Il tempio del vino nel salotto del Chianti: l’Enoteca Falorni sposa i Viticoltori di Greve in Chianti

Il tempio del vino nel salotto del Chianti: l’Enoteca Falorni sposa i Viticoltori di Greve in Chianti

L’Enoteca Falorni di Greve in Chianti (Firenze) ritrova le proprie origini di storico “tempio del vino” e riapre i suoi spazi con eventi per tutti gli amanti del vino, degustazioni a tema, presentazioni delle
cantine attive sul territorio e corsi di sommelier professionisti, in collaborazione con i Viticoltori di Greve in
Chianti, l’associazione che tutela e promuove il territorio grevigiano.


Un ritorno atteso 100 anni!

Il ritorno dei Viticoltori di Greve in Chianti nelle storiche Cantine di Greve in Chianti sancisce l’unione tra Enoteca Falorni e i produttori.
E’ l’antica targhetta, restaurata e appesa all’entrata dell’Enoteca, a
simboleggiare il rapporto dei Produttori dei Vini del Chianti, che ha sancito nel 1906 l’inaugurazione stessa delle Cantine.
Dopo oltre 100 anni, torna a casa il simbolo del territorio, al fine di promuovere e far
conoscere ancora di più i vini del territorio.
“Il nostro desiderio è quello di rafforzare la collaborazione con tutti i produttori – ha dichiarato Chiara
Bencistà Falorni, che gestisce l’Enoteca – offrendo l’opportunità di allestire lo spazio all’entrata dell’Enoteca
con tutto quello che più li rappresenta, nel modo che loro preferiscono.
L’idea è quella di far appassionare le
persone a questa bellissima realtà, unendo il passato con il presente. La degustazione è il modo più importante per riuscire nel nostro intento, per questo metteremo il Chianti Classico Annata di ciascuna azienda coinvolta in degustazione nelle macchine Enomatic per il periodo che va da aprile ad ottobre”.


Un ricco calendario per tutti

A marzo dunque la presentazione del progetto in collaborazione con i Viticoltori di Greve in Chianti, i cui
appuntamenti si terranno una volta al mese, dal 18 aprile per proseguire il 23 maggio, 20 giugno, 18 luglio, 18 agosto, 19 settembre.
Per tutti i winelovers, saranno presto annunciati corsi di sommelier professionali e
degustazioni a tema, incontri con i produttori di vini e serate culturali, per stimolare sempre i più curiosi e coloro alla ricerca di qualcosa di diverso.
Sarà presto visitabile nuovamente anche Il Museo del Vino, di
recente ristrutturazione, sempre di proprietà della famiglia Falorni, proprio di fronte all’Enoteca, con percorsi guidati che partiranno dall’Enoteca. Così in tavola, così nel tempo libero, grazie alla storia della famiglia Falorni, che porta in tavola i salumi di alta qualità da oltre 200 anni, dal cuore del Chianti, tramandando di padre in figlio i segreti di antiche ricette e il sapere artigiano delle lavorazioni.


Un luogo da vivere tutti i giorni

Tutti i giorni all’Enoteca Falorni si potrà inoltre scegliere il proprio vino tra 1000 etichette: rossi, bianchi e
bollicine da degustare al tavolo allo stesso prezzo di vendita dello scaffale. Inoltre, si può scegliere la
degustazione a bicchiere scegliendo tra oltre 100 vini, da spillare in libertà grazie agli innovativi wine
dispenser Enomatic® (brevetto della Famiglia Bencistà Falorni).
L’Enoteca Falorni (in piazza delle Cantine, 6), rilancia così il suo “salotto del Chianti”: uno spazio elegante e allo stesso tempo informale, pronto a esaltare i sensi attraverso un’esperienza eno-gastronomica a 360°.
La ristrutturazione degli ultimi anni ha infatti avuto come focus la valorizzazione del “vivere l’enoteca” come
spazio di aggregazione, socializzazione e degustazione di qualità in un contesto molto avvolgente.
L’imponente bancone di pelle e marmo, i salotti in velluto capitonné e il recente camino impreziosiscono
l’offerta del locale. L’Enoteca si presenta al pubblico con una nuova offerta che unisce gusto e attenzione per il territorio, con la presentazione dei migliori prodotti locali e la partecipazione di chi porta il Chianti
fiorentino ad essere riconosciuto come eccellenza nazionale e non solo.

Spighe verdi 2023. Ecco le località rurali più virtuose d’Italia

Spighe verdi 2023. Ecco le località rurali più virtuose d’Italia

72 località rurali per 14 regioni potranno fregiarsi, nell’ottava edizione, del riconoscimento Spighe Verdi 2023, rispetto alle 63 dello scorso anno: 12 sono i nuovi ingressi, 3 i Comuni non confermati.
Spighe Verdi è un programma nazionale della Fee – Foundation for Environmental Education, (l’organizzazione che rilascia nel mondo il riconoscimento Bandiera Blu per le località costiere) che premia i Comuni rurali che gestiscono il territorio in modo virtuoso.

PortoTolle – Photo credit Luigi Prearo on VisualHunt.com

Gli indicatori che assegnano le “spighe”

Per individuarli, Fee Italia ha definito con Confagricoltura un set di indicatori che comprendono tutti i settori della cultura, dell’ambiente, del terroir e della promozione..
Tra gli indicatori per assegnare le Spighe Verdi ci sono: la partecipazione pubblica; l’educazione allo sviluppo sostenibile; il corretto uso del suolo; la presenza di produzioni agricole tipiche, la sostenibilità e l’innovazione in agricoltura; la qualità dell’offerta turistica; l’esistenza e il grado di funzionalità degli impianti di depurazione; la gestione dei rifiuti con particolare riguardo alla raccolta differenziata; la valorizzazione delle aree naturalistiche eventualmente presenti sul territorio e del paesaggio; la cura dell’arredo urbano; l’accessibilità per tutti senza limitazioni.

Fiesole, Photo credit Bruco Luna

Il Piemonte ottiene il maggior numero di “spighe”, ben 12

Matelica

Il Piemonte sempre più lanciato nella promozione turistica (leggi qui) fa da pigliatutto con ben 12 località che si sono viste assegnare le spighe verdi 2023 che vanno ad Alba, Bra, Canelli, Centallo, Castiglione Falletto, Cherasco, Gamalero, Guarene, Monforte d’Alba, Pralormo, Santo Stefano Belbo e Volpedo.

Alle sue spalle segue la Toscana che ottiene 9 riconoscimenti (Bibbona, Castellina in Chianti, Castiglione della Pescaia, Castagneto Carducci, Fiesole, Greve in Chianti, Grosseto, Massa Marittima, Orbetello) seguono con 8 località le Marche con Esanatoglia, Grottammare, Matelica, Mondolfo, Montecassiano, Montelupone, Numana, Sirolo e la Calabria con Belcastro, Crosia, Miglierina, Montegiordano, Roseto Capo Spulico, Santa Maria del Cedro, Sellia, Trebisacce.

Gaeta, Photo credit Stefano Avoli

La Puglia ottiene 7 comuni Spighe Verdi (Andria, Bisceglie, Castellaneta, Carovigno, Maruggio, Ostuni, Troia).così come l’Umbria che vede premiate Acquasparta, Deruta, Montecastrilli, Montefalco, Norcia, Scheggino, Todi.
La Campania ottiene 6 riconoscimenti con Agropoli, Ascea, Capaccio-Paestum, Foiano di Val Fortore, Massa Lubrense, Positano. Sono
5 invece le località del Lazio premiate: Canale Monterano, Gaeta, Pontinia, Rivodutri, Sabaudia.
Veneto (Montagnana e Porto Tolle), Liguria (Lavagna e Sanremo), Abruzzo (Gioia dei Marsi e Tortoreto) e Lombardia (Ome e Sant’Alessio con Vialone).vantano 2 località ciascuna.
Infine u
no è il comune in Emilia-Romagna ovvero Parma ed entra per la prima volta in graduatoria la Basilicata con il comune di Nova Siri.

 

Sono di Castel Ruggero gli unici oli medaglia d’oro nella Dop Chianti Classico secondo il Japan Olive Oil Prize

Sono di Castel Ruggero gli unici oli medaglia d’oro nella Dop Chianti Classico secondo il Japan Olive Oil Prize

Il miglior olio Dop Chianti Classico al mondo è prodotto a   : lo certificano le due medaglie d’oro conquistate dall’azienda Castel Ruggero Pellegrini all’ultima edizione del Japan Olive Oil Prize di Tokyo.

La competizione – una tra le più prestigiose a livello globale per il segmento – si è rivelata serrata, con oli provenienti da 20 Paesi diversi e un panel internazionale di esperti in giuria. A spuntarla è stata proprio l’azienda del Chianti, incastonata tra i Comuni di Bagno a Ripoli e Greve in Chianti. I riconoscimenti sono   andati agli oli “Ruggente” e “Idea”, declinazioni differenti della medesima filosofia. Ilsuccesso, peraltro, bissa quello ottenuto non più tardi di un anno fa, sempre al Joop.

“Ogni volta che partecipiamo ad un concorso internazionale – commenta il proprietario dell’azienda, Clemente Pellegrini Strozzi – portiamo a casa risultati prestigiosi. Era già successo un paio di settimane fa, in occasione della New York Olive Oil Competition, ed è accaduto ancora. Ci riusciamo – spiega – ricorrendo a procedimenti agronomici che fanno leva sulla qualità, sfruttando i principi del precision farming e aderendo ai protocolli dell’agricoltura biologica. Questo ci consente di adeguare la tradizionale coltivazione toscana di qualità alle esigenze del mercato, che richiede una stabilità quantitativa del prodotto”.

Adagiata su dolci colline composte di terreni argillosi ed esposta prevalentemente al sud, la proprietà ha radici rinascimentali e racconta una vicenda ininterrotta: “Questo – prosegue Pellegrini – è stato sempre un posto speciale per fare agricoltura, fin dal XV secolo, quando era abitato dalla famiglia Alamanni. La peculiarità del terreno facilita la nostra mission: le argille, ad esempio, consentono alle piante di non andare in una condizione di stress termico radicale. In questo modo gli olivi lavorano sempre, producendo sostanze evolute che conferiscono un sapore unico al nostro olio”.

Un prodotto che, come è stato appurato dagli enti certificatori preposti, non è soltanto molto buono, ma fa anche bene. “Il nostro olio contiene concentrazioni altissime di polifenoli antiossidanti (circa 800 mg/kg) e il suo consumo contribuisce quindi in modo significativo a ridurre le tipiche infiammazioni in cui incorre l’organismo”.

Caratteristiche peculiari, che hanno conquistato il Giappone: “Lì – racconta ancora Pellegrini – il livello di fidelizzazione raggiunto è altissimo. Si tratta di un popolo che, per cultura, si lega molto al prodotto e che si mostra estremamente rispettoso verso la qualità dell’ambiente. Questo è il mercato in cui siamo cresciuti di più poiché la mancanza di una produzione interna favorisce, a parità di prezzo dell’export, l’olio di maggiore qualità. Il Joop, poi, è un concorso sempre stimolante: in fondo, premia l’onestà del prodotto”.

“Ruggente”, autentica cartolina organolettica dell’azienda, è un olio connotato da un’alta ricchezza aromatica. “Cerchiamo di mantenerlo costante sotto il profilo gustativo di anno in anno. Le nostre colline sono dolci, molto calde di giorno e capaci di raffreddarsi in fretta quando arriva la notte. Un contrasto tra eleganza, armonia e intensità che si riflette nelle componenti aromatiche del prodotto”.

“Idea”, invece, vuole descrivere l’annata e quindi cambia ogni raccolto: “L’agricoltura – conclude Pellegrini Strozzi – si evolve senza sosta. Ogni stagione propone sfumature e varietà differenti. Questo prodotto vuole raccontare la storia di un singolo anno: è un monovarietale di moraiolo raccolto interamente il 20 novembre, dunque molto tardivo. Un prodotto elegante, archetipo di un olio toscano che ha incassato un grande successo, al punto da andare esaurito”.

Castel Ruggero Pellegrini – una produzione dal 4mila litri all’anno – intanto, rilancia: sui 25 ettari di terreno sono oggi disposte 3300 piante, ma proprio in questi giorni se ne stanno piantando altre 2800, adeguando, al solito, i sistemi dell’agricoltura moderna ai canoni della sostenibilità ambientale.

Bicci Di Lorenzo, da S.Maria del Fiore a UzzanoBicci Di Lorenzo, from S.Maria del Fiore to Uzzano

Bicci di Lorenzo, esponente di punta di una delle più prolifiche botteghe fiorentine, fu uno dei pittori più produttivi che operò in Firenze fra la fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento. Il padre, Lorenzo di Bicci, era anche lui rinomato pittore esponente di quella pittura tardo gotica che tanti capolavori ha lasciato nella Firenze trecentesca.
Non era certo facile farsi spazio nella pittura fiorentina di quell’epoca dominata dai grandi geni di Masaccio e Piero della Francesca.

L’esordio giovanile del pittore non si allontana molto dai modelli paterni e solo in seguito, con l’influsso di Lorenzo Monaco e Gentile da Fabriano seppe rivitalizzare la sua arte, che non è certo innovatrice. Tuttavia la sua pittura è piacevole ed incontra il gusto dei committenti che sempre più spesso mostrano di apprezzare i temi apertamente popolari che l’artista va proponendo, non solo a Firenze (dalla tavola dei Santi Cosma e Damiano in S.Maria del Fiore al tabernacolo del Canto alla Cuculia in S.Frediano) ma anche nel contado, anzi è soprattutto merito della sua prolifica bottega se la cultura pittorica della scuola fiorentina riuscì a raggiungere le più sperdute parrocchie del contado.

Molte sue opere ancora oggi si possono ammirare nel territorio circostante la città; ricordiamo il tabernacolo con la Madonna, il Bambini e Santi di Ponte a Greve rammentato anche dal Vasari; a S.Martino a Gangalandi affresca il bel tempietto del battistero con le storie di S.Martino, tema a lui caro che sarà ripreso anche nella tavola di S.Martino a Uzzano, oggi spostata nella chiesa di S.Croce a Greve.
Il trittico di Uzzano si presenta ancora oggi nella originale cornice gotica monocuspidata.

Nella parte centrale è rappresentata una classica ma delicata immagine della Vergine col Bambino, ai lati due coppie di Santi, fra cui il vescovo Donato cui è dedicata una chiesetta nelle vicinanze di Greti. Nella predella vi sono rappresentati episodi della vita del santo, in particolare va considerato quello celebre della donazione del mantello al povero; nella cuspide la Crocifissione.

Questa tavola ha sofferto, oltre lo spostamento dalla sede originaria, anche un furto (nell’agosto del 1979) che rischiò di farla scomparire per sempre dall’elenco delle opere d’arte del contado chiantigiano. Fortunatamente recuperata dalle forze dell’arma dei Carabinieri al confine con la Svizzera, fu poi restaurata e ricollocata nella chiesa di S.Croce a Greve dove ancora oggi può essere venerata e ammirata.Bicci di Lorenzo, the most important exponent from one of the most prolific workshops in Florence, was an extremely productive painter working in Florence between the late 14th century and the first half of the 15th century. His Casino En Ligne father, Lorenzo di Bicci, was also a famous painter of the typical late Gothic style that was to leave so many masterpieces in 14th century Florence.
With the painting in Florence dominated by the genius of Masaccio and Piero della Francesca, it was certainly not easy for a painter to make a name for himself in that period.

The early painting of the young artist was very similar to his father’s style and it was not until later, under the influence of Lorenzo Monaco and Gentile da Fabriano, that he discovered ways of introducing new vitality into his art, though he was never to be an innovative painter. However his work was extremely pleasing and easily met the tastes of his clients, who frequently showed their appreciation of the clearly popular subjects executed by the artist; this was not only in Florence (with the panel of the Saints Cosma and Damiano in S. Maria del Fiore and the tabernacle of the Canto alla Cuculia in S. Frediano), but also in the surrounding countryside: the painting culture of the Florentine school reached some of the most isolated parishes in the district, thanks to his prolific workshop.

Many of his works can still be admired in the country areas around the city; these include the tabernacle with the Madonna and Child with Saints at Ponte a Greve, also mentioned by Vasari: he also frescoed the pretty shrine in the baptistery of S. Martino a Gangalandi with stories of St. Martin, one of his favourite subjects, which he later repeated in the panel of S. Martino at Uzzano, now in the Church of S. Croce at Greve.

The Uzzano triptych still possesses its original single-cusped Gothic frame. The centre panel contains a classic but delicate painting of the Virgin and Child, with two pairs of Saints in the side panels, among them Bishop Donatus, to whom a small church is dedicated near Greti. The predella contains illustrations of episodes from the life of the saint, and the famous scene of the donation of the cloak to the poor man is certainly worth studying with care; the Crucifxion is in the cusp.

Apart from being taken away from its original setting, the panel was also stolen (in August 1979) and risked disappearing for ever from the list of the works of art in the Chianti countryside. Luckily the police discovered it on the Swiss border, it was then restored and hung in the church of S. Croce at Greve where it can still be worshipped and admired to this day.

Le Cantine di GreveLe Cantine di Greve

Le Cantine di Greve in Chianti è una delle enoteche più grandi ed importanti d’Italia. Si trova nel sottosuolo del centro storico di Greve in Chianti.

Grazie all’innovativo sistema di degustazione si possono degustare più di 140 vini diversi, 18 oli d’oliva, ma anche assaggi di formaggi e salumi tipici grevigiani.
La degustazione funziona con la Wine Card.

A disposizione dei clienti un ottimo servizio di spedizione con consegna in tutto il mondo.
All’interno dell’enoteca si trova anche il Museo del Vino, visitabile gratuitamente

Piazza delle Cantine, 2
50020 – Greve in Chianti (FI)
Tel.: 0558546404
Sito ufficiale: www.lecantine.it

info@lecantine.it

The Garcinia Cambogia Reviews Cantine di Greve in Chianti is onee of the biggest and more important wine cellar of Italy. It’s situated under the old town of Greve in Chianti.

With an innovative tating system, it’s possible to taste more than 140 types of wine, 18 olive oil, various kinds of cheese and “Grevigiani” salumes.
Tasting works with the Wine Card.

For our clients, we have an excellent worlwide delivery service.
Inside the wine cellar these is the Wine Museum, with free entrance.

Piazza delle Cantine, 2
50020 – Greve in Chianti (FI)
Tel.: 0558546404
Sito ufficiale: www.lecantine.it
info@lecantine.it