Le Giornate del Graukäse in valle Aurina

Le Giornate del Graukäse in valle Aurina

Con 80 cime oltre i 3000 metri nel cuore delle Alpi, l’area vacanze Valle Aurina offre una bellezza naturale senza pari e un paradiso per gli amanti del relax e degli sport, ma anche una ricca tradizione enogastronomica.
Un appuntamento imperdibile per i buongustai è la nuova edizione delle Giornate del Graukäse, dal 7 al 15 settembre, una manifestazione che celebra il meglio della produzione casearia del territorio, offrendo ai visitatori un viaggio nei sapori, profumi e sensazioni uniche dell’Alto Adige.
 

Il formaggio della Valle Aurina. Foto © www.kaesefestival.com – www.wisthaler.com

Formaggio in festa

Dal 7 al 15 settembre, l’area vacanze Valle Aurina si trasformerà nella capitale del gusto per tutti gli appassionati della tradizione casearia.
Le Giornate del Graukäse, evento di grande richiamo in Alto Adige, offriranno l’opportunità unica di scoprire i segreti di uno dei formaggi più antichi e caratteristici dell’arco alpino.
Quest’anno, l’evento vedrà la partecipazione di Tina Marcelli, rinomata chef locale, che con la sua creatività saprà esaltare il Graukäse in piatti unici, combinando tradizione locale e innovazione culinaria in un apposito corso di cucina previsto per mercoledì 11 settembre, uno dei momenti più attesi dell’intera kermesse.

Il grigio della Valle Aurina. Foto © www.kaesefestival.com – www.wisthaler.com

Il formaggio antico dell’Alto Adige 

Il Graukäse della Valle Aurina (formaggio grigio) viene prodotto con passione e maestria nei masi e nelle malghe locali.
Durante le Giornate del Graukäse, che si terranno dal 7 al 15 settembre, i visitatori avranno l’opportunità di conoscere i diversi produttori locali, osservare da vicino il processo di lavorazione e scoprire le varianti di questa specialità nei ristoranti e negli esercizi aderenti all’iniziativa.
La manifestazione raggiungerà il suo apice con la Festa del Graukäse che si terrà presso la sala delle manifestazioni a Cadipietra. Un mercato contadino e dei formaggi, degustazioni comparative del Graukäse con una giuria di esperti, intrattenimento musicale e una premiazione delle migliori specialità offriranno a tutti un’esperienza indimenticabile.
Martin Pircher, padrone di casa e rinomato fromager dell’area vacanze Valle Aurina, sarà presente per condividere il suo sapere e la sua grande passione per il Graukäse e per il territorio, raccontando le tradizioni secolari che si celano dietro ogni pezzo di questo formaggio unico nel suo genere.

Il grigio della Valle Aurina. Foto © www.kaesefestival.com – www.wisthaler.com

L’identikit del “grigio”

Questo prodotto caseario ha un profilo nutrizionale interessante: per ogni 100 grammi di prodotto, questo formaggio fornisce circa 168 kcal, è particolarmente ricco di proteine con un contenuto di ben 36 grammi, rendendolo una scelta ideale per chi cerca un alimento proteico.
Da segnalare, infine, il basso apporto di carboidrati, pari a 2,3 grammi, di grassi saturi, di sale e la totale assenza di zuccheri; tutto questo fa del Graukäse un alimento completo e ideale per tutti. Il Graukäse non è solo un formaggio eccellente da gustare da solo in abbinamento ad altri ingredienti, ma anche una vera icona pluripremiata.
Dal 2004 è presidio Slow Food, garanzia della sua autenticità e della qualità artigianale, nel 2023 ha ottenuto il prestigioso Gist Food Travel Award come miglior evento enogastronomico d’Italia e, quest’anno, ha ricevuto un ulteriore riconoscimento dall’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggio: Campo Tures è infatti diventato il 25° Comune in Italia a essere insignito della prestigiosa targa Città del Formaggio.
Oltre alle Giornate del Graukäse di Campo Tures, l’autunno è il periodo ideale per celebrare i prodotti regionali,  grazie ai numerosi eventi e appuntamenti dedicati: questi mesi sono perfetti per scoprire e gustare le specialità locali. 

La chef Tina Marcelli

Tina Marcelli, una chef che dialoga con la tradizione

Tra i protagonisti dell’edizione 2024 delle Giornate del Graukäse ci sarà anche la chef Tina Marcelli, famosa per la sua abilità nel reinterpretare le ricette tradizionali dell’Alto Adige. Il suo appuntamento culinario sarà un punto focale per tutti gli appassionati della buona tavola: mercoledì 11 settembre, nella location della Sala delle Manifestazioni a Cadipietra, la chef e il suo team saranno protagonisti di Vecchie radici – nuovi piatti, un corso di cucina sul tema Graukäse.
«Siamo entusiasti di poter condividere con i partecipanti al corso le tecniche e le idee che ho sviluppato nel corso degli anni, sempre con un occhio di riguardo alla tradizione, ma con la volontà di innovare e stupire» afferma Marcelli. Classe 1986 e originaria della Valle Aurina, Tina Marcelli è cresciuta in una famiglia di cuochi dove la sua passione per la cucina è stata ispirata dalla nonna, che durante la guerra riusciva a creare piatti deliziosi con pochi ingredienti, e dal padre, anch’egli cuoco. Uno dei piatti simbolo del suo legame con la tradizione è la zuppa cremosa al Graukäse della Valle Aurina, che rappresenta un perfetto equilibrio tra sapori locali e tecnica moderna.
Con questa sua capacità di rivisitare la cucina tradizionale altoatesina, Marcelli si conferma una delle protagoniste più attese di questa nuova edizione delle Giornate del Graukäse, pronta a sorprendere gli appassionati di gastronomia con piatti che combinano modernità e autenticità. «Nella mia cucina unisco in modo creativo innovazione e tradizione per creare un’esperienza unica. Il mio concetto di cucina si basa sulla fusione di antiche ricette collaudate con tecniche moderne e idee innovative» conclude Marcelli.

I 10 formaggi italiani premiati nel 2023

I 10 formaggi italiani premiati nel 2023

Il palco della Mole Vanvitelliana di Ancona ha ospitato i casari finalisti di”‘Italian Cheese Awards” che hanno avuto modo di raccontare i loro formaggi e la loro storia.
10 le statuette dorate assegnate e 7 i premi speciali per meriti nel settore caseario.

Selva, blu ai mirtilli Caseificio Alta Mangiuria – Campania

1400 concorrenti e 33 finalisti

Sono partiti in oltre 1400 per arrivare in 33 alla finalissima che ha decretato i vincitori dell’ottava edizione del premio dedicato alle eccellenze della produzione tricolore di formaggi realizzati con latte 100% italiano.
10 le categorie in cui si è articolato il premio:
“Freschissimo”, “Fresco”, “Pasta molle”, “Pasta filata”, “Pasta filata stagionata”, “Semistagionato”; “Stagionato”, “Stagionato oltre i 24 mesi”, “Erborinato” e “Aromatizzato”.
Diciassette le “Statuette” in ottone evocative di un umanoide con braccia alzate a sostenere una forma di formaggio che sono state complessivamente consegnate premi di categoria e speciali: “Premio al miglior derivato del latte”, “Premio al miglior formaggio di montagna”, “Premio alla carriera”, Premio “Donne del latte”, “Cheese Bar dell’anno”, “Formaggio dell’anno” e “Caseificio dell’anno”.

Puzzone di Moena DOP Agritur El Mas – Trentino

Le nomination

Alle “nomination” dei formaggi finalisti per ciascuna delle 10 categorie si è arrivati ad aprile nel corso della kermesse “Formaggio in Villa” (la rassegna dei migliori formaggi italiani nazionali svoltasi Cittadella in provincia di Padova) dove un ruolo attivo lo ha giocato anche il pubblico chiamato ad assaggiare i formaggi in competizione ed esprimere il proprio giudizio. Il suo voto si è addizionato al voto di operatori del settore e tecnici.
A fare la parte del leone nelle assegnazioni delle “nomination” dell’Italian Cheese Awards 2023 sono stati i produttori veneti, a seguire con 4 i lombardi, pugliesi e campani. A seguire i produttori dell’Emilia Romagna con 3, Sicilia e Lazio con 2. Infine con 1 nomination i casari della Sardegna, Trentino, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Basilicata.
Il verdetto finale è invece stato espresso da una commissione di specialisti che si è riunita poche ore prima della premiazione per l’ultima valutazione.

Burrata Caseificio Artigiana – Puglia

1 – Categoria Freschissimo
 – Annutolo  La Tenuta Bianca   Campania
 – Mascarpone Caseificio Mambelli   Emilia Romagna
 – Squacquerone di Romagna DOP San Patrignano  Emilia Romagna

2 – Categoria Fresco
 – Asiago DOP Fresco Prodotto della montagna Caseificio Pennar Asiago  Veneto
 – Caprino Nobile Az. Agr. Monte Jugo  Lazio
 – Pecorino Garganico Masseria Macerone  Puglia

 3 – Categoria Pasta Molle
– Morlacco del Grappa Caseificio Montegrappa  Veneto
– Puzzone di Moena DOP Agritur El Mas  Trentino
– Sennoredda Caseificio Mandrolisai  Sardegna
– Taleggio DOP  Latteria Soc. Casearia di Branzi  Lombardia

Caprino Nobile Az. Agr. Monte Jugo – Lazio

4 – Categoria Pasta filata
– Burrata  inMasseria Az. Agr. F.lli Cassese  Puglia
– Burrata  Caseificio Artigiana   Puglia
– Mozzarella di Bufala Campana DOP Caseificio Il Casolare   Campania

 5 – Categoria Pasta filata Stagionata
– Caciocavallo Silano DOP  Az. Agr. Zootecnica Posticchia Sabelli  Basilicata
– Caciocavallo stagionato di vacca modica Caseificio Mangiapane Sicilia
– Cosacavaddu Ibleo 24 mesi  Criscione Alessandro  Sicilia

 6 – Categoria Semistagionato
– Asiago DOP Stagionato Prodotto della Montagna Soc. Agr. Malga Marini  – Malga Dosso di Sotto   Veneto
– Caciottona di capra  Latteria Perenzin  Veneto
– Pecorino Garganico Riserva  Masseria Macerone  Puglia
– Pirano  Caseificio Barlotti   Campania

.7 – Categoria Stagionato
– Caprone  La Casara Roncolato  Veneto
– Formaggio Bré  Associaz. Per il Formaggio Bré   Lombardia
– Silter DOP  Soc. Agr. Prestello Sorelle Bettoni  Lombardia

Asiago DOP Stagionato Prodotto della Montagna Soc. Agr. Malga Marini – Malga Dosso di Sotto – Veneto

 8 – Categoria Stagionato oltre 24 mesi
– Asiago DOP Stagionato (Malga Stravecchio) Malga Serona Soc. Agr. Nicoli e Pozzato   Veneto
– Parmigiano Reggiano Dop  48 mesi Caseificio Brugnoli F.lli  Emilia Romagna
– Stagionato oltre i 24 mesi   Az, Agr. Monte Jugo   Lazio

 9 – Categoria Aromatizzato
– Caciocavallo barricato  Az. Agr. Gregorio Rotolo  Abruzzo
– Perbacco, inbriago de Selva Toniolo Casearia  Veneto
– Selva, blu ai mirtilli Caseificio Alta Mangiuria  Campania
– Tauvl  Malga Faggioli 1140  Veneto

10 – Categoria Erborinato
– Gorgonzola Santi  Quattrorose Caseificio Igor  Piemonte
– Gorgonzola DOP Selezione Carozzi  Lombardia
– White Blu Latteria di Aviano – Del Ben  Friuli V. Giulia

Formaggio Bré Associazione per il Formaggio Bré Lombardia


I vincitori

Categoria Freschissimo
Squacquerone di Romagna DOP San Patrignano – Emilia Romagna

Categoria Fresco
Caprino Nobile Az. Agr. Monte Jugo – Lazio

Categoria Pasta Molle
Puzzone di Moena DOP Agritur El Mas – Trentino

Categoria Pasta filata
Burrata Caseificio Artigiana – Puglia

Squacquerone di Romagna DOP San Patrignano – Emilia Romagna

Categoria Pasta filata Stagionata
Cosacavaddu Ibleo 24 mesi Criscione Alessandro – Sicilia

Categoria Semistagionato
Asiago DOP Stagionato Prodotto della Montagna Soc. Agr. Malga Marini – Malga Dosso di Sotto – Veneto

Categoria Stagionato
Formaggio Bré Associazione per il Formaggio Bré Lombardia

Categoria Stagionato oltre 24 mesi
Parmigiano Reggiano Dop 48 mesi Caseificio Brugnoli F.lli – Emilia Romagna

Categoria Aromatizzato
Selva, blu ai mirtilli Caseificio Alta Mangiuria – Campania

Categoria Erborinato
White Blu Latteria di Aviano – Del Ben – Friuli V. Giulia

Parmigiano Reggiano Dop 48 mesi Caseificio Brugnoli F.lli – Emilia Romagna

PREMI SPECIALI

Premio al miglior derivato del latte
Ricotta fresca Caseificio Arnone – Sicilia

Premio “Donne del latte”
Sorelle Bettoni Az. Agr. Prestello – Lombardia

Premio al miglior formaggio di montagna
Piacentinu Ennese DOP Caseificio Valvo – Sicilia

Premio alla carriera
Fernando Favero Caseificio Montegrappa – Veneto

Premio al Cheese Bar dell’anno
Formaggioteca Terroir Firenze – Toscana

Premio al Caseificio dell’anno
Caseificio San Patrignano – Emilia Romagna

Premio al Formaggio dell’anno
Pecorino Garganico Riserva Masseria Macerone – Puglia

White Blu Latteria di Aviano – Del Ben – Friuli V. Giulia

Estate in malga sullo Zoncolan

Estate in malga sullo Zoncolan

All’inizio del ’900 in Carnia funzionavano circa 250 malghe, cuore di un’economia di montagna basata sulla
lavorazione del latte: oggi ne sono rimaste ancora alcune, dove si possono gustare ed acquistare burro e
formaggi freschi e genuini.
Chiuse d’inverno vengono riaperte verso metà giugno quando i malghesi seguendo i tradizionali riti della monticazione portano le loro mandrie nei pascoli di alta montagna, dove rimangano fin verso la fine di settembre.

Malga Lavareit

La Carnia, cuore della Alpi Orientali

Iniziamo raccontando a quelli che non lo sanno cos’è e dov’è la Carnia. Trattasi di una zona montuosa che offre un mix affascinante di bellezze naturali, tradizioni autentiche e atmosfera suggestiva.
Situata nelle Alpi Orientali è una zona montuosa che si trova nella parte più settentrionale del Friuli-Venezia Giulia, abbracciando paesaggi di piccoli villaggi pittoreschi e maestose vette alpine.
Valli verdeggianti, pascoli alpini e boschi lussureggianti donano all’occhio del viaggiatore un paesaggio incredibile che cambia con lo svolgersi delle stagioni.
Carnia luogo da visitare quindi in tutte le stagioni. In primavera per le distese di fiori multicolori, in estate per il verde intenso delle sue vallate, in autunno per ammirare i mille colori della stagione e in inverno per gli spettacolari scenari invernali da vivere a pieni polmoni sugli sci.
Caratterizzano la zona piccoli borghi, talvolta quasi lillipuzziani fatti di legno in stile tradizionale. Qui
le tradizioni locali sono ancora ben radicate nella vita quotidiana e sopravvivono antichi mestieri artigianali legati soprattutto alla lavorazione del legno.

Pascoli a Malga Meleit

Qui peraltro sono nate le scarpe iconiche amate dagli stilisti e che nell’alta moda hanno assunto il nome  “le friulane”, ma che in realtà sono gli scarpèts, le tradizionali calzature che le donne carniche cucivano a mano utilizzando materiali di recupero.
La Carnia è anche il luogo dove il tempo sembra scorrere più lentamente, consentendo agli ospiti di immergersi in un’atmosfera autentica e genuina e che ha portato alla nascita dell'”albergo diffuso” nata dall’idea di utilizzare a fini turistici le case vuote ristrutturate coi fondi del post terremoto del Friuli (1976).Un’intuizione messa a punto da Giancarlo Dall’Ara docente di marketing turistico riconosciuta in modo formale per la prima volta in Sardegna con una normativa specifica che risale al 1998.

Sutrio Caseificio Alto But

Andar per malghe e caseifici a scoprire la tradizione

Vero serbatoio di autentica vita alpina sono le malghe Meleit sullo Zoncolan, Zoufplan sul monte Tenchia e
Lavareit sopra Timau, nella Val But. Qui, seguendo la sapienza di un tempo affiancata dalle moderne
conoscenze, vengono prodotti burro genuino, ricotta affumicata e pregiati formaggi di malga che portano
in sé i sentori delle erbe e dei fiori di montagna e che poi vengono sottoposti a diverse stagionature.
Chi
volesse andare alla scoperta del loro mondo fatto di antiche usanze, genuinità, semplicità e trascorrere
qualche ora fra gli incantevoli e incontaminati paesaggi carnici no ha che l’imbarazzo della scelta e andar per malghe alla scoperta di formaggi in vendita anche nei caseifici.
Quello di Sutrio è uno dei pochi caseifici di valle ancora attivi. Sorto nel 1969 dalla fusione delle piccole latterie della Val But, aveva associate circa 600 piccole stalle, che fornivano quotidianamente il latte per la lavorazione di burro e formaggi.
Oggi lavora da
dicembre a giugno 115 quintali di latte al giorno, che scendono a 60 quintali da luglio a novembre, dato che il grosso del bestiame sale nelle malghe. Nel suo fornitissimo spaccio si trova una ricca scelta di formaggi e prodotti tipici locali, anche di piccolissime realtà agricole.
Oltre a quelli di malga, si trovano fra gli altri formaggi
tipici della Carnia i latteria Alto But a pasta semicotta fresco e stagionato, le ricotte e le caciotte fresca e affumicata.
Fra i più particolari, il Formadi frant dall’antica storia e dal sapore deciso (formato da un
impasto di diverse stagionature di formaggio Alto But macinato, impastato con sale, pepe e panna ed infine messo in forma e stagionato per circa 20-30 giorni) e il Pastorùt, considerato l’erborinato della Carnia, che si ricava da latte vaccino intero pastorizzato a cui vengono aggiunti un lattofermento e spore della muffa Penicillum: il sapore, unico, è una miscela armoniosa di dolce e piccante.
Nel caseificio sono organizzate
visite guidate, con la Casara ed il suo staff che fanno scoprire i segreti della lavorazione dei pregiati formaggi e illustrano le fasi del processo di trasformazione del latte in formaggio. La visita guidata ha inizio nel laboratorio di produzione, prosegue nelle sale di maturazione e termina con la degustazione del prodotto finito. Può essere preceduta anche da una passeggiata guidata fino alla vicina Fattoria Diffusa con la stalla dove vengono munte le mucche.
Un’esperienza fantastica soprattutto per i
bambini, che possono così conoscere da vicino la vita di una fattoria e imbattersi lungo il piacevole percorso in mucche, galline, muli, capre, conigli e anche cervi.

Formaggio Montasio Dop. Il formaggio dell’altopiano

Formaggio Montasio Dop. Il formaggio dell’altopiano

Il Montasio è uno dei formaggi più apprezzati d’Italia ma è anche uno dei meno conosciuti. A lui si associano le splendide Alpi Giulie che fanno da confine fra Italia, Austria e Slovenia. Siamo in Friuli Venezia Giulia i confini più ad est d’Italia.
Il Montasio Dop vive sull’altopiano, nasce vicino a Tarvisio e dentro la sua millenaria foresta (LEGGI). E proprio da queste montagne prende il nome. Il Jof Montasio è dopo il Tricorno (Triglav) che oggi si trova in Slovenia, la montagna più alta delle Alpi Giulie con i suoi quasi 2800 metri di altitudine.


Che tipo di formaggio è il Montasio

Il formaggio Montasio Dop dell’altopiano è un formaggio di montagna con un origine millenaria. La storia racconta che la sua produzione sia iniziata alla metà del XXIII secolo grazie a un monaco dell’abbazia di Moggio Udinese. Un espediente per poter conservare il latte delle malghe del massiccio del Montasio che erano sotto la giurisdizione dell’abbazia. Una storia comune a quella di molti altri formaggi di montagna nati dall’esigenza di conservare il latte per la scarsa produzione invernale.
Una tecnica di produzione e conservazione che si diffuse poi anche nelle pianure friulane e venete. Grazie alla posizione in cui si trova il Jof Montasio posto fra le valli di Resia e Canale del ferro.
Due vallate che fin dall’epoca romana erano le vie di comunicazioni e scambio fra i due versanti delle Alpi.


La scuola dei casari

I primi documenti che citano il Montasio sono datati 1775. Si tratta dei “prezziari” della città di San Daniele (quella famosa per il prosciutto). Documenti mercantili che assegnano al Montasio un alto valore di scambio. Un valore molto superiore in tutte le piazze che testimoniano il pregio e il valore di questo formaggio.
Alla fine dell’Ottocento il Montasio scese in pianura come si legge nell’opera letteraria di Guglielmo Ghinetti che parla della diffusione di questo formaggio. Un successo favorito anche dalla nascita delle prime latterie sociali grazie a Eugenio Caneva di Collina che promosse la prima. Un formaggio sempre più famoso e ricercato che vide nel 1925 aprirsi a San Vito al Tagliamento la prima scuola per casari. Una scuola molto importante a livello nazionale da cui sono uscite generazioni di tecnici che hanno diffuso quest’arte in molte  province.


DOP dal 1996

Il formaggio Montasio dell’altopiano ha ottenuto la denominazione di origine protetta nel 1996. Oggi si produce in tutto il Friuli Venezia Giulia, in Veneto nelle province di Belluno, Treviso e in parte di Padova e Venezia.
La sua fama negli ultimi anni è cresciuta tantissimo fra gli amanti del gusto. Fra i formaggi italiani il suo posto è di tutto rilievo, ma la sua fama ha superato i confini italiani grazie a Master Chef. Il cuoco friulano Luca Manfè vinse l’edizione americana 2013 portando in finale il frico: piatto simbolo della tradizione friulana a base di patate e Montasio.


Com’è il Montasio?

Forma cilindrica e diametro di circa 30, 35 cm. Alto al massimo 8 centimetri a pasta dura o semidura. Questo l’identikit dell’autentico formaggio Montasio Dop.
Quello riconosciuto dal Consorzio Montasio lo si riconosce per la crosta sottile, liscia e gialla chiara nel prodotto fresco che diviene più scura e dura con la stagionatura. In bocca la pasta è compatta ed elastica. Il colore è bianco per la tipologia fresco e tende sempre più al paglierino con la stagionatura. L’occhiatura è fine e distribuita regolarmente nel prodotto fresco mentre nello stagionato è più rado.
L’etichettatura e lo stampo sulla forma sono le cose più importante da guardare per riconoscere Montasio il formaggio Dop dell’altopiano.
La scritta col nome è in diagonale sulla forma e in alcune zone dalla crosta ci possono essere la data e il casello di produzione. L’etichetta è di facile lettura. Deve riportare il simbolo originale della denominazione del prodotto, il marchio Dop, il nome dell’azienda produttrice e i dati identificativi rilasciati dal Consorzio.
Il disciplinare stabilisce che il Montasio si trova in commercio in quattro versioni: fresco minimo 60 giorni, semi stagionato minimo 4 mesi, stagionato minimo 10 mesi, stravecchio minimo 19 mesi.


Il formaggio senza lattosio

L’intolleranza al lattosio è sempre più diffusa. Studi scientifici confermano che soffre di questo disturbo circa il 30% della popolazione italiana. Necessario ricordare che l’intolleranza al lattosio non va confusa con l’allergia. Chi è intollerante al lattosio semplicemente ha difficoltà a digerire i prodotti che contengono questa sostanza. Deve quindi consumare formaggi e altri prodotti con lattosio con moderazione in base al suo grado di intolleranza.
I formaggi italiani privi di lattosio non sono moltissimi: gruviera, gorgonzola, grana padano, pecorino molto stagionato, provola e appunto, Montasio il formaggio Dop dell’altopiano


Naturalmente senza lattosio

La  peculiarità che rende unico il formaggio Montasio è però che è naturalmente privo di lattosio. In alcuni formaggi infatti l’eliminazione del lattosio avviene durante il progetto di lavorazione quando vengono aggiunti alcuni batteri che eliminano il lattosio. Il Montasio invece ne è naturalmente privo anche nella versione fresca.
Non è questa l’unica grande dote che rende il Montasio un formaggio straordinario anche dal punto di vista nutrizionale. Ha alto valore nutritivo, è equilibrato, digeribile e ricco di proteine, calcio, fosforo, ferro e vitamine.

Si consiglia di mangiarlo a tavola nella versione fresco e semi stagionato  mentre quello stagionato e stravecchio è perfetto per essere grattugiato su pasta e minestre.

 

 

 

 

Formaggi più buoni del mondo. Fra i primo 10 ben 8 sono italiani

Formaggi più buoni del mondo. Fra i primo 10 ben 8 sono italiani

L’Italia trionfa nettamente nella classifica annuale dei migliori formaggi del mondo. Una graduatoria stilata da Taste Atlas, autentica bibbia laica del settore gastronomico che vede il nostro paese affermarsi definitivamente come leader mondiale del settore latticini con buona pace dei francesi che non l’hanno presa benissimo.
Nella top ten dei migliori formaggi al mondo il dominio è totale con 8 prodotti nei primi 10. Solo il Messico al quinto posto con l’Oaxaca Cheese e il Portogallo con il suo Queijo Serra da Estrela ottavo spezzano l’egemonia del Bel Paese.

L’Italia domina la classifica mondiale dei formaggi

Nella top ten dei migliori formaggi al mondo il dominio è totale con 8 prodotti nei primi 10. Solo il Messico al quinto posto con l’Oaxaca Cheese e il Portogallo con il suo Queijo Serra da Estrela ottavo spezzano l’egemonia del Bel Paese.
Scorrendo la classifica nella top 10 troviamo con la medaglia d’oro il Parmigiano Reggiano, con la medaglia d’argento il Gorgonzola Piccante e con la medaglia di bronzo la Burrata.
Appena giù dal podio al quarto posto troviamo il Grana Padano, al quinto c’è l’Oaxaca Cheese messicano tallonato dallo Stracchino di Crescenza e al settimo posto la Mozzarella di bufala campana. All’ottavo posto figura il portoghese Queijo Serra da Estrela, nona e decima posizione vanno nuovamente all’Italia, rispettivamente con il Pecorino Sardo e Pecorino e Pecorino Toscano.


L’Italia leader anche nei primi 50

Nel ricordare che la classifica si basa sul voto espresso dagli utenti del portale che hanno testato questi prodotti ecco la classifica completa dei primi 50 posti.

  • 1 – Parmigiano Reggiano 4,8 Italia
  • 2 – Gorgonzola piccante 4,8 Italia
  • 3 – Burrata 4,7 Italia
  • 4 – Grana Padano 4,7 Italia
  • 5- Oaxaca Cheese | 4,7 Messico
  • 6 – Stracchino di Crescenza | 4,7 Italia
  • 7 – Mozzarella di Bufala Campana | 4,7 Italia
  • 8 – Queijo Serra da Estrela | 4,7 Portogallo
  • 9 – Pecorino Sardo | 4,7 Italia
  • 10 – Pecorino Toscano | 4,7 Italia
  • 11 – Bundz 4,7 Polonia
  • 12 – Canastra 4,7 Brasile
  • 13 – Reblochon 4,6 Francia
  • 14 – Comté 4,6 Francia
  • 15 – Pecorino Romano 4,6 Italia
  • 16 – Bocconcini 4,6 Italia
  • 17 – Taleggio 4,6 Italia
  • 18 – Old Amsterdam 4,6 Paesi Bassi
  • 19 – Sirene 4,6 Bulgaria
  • 20 – Provola 4,6 Italia
  • 21 – Graviera Naxou 4,6 Grecia
  • 22 – Manchego curado 4,6 Spagna
  • 23 – Stracciatella 4,6 Italia
  • 24 – Fiore Sardo 4,6 Italia
  • 25 – Golka 4,6 Polonia
  • 26 – Mont d’Or 4,6 Francia
  • 27 – Pljevaljski Sir 4,6 Montenegro
  • 28 – Mozzarella 4,6 Italia
  • 29 – Gruyère 4,5 Svizzera
  • 30 – Queso Manchego 4,5 Spagna
  • 31 – Beaufort 4,5 Francia
  • 32 – Kefalotyri 4,5 Grecia
  • 33 – Neufchâtel 4,5 Francia
  • 34 – Saint-Félicien 4,5 Francia
  • 35 – Dubliner 4,5 Irlanda
  • 36 – Kefalograviera 4,5 Grecia
  • 37 – Gorgonzola dolce 4,5 Italia
  • 38 – Quijo de Coalho 4,5 Brasile
  • 39 – Graviera Kritis 4,5 Grecia
  • 40 – Queso Zamorano 4,5 Spagna
  • 41 – Sulguni 4,5 Georgia
  • 42 – Caciocavallo Silano 4,5 Italia
  • 43 – Queijo de Azeitao  4,5 Portogallo
  • 44 – Provolone del Monaco 4,5 Italia
  • 45 – Redykolka 4,5 Polonia
  • 46 – Délice de Bourgogne 4,5 Francia
  • 47 – Époisses 4,5 Francia
  • 48 – Coolea 4,5 Iralnda
  • 49 – Slovenskà Parenica 4,5 Slovenia
  • 50 – Brillant-Savarin 4,5 Francia

Non si può certo tacciare TasteAtlas di essere filoitaliano dato che il portale è in lingua inglese e la sua autorevolezza è internazionalmente riconosciuta.
Oltre al dato evidente della top ten spicca anche il dato che ben 18 tra i migliori 50 formaggi del mondo sono italiani.

La Francia non ci sta!

Altrettanto vistoso è anche il dato che la Francia che si considera la regina mondiale dei formaggi piazza il suo primo cacio, il Reblochon, solo al 13° posto non ci sta e protesta.
L’amarezza di Parigi si manifesta col comitato per il collegamento ferroviario transalpino Lione-Torino che mette in dubbio l’attendibilità della classifica sul proprio profilo Twitter: “Amici italiani, facciamo di tutto per avvicinare i due Paesi con i trasporti, ma ci sono aree in cui non bisogna andare lontano”, scrivono ironicamente.


L’esultanza del Ministro Lollobrigida

“Ancora una volta, TasteAtlas pubblica la classifica dei formaggi più apprezzati al mondo e l’Italia domina: 8 nei primi 10, 12 nei primi 20, 15 nei primi 30. Difendere questo patrimonio tricolore è, per noi, un dovere” ha detto il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida.