Chianti Classico Expo. I vini del Gallo Nero scendono in piazza a Greve in Chianti

Chianti Classico Expo. I vini del Gallo Nero scendono in piazza a Greve in Chianti

Settembre mese in cui si festeggia la vendemmia e in tutti i territorio d’Italia lo si fa con grandi feste come quelle del Piemonte col Barbera d’Asti e la Vendemmia Reale di Torino.
Quella che si celebra la prima settimana di settembre in Toscana a Greve in Chianti è davvero speciale perché è
l’unica manifestazione che porta in piazza i produttori di tutti i comuni del Chianti Classico per sottolineare i valori di unità, coesione, compattezza che derivano dal lavoro di condivisione di una storica sinergia.

Greve in Chianti durante l’Expo


Una manifestazione longeva che racconta il Chianti Classico

Un percorso istituzionale, nato dalla collaborazione tra le amministrazioni comunali, le attività economiche e produttive fiorentine e senesi, che da 52 anni promuove un grande territorio, reso dinamico, vitale e competitivo dalle sue stesse tradizioni ispirate dal senso di comunità, le sue culture sostenibili aperte all’innovazione, le sue risorse paesaggistiche, sintesi armoniosa di storia e bellezza, le sue produzioni autentiche orientate alla biodiversità.
Scende in piazza, da giovedì 5 a domenica 8 settembre, ad arricchire e testimoniare il patrimonio fortemente identitario del Chianti, la cinquantaduesima edizione dell’Expo Chianti Classico, l’appuntamento più importante legato e dedicato al mondo del vino chiantigiano, promosso e organizzato dal Comune di Greve in Chianti in collaborazione con il Consorzio Vino Chianti Classico.


Grandi numeri: 64 produttori, 150 etichette e oltre 20.000 visitatori

“Non è mai scontato ed è sempre ambizioso l’obiettivo che intendiamo realizzare ogni volta che decidiamo di raccontare il nostro territorio ad una sola voce, con il canto del Gallo Nero, – dichiara il sindaco Paolo Sottani – i risultati degli anni passati, l’ultimo dei quali si è attestato sui 20.000 visitatori in poco meno di 4 giorni, confermano il successo di questa formula culturale ed enogastronomica che si propone di creare un’occasione speciale in un luogo storico che rappresenta la vitalità culturale ed economica di Greve in Chianti. L’Expo del Chianti Classico genera di fatto un incontro internazionale in un piccolo comune a vocazione turistica della Toscana, un contatto diretto tra i produttori e i consumatori e un confronto tra gli stessi viticoltori, custodi insostituibili delle nostre colline, di quella ricchezza naturalistica che oggi possiamo considerare unica al mondo grazie anche alla loro opera di valorizzazione, promozione e sviluppo economico”.
L’omaggio che l’amministrazione comunale e il Consorzio Vino Chianti Classico dedicano ad uno degli eventi più significativi e longevi del territorio accoglie 64 produttori del Chianti Classico di area fiorentina e senese e 80 etichette del Chianti Classico, riuniti nel padiglione collettivo, per un numero complessivo di vini presente in piazza pari a circa 150 diverse etichette da degustare.
Il valore aggiunto di una delle manifestazioni toscane più attese dell’anno è l’organizzazione di un ricco programma di iniziative artistiche, culturali ed eventi legati al mondo del vino e non solo.
“Il carnet, particolarmente vario, che propone degustazioni guidate, momenti musicali, sfilate, incontri culturali, presentazione di libri – specifica l’assessore al Turismo Giulio Saturnini – ha puntato anche ad incrementare le occasioni di approfondimento dedicate ai vini e gli oli del nostro territorio con sette degustazioni guidate da tecnici e sommelier nella sala consiliare del Comune e in piazza”.
Tra i nomi degli esperti spiccano quelli di Roberto Rappuoli, Valentino Tesi e Leonardo Romanelli. “I focus – continua l’assessore – verteranno sulla conoscenza delle tipologie del Chianti Classico, l’Annata, la Riserva e la Gran Selezione, sulle degustazioni per imparare a riconoscere e saper distinguere l’olio di eccellenza e i suoi migliori abbinamenti”.


Il Chianti Classico candidato italiano a patrimonio Unesco

La giornata di apertura, prevista giovedì 5 settembre alle ore 17, propone il tradizionale taglio del nastro, guidato dal sindaco Paolo Sottani, insieme ai colleghi dei Comuni del Chianti Classico e i rappresentanti del Consorzio Vino Chianti Classico e i vari eventi che fino alle ore 22 (chiusura degli stands) si susseguiranno nel cuore di Greve.
Nel corso del pomeriggio si terranno la presentazione della candidatura italiana Unesco per il Paesaggio del Sistema delle Ville Fattorie del Chianti Classico e i festeggiamenti del compleanno secolare del Consorzio Chianti Classico con la maxi torta offerta a tutti i partecipanti. Dalle ore 18 saranno gli Amici dì Chianti ad allietare appassionati e visitatori suonando e cantando per le vie del centro storico. Tutti i dettagli del programma sono disponibili online sul sito web dedicato: expochianticlassico.com.

Torna Vendemmia Reale, la più grande festa della vendemmia a Torino

Torna Vendemmia Reale, la più grande festa della vendemmia a Torino

Dopo il successo delle precedenti edizioni, Club Silencio e Torino Wine Week aprono sabato 7 settembre le porte dei Musei Reali in occasione di Vendemmia Reale.
Le due realtà portano avanti insieme il valore della sostenibilità con il coinvolgimento di oltre 40 cantine attente alla sostenibilità in vigna, che seguono una enologia tradizionale tesa a valorizzare il terroir.
Una serata speciale dove le degustazioni di alcuni dei migliori vini del Piemonte e da tutta Italia, potranno essere accompagnate alla scoperta dei luoghi dei Musei Reali che solitamente sono chiusi al pubblico. 


Il vino apre le porte dei Musei Reali

Al centro, il Piemonte del vino, con la partecipazione delle oltre 15 cantine, dal pinerolese e la provincia di Torino, ai cru di Barolo e della Morra, e poi ancora l’astigiano, l’alessandrino, le terre del Roero e dell’albese.
Grazie alla straordinaria partecipazione del Consorzio Tutela Lugana, si avrà la possibilità di conoscere una delle prime DOC (1967) della Lombardia, e il suo impegno ad accompagnare le cantine verso un maggior investimento nella sostenibilità, con oltre il 50% degli ettari vitati che hanno già raggiunto certificazioni di sostenibilità.
Insieme al Consorzio Tutela Valcalepio si potrà inoltre scoprire il  vino di Bergamo, attraverso  il Valcalepio DOC e la neonata Terre del Colleoni DOC.
Veri protagonisti della Valcalepio sono le cantine che, unite sotto l’egida del condottiero Bartolomeo Colleoni (simbolo del Consorzio), portano avanti il nome della viticoltura e dell’enologia bergamasca, con attenzione alla qualità e all’ambiente.
Il viaggio, per celebrare la vendemmia, continua attraverso la Liguria, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana, l’Emilia Romagna, l’Umbria, la Campania, il Lazio, la Puglia, fino ad approdare in Sicilia.
Grazie all’apertura straordinaria degli appartamenti al piano terreno di Palazzo Reale, sarà possibile visitare l’Appartamento del re Vittorio Emanuele III, che conserva una preziosa serie di vedute ad acquerello di Giuseppe Pietro Bagetti, e l’Appartamento della Regina Elena, culminante in una raffinata Sala da bagno con arredi originali, decorati da acquerelli a soggetto floreale della pittrice Emma Biscarra.
Si potrà, inoltre, prendere parte all’esclusiva visita guidata alle Cucine Reali di CoopCulture per conoscere alcune curiosità legate al cerimoniale della tavola di Palazzo Reale e partecipare all’esperienza di degustazione multisensoriale “Mindful Wine Tasting” a cura di Marta Indro di Giulio.
Il dj e producer leccese Populous che ha esordito per l’etichetta berlinese Morr Music e che ha collaborato come sound designer per le più famose case di moda come Gucci, Missoni e Vivienne Westwood, prenderà il controllo della consolle a seguito dell’opening act a cura di XNX Party.
per accreditarsi cliccare qui: https://to.clubsilencio.it/vendemmia-reale/?src=tww

Per maggiore informazioni
Sabato 7 settembre, orario 19-24
Ultimo accesso evento ore 23:00
Ultimo accesso visite ore 22:45
Ingresso + 3 degustazioni di vino + calice + portabicchiere + visite: 25€ // LATE ENTRANCE Ingresso + drink: 15€ (posti limitati – accredito obbligatorio)
Visita guidata alle Cucine Reali: (+5€) (Posti limitati – acquisto in loco)
Mindful Wine Tasting: (+10€) (Posti limitati – acquisto in loco)
Ingresso ai Musei Reali da Piazzetta Reale 1, Torino

 

 

Grande attesa per il Barbera Wine Festival

Grande attesa per il Barbera Wine Festival

Dal 6 al 15 settembre al via una dieci giorni di eventi che celereranno vino, cultura e tradizione nel cuore del Monferrato.
Conto alla rovescia per la prima edizione del Barbera D’Asti Wine Festival che si terrà nella città di Asti da venerdì 6 a domenica 15 settembre 2024.
L’evento è organizzato dal Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, in collaborazione con Corriere della Sera, media partner dell’evento, e si inserisce nell’ambito della “Strategia nazionale aree interne Valle Bormida” capofila Unione Montana Alta Langa – Operazione 16.7.1, di cui è partner.


Il Barbera in festa

Dal 6 all’8 settembre, sotto la direzione artistica di Luciano Ferraro, vicedirettore di Corriere della Sera, si terrà un ricco palinsesto di incontri tematici con importanti ospiti del mondo del vino e del cinema, della letteratura, dell’arte e dell’imprenditoria, moderati dalle firme di Corriere della Sera Luciano Ferraro, Roberta Scorranese, Isidoro Trovato.
Il Barbera D’Asti Wine Festival continuerà dal 9 fino al 15 settembre con masterclass degustazioni guidate da massimi esperti italiani e internazionali del mondo wine come Robert Camuto, Veronika Crecelius, Gianni Fabrizio, Aldo Fiordelli, Andrea Gori, Othmar Kiem, Jeff Porter, Andrea Radic, Marco Sabellico e approfondimenti sulla Barbera d’Asti e le eccellenze del Monferrato e food experience tra le vie e le piazze del centro storico di Asti.
Incontri, Masterclass e degustazioni diurne avranno come location lo storico Palazzo del Michelerio, un ex monastero risalente al Cinquecento.
Per intrattenere il pubblico presente e dare spazio anche alla parte artistica e culturale, alcune delle serate della manifestazione saranno animate da concerti live e performance musicali che si terranno nel cortile di Palazzo Alfieri.
Il Barbera D’Asti Wine Festival – racconta Vitaliano MaccarioPresidente del Consorzio – rappresenta per noi una manifestazione capace di proiettare ulteriormente il nostro territorio e il vitigno Barbera sul palcoscenico internazionale. Grazie a queste giornate puntiamo a rafforzare ulteriormente e promuovere l’identità e la visibilità della Barbera d’Asti e delle nostre denominazioni – 4 Docg e 10 Doc – elevandone il prestigio a livello mondiale. È un’occasione imperdibile per tutti gli amanti del vino, oltre che per stampa e operatori del settore, di approfondire la loro comprensione dei vini del Monferrato e di aumentare la consapevolezza sul valore vitivinicolo del nostro meraviglioso territorio.”

L’accesso alla manifestazione sarà possibile previo acquisto di un biglietto in loco o sul sito del Consorzio Barbera d’Asti, che avrà validità giornaliera e permetterà agli interessati di partecipare a tutti gli eventi della giornata.

Con settembre arriva un carico di fichi

Con settembre arriva un carico di fichi

A inizio settembre siamo nella stagione dei fichi anche al Nord, dopo che si sono raccolti i fioroni pugliesi subito dopo la primavera, gli abruzzesi, detti “turchi” perché scuri, e via via tutte le altre varietà italiane, che sono tantissime, con colori che vanno dal verde chiaro al viola quasi nero.
Testimonianze antichissime ci dicono che forse il fico è stato la prima pianta a essere coltivata dall’uomo nel bacino del Mediterraneo. Sono originari della Caria, regione dell’Anatolia (da cui deriva il nome scientifico Ficus carica) e non è un caso quindi se la parola “turco” torna sempre.

Ma un frutto così, che in realtà è un fiore (in Giappone si chiama ichijiku, vuol dire proprio “frutto senza fiore”) e che nel Mediterraneo ha trovato un ambiente ideale per crescere vigoroso e praticamente sempiterno, come potrebbe in secoli e secoli di storia essere stato lasciato alla sua caducità?
Soltanto in Italia, tradizionalmente, abbiamo sviluppato metodi geniali per allungare il piacere di mangiarli: dall’essiccazione all’affumicatura, cuocendoli in forno lentamente e facendone quasi caramelle con una mandorla all’interno, ma anche trovando il modo di mangiarli acerbi: in Calabria, in alcune comunità, si cuocevano e condivano in modo molto particolare e complesso, fino a farne una ricetta salata, per non buttare via il risultato del diradamento tardo-primaverile. Fra queste gemme trasformate ci sono anche tre Presìdi Slow Food, che potrete gustare quasi tutto l’anno: il fico monnato di Prignano Cilento, in Campania, il fico secco di Carmignano, in Toscana, e il fico secco reale di Atessa in Abruzzo.


Origini e storia del frutto settembrino

Il fico (Ficus carica) è uno dei frutti più antichi conosciuti dall’uomo e ha una lunga storia che risale a migliaia di anni fa. Si ritiene che il fico sia originario della regione del Medio Oriente e dell’Asia occidentale. Era già coltivato e consumato dagli antichi Egizi, Greci e Romani. Nel periodo dell’antico Egitto, i fichi erano considerati un frutto sacro e venivano spesso raffigurati nelle tombe e utilizzati nelle offerte funerarie. In Grecia il frutto era ampiamente coltivato e apprezzato per le sue proprietà nutritive e medicinali ed era anche un simbolo di fertilità e prosperità.
Furono i
Romani a diffonderne la coltivazione in tutta Europa durante le loro conquiste. Plinio il Vecchio elogiava il fico per i suoi benefici per la salute.
Durante i secoli, il fico si è poi diffuso in molte altre parti del mondo, inclusi il Nord Africa, l’Europa meridionale e, infine, le Americhe attraverso i coloni spagnoli nel XVI secolo.


La stagionalità

I fichi sono un frutto estivo; la maggior parte delle varietà maturano tra giugno e settembre nell’emisfero settentrionale. Tuttavia, la loro stagionalità può variare a seconda della varietà e della regione.
Alcune varietà producono frutti addirittura due volte l’anno. La prima raccolta, chiamata “primofiore”, avviene all’inizio dell’estate, mentre la seconda, chiamata “bifera”, si verifica alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno.


Un mondo di curiosità per scoprire il fico

Tecnicamente, il fico non è un frutto, ma una infruttescenza, ovvero una struttura che racchiude molti piccoli fiori e semi all’interno. I suoi veri frutti sono i piccoli granelli croccanti che si trovano all’interno.
Molte varietà di fichi dipendono da un processo di impollinazione molto specifico e complesso che coinvolge le vespe del fico (Agaonidae). Le vespe femmine entrano nel fico attraverso un piccolo foro per depositare le uova, permettendo l’impollinazione dei fiori interni.
I fichi sono un frutto dal forte significato culturale e religioso in molte tradizioni. Nella Bibbia è menzionato come uno dei frutti del Giardino dell’Eden mentre in Grecia, il fico era associato a Dioniso, il dio del vino e della fertilità.
Oltre ad essere consumati freschi in estate i fichi sono spesso essiccati per preservare il frutto per i mesi invernali. I fichi secchi sono stati storicamente un alimento base durante i periodi di scarsa disponibilità di cibo.
Ricchi di fibre, vitamine e minerali, tra cui potassio, magnesio e ferro sono conosciuti per le loro proprietà lassative naturali, utili per la digestione e quindi andiamo bene a vedere i suoi valori nutrizionali.


Proprietà nutrizionali e benefiche 

Eccellente fonte di fibre alimentari i fichi favoriscono la digestione e aiutano a mantenere la regolarità intestinale. Le fibre possono anche contribuire a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue.
Il fico contiene diverse vitamine, tra cui la vitamina A, B1 (tiamina), B2 (riboflavina), e K. È anche ricco di minerali come potassio essenziale per il controllo della pressione sanguigna, il calcio e il magnesio fondamentale per la salute delle ossa e di ferro, rame e manganese.
Sia freschi che secchi contengono anche antiossidanti importanti come polifenoli e flavonoidi che aiutano a combattere i radicali liberi nel corpo e contribuiscono a ridurre il rischio di malattie croniche come le malattie cardiache e il cancro.
Grazie al contenuto di fibre hanno un leggero effetto lassativo naturale, utile per prevenire e trattare la stitichezza.
Infine i fichi hanno un indice glicemico moderato, il che significa che non provocano picchi rapidi nei livelli di zucchero nel sangue e questo li rende adatti anche a chi deve controllare il proprio livello di glucosio, purché consumati con moderazione.


Il fico in cucina

Davvero tanti e variegati gli usi in cucina dei fichi. Freschi sono ottimi mangiati soli ma anche perfetti in aggiunta a insalate, piatti di formaggi, e possono essere consumati come snack. La loro dolcezza naturale li rende un perfetto sostituto degli zuccheri in varie preparazioni; ma su tutto il cult sono i fichi col salame, una leccornia conosciuta dai tempi dei tempi.
I fichi secchi sono ampiamente utilizzati come accennato per la loro lunga conservabilità e concentrazione di sapore e nutrienti oltre ad essere un ingrediente comune in dolci, pane, e piatti salati in molte cucine del Mediterraneo e del Medio Oriente.
Il fico è un ottimo frutto anche per realizzare confetture e marmellate grazie alla polpa dolce e succosa. Anche così il fico è un ottimo compagno per i formaggi, provare per credere.
Utilizzati anche come dessert nella preparazione di torte, biscotti, e dolci. Su tutti vale la pena segnalare che uno dei più tradizionali dolci italiani, per la precisione siciliano, il  “buccellato”, è  ripieno di fichi secchi.
La loro versatilità gli permette di essere un ingrediente privilegiato non solo per le ricette dolci ma anche per quelle salate. I fichi sono spesso abbinati anche a carni quali il prosciutto e l’anatra oltre chè, ma ve lo abbiamo già detto, in insalate, magari con noci e un ottimo formaggio di capra. per i più curiosi consigliamo anche di provare il fico liquido dato che viene utlizzato anche per preparare bevande fermentate o infusi.
Anche le foglie del fico spesso sono utilizzate in cucina
 come involucro per cotture al forno o alla griglia, aggiungendo un aroma distintivo ai cibi.


I fichi italiani. Fico monnato di Prignano Cilento

Nel territorio del Cilento, in provincia di Salerno, da secoli si coltivano i fichi dottati, meglio conosciuti come fichi bianchi del Cilento.
La loro buccia è rugosa, di colore giallo chiaro, uniforme, e la polpa ha una consistenza pastosa. Si consumano freschi ed essiccati e, ancora oggi, come vuole la tradizione, si fanno essiccare al sole.
Nei secoli passati le comunità agricole cilentane – in particolare a Prignano Cilento, e poi nei paesi vicini – hanno sviluppato una tecnica particolare, che non si ritrova in nessun’altra area di produzione di fichi essiccati (sia in Italia sia in tutto il Mediterraneo): i produttori sbucciano i fichi prima di farli essiccare (per questo i frutti sono detti monnati, ovvero mondati, puliti, nel dialetto locale).
La mondatura avviene subito dopo la raccolta ed è eseguita a mano, avendo cura di non incidere la polpa del frutto. A questa operazione, segue l’essiccazione: i frutti interi sono sistemati su graticci di canne ed esposti al sole e al vento, dalla mattina fino a poco prima del tramonto. In questa fase i frutti devono essere girati a mano più volte, affinché l’essiccazione sia omogenea. Durante la notte o nelle giornate di maltempo sono ricoverati in locali appositi (passolare). Tutto il processo dura da 2 a 20 giorni, a seconda della pezzatura del frutto e delle condizioni meteorologiche.
Il colore dei fichi monnati essiccati tende al bianco latte, con sfumature color crema chiaro e screziature brune simili al colore del miele di castagno. In bocca sono molto solubili e il loro aroma è intenso e complesso
La ricetta tradizionale più nota è il capocollo di fico monnato: i frutti essiccati sono aperti, distesi e ricoperti con diversi ingredienti come mandorle o noci, cannella, chiodi di garofano, bucce di limone o mandarino. I fichi sono arrotolati fino a formare un piccolo capocollo, che viene infine infornato e confezionato. Prima di consumarli si affettano proprio come un salamino o un capocollo.

I fichi italiani. Fico secco di Carmignano

Nessuna casa di Carmignano in provincia di Prato in Toscana (paese detto non a caso “Carmignan da’ fichi”) era sprovvista di almeno una pianta di fico, accanto al portico o nell’orto. E ancora oggi sopravvivono molte varietà: il Verdino, il fico di San Piero, il Brogiotto Nero, il Corbo, o le rare Perticone, Pécciolo e Rossellino.
La migliore per produrre i fichi secchi è il Dottato (una varietà dal frutto bianco che rappresenta circa il 90% dei fichi coltivati a Carmignano).
I suoi frutti (siconi) appena raccolti sono aperti longitudinalmente con un coltello appuntito, collocati su stuoie di “canniccioni” e sottoposti al fumo di zolfo che imbianchisce la buccia. Dopo un’essicazione di quattro o cinque giorni al sole, i fichi secchi sono riposti in un locale fresco e asciutto, dove rimangono per 35, 40 giorni. In questo periodo si forma un velo di zucchero in superficie (la gruma).
Raggiunta la completa essiccazione, i fichi secchi, aperti e “grumati”, sono sovrapposti per formare le picce dalla caratteristica forma a otto. In mezzo a ogni coppia di fichi si aggiungono alcuni semi di anice.

Il colore dei fichi di Carmignano va dal grigio al beige fino al nocciola. Al palato prevale il sapore zuccherino, mitigato dalla nota di anice. Si possono consumare come antipasto, accompagnando la saporita mortadella di Prato e il paté di fegato, oppure si gustano, più tradizionalmente, come dolce di chiusura.
La raccolta del fico avviene dalla metà di agosto fino alla fine di settembre. Il fico secco di Carmignano è messo in commercio dalla terza domenica di ottobre durante la Manifestazione “Benvenuto Fico Secco a Carmignano”.


I fichi italiani. Fico secco reale di Atessa

La città di Atessa in Abruzzo ha una storia antica, che affonda le sue radici nell’epoca romana, e gli scavi archeologici hanno evidenziato il suo legame millenario con la coltivazione del fico. In particolare, la varietà reale, apprezzata da almeno due secoli, è perfetta per l’essiccazione.
Alcuni storici raccontano che, nel 1320, Roberto d’Angiò, regnante sulla zona di Chieti e Lanciano all’epoca, avesse addirittura imposto delle gabelle sui fichi secchi prodotti ad Atessa e commercializzati via mare. Il periodo di raccolta e di essiccazione, a seconda del clima, oscilla tra la metà di agosto e la fine di settembre.
I fichi destinati alla essiccazione sono di varietà reale, a polpa bianca e a polpa rossa. Il fico reale è caratterizzato da forma leggermente sferica, buccia di colore giallo verdastro chiaro e polpa molto succosa di sapore mielato. Sono raccolti uno ad uno a mano, nelle prime ore del mattino, facendo ruotare delicatamente il frutto per preservare l’integrità del picciolo, e poi sono posti in essiccatoi tradizionali, fatti di piccole canne (cannizzi) legate tra loro.
Possono essere essiccati interi o incisi a metà, ma le loro facce non devono aprirsi del tutto. Esposti al sole durante il giorno, coperti da una rete che tenga lontani gli insetti, alla sera, per evitare che problemi di umidità, devono essere ritirano in un luogo riparato e asciutto. Questa operazione va ripetuta per alcuni giorni, fino a quando sono asciutti e ancora morbidi al tatto. A questo punto sono tagliati, farciti con un gheriglio di noce, richiusi e infornati per una decina di minuti; una volta raffreddati sono riposti con foglie di alloro in un luogo buio ed asciutto.
In cucina sono ingredienti di diverse ricette: biscotti, dolci, confetture, ma anche pani e piatti a base di carne e pesce.

La ricetta: fichi al forno con miele e noci

Ingredienti:
8 fichi freschi
2 cucchiai di miele
50 g di noci (o nocciole)
1 cucchiaio di burro (facoltativo)
un pizzico di cannella (facoltativo)
un pizzico di sale

Procedimento:
Preriscalda il forno a 180°C (350°F). Lava bene i fichi sotto l’acqua corrente e asciugali delicatamente con un panno. Taglia i fichi a metà nel senso della lunghezza senza separare completamente le due parti.
Disponi i fichi su una teglia da forno con la parte tagliata rivolta verso l’alto. Se lo desideri, puoi mettere un piccolo fiocco di burro su ogni fico per aggiungere un po’ di ricchezza al sapore. Versa un filo di miele sopra i fichi, cercando di distribuirlo uniformemente. Aggiungi un pizzico di sale e di cannella, se desiderato.
Tritura grossolanamente le noci e distribuiscile sopra i fichi. Puoi anche usare nocciole, mandorle o un mix di frutta secca a tua scelta.
Inforna i fichi e cuocili per circa 15-20 minuti, o finché non saranno morbidi e il miele si sarà caramellato leggermente. Il tempo di cottura può variare a seconda della grandezza dei fichi e del tipo di forno.
Una volta cotti, sforna i fichi e lasciali raffreddare leggermente prima di servirli. Puoi gustarli caldi o a temperatura ambiente. Questi fichi al forno sono deliziosi da soli o serviti con una pallina di gelato alla vaniglia, yogurt greco o ricotta.
Per un tocco extra, puoi aggiungere un po’ di scorza di limone grattugiata o qualche goccia di essenza di vaniglia al miele prima di versarlo sui fichi. Se preferisci, puoi sostituire il miele con sciroppo d’acero o agave per una variante vegana.

 

Le Giornate del Graukäse in valle Aurina

Le Giornate del Graukäse in valle Aurina

Con 80 cime oltre i 3000 metri nel cuore delle Alpi, l’area vacanze Valle Aurina offre una bellezza naturale senza pari e un paradiso per gli amanti del relax e degli sport, ma anche una ricca tradizione enogastronomica.
Un appuntamento imperdibile per i buongustai è la nuova edizione delle Giornate del Graukäse, dal 7 al 15 settembre, una manifestazione che celebra il meglio della produzione casearia del territorio, offrendo ai visitatori un viaggio nei sapori, profumi e sensazioni uniche dell’Alto Adige.
 

Il formaggio della Valle Aurina. Foto © www.kaesefestival.com – www.wisthaler.com

Formaggio in festa

Dal 7 al 15 settembre, l’area vacanze Valle Aurina si trasformerà nella capitale del gusto per tutti gli appassionati della tradizione casearia.
Le Giornate del Graukäse, evento di grande richiamo in Alto Adige, offriranno l’opportunità unica di scoprire i segreti di uno dei formaggi più antichi e caratteristici dell’arco alpino.
Quest’anno, l’evento vedrà la partecipazione di Tina Marcelli, rinomata chef locale, che con la sua creatività saprà esaltare il Graukäse in piatti unici, combinando tradizione locale e innovazione culinaria in un apposito corso di cucina previsto per mercoledì 11 settembre, uno dei momenti più attesi dell’intera kermesse.

Il grigio della Valle Aurina. Foto © www.kaesefestival.com – www.wisthaler.com

Il formaggio antico dell’Alto Adige 

Il Graukäse della Valle Aurina (formaggio grigio) viene prodotto con passione e maestria nei masi e nelle malghe locali.
Durante le Giornate del Graukäse, che si terranno dal 7 al 15 settembre, i visitatori avranno l’opportunità di conoscere i diversi produttori locali, osservare da vicino il processo di lavorazione e scoprire le varianti di questa specialità nei ristoranti e negli esercizi aderenti all’iniziativa.
La manifestazione raggiungerà il suo apice con la Festa del Graukäse che si terrà presso la sala delle manifestazioni a Cadipietra. Un mercato contadino e dei formaggi, degustazioni comparative del Graukäse con una giuria di esperti, intrattenimento musicale e una premiazione delle migliori specialità offriranno a tutti un’esperienza indimenticabile.
Martin Pircher, padrone di casa e rinomato fromager dell’area vacanze Valle Aurina, sarà presente per condividere il suo sapere e la sua grande passione per il Graukäse e per il territorio, raccontando le tradizioni secolari che si celano dietro ogni pezzo di questo formaggio unico nel suo genere.

Il grigio della Valle Aurina. Foto © www.kaesefestival.com – www.wisthaler.com

L’identikit del “grigio”

Questo prodotto caseario ha un profilo nutrizionale interessante: per ogni 100 grammi di prodotto, questo formaggio fornisce circa 168 kcal, è particolarmente ricco di proteine con un contenuto di ben 36 grammi, rendendolo una scelta ideale per chi cerca un alimento proteico.
Da segnalare, infine, il basso apporto di carboidrati, pari a 2,3 grammi, di grassi saturi, di sale e la totale assenza di zuccheri; tutto questo fa del Graukäse un alimento completo e ideale per tutti. Il Graukäse non è solo un formaggio eccellente da gustare da solo in abbinamento ad altri ingredienti, ma anche una vera icona pluripremiata.
Dal 2004 è presidio Slow Food, garanzia della sua autenticità e della qualità artigianale, nel 2023 ha ottenuto il prestigioso Gist Food Travel Award come miglior evento enogastronomico d’Italia e, quest’anno, ha ricevuto un ulteriore riconoscimento dall’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggio: Campo Tures è infatti diventato il 25° Comune in Italia a essere insignito della prestigiosa targa Città del Formaggio.
Oltre alle Giornate del Graukäse di Campo Tures, l’autunno è il periodo ideale per celebrare i prodotti regionali,  grazie ai numerosi eventi e appuntamenti dedicati: questi mesi sono perfetti per scoprire e gustare le specialità locali. 

La chef Tina Marcelli

Tina Marcelli, una chef che dialoga con la tradizione

Tra i protagonisti dell’edizione 2024 delle Giornate del Graukäse ci sarà anche la chef Tina Marcelli, famosa per la sua abilità nel reinterpretare le ricette tradizionali dell’Alto Adige. Il suo appuntamento culinario sarà un punto focale per tutti gli appassionati della buona tavola: mercoledì 11 settembre, nella location della Sala delle Manifestazioni a Cadipietra, la chef e il suo team saranno protagonisti di Vecchie radici – nuovi piatti, un corso di cucina sul tema Graukäse.
«Siamo entusiasti di poter condividere con i partecipanti al corso le tecniche e le idee che ho sviluppato nel corso degli anni, sempre con un occhio di riguardo alla tradizione, ma con la volontà di innovare e stupire» afferma Marcelli. Classe 1986 e originaria della Valle Aurina, Tina Marcelli è cresciuta in una famiglia di cuochi dove la sua passione per la cucina è stata ispirata dalla nonna, che durante la guerra riusciva a creare piatti deliziosi con pochi ingredienti, e dal padre, anch’egli cuoco. Uno dei piatti simbolo del suo legame con la tradizione è la zuppa cremosa al Graukäse della Valle Aurina, che rappresenta un perfetto equilibrio tra sapori locali e tecnica moderna.
Con questa sua capacità di rivisitare la cucina tradizionale altoatesina, Marcelli si conferma una delle protagoniste più attese di questa nuova edizione delle Giornate del Graukäse, pronta a sorprendere gli appassionati di gastronomia con piatti che combinano modernità e autenticità. «Nella mia cucina unisco in modo creativo innovazione e tradizione per creare un’esperienza unica. Il mio concetto di cucina si basa sulla fusione di antiche ricette collaudate con tecniche moderne e idee innovative» conclude Marcelli.