Nel Collio friulano spuntano le orchidee nei vigneti

Nel Collio friulano spuntano le orchidee nei vigneti

Una fioritura rara che racconta un territorio intatto lì dove la sostenibilità non è una dichiarazione d’intenti, ma pratica concreta.
Nel territorio
 più elevato del Collio friulano, durante le giornate limpide della primavera, qualcosa di raro accade: tra i prati che circondano i vigneti di Tenuta Stella, compaiono le prime orchidee spontanee.
Piccole, eleganti, silenziose, queste piante straordinarie fioriscono solo in ambienti intatti, dove il suolo conserva la sua composizione originaria e ogni forma di vita – dalla vite all’insetto impollinatore – è parte di un equilibrio delicato e profondo. 


Una fioritura rara che racconta di un territorio intatto

La presenza di queste orchidee non è casuale, ma segno tangibile di un territorio rispettato e preservato. «Non si tratta solo di piante affascinanti», spiega Cristiano Francescato, botanico e consulente agro-ecologico della cantina.
“Ogni seme di orchidea deve essere dapprima aiutato da un fungo specifico per poter germinare. Questa simbiosi iniziale porta poi le piante ad emettere le prime foglie e a crescere in modo autonomo. I funghi specializzati in questo tipo di attività si trovano solamente su suoli che non hanno subito alcuna modificazione nella loro composizione originaria. La loro presenza, quindi, ci indica un ambiente non inquinato e un suolo rispettato nei suoi principi naturali”.
A Tenuta Stella, la sostenibilità non è una dichiarazione d’intenti, ma una pratica concreta, fondata su osservazione, misura e rispetto. Crediamo che fare vino significhi anche saper ascoltare la terra, non imporvisi”, sottolinea Erika Barbieri, enologa della cantina.Quando le orchidee selvatiche fioriscono tra i filari, è il segnale che stiamo seguendo la strada giusta”. 


Le orchidee ingannatrice

Tra le specie che prosperano accanto all’habitat vigneto ci sono Ophrys apifera, che utilizza inganni visivi e olfattivi per attrarre insetti impollinatori specifici, e Anacamptis pyramidalis, impollinata esclusivamente dalle farfalle che, dotate di spiritromba lunga, raggiungono il fondo della corolla raccogliendo involontariamente il granulo pollinico da portare nel fiore successivo.
La loro sopravvivenza dipende dalla biodiversità e da relazioni altamente specializzate con altri organismi viventi.
Tenuta Stella invita a scoprire questo raro patrimonio naturale attraverso visite guidate che uniscono la degustazione dei vini a passeggiate tra i vigneti e i prati in fiore, per un’esperienza immersiva che svela il legame profondo tra viticoltura d’altura e tutela ambientale. La cantina accoglie gli ospiti su prenotazione lungo tutto l’anno. 

 

Friuli, a Sutrio la festa dei Cjarsòns, il piatto simbolo della Carnia

Friuli, a Sutrio la festa dei Cjarsòns, il piatto simbolo della Carnia

Domenica 1 giugno 2025 fra i monti del Friuli Venezia Giulia a Sutrio la Festa dei Cjarsòns,
il piatto simbolo della Carnia: 10 ricette, 10 paesi, 10 modi di interpretarli.


Scoprendo Sutrio, il cuore di legno della Carnia

Incorniciato dalle montagne friulane, Sutrio è un piccolo gioiello dove il tempo si misura a colpi di scalpello e profuma di legno lavorato.
Famoso per i suoi maestri artigiani, questo borgo racconta, tra viuzze lastricate e case in pietra, una storia di tradizione e creatività.
Passeggiare a Sutrio è come entrare in un laboratorio a cielo aperto: intagli, sculture e dettagli artistici decorano ogni angolo. Non a caso è sede di eventi come “Magia del Legno”, che trasforma il paese in una galleria d’arte viva.
Non solo arte: Sutrio è anche natura incontaminata, sapori autentici e ospitalità sincera.
Da qui partono sentieri che si inerpicano verso il Monte Zoncolan, regno di escursioni estive e leggendarie tappe del Giro d’Italia.
Se cercate un luogo dove bellezza, artigianato e natura si intrecciano in perfetta armonia, Sutrio vi aspetta, soprattutto il 1 giugno!


I Cjarsons, l’anima della Carnia in un piatto

Non è solo un piatto: i cjarsons sono un viaggio nella tradizione, nei sapori e nelle storie della Carnia. Questi ravioli rustici, fatti a mano con pasta fresca e ripieni sorprendenti, raccontano l’anima creativa e generosa della montagna friulana.
Ogni famiglia custodisce una propria ricetta, ma il segreto dei cjarsons sta nell’armonia di contrasti: dolce e salato si incontrano in un ripieno che può mescolare patate, uvetta, erbe aromatiche, ricotta affumicata e spezie. Il tutto condito semplicemente con burro fuso e una spolverata di ricotta affumicata grattugiata.
Assaggiare i cjarsons significa assaporare un pezzo di storia viva, tramandata da generazioni.
Li troverete nelle sagre di paese, nei ristoranti tipici ma soprattutto durante “la Festa dei Cjarsons”, dove ogni variante racconta un diverso angolo della Carnia.
Un piatto che non si dimentica: come la terra che l’ha creato.
L’origine dei Cjarsòns si perde nella notte dai tempi dei tempi ed è legata ai cramârs, i venditori ambulanti di spezie carnici che, dal ‘700, attraversavano a piedi le Alpi per vendere nei paesi germanici la loro preziosa ed esotica mercanzia acquistata a Venezia e riposta nella crassigne, una sorta di piccola cassettiera di legno che portavano a mo’ di zaino sulle spalle.
Quando tornavano a casa, era festa grande e le donne preparavano i Cjarsòns, ravioli con ripieno a base di ricotta impastata con una ricchissima varietà di ingredienti: spezie, frutta secca, uva sultanina, aromi orientali, erbe aromatiche…tutto quanto insomma rimaneva sul fondo dei cassetti della crassigne, perché nulla doveva andare sprecato.


10 ricette, 10 paesi, 10 modi di interpretarli

Con le erbe di primavera, con la ricotta, le uvette, la confettura di pere, con le patate ingentilite da mela e scorza di limone grattugiate e cannella, prezzemolo, menta e melissa, con i biscotti e la composta di albicocche e perfino con cacao dolce e amaro: sono una cinquantina le versioni dei Cjarsòns, il più tipico piatto della Carnia, ed ogni vallata ne ha la sua versione.
Non solo, come accennato, anche ogni ristorante e ogni famiglia ha il suo piccolo segreto per preparare questa sorta di golosi ravioli dagli innumerevoli gusti, col comune denominatore del ripieno speziato e del condimento con burro fuso, una grattugiata di ricotta affumicata e spesso anche una spolverata di cannella.
A questa golosa prelibatezza (un tempo il piatto della festa) Sutrio, antico borgo ai piedi del monte Zoncolan, dedica domenica 1 giugno la Festa dei Cjarsòns, divenuta ormai fra i più tradizionali e attesi appuntamenti primaverili del Friuli Venezia Giulia.


Cjarsòns e non solo…

Dieci paesi, in rappresentanza di tutte le vallate della Carnia, proporranno ciascuno la propria ricetta tradizionale.
Passeggiando fra una decina di isole di degustazione allestite negli angoli più caratteristici del paese, si potranno gustare e confrontare fra loro i sapori inconsueti di questo piatto e conoscere le diverse anime che caratterizzano un cibo che, pur avendo un’origine povera e popolare, è complesso e ricco d’ingredienti quanto un piatto di alta ristorazione.
Si potranno così degustare cjarsòns salati o dolci, insaporiti da erbe primaverili o da piccole scaglie di cioccolato, con melissa e cipolla oppure con pere secche e carrube, accompagnati dai più pregiati vini di grandi aziende friulane selezionati per l’occasione.
Oltre agli stand gastronomici, ci sarà un Mercatino con i prodotti del territorio, attività per bambini, musica dal vivo. La festa rientra nelle attività di animazione del territorio prevista dal Bando Borghi PNRR “Il Bosco nel Borgo-Il Borgo nel Bosco”.

 

I magredi friulani: il deserto verde d’Italia che (ancora) pochi conoscono

I magredi friulani: il deserto verde d’Italia che (ancora) pochi conoscono

Immaginate un luogo dove il paesaggio sembra un mosaico tra steppa e prateria, dove il terreno è arido ma la biodiversità esplode, e dove la natura si mostra ruvida, sincera, sorprendente.
Benvenuti nei magredi friulani, una delle aree più insolite e affascinanti del Nordest italiano, tra il Tagliamento e il Cellina, nel cuore del Friuli Venezia Giulia.
Questo è il regno della natura che resiste. Del silenzio pieno. Delle storie che si intrecciano tra i sassi.

Cosa sono i magredi

Un territorio particolare, per un’escursione unica, a contatto con la natura più selvaggia del Nord-Est. Magredi in friulano locale significa “terre magre” ed è proprio il tipo di paesaggio che possiamo ammirare in questi territori: terre aride e asciutte che ricordano le ambientazioni dei film western americani.
“Terre povere”
per via del terreno povero di humus, ghiaioso, drenante, dove l’acqua scivola via veloce e la vegetazione deve lottare per crescere.
E’ questa una delle steppe più rare d’Europa, un ecosistema unico nel suo genere, chiamato anche il “deserto verde” d’Italia.
Formatisi circa 23 milioni di anni fa, i magredi rappresentano un fenomeno particolarmente sorprendente se si pensa che il regime delle precipitazioni rende il Friuli Venezia Giulia la regione più piovosa d’Italia.
E’ questa caratteristica a distinguere i nagredi dalle steppe dell’Europa centro orientale che sono invece legate a un clima poco piovoso.


Cosa sono i magredi

Ai piedi delle Dolomiti Friulane si trova questo terreno detritico, altamente permeabile, generato dai materiali trasportati a valle dai corsi d’acqua in un periodo di grandi movimenti tettonici, alluvioni e glaciazioni.
In queste praterie l’acqua non viene trattenuta in superficie, ma filtra nel sottosuolo per riaffiorare poi nell’area delle risorgive, dando così vita ad un territorio che potremo definire “la steppa pordenonese”.
Possiamo ammirare questi paesaggi unici nel loro genere nella zona dell’alta pianura pordenonese dove le acque del Cellina, del Meduna e del Colvera sprofondano nel sottosuolo.
Quest’area si estende per circa 500 kmq tra il Livenza e il grande alveo del Tagliamento, da Montereale Valcellina a Maniago fino a Cordenons e Pordenone.
È qui che si trovano i ghiareti: vaste distese di ciottoli bianchi, come se un antico fiume si fosse addormentato lasciando le sue ossa in vista.
Si possono distinguere tre fasce di vegetazione: quella delle grave (le pietraie), caratterizzata da licheni, arbusti nani, muschi ed erbe a chiazze; il magredo primitivo, con prati stepposi più estesi, l’erica, i fiordalisi e le splendide orchidee selvatiche; e il magredo evoluto, dove la presenza dell’erba si fa più costante.
Il territorio brullo è inaspettatamente popolato da uccelli – tra cui anche alcune specie predatorie, come gheppi e poiane – rettili e piccoli mammiferi, tipici di questo habitat, come lepri, volpi, tassi e caprioli.
La Direttiva Habitat, al centro della politica comunitaria europea in materia di conservazione della biodiversità, ha accolto i “Magredi del Cellina” tra i “Siti di Importanza Comunitaria” (S.I.C.) riconosciuti dall’Unione Europea.

Il Cellina

Uno scenario perfetto per il cicloturismo

Il territorio si presta perfettamente al cicloturismo per la semplicità della percorrenza, pianeggiante, abbinata alla possibilità di apprezzare lo splendido panorama che permette allo sguardo di estendersi per molti chilometri fino a scorgere le vette dei monti in lontananza.
Magnifici sono gli stacchi di colore tra le distese sassose, abbracciate dalle macchie verdi e rossastre della vegetazione ad arbusto.

Per scoprire da vicino la bellezza dei magredi il nostro consiglio è di perlustrare con una bella passeggiata – o in bicicletta – la zona che circonda il centro urbano di Cordenons, comune delimitato dal torrente Cellina, ad est, e dal fiume Meduna, a sud.
Dalla zona dei Magredi è possibile proseguire fino alla spettacolare zona confinante, quella delle risorgive del Vinchiaruzzo. In quest’area, caratterizzata da un terreno meno permeabile, le acque filtrate nei Magredi sgorgano a tratti in superficie, sfiorando il suolo nelle olle per poi esplodere in fontanai a  pressione. La vegetazione si arricchisce di zone boschive a salici, pioppi e frassini.


Un paesaggio che racconta storie di terra

Nonostante l’aspetto “vuoto”, i magredi sono tutto fuorché deserti culturali.
Qui sono passati eserciti romani e contadini friulani, qui si sono intrecciati riti rurali, leggende di confine e identità resistenti.
I contadini hanno imparato a coltivare anche dove sembrava impossibile, e le comunità locali hanno sviluppato una cultura dell’adattamento e del rispetto per la terra, che oggi torna più attuale che mai.
Il paesaggio stesso è parte della Rete Natura 2000, riconosciuto come area di valore ambientale europeo per la sua biodiversità.
Dopo una pedalata o una camminata tra i ghiareti, niente di meglio di una sosta in una delle aziende agricole del territorio.
I magredi, paradossalmente, sono anche terra di buon vino: qui nascono bianchi sapidi e freschi, grazie al microclima e al suolo drenante.
Prova un Friulano Doc o una Ribolla gialla, magari con un tagliere di formaggi locali e salumi d’alpeggio.

 

Udine la città del Tiepolo, cuore del Friuli

Udine la città del Tiepolo, cuore del Friuli

Fascino discreto  varie influenze culturali. Una città che è un mix affascinante di storia, arte e tradizioni locali. Meno conosciuta di Venezia Udine è una città che offre una ricchezza culturale unica e un’accoglienza autentica.
Una città colta antica e moderna dove si parla ancora il friulano una lingua minoritaria riconosciuta ufficialmente a livello nazionale tanto che sarete incuriositi nel vedere anche i cartelli stradali e insegne in bilingue (italiano e friulano).
Una città dalle origini antiche col nome latino di “Utina”,
ma alcuni ritengono che sia ancora più antica e legata alle popolazioni celtiche e alle prime popolazioni friulane. Durante il Medioevo, la città crebbe d’importanza, divenendo il centro amministrativo e religioso della regione ma fu dal 1420, ovvero quando entrò sotto il dominio della Repubblica di Venezia, che sboccio lasciando a noi oggi una forte impronta artistica e culturale.


La città del Tiepolo

Udine è spesso chiamata la “città del Tiepolo” a testimoniare quanto forte e stretto fu il rapporto con Giambattista Tiepolo uno dei maestri dell’arte italiana. Un genio veneziano del XVIII secolo celebre per i suoi affreschi i luminosi e per la capacità di dare vita a personaggi e scene bibliche con una teatralità unica.
Il suo legame con Udine iniziò nel 1726, quando venne invitato dal Patriarca Dionisio Delfino a decorare il Palazzo Patriarcale della città. Un incarico che segnò l’inizio di una relazione duratura tra l’artista e la città che continuò a ospitarlo per diversi anni, diventando una sorta di “seconda casa” per il pittore.
Proprio per questo Udine è una delle poche città in Italia a custodire un nucleo così significativo delle sue opere.
Il cosiddetto percorso tiepolesco rappresenta un itinerario ideale per scoprire la città attraverso la sua architettura e la sua arte sacra.
L’itinerario si snoda attraverso alcuni dei luoghi simbolo della città, che conservano capolavori di arte sacra e affreschi magistrali.
Inevitabile partire dal Palazzo del Patriarcato e della sua spettacolare s
ala del Trono che rappresenta il cuore dell’opera di Tiepolo a Udine dove l’artista dipinse diversi cicli di affreschi. Questa sala è uno degli ambienti più spettacolari, decorato con scene della vita di Abramo e dei patriarchi.
Nella cappella del Palazzo, Tiepolo dipinse “L’Adorazione dei Magi”, un’opera di grande impatto, caratterizzata da una vivida rappresentazione dei personaggi e una cura meticolosa nei dettagli. Spostiamoci poi al Museo Diocesano dov’è possibile ammirare altri affreschi dell’artista, come le scene dell’Antico Testamento e quelle della “Caduta degli Angeli Ribelli”, dove il pittore unisce drammaticità e colori intensi.
Altra tappa imprescindibile è il Duomo di Udine, dove Tiepolo realizzò una serie di affreschi nella Cappella del Santissimo Sacramento. Affreschi che rappresentano scene bibliche come il “Sacrificio di Isacco” e “Davide che suona l’arpa”. Qui, Tiepolo dimostra tutta la sua maestria nella resa dei volti e nel gioco delle ombre.
 Accanto al Duomo si trova l’Oratorio della Purità, un gioiello artistico che ospita la “Madonna con Bambino” e altri affreschi commissionati al Tiepolo. La facciata sobria dell’oratorio nasconde un interno riccamente decorato, dove il pittore impiegò colori chiari e vivaci per dare alle figure un’aria angelica.
Spostiamoci infine nella chiesa di Sant’Antonio Abate dove
Tiepolo dipinse uno dei suoi primi lavori friulani: la “Pietà”, un’opera di intensa spiritualità e drammaticità. È una rappresentazione commovente della scena sacra, dove il maestro usa il chiaroscuro per creare un’atmosfera di grande pathos.

La Loggia del Lionello

Non solo Tiepolo, cos’altro vedere in città

Tiepolo come abbiamo visto è uno degli artisti più rappresentativi della città, ma Udine vanta anche altre attrazioni culturali che completano l’esperienza artistica rendendola una città artisticamente e culturalmente viva. Meritevole di una visita la Pinacoteca situata all’interno del Castello di Udine. Una galleria d’arte che contiene opere d’arte moderna e contemporanea e permette di ampliare il percorso artistico iniziato con Tiepolo.
E già che siete qui visitate tutto il castello che si trova nel cuore della città su una collina ed è un autentico simbolo cittadino risalente
al XVI secolo e magnifico esempio di architettura rinascimentale. Oltre alla Pinacoteca da visitare al suo interno i Musei Civici con collezioni di arte antica e moderna  e il Museo Archeologico.
Prima di salire al Castello vi trovate nell’elegante piazza della Libertà cuore della città con le sue architetture veneziane e i suoi eleganti edifici oltre che al loggiato di San Giovanni che è considerata una delle piazze più belle del Friuli e dell’ Italia.  Piazza della Libertà è il cuore della città e ricorda le architetture veneziane con i suoi edifici eleganti e la magnifica Loggia del Lionello, splendido edificio gotico veneziano, con le sue strisce bianche e rosa, capolavoro del XV secolo e uno dei simboli di Udine. Di fronte è la torre dell’Orologio decorata con le statue di due mori che battono le ore e che ricorda il celebre orologio di Piazza San Marco a Venezia.

Lungo il canale Ledra

Lungo il canale Ledra, un percorso fra storia e natura

Per scoprire un’Udine meno conosciuta e più intima vi proponiamo un itinerario affascinante lungo il canale Ledra che offre uno scorcio autentico e tranquillo della città, con ponti e scorci suggestivi.
Una full immersion
in una parte autentica e un po’ nascosta della città, lontana dal trambusto, dai salotti dei tavolini all’aperto dei bar e delle piazze principali.
Il Canale Ledra ha un forte significato storico e culturale per Udine rappresentando un’importante via d’acqua che forniva ricchezza alla città.
Ha origini antiche ed è legato allo sviluppo economico della città. Fu realizzato nel Medioevo per portare l’acqua dal fiume Ledra, un affluente del Tagliamento, fino alla città di Udine che attraversava alimentando mulini e fornendo acqua a laboratori e officine. Le attività produttive, come la lavorazione della lana e della seta, sfruttavano il flusso dell’acqua, facendo del Ledra una risorsa vitale per l’economia cittadina. Col passare del tempo e con lo sviluppo industriale moderno, molte di queste attività sono scomparse, ma il canale è rimasto come memoria della vecchia Udine operosa che fu.
Oggi, il percorso lungo il Canale Ledra è ideale per una passeggiata o un giro in bicicletta via dai rumori e dalla folla. Attraversarlo vuol dire attraversare diversi quartieri, dare uno sguardo alla Udine più autentica e residenziale, lontana dai classici circuiti turistici. Il canale lo si può attraversare su diversi ponti; ciascuno con un carattere unico e scorci pittoreschi diversi sulla città. Ogni ponte offre un punto di osservazione privilegiato sul corso d’acqua, in cui si riflettono alberi e antichi edifici. Bellissimi alcuni edifici storici lungo il canale fra cui antichi mulini oggi in molti casi restaurati o riconvertiti in abitazioni, ma mantengono ancora dettagli architettonici che ricordano il loro passato industriale.
Il Ledra era anche un punto di ritrovo della vita sociale per molte lavandaie e artigiani che lungo le sue rive s’incontravano per lavare i panni, ma anche per scambiarsi storie, creare legami e fare comunità. Alcuni racconti di questo passato vivono ancora nella memoria collettiva degli udinesi.
Recentemente lungo il canale sono stati fatti vari interventi migliorativi con percorsi pedonali e ciclabili, illuminazione e aree di sosta per i cittadini con tanto di localini dove fermarsi a bere qualcosa sentendo lo scorrere dell’acqua in sottofondo. Vicino al canale si trovano infatti alcune osterie e bar tradizionali dove poter assaporare un buon bicchiere di vino friulano e stuzzichini locali. Fermati per una pausa per gustare un “tajut” (il tipico bicchiere di vino friulano).

 

“Terre Tagliamento Festival”: cultura ed escursioni di qua e di là dal fiume

“Terre Tagliamento Festival”: cultura ed escursioni di qua e di là dal fiume

Quattro giorni di escursioni a piedi e in bicicletta, passeggiate e spettacoli nei suggestivi centri storici e nell’ambiente naturale degli otto comuni friulani del Distretto del Commercio Terre Tagliamento, alla scoperta delle voci, dei suoni, dei sapori e delle storie di questo territorio.
Dal 3 al 6 ottobre 2024 torna il Terre Tagliamento Festival, arrivato alla seconda edizione, che anche quest’anno “saltellerà” come un anfibio tra i borghi del sanvitese sulla riva destra del Tagliamento, accompagnando il pubblico in luoghi suggestivi e significativi per la storia, la tradizione e il commercio locale.


Il festival che racconta il Friuli

Gli spettacoli vedranno la partecipazione di eccellenze del mondo culturale e teatrale friulano, come gli artisti della compagnia La Radice Selvatica, Molino Rosenkranz e il duo Nicoletta Oscuro e Matteo Sgobino. A far loro da filo conduttore grandi e piccole storie di personalità e luoghi del Friuli e del Tagliamento.
Non mancheranno proposte da fuori regione, come il nuovo spettacolo dedicato a Pier Paolo Pasolini di Massimo Zamboni, una prima nazionale al Teatro Arrigoni di San Vito al Tagliamento firmata dal celebre fondatore di CCCP e CSI.
Al Teatro di Casarsa della Delizia spazio all’intrigo di invenzioni e narrazioni dell’Orlando Furioso grazie alla viva voce di Roberto Mercadini, i monologhi del quale hanno riempito i teatri di tutta Italia e raggiunto la viralità su Youtube. Ancora l’arte della narrazione all’Auditorium di Sesto al Reghena con il racconto delle più grandi e bizzarre menti letterarie nello spettacolo La strategia dell’ostrica di Claudio Morici, grande divulgatore, tanto sul web e TV che a teatro, di biografie che spesso dal tragico sfociano nel comico. Un tocco di musica al femminile con MadEmoiselles Sarabande, duo pianistico a quattro mani che interpreta i grandi classici e composizioni contemporanee con leggerezza, semplicità̀ e piccoli aneddoti scanzonati.

Castello Valvasone Arzene

A spasso fra alcuni dei paesi più belli d’Italia

Le passeggiate a piedi permetteranno di scoprire gli angoli nascosti e le realtà economiche che tengono vivi i centri storici di borghi tra “i Più Belli d’Italia” come Cordovado, Valvasone e Sesto al Reghena, e comuni “Bandiera Arancione” del Touring Club come San Vito al Tagliamento; mentre le escursioni in bicicletta esploreranno le frazioni, i vigneti e gli argini naturali del Tagliamento, con un’attenzione anche per l’accessibilità rivolta alle disabilità nella mattinata della domenica. Non mancherà l’attenzione ai più giovani e alla famiglie con la caccia al tesoro medievale di Valvasone Arzene.
Gli eventi culturali saranno anche l’occasione per vivere le strade e le piazze degli otto comuni del Distretto del Commercio.
La novità di questa edizione è infatti l’integrazione con la rete di attività locali che, oltre ad essere interessati da passeggiate e attività cittadine, saranno parte attiva con proposte, decorazioni e promozioni. Verranno organizzati aperitivi e degustazioni in concomitanza degli eventi in programma e sarà possibile gustare menù convenzionati dedicati al festival, un evento che nei giorni della manifestazione diventa vetrina delle specialità enogastronomiche locali.
Ogni comune del distretto Terre del Tagliamento ha una storia unica, spesso legata alla viticoltura, a castelli medievali o a abbazie antiche, offrendo così una vasta gamma di esperienze autentiche lontane dai percorsi turistici più affollati.
Ad esempio, i borghi medievali come Valvasone Arzene e Cordovado sono noti per la loro architettura storica, mentre i paesaggi del fiume Tagliamento, uno degli ultimi grandi fiumi d’Europa che mantiene un corso naturale incontaminato, rappresentano una meta perfetta per chi cerca escursioni in natura.
Gli otto comuni del distretto sono: Casarsa della Delizia, Cordovado, Morsano al Tagliamento, San Giorgio della Richinvelda, San Martino al Tagliamento, San Vito al Tagliamento, Sesto al Reghena e Valvasone Arzene

La rana simbolo del Tagliamento

Tagliamento: il fiume “selvaggio”

Il simbolo del progetto Terre del Tagliamento è la rana rossa di Lataste, un piccolo anfibio autoctono dal corpo snello e affusolato, con una colorazione marrone-rossiccia. L’anfibio che vive principalmente nelle aree umide e boschive, spesso in prossimità di fiumi, torrenti e zone alluvionali rappresenta l’identità dell’area del fiume dove trova rifugio tra la vegetazione e acqua.
Il Tagliamento vale la pena di essere conosciuto meglio perché è uno dei fiumi più importanti e affascinanti d’Italia, spesso considerato l’ultimo fiume alpino a regime fluviale naturale in Europa.
Questo corso d’acqua attraversa il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, con una lunghezza di circa 170 chilometri, e la sua sorgente si trova a Passo della Mauria, nelle Alpi Carniche, mentre sfocia nel Mar Adriatico vicino a Lignano Sabbiadoro.