiata per chi ama l’adrenalina e la memoria, da vivere con rispetto e meraviglia.

Il sentiero dei briganti, Depositphotos
Il Cammino dei Briganti, Abruzzo e Lazio
Un itinerario selvaggio e autentico che attraversa l’Appennino tra Abruzzo e Lazio, toccando borghi dimenticati, pascoli e foreste.
Si chiama Cammino dei Briganti perché ripercorre le antiche vie di fuga dei ribelli ottocenteschi che si opponevano al nuovo Regno d’Italia.
Oggi è un viaggio lento nel cuore dell’Italia più vera, dove l’accoglienza è ancora fatta di sorrisi e storie raccontate davanti al camino.
Camminare in Italia è come sfogliare un atlante di emozioni.
Che sia una scala che sale verso il cielo o un sentiero che abbraccia il mare, ogni passo è un invito a rallentare, respirare e scoprire che il paradiso, spesso, è già qui.
Nov 8, 2025 | Enogastronomia
Genova è città di mare e di vento, di pietre antiche e vicoli che sanno di sale e mistero.
Ogni strada racconta una storia, ma solo a chi si ferma ad ascoltare.
È in questo intreccio di passato e futuro, di scambi e incontri, che Unexpected Italy presenta “Genova al femminile”, un itinerario dedicato a dieci donne genovesi che con il loro talento, la loro creatività e la loro visione tengono viva l’anima più autentica della città.

Le tele, Luisa Mongiardino
Un approccio innovativo al turismo
Il progetto, firmato dalla startup travel tech fondata da Elisabetta Faggiana (vicentina) e Savio Losito (barlettano), premiata anche alle Nazioni Unite e di cui ha parlato anche il The Guardian per il suo approccio etico e innovativo al turismo, invita viaggiatori e cittadini a scoprire Genova attraverso i mestieri e le storie di chi, ogni giorno, la abita con passione.
Dieci donne, dieci visioni, dieci mani che intrecciano sapori, forme, profumi e tessuti: dalle botteghe storiche alle cucine creative, dagli atelier d’arte alle dimore che accolgono, ognuna rappresenta una sfumatura della Genova di oggi – una città viva, femminile, capace di sorprendere chi la attraversa con curiosità.
Non è un caso che Genova, nei secoli, sia stata descritta come città al femminile.
Petrarca la chiamava “Signora del Mare”, Enea Silvio Piccolomini la immaginava come la nuova dimora di Venere, e nel 1519 Fadrique Enriquez de Ribera scriveva: “Le genovesi sono le più libere d’Italia, stanno sempre per la strada parlando con chi vogliono, senza preoccuparsi dell’opinione del marito”.
Quella libertà di spirito, dell’indipendenza, si ritrovano oggi nelle protagoniste di questo viaggio firmato Unexpected Italy, che restituisce alla città il suo volto più vero.
In un’epoca in cui il turismo rischia di omologare e svuotare i luoghi della loro identità, la scelta di questi luoghi e il progetto sul Manifesto dell’Ospitalità Etica nasce come antidoto alla banalizzazione: un invito a scoprire l’Italia, e in questo caso Genova, con occhi nuovi, attraverso chi la vive e la trasforma ogni giorno.

hotel Palazzo Grillo, Laura Salis
Un manifesto firmato da 500 host
Il Manifesto, oggi firmato da quasi 500 host in tutta Italia, unisce ristoratori, albergatori, artigiani e produttori che scelgono l’etica alla scorciatoia, la qualità al compromesso, la responsabilità alle mode passeggere. Sono i “Ribelli con le Radici”, custodi della vera autenticità italiana.
“Sottoscrivere il Manifesto dell’Ospitalità Etica,” spiega Elisabetta Faggiana, “è il primo passo per abbracciare un impegno condiviso e autentico. Alle parole devono seguire azioni concrete e responsabili, supportate da verifiche e raccomandazioni locali, per assicurare che ogni realtà mantenga un approccio etico e di valore.
Chi accoglie con professionalità ed etica c’è, e va valorizzato. Genova, ancora una volta, si conferma “Signora del Mare”. Ma anche signora del coraggio e della creatività, sospesa tra tradizione e innovazione, con lo sguardo fiero e libero delle sue donne.
Con questo nuovo itinerario dedicato al mondo femminile, rinnoviamo la nostra missione: raccontare un’Italia diversa, fatta di persone, storie e territori che non cedono al turismo di massa ma continuano a coltivare bellezza, rispetto e identità”.
“Il turismo non dovrebbe consumare, bensì custodire, tutelare e rispettare i luoghi e le persone” dice Savio Losito. “Le donne di Genova che abbiamo incontrato sono un esempio concreto di tutela e rispetto per il territorio. Lo fanno ogni giorno, con gesti concreti e scelte responsabili. Sono il volto più sincero di un’Italia che resiste alla scorciatoia.
Ognuna di loro porta con sé un gesto creativo che diventa atto civile: cucinare, accogliere, creare profumi, forgiare la materia. È così che Genova continua a essere una città viva, libera ed in continua evoluzione. Proprio come le sue protagoniste. Vogliamo costruire un modo nuovo di viaggiare: più lento, più consapevole, più rispettoso. Genova è una città che si nasconde e si svela solo agli occhi di chi la sa apprezzare e queste donne ci hanno aiutati a scoprire i lati più veri e “unexpected” della città e ce ne siamo innamorati”.

Musei di strada nuova, Raffaella Besta
Le storie di 10 donne di Genova
Il viaggio inizia tra i vicoli di via Prè, una delle strade più complesse della città, dove Giorgia Losi all’età di 27 anni ha voluto scommettere lasciando un lavoro sicuro a Milano per tornare nella sua amata Genova.
Senza esperienza nel settore, ma con dedizione e determinazione, trasforma un locale abbandonato in un’icona della cucina genovese: la Trattoria dell’Acciughetta.
Vulcanica e solare, Giorgia si circonda di un team affiatato, a partire dai soci Matteo e Simone, seleziona accuratamente i fornitori locali, le cantine con cui collabora, gli artisti e artigiani con cui ha arredato lo spazio.
La cucina unisce creatività e tradizione, diventando presto uno dei locali più in voga della città. Tanto che, a furia di dire no ai clienti che volevano prenotare, nasce un secondo locale, Quelli dell’Acciughetta, unendo accoglienza, sperimentazione e legame con il territorio.

Studio Bra, Emanuela Biraghi
Poco distante, in Piazza delle Vigne, Laura Sailis apre le porte dell’Hotel Palazzo Grillo e del Residence Le Nuvole, trasformando l’ospitalità in un racconto. In una città sempre più dominata da affittacamere e case vacanze, Laura porta avanti un’ospitalità sincera e professionale, all’interno di due palazzi storici e affrescati.
Ogni soggiorno, che sia a Residenza Le Nuvole o a Palazzo Grillo, che gestisce con il marito Matteo Paini, diventa esperienza: le stanze raccontano la storia di Genova.
Come presidente di Federalberghi Genova, Laura promuove la città come destinazione d’eccellenza, valorizzando il centro storico e costruendo relazioni autentiche.

La strega del castello, Caterina Roncati
Genova è una città che sa unire prodotti d’eccellenza a una forte sensibilità sociale, come dimostra Martina Francesconi con il suo Gelatina in via Garibaldi 20.
Qui il gelato diventa arte, cultura e memoria del territorio. Il laboratorio unisce gelateria artigianale, caffetteria e libreria gastronomica, con attenzione alla sostenibilità e all’inserimento di giovani diversamente abili.
Ogni gusto racconta storie e ricordi, trasformando materie prima di altissima qualità, che seguono rigorosamente le stagioni, in un atto di cura e memoria collettiva.
Dal gelato alle fragranze, a Genova si respira anche una forte corrente alchemica, incarnata dall’atelier La Strega del Castello di Caterina Roncati.
Alchimista contemporanea, Caterina crea profumi “fatti a naso” che evocano emozioni e ricordi, trasformando ogni fragranza in un racconto sensoriale. Il progetto, interamente femminile, unisce intuizione, ricerca e capacità imprenditoriale, restituendo alla figura della “strega” il suo significato originario: donna libera, sapiente e profondamente connessa alla natura.
La Strega del Castello nasce dalla storica Farmacia del Castello, il cuore di una storia tutta al femminile guidata dalle tre sorelle Giovanna, Emanuela e Caterina, che hanno trasformato l’eredità paterna in un microcosmo di creatività e ricerca sensoriale.

Martina Geroni, ceramista
Questa forte vena femminile scorre anche tra i tanti laboratori artigiani disseminati in città, tra cui Unexpected Italy ha selezionato due ceramiste contemporanee. Emanuela Biraghi, nel suo Studio Bira, trasforma la ceramica in poesia e spiritualità.
Ceramista e artista ligure d’adozione, Emanuela fonde la passione per la ceramica con la sua esperienza nella pratica delle arti marziali orientali, creando un linguaggio poetico dove ogni opera nasce dal dialogo tra istinto e forma, equilibrio e metamorfosi. All’interno dello studio, i visitatori possono ammirare opere originali, commissionare pezzi su misura e accedere gratuitamente alla suggestiva galleria sotterranea.
Architetta e ceramista, Martina Geroni riscopre la manualità dopo esperienze in Italia e in Messico, trovando nella materia naturale il suo centro creativo.
La sua ricerca nasce dall’antica tradizione rinascimentale dell’Impagliata, quando alla puerpera si regalava un set di ceramiche impilate per il primo pasto del neonato.
Da questa ispirazione prendono vita creazioni come il Tablino e la Brocca Airone, oggetti quotidiani che si trasformano in sculture modulabili e armoniche, portando l’arte direttamente nella vita di tutti i giorni.

Acciughetta, Giorgia Losi
Anche la cultura a Genova è donna, con molte figure femminili al timone dei musei, dai Musei del Mare al Museo di Arte Orientale, fino a Via del Campo 29. Tra queste, Raffaella Besta si distingue come una delle personalità più influenti del panorama culturale genovese, unendo competenza, passione e determinazione nella valorizzazione del patrimonio artistico della città.
Dal 2019 ricopre l’incarico di Responsabile del Polo Musei di Arte Antica, coordinando le strutture dei Musei di Strada Nuova, tre straordinari palazzi dei Rolli che custodiscono capolavori di Veronese, Van Dyck, Caravaggio, Rubens e Canova, fino al prezioso Violino di Paganini.

I Canovacci, sorelle Alessandra, Paola e Federica Alberico
A pochi passi dai Musei di Strada Nuova, in via dei Macelli 60, il ristorante I Canovacci racconta un legame profondo tra famiglia, territorio e autenticità. Le sorelle Federica e Alessandra, con il supporto della sorella più grande Paola, hanno scelto di ribaltare i ruoli tradizionali: l’uomo ai fornelli, le donne ad accogliere.
Ogni piatto è un omaggio a Genova e alle sue terre, realizzato con farine selezionate, pesce fresco, carni piemontesi e materie prime di qualità che arrivano direttamente dai contadini con cui collaborano, in un ambiente rilassato e familiare. Un luogo sincero, aperto solo a pranzo, per mantenere un equilibrio armonioso tra lavoro e vita personale.
Il nome I Canovacci nasce dal negozio di tessuti che un tempo occupava lo stesso locale, gestito da un’altra donna che oggi sta lasciando la sua impronta tra le case dei genovesi: Luisa Mongiardino.
Con il suo progetto Le Tele, Luisa dà nuova vita alla tradizione tessile genovese, realizzando tovaglie, tende e poltrone che intrecciano memoria, artigianato e sostenibilità. Ogni creazione diventa un’esperienza sensoriale e poetica, capace di raccontare la Genova delle botteghe storiche e il profondo legame tra materia e territorio.
Infine in via di Scurreria si trova il laboratorio di Elisabetta Comotto che porta avanti con eleganza la storica tradizione orafa genovese di Carlo Sforza. Cresciuta tra laboratori, pietre e ceselli, Elisabetta respira fin da bambina la magia del mestiere. Le sue creazioni uniscono linee essenziali, materiali selezionati e lavorazioni antiche, trasformandosi in gioielli che dialogano tra storia e contemporaneità: piccoli capolavori che raccontano identità e memoria.

Gelateria Gelatina, Martina Francesconi
Focus: conosciamo unespected Italy
È nata a Londra, ma ha il cuore in Italia la startup Unexpected Italy, progetto travel tech fondato da Elisabetta Faggiana e Savio Losito, lei di Vicenza e lui di Barletta, recentemente premiato anche alle Nazioni Unite per il suo approccio etico e innovativo al turismo.
Oggi l’app, descritta dal The Guardian come “una bussola per viaggiatori consapevoli”, è attiva in 13 territori italiani, tra cui Venezia, Roma, Torino, Padova, Vicenza e la Valle d’Itria, e si propone come un antidoto alle trappole del turismo di massa.
L’idea alla base è semplice ma rivoluzionaria: mappare luoghi autentici, incontrare personalmente artigiani, osti, produttori e piccoli albergatori, ed entrare in contatto con quelle realtà che ancora oggi resistono all’omologazione. La loro app funziona come una “Lonely Planet 3.0”, geolocalizzata e targetizzata, in grado di suggerire itinerari costruiti su misura, con l’obiettivo di far sentire il viaggiatore parte della comunità locale, non un semplice consumatore di luoghi.
Premiata con il Roma Startup Award per l’originalità della proposta e la capacità di creare valore per il territorio, la piattaforma ha raccolto l’attenzione anche dei media internazionali: BBC e The Guardian hanno dedicato articoli approfonditi all’iniziativa, in particolare per l’analisi del territorio vicentino e torinese.
Il lavoro di mappatura, condotto in prima persona dai due founder, ha permesso di costruire una rete selettiva e dinamica di migliaia di esperienze autentiche, molte delle quali impossibili da trovare sui canali turistici convenzionali. In città come Roma e Venezia, dove secondo recenti studi oltre il 70% dei turisti finisce in trappole commerciali, Unexpected Italy propone alternative concrete: ristoranti veri, botteghe vive, quartieri ancora abitati. Unexpected Italy parte dal presupposto che il turismo, per essere sostenibile, debba tornare a essere relazione e trasformazione. Il loro “algoritmo relazionale” non si basa su tendenze, ma su passioni e affinità, con alcune destinazioni suggerite solo a chi dimostra attenzione e rispetto. “Non tutti i luoghi sono per tutti,” spiegano. “La nostra missione non è portare tutti negli stessi posti, ma far incontrare le persone giuste con i luoghi giusti.” Un’idea di viaggio che non consuma, ma cura. E che dell’Italia restituisce finalmente l’anima.
Nov 7, 2025 | Arte e cultura, Territori
L’Emilia si conferma laboratorio culturale di primo piano, capace di attrarre grandi nomi dell’arte contemporanea e di trasformare ogni mostra in occasione di sviluppo territoriale.
A Parma, Piacenza e Reggio Emilia, un calendario espositivo di assoluto rilievo ridisegna la mappa del turismo culturale regionale, consolidando quella strategia di sistema che Visit Emilia (www.visitemilia.com) ha saputo costruire negli anni attraverso la rete Cultura e Castelli.
Il progetto, che unisce castelli, musei, teatri, borghi e operatori privati delle province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, trova nella stagione espositiva autunnale la sua più compiuta espressione.
L’obiettivo dichiarato è trasformare le visite “mordi e fuggi” in soggiorni strutturati, generando ricadute economiche significative sul territorio e rafforzando l’identità culturale di questo autentico scrigno di storia e tradizioni.

Opera della GNAMC
Parma ospita l’arte del Novecento
Parma riserva straordinarie sorprese per gli amanti dell’arte del Novecento.
Fino al 1° febbraio 2026, Palazzo del Governatore ospita “Giacomo Balla, un universo di luce”, una retrospettiva senza precedenti dedicata al maestro del Futurismo. La mostra, curata da Cesare Biasini Selvaggi e Renata Cristina Mazzantini, presenta oltre 60 opere della collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, mai esposte prima nella loro interezza.
L’esposizione su Balla rappresenta un viaggio attraverso l’evoluzione artistica del “Leonardo da Vinci del XX secolo”, come amava definirsi l’artista torinese. Dalle prime opere del realismo sociale e divisionista, passando per la rivoluzionaria stagione futurista con le celebri “Compenetrazioni iridescenti” e le ricerche sul dinamismo, fino alla produzione figurativa degli anni Quaranta. Il percorso in 13 sale include capolavori come “Nello specchio” (1901-1902), che fece esclamare a Giacomo Puccini “Questa è la mia ‘Bohème’!”, e il potente ciclo “Dei viventi”, con opere drammatiche come “La pazza” e “I malati”.
Diverso registro, ma uguale ambizione internazionale, caratterizza l’esposizione della Fondazione Magnani Rocca, a Mamiano di Traversetolo (PR), che fino al 14 dicembre racconta l’evoluzione di “Moda e pubblicità in Italia 1950-2000”. Dolce & Gabbana, Emilio Pucci, Armani, Versace: nomi che hanno costruito l’immaginario dello stile italiano nel mondo, restituendo la dimensione culturale di un fenomeno troppo spesso ridotto a mero dato commerciale.
Dal 22 novembre 2025 al 12 aprile 2026, a Palazzo Pigorini la mostra “In viaggio attraverso le fotografie di McCurry”: uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea arriva nel cuore di Parma con il suo sguardo unico sul mondo. Saranno esposte anche le sue immagini più celebri in un originale allestimento in cui le fotografie saranno accostate per affinità di soggetti, emozioni e atmosfere, cercando quei fili invisibili che legano persone e luoghi, anche lontanissimi tra loro.
Fino al 1° febbraio 2026 Palazzo Tarasconi accoglie Salvador Dalì. La mostra “Dalì tra arte e mito” ospita circa ottanta opere provenienti da collezioni private di Belgio e Italia. Disegni, sculture, ceramiche, boccette di profumo, incisioni, litografie, documenti, libri e fotografie dove sogno e realtà si fondono in narrazioni che spazzano via ogni logica convenzionale. A completare il percorso, anche opere di altri autori che hanno condiviso con Dalí l’idea di un’arte dal carattere onirico e surreale.
“Bella Figura. Pittura italiana d’oggi”, in esposizione negli spazi rinascimentali dei Voltoni del Guazzatoio del Complesso Monumentale della Pilotta fino al 30 novembre, a ingresso gratuito, attraverso una selezione di 43 dipinti figurativi, realizzati da artisti viventi, testimonia la vitalità della pittura contemporanea e afferma la centralità della figura umana nella storia e nell’attualità dell’arte italiana.
Il percorso si articola in due sezioni, il Moderno e l’Eterno cui si aggiungono altrettanti approfondimenti specializzati, Ritratto e Arte Sacra. A cura di Camillo Langone.
Infine, per gli amanti dei giocattoli d’epoca, fino al 9 novembre, la mostra a ingresso gratuito “Balocchi di una volta” al Museo Lombardi, con un’ampia selezione che spazia dalla fine del XIX secolo al Dopoguerra, che racconta la storia della produzione di giocattoli in Italia – settore di nicchia ma di alto livello – che introdusse per la prima volta nel nostro Paese l’idea di una produzione su scala industriale di oggetti destinati a divertire i bambini. Sono anche previste visite guidate gratuite.

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Piacenza, il cuore dell’arte contemporanea
A dare il tono della stagione è Jeff Koons, maestro indiscusso dell’arte contemporanea, a Fiorenzuola d’Arda con “Balloons and Wonders”. Fino al 6 aprile 2026, Palazzo Bertamini Lucca ospita le iconiche sculture Balloon, compreso il celebre “cane palloncino” blu in porcellana, simbolo di un’estetica che ha rivoluzionato il rapporto tra arte colta e cultura popolare. La mostra immersiva promette di coniugare meraviglia estetica, riflessione critica e partecipazione collettiva, elementi che caratterizzano la poetica koonsiana.
A XNL Piacenza, fino al 25 novembre 2025, sarà possibile assistere al “Manifesto di Julian Rosefeldt”: una serie di 13 video-installazioni dell’artista tedesco esposta per la prima volta a Melbourne all’ACMI (Australian Centre for the Moving Image). Protagonista di tutti i canali, eccetto il prologo, è la premio Oscar Cate Blanchett, che dà voce ai manifesti artistici del Novecento in 13 diversi cortometraggi interpretando altrettanti personaggi, per lo più femminili. Manifesti che appartengono a movimenti delle arti visive, della danza, dell’architettura, della letteratura e del cinema, con un prologo che inizia con una citazione di Marx ed Engels.

Margaret Bourke-White. L’opera 1930-1960
Reggio Emilia, il cuore della fotografia d’arte
Chiude il quadro Reggio Emilia, dove la Collezione Maramotti ospita fino al 16 novembre “This Body Made of Stardust” di Viviane Sassen.
L’artista e fotografa olandese invita a esplorare un universo poliedrico e onirico, costruito per frammenti visivi che collegano immagini apparentemente diverse in un percorso di rara suggestione.
Ai Chiostri di San Pietro la mostra “Margaret Bourke-White. L’opera 1930-1960” racconta attraverso circa 150 fotografie il lavoro e la vita straordinaria della leggendaria fotografa (1904-1971). Le trasformazioni del mondo, focus della sua ricerca, hanno trovato posto sulla copertina del primo numero della rivista LIFE; si leggono nei suoi iconici ritratti a Stalin e a Gandhi; nei reportages sull’industria americana; nei servizi realizzati durante la Seconda Guerra Mondiale in Unione Sovietica, Nord Africa, Italia e Germania.
“La costruzione della città moderna: gli archivi degli architetti del ‘900 a Reggio Emilia”, dal 22 novembre 2025 all’8 febbraio 2026 è l’esposizione che si terrà a Palazzo da Mosto sull’evoluzione urbana della città, con uno sguardo approfondito sugli archivi lasciati dai principali protagonisti dell’architettura e dell’urbanistica reggiana del secolo scorso. Tra cui quelli provenienti dagli archivi della Biblioteca Panizzi – con i disegni originali di Guido Tirelli, Pietro Cavicchioni, Prospero Sorgato, Carlo Lucci, Osvaldo Piacentini e della Cooperativa Architetti e Ingegneri e Antonio Pastorini – a cui sono aggiunte, grazie alla disponibilità degli eredi, gli archivi di Eugenio Salvarani ed Enea Manfredini.
Il Palazzo dei Musei di Reggio Emilia dedica al grande maestro della fotografia “Luigi Ghirri. Lezioni di fotografia/Progetto, esercizi e variazioni. Luca Capuano e Stefano Graziani”. La mostra prende spunto dalle lezioni che Luigi Ghirri tenne dal 1989 al 1990 all’Università del Progetto di Reggio Emilia. Una occasione per riflettere non solo sugli aspetti connessi all’insegnamento del medium fotografico, ma sui processi di conoscenza mediati dalle immagini e, in particolare, su quelli creativi. Nelle lezioni, che per Ghirri assomigliano più alla stesura di una carta geografica che a un percorso lineare, l’autore alterna momenti dedicati alla rilettura del proprio lavoro e alla storia delle immagini, ad altri caratterizzati da esercitazioni su diversi argomenti. Fino al 1° marzo 2026.
Nov 6, 2025 | Enogastronomia
Con i colori caldi della vendemmia e il profumo d’autunno, il Nero d’Avola torna a riempire i calici, portando con sé il racconto autentico della Sicilia.
È un vino che parla di contrasti e armonie, come la sua terra; il Nero d’Avola unisce forza e finezza, calore e freschezza, in un equilibrio che affascina da secoli.

Il simbolo della Sicilia enoica
“Il Nero d’Avola è il simbolo di una Sicilia che sa rinnovarsi restando fedele alle proprie radici, un vino che nasce da una terra unica e che riesce a interpretarla con passione e sincerità” afferma Camillo Pugliesi, direttore del Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia.
“È un vino che si adatta al tempo e al gusto, capace di unire la ricchezza del sole siciliano alla profondità della sua storia e alla forza della sua gente. Il nostro Consorzio ha un compito importante: tutelare l’identità dei vitigni autoctoni, valorizzando le varietà specifiche che fanno della Sicilia del vino un patrimonio unico, e promuoverle nei mercati nazionali e internazionali affinché diventino ambasciatori del nostro territorio nel mondo. Attraverso progetti di conservazione della biodiversità, partnership scientifiche, iniziative di comunicazione e partecipazione diretta agli eventi di settore, ci impegniamo a far conoscere non solo il vino, ma la sua storia, la sua autenticità, il legame con le terre da cui nasce.”

Il vino passionale
Le origini del Nero d’Avola risalgono al XVII secolo, quando il vitigno, conosciuto come Calabrese nero, era già apprezzato per la qualità e l’intensità dei suoi vini.
Dal sud-est della Sicilia, più precisamente dalla zona di Pachino e Vittoria – culle della sua storia – si diffuse in tutta l’isola, trovando in ogni territorio un’espressione diversa.
I suoli calcarei del sud, le colline argillose del centro e le brezze marine della costa occidentale hanno plasmato biotipi distinti, capaci di esprimere sfumature che vanno dalla potenza alla grazia, dalla struttura alla finezza.
Nel calice, il Nero d’Avola si riconosce subito: il suo colore rosso profondo anticipa un bouquet ampio e avvolgente, dove spiccano profumi di ciliegia matura, prugna, fragola e spezie.
In bocca rivela equilibrio e densità, con tannini morbidi e una persistenza che ricorda il calore del sole e la mineralità della terra.
È un vino che sa essere passionale e al tempo stesso elegante, come la Sicilia stessa.
In autunno, quando i ritmi rallentano e i sapori si fanno più intensi, il Nero d’Avola trova la sua stagione ideale.
È un vino che invita alla convivialità, al piacere di un racconto che prosegue di generazione in generazione.
Degustare Nero d’Avola in autunno significa riscoprire la Sicilia più autentica: un’isola che vive di contrasti e di armonie, di luce e profondità. Un luogo dove il tempo scorre lento e intenso, come un sorso di vino che racconta storie di uomini, di vento e di sole.