10 vini per brindare alla Festa del Papà

10 vini per brindare alla Festa del Papà

La Festa del Papà è una bella occasione per scegliere un vino da regalare. Spesso del proprio padre conosciamo i gusti e le preferenze ma per una volta, proviamo a scegliere il vino giusto per la festa del papà in base a quello che noi consideriamo più simile a nostro padre.
Ecco per voi a scelta.

Rosso di Rosso 2015, Diesel Farm (Veneto)

Il Rosso di Rosso 2015 della cantina Diesel Farm è una sinergia tra Merlot e Cabernet Sauvignon che esplora l’opulenza e la profondità di queste varietà.
Derivante da un’attenta interazione uomo-natura, questo vino esprime ricchezza e complessità, è coltivato in un ambiente collinare con suoli basaltici e un clima mediterraneo temperato fresco.
Dopo un affinamento in barrique per 12 mesi, si presenta di un color rubino brillante con riflessi granati.
Al naso, offre un profumo ampio ed elegante di sottobosco e spezie, mentre al palato è ricco, avvolgente ed equilibrato.
Perfetto per accompagnare pranzi e cene di ricerca e della tradizione, si consiglia di servire a 18°C in bicchieri ampi a stelo lungo.

Collio bianco Bratinis, Gradis’ciutta (Friuli Venezia Giulia)

Il Collio Bianco “Bratinis” prosegue la tradizione del passato, regolata poi anche con il disciplinare della Doc nel 1968.
Oggi, che ogni produttore può metterci la sua creatività, Robert Princic produce il “Bratinis” utilizzando uve Chardonnay, Pinot Grigio e Sauvignon in percentuali diverse, tutte provenienti dalle marne argillose del Collio.
Il nome deriva dalla località in cui vengono raccolte parte delle uve. Sul palato il vino parte morbido e rotondo per poi svilupparsi succoso e fruttato e virare verso un finale preciso dai sentori di ananas e mango.
Servire fresco, attorno ai 9-10° C (47-50° F). Abbinamenti: vino da aperitivo, si accosta egregiamente a piatti di pesce, ad antipasti e primi di vario genere. Interessante è l’accostamento con secondi piatti leggeri, specialmente carni bianche.

Langhe Doc Nebbiolo 2021, Josetta Saffirio (Piemonte)

Il Langhe Doc Nebbiolo della cantina Josetta Saffirio è un vino elegante e complesso, interamente prodotto da uve Nebbiolo.
Coltivato su terreni esposti a Sud-Est a un’altitudine tra i 400 e i 450 metri sul livello del mare, beneficia di un’eccezionale combinazione di marne calcaree grigie e arenarie cementate.
Dopo una vendemmia attenta, le uve subiscono una delicata diraspatura e pressatura seguita da una crio-macerazione per circa 24 ore. La fermentazione avviene in vasche a temperatura controllata di 8-10 giorni e successivamente un affinamento in botti di rovere.
Il risultato è un vino di notevole struttura, perfetto in abbinamento con carni rosse, brasati, selvaggina e formaggi.
Si consiglia di servire leggermente fresco, a una temperatura compresa tra i 16 e i 18 gradi.

Incalmo, Le Colture (Veneto)

“Incalmo”, è un vino frizzante ottenuto da uve Glera, secondo il metodo storico di rifermentazione in bottiglia.
Il naturale deposito di un sottile residuo nella parte bassa della bottiglia, ne conferisce la tipica velatura di color giallo paglierino ed inoltre è responsabile di profumi fragranti di crosta di pane, burro o frutta secca e di un sorso croccante, fresco e asciutto, senza la presenza di zuccheri.
Il perlage è molto spesso sottile e vivace, delicato. Un vino di facile beva ma non per questo banale, anzi molto complesso nel tempo e nelle diverse annate, grazie anche ai residui che ne aiutano la preservazione della fragranza.
Questa sua versatilità lo rende adatto sia a piatti più sofisticati che piatti più tradizionali e ricchi. Da gustare così, senza scaraffarlo, eventualmente facendo un piccolo movimento in modo che i commensali abbiano lo stesso bicchiere velato. Il disegno in etichetta, realizzato da Aldo Rebuli, artista di Valdobbiadene, raffigura l’abbraccio simbolico tra pianta e lavoro dell’uomo.

Inaco Refosco Doc, Le Monde (Friuli Venezia Giulia)

Per la Festa del Papà, la cantina Le Monde presenta una special edition di bottiglie serigrafate da collezione.
Qui proposte per Inaco Refosco DOC, sono disponibili su richiesta anche per tutte le altre referenze della linea Le Icone firmata Le Monde. Inaco è il vino dedicato al padre di Alex Maccan, titolare dell’azienda, un uomo dal carattere autentico, sicuro ed equilibrato, simile alla personalità di questo Refosco, vitigno a bacca rossa profondamente friulano.
Affinato in barrique per 24 mesi, questo Refosco svela un bagaglio aromatico intenso che passa dal ribes alla mora, dal muschio al pepe, dalla cannella al tabacco.
Alla beva, la struttura è densa e avvolgente, dai tannini risolti e dal buon apporto della fragranza acida, che ne rende il sorso profondo e vivace. Inaco è il vino perfetto da stappare nelle occasioni speciali, da abbinare ai piatti più corposi della cucina tradizionale italiana, in particolar modo alle carni rosse e alla selvaggina.

Critone bianco Igt (Calabria)

Critone è un Calabria Bianco IGT della Cantina Librandi, prodotto da uve Chardonnay (90%) e Sauvignon. È un vino dal gusto internazionale e l’anima Calabra, di grande personalità e freschezza.
Molto complesso all’olfatto, con delicati cenni fruttati di melone, banana, pesca gialla e ananas, sui quali e sentori vegetali e agrumati.
Al palato è un vino fresco e sapido, ma al tempo stesso profondo e persistente.
Si abbina meravigliosamente ad aperitivi e antipasti di mare, con primi delicati a base di pesce e secondi di pesce al forno.

Soreli bianco Doc Collio 2020 (Friuli Venezia Giulia)

Nel Collio Goriziano, si trovano i 30 ettari della tenuta gioiello dell’azienda Pighin.
È qui che nasce il top wine dell’azienda: Soreli. Si tratta di un Bianco Doc Collio e il suo nome, che in friulano significa sole, è un rimando all’esposizione di cui godono i vigneti, ubicati in un vero e proprio anfiteatro naturale che si estende nella Tenuta di Spessa di Capriva.
Soreli unisce in un’interpretazione inedita i tre bianchi autoctoni del Collio: le uve del Friulano donano personalità e struttura, mentre le uve di Malvasia e Ribolla Gialla regalano al vino freschezza e complessità aromatica.
Il risultato è un vino ricco al naso, albicocca matura con sentori di bacca di vaniglia. In bocca il sapore è armonico con un’elegante struttura aromatica varietale. Trasmette note di buccia di arancia.
Eccellente con carni bianche arrostite, soufflé di verdura, piatti a base di uovo. Si accompagna piacevolmente anche a formaggi freschi o erborinati.

Monte Carbonare, Soave classico Doc 100%, Garganega (Veneto)

Questo Soave Classico della Cantina Suavia viene prodotto esclusivamente da uve Garganega, prodotte da viti che affondano le radici in una terra vulcanica nerissima, che conferiscono veracità e mineralità tagliente.
Il Monte Carbonare, alla vista presenta un colore giallo paglierino luminoso. All’olfatto emergono sentori fumé e sulfurei, insieme a note di agrumi e fiori di campo.
Al Palato risulta cremoso ed elegante, dotato di spiccata sapidità e freschezza, con un finale asciutto e molto persistente. Accompagna meravigliosamente piatti a base di pesce, ma anche carni bianche saporite e risotti vegetali, tartufo e formaggi di media stagionatura.

Le Fornaci, Lugana Riserva 2020, Tommasi (Veneto)

Questa Lugana Riserva di grande carattere della cantina Tommasi, è un vino che è la massima espressione delle uve Turbiana e del Lago di Garda.
Il colore è intenso, con riflessi oro brillanti. All’olfatto presente un ricco bouquet di note fresche e minerali che si armonizzano con quelle di frutta gialla matura, con i sentori floreali.
All’assaggio conferma la ricchezza aromatica, la finezza e l’intensità chiudendo con un finale lungo e avvolgente.
Si si fa apprezzare in ogni momento, dall’aperitivo alla cena, ma si abbina particolarmente bene con antipasti e primi piatti a base di pesce, pesce alla griglia o al forno, pollame e carni bianche saporite e formaggi di media stagionatura.

Chianti Classico Gran Selezione Docg 2019, Vecchie Terre di Montefili (Toscana)

Il Chianti Classico Gran Selezione DOCG 2019 della cantina Vecchie Terre di Montefili è un’eccellente espressione del territorio toscano.
Ottenuto al 100% da uve Sangiovese coltivate a un’altitudine di 500 metri sul livello del mare su suoli di Alberese, questo vino rappresenta il meglio della tradizione vinicola della regione con una produzione limitata a 7.680 bottiglie.
La Gran Selezione è ben strutturata ed equilibrata, con sapori di frutta matura, tannini ampi e setosi.
Al palato l’impatto è immediato, con sentori di ciliegia rossa, ribes nero maturo e prugna matura.
Note complesse di cannella, chiodi di garofano e noce moscata. Il finale è intenso, dalle note fresche ed eleganti.

 

 

Pasqua dove in Italia? 7 idee da nord a sud

Pasqua dove in Italia? 7 idee da nord a sud

La Pasqua si avvicina sempre più e le prime giornate belle, il sole che riscalda aiutano ad avere voglia di fuggire per alcuni giorni alla scoperta della città.
Una breve vacanza o un lungo fine settimana permette di scoprire mete note o sconosciute poco distanti da poter scoprire passo dopo passo.
Ecco alcuni suggerimenti da nord a sud d’Italia.


1 – Barcis, Friuli Venezia Giulia

Il piccolo borgo di Barcis, in Friuli Venezia Giulia, è bagnato da uno splendido lago, che da lui prende il nome, il lago di Barcis.
Rispetto al lago di Braies in Trentino, in pochi saprebbero dire dove si trova il lago di Bàrcis. Ebbene si trova in Valcellina, tra le Dolomiti del Friuli.
Questo splendido lago artificiale, in provincia di Pordenone, inserito nel Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, è un paradiso incontaminato, Patrimonio dell’Umanità dal 2009.
Un piccolo angolo di paradiso che considero tra le mete più belle dove andare a Pasqua in Italia, anche per conoscere e scoprire qualcosa di nuovo rispetto alle solite e già note destinazioni.

Alto Adige. Foto Julius Silver from Pixabay

2 – Alto Adige

Il Giovedì Santo, per esempio, si usa colorare le uova sode e appenderle a un albero o a un ramo come segno di buon auspicio per la casa.
Il Sabato Santo, invece, poiché la Quaresima è terminata, si riempiono i cestini con il pane di Pasqua (Fochaz), lo speck, le uova, il rafano e la focaccia dolce e si portano in chiesa per la benedizione, prima di consumarli il giorno dopo.
Il giorno di Pasqua è usanza che i bimbi altoatesini corrano alla ricerca del coniglietto pasquale nascosto in giardino insieme a dolci sorprese, mentre i padrini e le madrine, generalmente, regalano un pane a forma di coniglio ai maschietti e un pane a forma di gallina alle bambine. 

Sul fronte del cibo, sulle tavole pasquali, in Alto Adige, non possono mancare le uova sode con gli asparagi bianchi, la salsa bolzanina e il cren. Spazio anche allo speck, al prosciutto cotto di Pasqua, alla focaccia di frumento aromatizzata all’anice. Dulcis in fundo, la corona pasquale decorata con uova sode.

foto di Jörg Peter from Pixabay


3 – Venezia

Venezia è una città unica al mondo, con i suoi canali e le caratteristiche gondole, dove ogni angolo pare una vera e propria opera d’arte.
Patrimonio mondiale dell’Umanità secondo l’Unesco, Venezia è sempre invasa dai turisti che, una volta visitata, se ne innamorano per sempre.
In occasione del vostro soggiorno potrete visitare le principali attrazioni cittadine, come Palazzo Ducale, la Basilica di S. Marco, Teatro La Fenice, Canal Grande.
A tal proposito consigliamo di prenotare in anticipo il Tour salta fila al Palazzo Ducale e alla Basilica di San Marco ed il Tour in Gondola su Canal Grande, senza dubbio le due attività più popolari della città.
Approfittate del weekend per godervi anche una bella escursione in barca alle isole della Laguna Veneta: Murano, Burano e Torcello.
Cosa fare a Pasqua nei dintorni se volete dedicarvi ad attività all’aria aperta, visitate le Ville Venete approfittando di una crociera lungo la Riviera del Brenta, o esplorate i vicini Colli Conegliano-Valdobbiadene e i Colli Euganei, godendovi un pranzo in qualche agriturismo o un’escursione lungo le strade dei vini.

Foto di Jörg Peter from Pixabay

4 – Torino

Torino ha un’ottima offerta di musei e monumenti, tra cui il Museo Egizio, la Mole Antonelliana con l’annesso Museo Nazionale del Cinema, il Museo dell’Automobile e le residenze reali come Palazzo Madama, Palazzo Carignano e la Reggia di Venaria.
Acquistando la Torino+Piemonte Card, potrete beneficiare di sconti e ingressi gratuiti, godendovi un perfetto weekend culturale.
Cosa fare a Pasqua nei dintorni tra le attività nei dintorni, potreste visitare il Castello di Racconigi o il Bioparco Zoom, oppure godervi escursioni in montagna presso la località di Bardonecchia.

Mantova. Foto by Cristiana from Pixabay

5 – Mantova

Mantova è una città perfetta da visitare in occasione del Weekend di Pasqua.
Il venerdì santo potrete assistere infatti alla famosa processione dei Sacri Vasi, durante la quale vengono fatti sfilare i reliquiari contenenti il Sangue di Cristo.
Entrata meritatamente a far parte dei patrimoni Unesco dal 2009, Mantova custodisce preziosi tesori legati ad una delle famiglie più influenti e importanti del Rinascimento, i Gonzaga.
Pertanto regalatevi un tour guidato del centro città per ammirare il patrimonio storico-artistico che comprende il celebre e meraviglioso Palazzo Ducale, con la famosa Camera degli Sposi affrescata da Andrea Mantegna, Castello di San Giorgio e Palazzo Te, il Duomo, Piazza delle Erbe con i portici e la Torre dell’Orologio.
Cosa fare a Pasqua nei dintorni fra le attività all’area aperta consigliamo di esplorare il Parco del Mincio, concedendovi un’escursione in battello e una passeggiata al Parco dell’Arte, zona naturale impreziosita da istallazioni contemporanee

Foto di Jörg Peter from Pixabay

6 – Perugia

Consacrata città del cioccolato grazie all’evento Eurochocolate, Perugia attrae visitatori per la sua storia, i cui fasti si notano a cominciare da Piazza IV novembre, una delle più belle piazze italiane.
Qui si trova il maestoso Palazzo dei Priori, edificio di origine medievale che ospita al suo interno la Galleria Nazionale dell’Umbria.

Visitate poi la Rocca Paolina, il Pozzo Etrusco, la Città Sotterranea e le altre meraviglie storiche del centro.
Pasqua è un ottimo periodo dell’anno per recarvi a Perugia. Per l’occasione si tiene infatti la Grande fiera di Pasqua dove poter gustare ed ammirare tantissimi prodotti locali.
Cosa fare a Pasqua nei dintorni dedicatevi a borghi come Spello, Assisi, Norcia, Gubbio e altri ancora. Oppure esplorate le aree naturali nei pressi di Terni, come la Cascata delle Marmore e il Lago Piediluco. Visitate la mostra “Ovo Pinto” di Civitella del Lago, esposizione di uova dipinte in occasione della Pasqua.

Foto di Jörg Peter from Pixabay

7 – Matera

Matera è forse la città italiana dove la Pasqua è vissuta con maggior trasporto religioso e spirituale. Ricorrono diverse usanze tipiche delle celebrazioni pasquali, alcune delle quali hanno origini davvero antichissime.
Per tutta la Settimana Santa vengono organizzate rievocazioni religiose che coinvolgono attori, spesso anche di rilevanza nazionale. Il tutto nella suggestiva location dei Sassi, non a caso scelta da Mel Gibson per girare alcune scene del suo film “La Passione di Cristo”.

Al di là delle celebrazioni, durante il soggiorno potrete visitare le principali attrazioni storico-culturali della città come i Sassi, la Cattedrale, la Chiesa di San Francesco d’Assisi e il Purgatorio, che vi consigliamo di ammiare tramite un tour guidato. Infine potrete fare tappa nei diversi musei, come il Museo Archeologico Nazionale Domenico Ridola, il Museo di Arte Medievale e Moderno della Basilicata e la Musma.
Cosa fare a Pasqua nei dintorni non mancano le attività, ad esempio potrete concedervi dei trekking sulla Murgia oppure escursioni a piedi o in mountain bike nel Canyon della Gravina di Laterza

italia procida isola campania

8 – Procida

Generalmente visitata nel periodo estivo, non tutti sanno che l’Isola di Procida è teatro di una delle celebrazioni pasquali più affascinanti e antiche d’Italia, risalente al seicento. Stiamo parlando della Processione dei Misteri di Procida, che si celebra il Venerdì Santo e vede un gruppo di persone appartenenti alla congrega dei Turchini trascinare a mano sulle strade dell’Isola dei giganteschi carri allegorici.
Con un po’ di fortuna, potreste trovare già a Pasqua il clima giusto per un veloce bagno nelle spiagge dell’Isola, ma se il clima non dovesse essere così clemente, potrete comunque visitare i borghi, le marine, i casali ed i palazzi antichi.
Cosa fare a Pasqua nei dintorni Potreste approfittare del Weekend per raggiungere anche le altre Isole del Golfo di Napoli come Capri e Ischia.

Foto di Giancarlo Composto from Pixabay

9 –  Polignano a mare, Puglia

Polignano a Mare non può essere paragonabile a qualcos’altro. È davvero unica e bisogna andarci e scoprirlo di persona per crederci.
Ma la sua unicità non ha solo a che fare con il mare ma anche con la sua storia di riscatto, un riscatto che l’ha vista trasformarsi giorno dopo giorno in uno dei luoghi più belli della Puglia e dell’Italia intera. Aggirandomi tra i suoi vicoli e le sue piazze, mi sono resa conto che la bellezza di Polignano a Mare va oltre l’identità ristretta di “meta di mare”. Polignano a Mare è molto di più.
Polignano a Mare è la Puglia che piace tutto l’anno.

20 marzo giornata mondiale della felicità. Ecco i 5 cibi che rendono felici

20 marzo giornata mondiale della felicità. Ecco i 5 cibi che rendono felici

Anche se la ricetta perfetta per la felicità non esiste, ci sono alcuni alimenti che ci vanno molto vicino perché quando li mangiamo ci rendono di buon umore.
Ma siamo sicuri di sapere quali sono?
Il 20 marzo si celebra in tutto il mondo la Giornata della Felicità, ed ecco che Daniele Basta biologo nutrizionista e collabor4atore di un noto brand di cibo salutista indica alcuni cibi e superfood che con le loro proprietà possono favorire e contribuire alla nostra serenità.
“Sfatiamo innanzitutto il mito che seguire un regime alimentare studiato dal nutrizionista porti alla negazione del piacere del cibo, la privazione infatti ha effetti negativi a lungo termine” dichiara. “E’ possibile inserire alimenti palatabili ovvero appetitosi, come la pizza, in un contesto alimentare sano, vario ed equilibrato nelle giuste quantità e con la giusta moderazione. A questi possiamo inoltre affiancare alcuni cibi con specifiche caratteristiche nutrizionali capaci di migliorare i nostri livelli di serotonina”.


1 – Legumi

Ceci, lenticchie, fagioli e soia sono cibi molto ricchi di vitamina B6 e triptofano, l’amminoacido coinvolto nella sintesi della serotonina, “l’ormone del buonumore”.
Sono, inoltre, ricchi di fibre che nutrono la microflora intestinale svolgendo un ruolo antinfiammatorio.
Il consumo di questi cibi influisce positivamente sulla regolazione del senso di appetito e può contribuire ad una maggiore produzione di serotonina.
Possiamo quindi inserire regolarmente nella nostra dieta un cous cous di lenticchie rosse e ceci, dagli effetti positivi sul nostro intestino, considerato il Secondo Cervello.


2 – Frutta

I frutti arancioni e rossi grazie alla vitamina C, sono ottimi contro i radicali liberi e ci danno una sferzata di vitalità, ma sono da preferire soprattutto le banane per la presenza combinata di triptofano e carboidrati.
Infatti, tutti i cibi ricchi in carboidrati stimolano il rilascio di serotonina: l’insulina secreta in seguito al consumo aiuta a veicolare più velocemente il triptofano a livello cerebrale, dando un senso di piacere e benessere immediato. 


3 – Cereali integrali

Non possono assolutamente mancare nella dieta di coloro che vogliono aumentare la percentuale di triptofano nell’organismo.
Da preferire sono avena, grano saraceno, farro e orzo, oppure riso integrale: tutte fonti importanti di vitamina B6 e carboidrati a lento rilascio che favoriscono la sintesi della serotonina.
L’ideale è iniziare la giornata con il muesli alla frutta secca, che unisce la morbidezza dei fiocchi di avena e di segale con la croccantezza di cornflakes integrali.


4 – Noci e semi oleosi

Un ottimo snack spezza fame è la frutta secca: mandorle, nocciole, noci e semi di zucca solo per citarne alcuni. Tutti ricchi di vitamina B1, acido folico e zinco, utili per alzare il tono dell’umore, che insieme ai nutrienti Omega 3, anch’essi presenti, riducono i livelli di infiammazione cerebrale e il rischio di depressione. 


5 – Cioccolato fondente

Dulcis in fundo, il comfort food per eccellenza in quanto ricco di polifenoli, dall’effetto antinfiammatorio e antiossidante, e triptofano, che stimola le endorfine e fa aumentare la produzione di serotonina, alimentando quindi il senso del piacere. Attenzione però alla quantità di zuccheri e latte contenuti, infatti, maggiore è la percentuale di cacao maggiori saranno i benefici nutrizionali.
“Zuccheri aggiunti, grassi saturi e sodio sono fattori che contribuiscono alla iper-palatabilità dei prodotti ultra-processati, veicolando risposte del piacere alterate a livello cerebrale, spingendoci a desiderarne sempre di più e a non riuscire a dire basta. Ma oggi c’è un consumo eccessivo e incontrollato di questi alimenti ultra-processati, il piacere diventa dipendenza con effetti metabolici e psicologici negativi. La giusta soluzione da adottare è la moderazione insieme alla varietà dei cibi” conclude Daniele Basta.

Torna DiVinNosiola appuntamento nel Garda Trentino con il “passito dei passiti”

Torna DiVinNosiola appuntamento nel Garda Trentino con il “passito dei passiti”

Dal 21 al 30 marzo 2024 si svolgerà l’evento che celebra la Valle dei Laghi e la sua storia enogastronomica, in particolare la ricchezza di tradizioni legate alla lavorazione del vitigno autoctono Nosiola (leggi qui)
Proposte culturali, degustazioni e momenti nella natura, per favorire la conoscenza e l’assaggio
di eccellenze straordinarie quali il Vino Santo Trentino DOC presidio Slow Food, le grappe di Nosiola e di Vino Santo.


L’evento dedicato al Santo

Omaggio del territorio al suo gioiello più prezioso, risveglio dei sensi e delle memorie, esaltazione di un’antichissima tradizione viticola-enologica, nonché di eccellenze conosciute in tutto il mondo: è “DiVinNosiola, quando il vino si fa Santo”, l’evento che anima la Valle dei Laghi, località situata tra il Lago di Garda e Trento, costellata da ben 7 laghi alpini e piccoli borghi rurali immersi in un paesaggio di frutteti e vigneti.
Qui, la comunità di
vignaioli si impegna quotidianamente nel tramandare mestieri, prendersi cura dell’ambiente e del paesaggio, valorizzare il prodotto e le culture e determinare così un futuro sostenibile.
La 14esima edizione si propone ancora una volta di far risaltare questo patrimonio culturale, gastronomico ed enologico del territorio, legato in modo imprescindibile alla produzione di Vino Nosiola e di Vino Santo Trentino DOC, due tipologie di vinificazione del vitigno autoctono trentino Nosiola.
La ricchezza di tradizioni per la lavorazione di quest’uva, infatti, qui come in nessun altro luogo, è parte integrante dell’identità della Valle dei Laghi.
Dopo la raccolta in ottobre, gli acini d’uva restano per mesi su dei graticci (arèle, in
gergo) posizionati nelle soffitte, dove sviluppano delle muffe nobili; a sua volta, l’Ora del Garda, il vento che soffia costantemente da sud nel pomeriggio sulla Valle dei Laghi, ricopre un ruolo fondamentale nel far appassire l’uva e dare al vino e ai suoi derivati quell’aroma unico e inconfondibile.
L’attesa dura fino alla Settimana Santa: proprio in
quest’occasione viene effettuata la pigiatura dell’uva, uno tra i momenti simbolicamente più importanti, che segna il passaggio dall’appassimento alla vinificazione, a cui è legato lo stesso nome del vino, il “passito dei passiti”.
“DiVinNosiola, quando il vino si fa santo” offre degustazioni e assaggi nelle cantine, spettacoli teatrali, presentazioni di libri, degustazioni/spettacolo dedicato alle donne, trekking nella natura, viaggi tra saperi, sapori e musica… Iniziative eterogenee con le quali si vuole mantenere vivo e condiviso il gusto delle tradizioni e il piacere dell’ospitalità.
Il progetto è organizzato dall’associazione Vignaioli Vino Santo Trentino Doc, con il supporto di Trentino Marketing, la collaborazione di APT Garda Dolomiti, il Consorzio Vini del Trentino, l’Ecomuseo della Valle dei Laghi, il Palazzo Roccabruna di Trento, Casa Caveau Vino Santo, la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino.

 

Alogastronomia questa sconosciuta

Alogastronomia questa sconosciuta

“Alogastronomia” parola di cui pochi avranno sentito parlare e che origina da “ale”, termine inglese per fermentazione indica l’abbinamento tra questa bevanda e i prodotti gastronomici è un neologismo appositamente coniato dall’Associazione Apecchio Città della Birra per indicare l’abbinamento cibo – birra e di cui si sta occupando anche l’Accademia della Crusca.


Una parola tutta da scoprire

La complessa nuova parola che consacra Apecchio come capitale nazionale anche culturale della birra artigianale indica quindi l’abbinamento birra-cibo che va ben oltre il tradizionale e inesatto binomio birra-pizza.
Birra e pizza infatti, con il grande carico di carboidrati sono in realtà un attentato alla digestione e al sonno, specie se consumate di sera. Quindi ben venga la ricerca di altre curiose accoppiate.
Torniamo al  neologismo che in attesa dell’opinione dell’Accademia della Crusca è stato coniato recuperando l’antico termine anglosassone “ale” che designa un tipo di birra chiara ad elevata gradazione alcolica con “gaster” e “nomia”
entrambe di derivazione greca.

Foto Fábio Alves per UNsplash

La cultura della “bionda”

L’alogastronomia è quindi un parolone inventato da Apecchio, un concetto in cui s’intende racchiudere e valorizzare tutta la complessa rete della filiera della bionda bevanda che va dalla produzione alla fruizione.
della stessa.
Un mondo quello della birra alle nostre latitudine non popolare e tradizionale come in altre regioni del vecchio continente e quindi meno noto di quello dell’enologia ma che affascina fra tradizione e territorio, fra materie prime, tecniche di produzione e ricerca della qualità.
Ultimo, ma solo in ordine di filiera l’approccio con alogastronomia e quindi con l’abbinamento a tavola.


Nel cuore delle Marche ecco la “capitale italiana della birra”

Nelle Marche la birra artigianale trova, perdonate il gioco di parole, il suo terreno fertile. Quando si parla di birra marchigiana, citare Apecchio è d’obbligo: è stato infatti questo luogo una delle prime realtà che ha iniziato a promuovere le bionde sul mercato nazionale e internazionale diventando protagonista dell’arte brassicola.
Ma perché proprio ad Apecchio? Perché l’acqua del sovrastante Monte Nerone si è rivelata ottima per la birra e l’alta quota, con una bassissima umidità e una marcata escursione termica, ha creato le condizioni ottimali per la lavorazione e la conservazione del prodotto.
La birra artigianale in questa zona è diventata quindi un prodotto di grande interesse da diversi anni. Grazie agli investimenti di alcune aziende locali, oggi la birra nel territorio ha importanza rilevante come qualità, esportata su tutto il territorio nazionale ed europeo. 


La cultura della “bionda”

Di Apecchio da quest’anno insignita del titolo di bandiera arancione del Touring Club Italiano vi abbiamo parlato nel nostro articolo dedicato alle 4 nuove magnifiche località dell’entroterra italiano premiate dal Touring Club ma con l’alogastronomia apriamo un mondo tutto da conoscere.
Nel frattempo scopriamo quindi l’Associazione Nazionale Città della Birra’ che raccoglie di comuni italiani che hanno sul loro territorio almeno un birrificio artigianale o agricolo di qualità.
Come per il vino nessuno sa quando è nata precisamente la birra, così la nascita della prima bevanda prodotta dalla fermentazione dei cereali si perde nella notte dei tempi.

Foto di amiera06 da Pixabay

Piccole pillole di degustazione e abbinamento

L’abbinamento di cibo e birra segue in linea di massima i principi cardini dell’abbinamento cino vino.
Niente di nuovo?
Beh, oltre a qualche similitudine ( conoscenza della tecnica di degustazione e adeguata padronanza delle regole di abbinamento) c’è un mondo tutto da scoprire…
Oltre alle caratteristiche organolettiche della birra è necessario utilizzare i corretti descrittori per il cibo.
Gli aspetti su cui focalizzare maggiormente la valutazione ai fini del corretto abbinamento sono: sapidità, tendenza dolce, grassezza, tendenza acida, tendenza amarognola, untuosità, succulenza, persistenza gusto – olfattiva e gli abbinamenti possono essere per contrasto o per concordanza.
L’abbinamento per contrasto di sapori nella birra consiste nell’accostare birre aventi caratteristiche antitetiche a quelle dei cibi, perseguendo l’obiettivo di pulizia della bocca e della predisposizione ad accogliere la porzione successiva.
I cibi a tendenza dolce (riso, pasta, vegetali amidacei e zuccherini, crostacei, prosciutto cotto, carne al sangue) richiedono  una certa durezza della birra, fornita da componenti acide, sapide e da una spiccata effervescenza.
Gli elementi con spiccata tendenza amarognola come le carni grigliate, alimenti speziati o aggiunti di erbe aromatiche, insalate amare e carciofi, sono ottimamente controbilanciati da birre molto morbide.
Medesime considerazioni possono essere effettuate nel caso di pietanze a tendenza acida, quali condimenti con salse di pomodoro, marinature con limone o aceto.
I piatti a base di carni untuose e i cibi succulenti (spezzatini, zuppe di pesce)  trovano il giusto accompagnamento con birre particolarmente alcoliche ed amaricate.
Allo stesso modo, in termini generali, i cibi grassi (salumi,  formaggi) ben si adattano a birre con spiccata effervescenza, buona alcolicità e tannicità.
L’abbinamento per similitudine  considera gli aspetti di struttura ed intensità e persistenza gusto-olfattiva. Gli alimenti con struttura consistente richiedono birre altrettanto corpose e strutturate, al contrario con cibi delicati sono consigliate bevande con minor carattere.
I cibi particolarmente profumati, come quelli a cui sono state aggiunte  spezie e aromi, trovano il giusto equilibrio con birre di particolare aromaticità.

 

 

 

In Istria sboccia la primavera con la Malvasia, il gusto raffinato del Mediterraneo

In Istria sboccia la primavera con la Malvasia, il gusto raffinato del Mediterraneo

L’associazione dei viticoltori dell’Istria slovena ha organizzato lo scorso fine settimana il 26° Festival della Malvasia, gusto raffinato del Mediterraneo. Il festival aperto al pubblico ha attirato a Portorose oltre 2000 visitatori provenienti da tutta la Slovenia e dall’estero, che in due giorni di durata del festival, hanno potuto degustare le malvasie prodotte da più di 70 viticoltori provenienti dell’Istria slovena, da Goriška brda, dal Carso, dalla valle d Vipava, dall’Istria croata e dall’Italia.
Ma non è finita qui. Questo vitigno è così amato su questa sponda dell’Adriatico che dal 9 al 12 aprile a Parenzo in Croazia si svolgerà addirittura il Campionato del Mondo della Malvasia che lo scorso anno ha visto in gara ben 273 campioni di Malvasia proveniente da 10 Paesi: Croazia, Italia, Slovenia, Grecia, Spagna, Germania, Usa, Portogallo, Montenegro e Serbia. 


Alla scoperta della Malvasia

La Malvasia è indubbiamente la stella incontrastata fra le uve autoctone del nord est e del litorale adriatico opposto al nostro.
Diffusissima nel Carso e sul litorale istriano è una pianta nata vicino al mare, sulle coste assolate del Peloponneso che si è poi diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo grazie ai commerci della Repubblica di Venezia. E’ un vitigno dalle origini molto antiche dato che si ritiene che il suo nome derivi dalla parola greca “malakos”, che significa “molto profumato”.
Una caratteristica insita già nel nome per questo vitigno originario dell’area del Mediterraneo orientale che si è diffuso in molte regioni vinicole del mondo, ma decisamente in quasi tutti i paesi che sul Mediterraneo si affacciano come l’Italia, la Spagna, la Grecia, il Portogallo e la Francia.
Secondo gli scrittori greci Krimbas (1943) e Logothetis (1963), il nome Malvasia deriva dalla città greca di Monemvasia nel Peloponneso.
Nel XIV secolo a Venezia tutti i vini provenienti dalla Grecia venivano venduti sotto il nome Malvagia, e le taverne dove veniva venduto questo vino si chiamavano Malvasia.
Oggi esistono diverse varietà di Malvasia, ognuna con caratteristiche distintive. Alcune delle varietà più conosciute sono la Malvasia Bianca, una delle più diffuse e conosciuta per i suoi aromi floreali e fruttati; la Malvasia Nera utilizzata principalmente per la produzione di vini rossi e rosati, con note di frutta nera e spezie; la Malvasia di Candia coltivata principalmente in Italia e che produce vini bianchi aromatici con note di agrumi e fiori; la Malvasia Istriana coltivata principalmente nella regione dell’Istria in Croazia e in Italia nord-orientale che produce vini bianchi secchi e aromatici e infine la Malvasia Fina diffusa in Portogallo e Spagna che produce anch’essa vini bianchi secchi ma dolci con note di agrumi e miele.
I vini prodotti con la Malvasia sono noti, come accennato e come già si evice dall’origine greca del suo nome per la loro aromaticità, freschezza e complessità.
Possono variare da secchi e freschi a vini dolci e ricchi, a seconda della varietà e dello stile di produzione. I vini Malvasia spesso mostrano aromi e sapori di fiori, frutta matura, agrumi e spezie.


Malvasia: stella del vino istriano

La Malvasia è a tutti gli effetti la stella del vino istriano ed è presente in questa regione da molto tempo, ma fu menzionata ufficialmente per la prima volta all’Esposizione del vino di Zagabria nel 1891.
Nella storia veniva spesso etichettato come Malvasia bianca o semplicemente come Malvasia, mentre dalla metà del XX secolo viene etichettato anche come Malvasia istriana e da allora ha ricevuto molta più attenzione sulla scena vinicola istriana.
La Malvasia istriana appartiene alle varietà più antiche, come il Pinot o il Gamay. Ricerche ampelografiche e genetiche hanno stabilito che la Malvasia istriana si differenzia dalle altre varietà che portano il nome Malvasia, il che la rende una varietà autoctona istriana.
Si ritiene che la Malvasia in Istria abbia origini molto antiche dato che questa regione che era crocevia di culture e tradizioni vinicole che hanno contribuito allo sviluppo e alla diversificazione della Malvasia Istriana nel corso dei secoli.
Il clima mediterraneo, con l’influenza del Mar Adriatico e delle Alpi Dinariche, offre condizioni ottimali per la sua coltivazione. I suoli calcarei e argillosi della regione conferiscono ai vini una mineralità distintiva e complessità aromatica.
Le Malvasie d’Istria sono note per i loro aromi floreali, fruttati e speziati. Possono mostrare note di fiori bianchi, pesca, mela, ananas, agrumi, erbe aromatiche e spezie, con una freschezza e una vivacità che li rendono piacevoli da bere
Un vitigno che può anche essere utilizzata per produrre una varietà di vini, compresi quelli secchi, leggermente frizzanti, dolci e da dessert. I vini secchi sono particolarmente apprezzati per la loro vivacità e freschezza, mentre i vini dolci e passiti possono mostrare una complessità e una ricchezza aromatica eccezionali.
Negli ultimi decenni, la Malvasia Istriana ha vissuto una sorta di rinascita, con una maggiore attenzione da parte dei produttori locali e una crescente popolarità sui mercati internazionali. Hanno ricevuto peraltro riconoscimenti e premi da parte di critici ed esperti del settore.