Alla scoperta (esclusiva) di Giannutri. Due appuntamenti da prenotare

Alla scoperta (esclusiva) di Giannutri. Due appuntamenti da prenotare

All’inizio della primavera, un’intera giornata a Giannutri, perla dell’Arcipelago Toscano per vivere un’esperienza esclusiva con visita dell’area archeologica della Villa Romana e trekking naturalistico con le Guide Parco.
È possibile prenotare direttamente su www.parcoarcipelago.info/giannutri. il passaggio in motonave, l’escursione naturalistica e la visita al sito archeologico della Villa Romana dei Domizi Enobarbi arricchito da nuovi elementi archeologici oggetto di recenti restauri; infatti in seguito alle operazioni di consolidamento di tre stanze mosaicate, tornano a splendere gli ambienti delle tabernae, decorati da mosaici geometrici.

Una proposta completa che consente al visitatore di scoprire tutti i tesori della più meridionale delle isole dell’Arcipelago sulla quale Parco sta lavorando per migliorarne la fruizione i suoi servizi.  Già a luglio 2020 sono stati inaugurati i bagni pubblici realizzati dal Parco Nazionale grazie alla collaborazione con il Comune di Isola del Giglio che ha concesso il terreno. Un primo significativo passo verso la creazione di un centro funzionale pubblico il cui cantiere ha già portato alla bonifica dell’area interessata dai ruderi di vecchi cantieri.

Interventi che si aggiungono a quelli della Soprintendenza per la ristrutturazione dell’immobile a Cala Maestra. Segnali importanti che testimoniano l’attenzione sulla piccola isola e il reimpiego sul territorio anche delle risorse introitate con il ticket di ingresso all’Isola.

Isola di Giannutri, foto Roberto Ridi per il PNAT

Dettagli della visita prevista per il 19 marzo e il 24 aprile. Ritrovo ore 9:00 con la guida a Porto Santo Stefano, imbarco Banchina Toscana traghetto Maregiglio (partenza ore 9:30. Arrivo a Giannutri dopo un’ora di navigazione.
Visita guidata al complesso archeologico della Villa Romana; dalla baia di Cala Maestra si raggiungono i resti di una Villa di epoca romana tra le scogliere rocciose e i sentieri profumati della macchia mediterranea. A seguire la visita naturalistica, trekking al Faro, che porterà i partecipanti all’interno dell’area protetta e avrà durata di circa due ore, il percorso sarà adeguato alla stagione e alle condizioni metereologiche. La pausa pranzo, con pranzo al sacco a cura dei partecipanti, sarà prevista al termine della visita storica o lungo il percorso naturalistico in base al tempo a disposizione. Partenza da Giannutri alle ore 16:00 e arrivo a Porto Santo Stefano perle 17:00 ca.
Costo: € 60 intero, ridotto € 40 ragazzi 5-12 anni, esenti bambini 0-4 anni.
Sarà possibile prenotare e acquistare online tutti i servizi del Parco. Rimane comunque a disposizione l’ufficio Info Park tel. 0565-908231, e-mail: info@parcoarcipelago.info.

La Toscana salva dall’estinzione quattro varietà di vecchie sementi

La Toscana salva dall’estinzione quattro varietà di vecchie sementi

Avremo ancora la fortuna di assaggiare una zuppa fatta col “cavolo torso” del Giglio, una  pomarola di “pomodori di scasso” o un piatto di “fagioli borlotti del minatore” ma anche di gustare una polenta di granturco di Castell’Azzara. Sono queste le quattro varietà che erano a rischio estinzione ma che sono state ufficialmente recuperate scongiurando dunque il pericolo di vederle perdute per sempre.

Sull’isola del Giglio tornano il cavolo torso e il pomodoro di scasso

Al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che ha portato avanti un progetto finanziato con il supporto dell’Università di Pisa, con l’aiuto e l’interessamento del Circolo Culturale Gigliese, va il merito di aver recuperato il Cavolo Torso e il Pomodoro di Scasso sull’Isola del Giglio.
E’ stata invece la Comunità del cibo e dell’agrobiodiversità dell’Amiata, grazie a un progetto finanziato realizzato con l’Università di Pisa,  a salvare il “fagiolo borlotto del minatore” e il “granturco di Castell’Azzara”.
”L’attività di recupero delle vecchie e dimenticate specie nostrane di interesse agricolo  – ha detto la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi –  diventa fondamentale per la conservazione di un patrimonio genetico unico e prezioso dal punto di vista agronomico, alimentare e culturale. Sosteniamo le comunità del cibo e le associazioni che si prendono in carico di salvarlo dall’estinzione nell’ottica di una valorizzazione dell’agrobiodiversità e nell’incremento della ricerca per aumentare la qualità dei frutti, ridurre l’impiego dei prodotti chimici in frutticoltura, contenere i costi di produzione e tutelare la biodiversità vegetale. Con la perdita dei semi non solo si perdono varietà ma si perde una fetta della nostra storia e della nostra identità culturale».

Il cavolo torso rinasce negli orti di Mortoleto

Il cavolo torso veniva coltivato sull’isola “ab immemorabile” e per fini gastronomici.  La varietà viene coltivata in piccoli orti familiari dell’Isola del Giglio ma sembra che gli agricoltori dell’isola coltivassero questa varietà da “più di quattro generazioni, oltre che negli orti della località del Mortoleto anche in molti altri luoghi dell’isola, nei quali i fattori pedologici conferiscono al terreno le caratteristiche colturali adatte”.
Il rischio di estinzione è alto sia per il numero dei coltivatori sia per l’età che hanno. Al rischio contribuisce anche la limitata dimensione delle superfici coltivate e l’assenza di un sistema di conservazione in situ ed ex situ che può da oggi partire grazie all’iscrizione al Repertorio regionale della LR 64/04 che  può essere un primo passo verso una vera valorizzazione del prodotto.

I pomodori di scasso che il prete piantò nei vigneti

Sul pomodoro di scasso si racconta che un sacerdote gigliese del ‘700, Domenico Aldi, soprannominato Fontana, dell’arcipretura di San Pietro e Paolo di Giglio Castello, avesse la passione di salare le acciughe e conservarle in giarrette, secondo la tradizione isolana.
Una volta all’anno andava a Firenze in un convento di frati a cui faceva omaggio delle sue acciughe e riceveva in cambio prodotti della campagna toscana. Una volta i frati gli regalarono dei semi di pomodoro che non avevano necessità di essere annaffiati purché fossero seminati in terreno ben dissodato: una caratteristica molto favorevole del terreno agrario del Giglio, isola molto siccitosa.
Così si pensò di piantare i semi nelle vigne che godono di una zappatura profonda che la Giglio è chiamata “scasso” . Nacquero così i pomodori che furono detti “Pomodori di scasso” o “Pomodori di Fontana”.  Da allora i pomodori introdotti da don Domenico Aldi vengono coltivati non negli orti ma nelle vigne, in particolare quando queste vengono periodicamente zappate più a fondo.
I frutti sono grossi, polilobati di color rosso intenso e vengono utilizzati soprattutto per la preparazione di conserve. La varietà è stata fino ad oggi coltivata da alcuni agricoltori dell’isola, che hanno mantenuto e conservato nel tempo questa tipicità locale. Questo tipo di pomodoro non  è solo molto adatto per fare salse, ma anche per “strusciarlo sul pane” o fare i pomodori secchi, soprattutto per la sua particolarità di contenere uno scarso quantitativo di acqua. 

Sull’Amiata rinascono il fagiolo borlotto del minatore e il granturco di Castell’Azzara

La Comunità del Cibo dell’Amiata, grazie al progetto l’Università di Pisa, ha potuto accertare il legame di questa varietà locale con il territorio amiatino. Il fagiolo in questione è stato conservato e da sempre coltivato da un agricoltore di Castell’Azzara, Alberto Lazzeri  – oggi deceduto –  e dalla sua famiglia alla quale il seme è stato tramandato dalle generazioni precedenti. Grazie alla costanza della famiglia Lazzeri, che lo ha riprodotto e custodito nel tempo, alcuni agricoltori della Comunità del Cibo dell’Amiata, hanno ripreso a coltivare questo fagiolo e ad apprezzarne sempre di più le caratteristiche qualitative. 
Il fagiolo borlotto del minatore veniva coltivato nei “granturcai” in consociazione con il granturco locale che fungeva da tutore alla pianta di fagiolo ed entrambe venivano raccolte a mano. 


Il borlotto coltivato fra il granturco

Il fagiolo borlotto si gusta dopo opportuno ammollo e lessatura, tipicamente utilizzato in minestre e zuppe; può anche essere consumato anche in bianco condito con sale, pepe, olio e aceto. Come tutti i fagioli borlotti, anche questo è particolarmente indicato nelle zuppe ed impiegato in un tipico piatto della tradizione locale chiamato “minestra con i ceciarelli” che sono realizzati con l’impasto di acqua e farina di grano duro. 

Il granturco di Castell’Azzara, pane dell’Amiata

Per il granturco di Castell’Azzara, dalle prime informazioni avute dagli agricoltori e dai vari soggetti interessati alla messa in sicurezza della varietà, emerge che, insieme alla castagna, è stato fin dalla metà del 1700 la principale fonte di sostentamento degli abitanti dell’area dell’Amiata. E’ rimasto fonte di sostentamento fino alla prima metà del 1900 quando poi venne quasi completamente sostituito da altri cereali, principalmente dal grano. La coltivazione del granturco venne così quasi del tutto interrotta a seguito anche della dismissione dell’attività mineraria con conseguente spopolamento delle aree montane e sub-montane del territorio amiatino. Grazie alla tenacia e lungimiranza di un agricoltore di Castell’Azzara, Silvio Papalini, i semi di questa varietà autoctona sono stati mantenuti nel tempo fino ad oggi.  
Con il granturco di Castell’Azzara si fa la polenta. Ai tempi, si tagliava a fette che venivano poi passate sulla piastra della stufa economica per renderle croccanti senza friggerle, accompagnate con formaggio. Oppure si faceva la semplice polenta accompagnata ai fegatelli di maiale.

 

 

Parco della Maremma, riapre dopo 4 anni uno degli itinerari più belli d’Italia

Parco della Maremma, riapre dopo 4 anni uno degli itinerari più belli d’Italia

Buone notizie per gli amanti della natura e degli straordinari paesaggi della nostra Italia.
Nel cuore del Parco della Maremma riapre domenica 29 gennaio dopo 4 anni di lavori uno dei più suggestivi ed apprezzati itinerari del parco, quello che collega Marina di Alberese alla bellissima e celebre spiaggia di Cala di Forno.

Per chi sarà in zona potrà unirsi alla passeggiata collettiva, attraverso la Pineta Granducale, la spiaggia di Collelungo e i bellissimi boschi che si affacciano a picco sulla spiaggia di Cala Rossa.
Luoghi magici e protetti, che potranno nuovamente svelarsi ai visitatori del Parco.
All’evento parteciperà anche il presidente della Regione Eugenio Giani, insieme al presidente del Parco Simone Rusci e agli assessori all’ambiente Monia Monni e al turismo Leonardo Marras.

A tempo di record sono stati eseguiti questi lavori di ripristino e pulitura dei sentieri, in modo da garantire la fruibilità in sicurezza di tutti i luoghi e poter restituire agli appassionati un tratto di costa tra i più suggestivi della Toscana e dell’Italia intera nonché simbolo della Maremma.

Indispensabile per questo traguardo è stata la collaborazione delle proprietà attraversate dal percorso: quella storica, di Antonella Vivarelli Colonna, e la nuova proprietà di Cala di Forno, del patron di Prada Patrizio Bertelli. Le due proprietà hanno firmato con il Parco convenzioni a titolo gratuito, dimostrando una fattiva e ritrovata sinergia con l’Ente.

La spiaggia di Cala di Forno è un piccolo fazzoletto di sabbia incastonato tra le colline boscate tra Talamone e Collelungo. Poco meno di un ettaro affacciato su un mare cristallino, che nulla ha da invidiare alle mete più esotiche.
Un luogo visitabile solo attraverso l’itinerario del Parco e per questo rimasto selvaggio e incontaminato.
Alle sue spalle solo l’antico edificio della dogana e gli sterminati boschi di lecci delle colline dell’Uccellina.

Per chi domenica vorrà partecipare alla passeggiata ecco il programma della giornata. Ore 9, ritrovo dei partecipanti a Marina di Alberese; 9.30 taglio del nastro e partenza del trekking lungo il percorso “breve”; 12 saluto delle autorità a Cala di Forno. Rientro dei partecipanti entro le ore 16.
L’evento inaugurale è gratuito.
E’ necessaria la prenotazione contattando il centro visite dal lunedì alla domenica dalle 8.30 alle 13.30 telefono 0564/393238 o tramite mail all’indirizzo centrovisite@parco-maremma.it

MareDivino, torna il 3 e 4 dicembre la rassegna dei vini del territorio livornese

MareDivino, torna il 3 e 4 dicembre la rassegna dei vini del territorio livornese

Torna MareDivino, la manifestazione dedicata alla promozione e alla conoscenza dei vini della provincia di Livorno e delle produzioni di eccellenza della Toscana.

Sabato 3 e domenica 4 dicembre presso il Terminal crociere Porto Livorno 2000 (piazzale dei Marmi), torna MareDivino, giunto alla sua 11 edizione, offrirà a tutti gli appassionati una grande vetrina dei vini del territorio e della Costa degli Etruschi.

Organizzato da Fisar (Federazione italiana sommelier albegatori e risotratori), delegazione di Livorno, in collaborazione con Slow Food – Condotta di Livorno; con il sostegno del Comune di Livorno e di Vetrina Toscana e il patrocinio di Regione Toscana e Camera di commercio della Maremma e del Tirreno, la due giorni è stata presentata oggi nella sede della presidenza della Regione dalla vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi.

“Una bella iniziativa di promozione di vini di un territorio straoridnario– ha detto Saccardi – basta pensare a Bolgheri, alla Val di Cornia ma anche a un’industria vitivinicola che si sta sviluppando nelle isole, tutto questo trova una vetrina importante nei giorni 3 e 4 dicembre per diffondere e far assaggiare i vini di questo interessante territorio che, per il mondo del vino, coniuga il mare con la collina o un territorio quale e Bolgheri che, pur essendo giovane dal punto di vista della tradizione del vino, ha acquisito ormai un valore mondiale. Insomma MareDivino è un buon punto di riferimento per tante aziende e per tutti i conoscitori e appassionati che vogliono venire a provare i tesori di questo territorio”.

“MareDivino  – ha aggiunto l’assessore al turismo del Comune di Livorno Rocco Garufo – è una manifestazione consolidata che si tiene a Livorno da 11 anni e visitata da migliaia di persone, in una location originale, all’interno del porto e di fronte al mare. Un ottimo canale di promozione dei prodotti del territorio.  Mi preme ricordare che la provincia di Livorno vanta tre denominazioni di vino di cui andiamo fieri: Docg, Doc e Igt. La vite è coltivata nel nostro territorio dall’epoca etrusca ed ha sempre prodotto ottimi vini, bianchi e rossi, che facilmente si adattano sia ai piatti di mare che di terra”.

Dal Bolgheri ai vini della Val di Cornia, passando dai vini dell’area di Montescudaio e di Riparbella, a quelli delle zone del Terratico di Bibbona e dell’Isola d’Elba e di Capraia, i visitatori potranno degustare e incontrare direttamente i produttori e confrontare le diverse realtà del territorio.

Anche quest’anno tutti i presenti potranno partecipare al concorso “Rosso buono per tutti” arrivato alla sua undicesima edizione con il premio assegnato da una giuria popolare, dove verranno decretati con assaggio alla cieca i migliori vini rossi di prezzo inferiore.

Nell’area gastronomia saranno presenti i prodotti degli agricoltori e allevatori che condividono e applicano il principio di Slow Food del “buono, pulito e giusto per tutti”. Tra questi, particolare attenzione sarà dedicata ai produttori di olio extra vergine d’oliva, mentre una sezione specifica sarà dedicata ad alcuni dei birrifici artigianali toscani presenti in guida Slow Beer.

L’evento centrale di MareDivino sarà la degustazione del bianco. Nella scorsa edizione oltre 10mila visitatoti hanno potuto degustare 150 vini di oltre 70 produttori.

L’elenco completo degli espositori sarà scaricabile sul sito www.maredivino.it. Sullo stesso sito anche tutte le info.

Vino: Chianti e Morellino si mettono in mostra al Vinexpo Paris 2022

Vino: Chianti e Morellino si mettono in mostra al Vinexpo Paris 2022

Oltre 60 etichette Chianti e Morellino di Scansano sono proposte in degustazione al Vinexpo Paris 2022 in corso al Paris Expo Porte de Versailles. A portare in degustazione i vini toscani è l’Associazione Consorzi Toscani per la qualità Agroalimentare (As.Co.T.) che riunisce il Consorzio Vino Chianti e il Consorzio Tutela del Vino Morellino di Scansano. Le due denominazioni sono presenti in degustazione presso lo stand istituzionale organizzato da Ascot composto da due wine bar, uno per il Consorzio Vino Chianti e uno per il Consorzio del Morellino. L’intervento è realizzato con il cofinanziamento Feasr del piano di sviluppo rurale 2014-2020 della Regione Toscana (annualità 2019).

“Il Vinexpo Paris 2022 è uno dei primi appuntamenti internazionali che il Consorzio Vino Chianti ha in agenda in questo 2022 che ci auguriamo segni la vera ripartenza del settore dopo la pandemia – commenta il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi -. Per noi è molto significativo essere presenti ad una vetrina importante come quella di Parigi, anche per l’interesse che nutriamo nei confronti del mercato francese. Sono anche soddisfatto della collaborazione con il Consorzio Tutela del Vino Morellino di Scansano con cui stiamo mettendo in campo importanti progetti di promozione”.

As.Co.T. è nata due anni fa dalla volontà di due prestigiose denominazioni Toscane in sintonia tra loro quali il Morellino di Scansano e il Chianti. È stata la naturale evoluzione di una sinergia di vedute e condivisione di strategie per raggiungere obbiettivi comuni, primo fra tutti quello di promuovere in maniera sinergica due grandi espressioni del Sangiovese Toscano attraverso eventi e iniziative promozionali organizzate sia sul territorio nazionale che quello estero. Siamo dunque orgogliosi ed entusiasti di condividere questa prima esperienza internazionale con il Consorzio Vino Chianti, questa manifestazione rappresenta per noi una importante occasione per promuovere il Morellino di Scansano su un prestigioso palcoscenico internazionale come quello di Vinexpo Paris” dichiara Bernardo Guicciardini presidente del Consorzio Tutela del Vino Morellino di Scansano.

Caseificio maremmano pluripremiato al mondiale dei formaggi

Caseificio maremmano pluripremiato al mondiale dei formaggi

La stagione delle grandi rassegne internazionali dedicate al mondo lattiero caseario si chiude con “il botto” per il Caseificio Il Fiorino, che torna dal World Cheese Awards di Oviedo, in Spagna, con 14 medaglie.
L’azienda maremmana ha fatto strike di ori, conquistandone ben 6, ha ottenuto 5 argenti e 3 bronzi affermandosi come la realtà italiana produttrice di formaggi di pecora più premiata al mondo.

I formaggi premiati. Il World Cheese Awards è il concorso caseario più grande al mondo. La giuria composta da circa 250 esperti, fra rivenditori, acquirenti, produttori e critici gastronomici ha assegnato le medaglie d’oro al Cacio di Caterina, al Fior di Natura, al Cacio di Afrodite, al Cacio di Venere e due al Pecorino Toscano DOP stagionato. Due medaglie d’argento sono state conferite al Caterina, una al Grotta del Fiorini, al Venere e alla Riserva del Fondatore. Tornano in Maremma con la medaglia di bronzo l’Afrodite, la Riserva del Fondatore e il formaggio erborinato Fiorin blu.

Il Concorso. Il World Cheese Awards (WCA) nasce nel 1988 e oggi che siamo giunti alla 34esima edizione, rimane uno degli eventi più prestigiosi e importanti al mondo per il riconoscimento della qualità e dell’eccellenza nella produzione casearia. Un contest che, a ogni edizione, richiama i migliori produttori ed esperti di formaggio dai cinque continenti. L’edizione 2021 si è svolta nella regione spagnola delle Asturie, a Oviedo. La Spagna è una regione che porta particolarmente bene all’azienda maremmana, visto che già nel 2016, a San Sebastian aveva ottenuto 6 medaglie. Il Fiorino è sempre stato protagonista di questo evento: dalla prima partecipazione a Londra, nel 2012, a oggi ha ottenuto oltre 50 medaglie.

“Riconoscimenti come quelli che abbiamo ottenuto a Oviedo – sottolinea Angela Fiorini, che insieme al marito Simone Sargentoni guida il Caseificio Il Fiorino – lasciano senza parole. Siamo molto felici perché i numeri e le medaglie dicono che siamo la prima azienda privata italiana come quantità e qualità di premi. Avevamo iscritto i formaggi con poca fiducia di poter portare a qualche risultato, perché credevamo non fossero all’altezza. La risposta della giuria ci fa capire che forse siamo fin troppo critici nel giudicare i nostri formaggi. Ma è questo atteggiamento che ci ha portato fino qua e ci fa ben sperare per il futuro, perché vogliamo ancora migliorare. Passo dopo passo, come facciamo ormai da più di sessant’anni. Vorrei ringraziare – conclude Fiorini – tutti coloro che in queste ore stanno condividendo con noi questa soddisfazione esprimendo vicinanza e apprezzamenti. Sono loro che, ogni giorno, ci danno carica ed energia”.