Alla scoperta dei sapori del Carso: tappa d’obbligo da Milan a Pri Hribu

Alla scoperta dei sapori del Carso: tappa d’obbligo da Milan a Pri Hribu

Il Carso è una terra speciale poco nota dove la natura vi sorprenderà ogni volta.
I prati e le foreste, la pietra, l’acqua e il mondo sotterraneo sono delle particolarità davvero uniche, che regalano alla regione un vero e proprio tesoro di gioielli naturali.
Ogni foglia, erba o farfalla, ogni pino robusto e ogni caverna misteriosa, che giace sotto le sue radici, creano migliaia di forme di vita, che non potete ammirare in nessun’altro angolo al mondo.

Tuttavia, i fenomeni carsici, i capolavori calcarei che donano al Carso il suo carattere così distinto, non sono l’unica perla della regione.
Grazia alla sua straordinaria diversità di flora e fauna, il Carso è uno degli habitat naturali più ricchi in Europa, nonché una delle aree con la biodiversità più interessante al mondo. Tanti buoni motivi allora per i viaggiatori per scoprire questo estremo angolo ad est d’Italia dove i confini sono spesso solo linee invisibili tratteggiate dal sangue della storia e dove storie e tradizioni di popoli diversi si contaminano in poesia.


Terra aspra di vento, di confine e di grande bellezza 

La maggior parte dell’altopiano carsico è inserito nel programma Natura 2000, la rete europea delle aree protette speciali per la conservazione della biodiversità.
Il Carso ad esempio è la casa di oltre 300 specie di farfalle. Qui è possibile ammirare l’incredibile biodiversità animale e vegetale specialmente nelle foreste e sulle lande, sui prati umidi, nelle acque stagne, tra le fessure rocciose, nei ghiaioni e nei prati cosparsi di pietra, sui terreni agricoli e nel mondo ipogeo carsico.
La tranquillità della natura carsica affascina chiunque, ma i turisti sul Carso possono godere anche dell’esatto opposto.
Il Carso non è solo crocevia di venti ed eventi dato che è stato scenario di battaglie tragiche della storia, ma è un luogo che, ribadiamo, si distingue anche come punto d’incontro di varie culture.
Da percorrere con suggestione i sentieri della pace che ripercorrono la storia turbolenta e l’assurdità delle battaglie belliche.

A lasciare tracce indelebili nel paesaggio e negli abitanti è stata la Grande guerra.
Gli accadimenti di cento anni fa hanno lasciato molte trincee e gallerie con intere armate che, temporaneamente, si erano appropriate delle caverne sotterranee.
È possibile esplorare in silenzio i resti ben curati e segnati della prima guerra mondiale lungo i percorsi a tema che si snodano ai margini occidentali del Carso, collegati con i sentieri della pace oltre il confine italiano.


Terrano e prosciutto

Se chiedete agli sloveni le prime cose che pensano immaginando il Carso la risposta sarà senz’altro il Terrano ed il Prosciutto crudo.
Il Terrano, famoso vino color rubino di denominazione controllata, e il prosciutto crudo maturato sulla bora sono la vera coppia più bella del mondo ambasciatrice del Carso.
I colori intensi e l’intreccio perfetto di sapori vi trasporteranno in un viaggio culinario davvero interessante, 
La cucina carsica offre dei piatti autentici.
Il pane fatto in casa, una fetta di prosciutto crudo, un tocchetto di pancetta o il collo di maiale accompagnati da un calice di Terrano rappresentano il tradizionale benvenuto, seguito da tutta una serie di specialità locali. Specialità a volte intense come il Carso stesso, oppure selvagge come la natura che lo circonda. 

Le trattorie locali hanno da secoli tutte una caratteristica che le contraddistingue: coccolano i loro ospiti come se fossero di casa e fra i loro “familiari” più fedeli ci sono sicuramente i triestini per i quali il Carso è la campagna sotto casa.
E se i triestini, notoriamente esigenti quando hanno i piedi sotto il tavolo al desco, puntano decisamente al Carso per le gite fuori porta dove oltre a frequentare le Osmize (di cui vi parleremo) amano le tradizionali trattorie c’è da stare sereni che fra questi piccoli paesi in mezzo a questa campagna speciale si mangia bene.

Milan Perhavec di Pri Hribu

Sosta d’obbligo da Milan nel piccolo borgo di Povir

Tappa d’obbligo a Povir piccolo borgo che si trova a metà strada fra Sezana e Divacca (fra Sežana e Divača in sloveno) che si trova in Slovenia, a pochi chilometri da Trieste e appena oltre il valico di confine di Fernetti/Fernetiči.
Qu si trova la trattoria (gostilna) Pri Hribu da anni casa di tutti gli amanti del gusto che amano farsi coccolare dalla famiglia Perhavec. Prima c’era Marija ad accogliere gli ospiti e oggi suo figlio Milan: ma la gentilezza e il sorriso sono il biglietto da visita di famiglia.
La  trattoria è rinomata sia per i funghi di cui Milan è uno dei più autorevoli esperti di tutta la zona e che ovviamente riesce a cucinare in modo perfetto, ma anche, pur trovandosi nel cuore del Carso, per il pesce freschissimo che arriva direttamente dall’Adriatico distante in realtà mezz’ora di strada.
L’arrivo nel cuore della piazzetta di Povir è sorprendente, un grande cancello e un muretto in pietra che spalanca la visione di un fresco pergolato che in realtà è un’incredibile vigna pensile.
Milan accoglie con il sorriso chiedendo subito se si preferisce un nero o un bianco, inteso come terrano per il nero e malvasia per il bianco ovviamente.
Nel menù è facile perdersi e difficile scegliere se optare per terra o mare dato che, in entrambi i casi si cade bene…
Il consiglio è d’iniziare con un antipasto classico dove poter provare la norcineria di zona e soprattutto lo straordinario prosciutto del Carso, rigorosamente tagliato a mano.
Mettetelo in bocca, lasciate che fetta dopo fetta si sciolga nel vostro palato e godetene anche se nel piatto misto ottimo è anche l’ombolo istriano (o Žlomprt che è un muscolo del carré di maiale essiccato), la pancetta, il salame fatto in casa e il formaggio caprino della tradizione accompagnato da sottaceti fatti in casa in bacche di ginepro, funghi e olive.
Tipiche di zona sono le zuppe calde di legumi e funghi (ottime nella stagione) ma anche la pasta fatta in casa con ragù e funghi è davvero iconica.
Passando ai secondi straordinari i piatti di carne brasati e gli arrosti (la carne slovena è rinomata per il gusto)  Per chi ama il mare le fritture e gli arrosti di pesce sono indimenticabili, non a caso i triestini, e lo ribadiamo lasciano il litorale di Barcola per salire in carso quando vogliono mangiare bene il pesce.
Finiamo con l’ottima panna cotta e un grande strudel prima di salutare Milan con un sorriso e un arrivederci.
E dopo aver girato la prima curva di Povir, prima ancora d’imboccare la strada statale sentiamo già nostalgia….


 

Maribor: la gemma della Slovenia e la vite più antica del mondo

Maribor: la gemma della Slovenia e la vite più antica del mondo

Maribor, la seconda città più grande della Slovenia, è un gioiello nascosto nel cuore dell’Europa centrale. Situata lungo il fiume Drava (seguite il nostro articolo per percorrere la pista ciclabile sulla Drava) e circondata da colline e vigneti, offre una combinazione affascinante di bellezze naturali, storia ricca e cultura vibrante.
Situata al centro della regione Štajerska in Slovenia è circondata dalle verdi foreste del Pohorje e da una celebre e soleggiata regione vinicola che si sviluppa lungo le rive della Drava che attraversa anche la città.


Affascinante cittadina dalle molte caratteristiche

Maribor è la seconda città più grande della Slovenia e, allo stesso tempo, una vera capitale.
È il capoluogo della regione Štajerska in Slovenia, la capitale del calcio e detiene anche il titolo di Capitale europea della cultura 2012 e Capitale europea della gioventù 2013.
Maribor è anche una città di festival di alto livello . Dal rinomato festival multiculturale Lent, all’International Puppet Festival e al Festival of Classical Music fino al Wine and Culinary Festival. Una città non di sola coltura ma anche dal cuore verde dato che è immersa nell’abbraccio della bellezza naturale del Pohorje e delle pittoresche colline di vigneti, che si estendono fino al centro della città.
Un vero Eden per gli amanti della natura e delle attività all’aria aperta.
Città Europea dello Sport 2018 , è una città di atleti e squadre sportive di alto livello, con oltre il 50% dei residenti attivi in ​​questo ambito. Gli eventi sportivi più importanti della città sono le gare per il Campionato mondiale di sci alpino femminile, Zlata Lisica (Volpe d’oro), e gli spettacoli sul green del Maribor Football Club, 15 volte campione statale e 3 volte partecipante alla Champions League.
Maribor è un’importante città storica, menzionata per la prima volta in uno scritto il 20 ottobre 1164, ma il suo territorio era popolato già in epoca preistorica.
E’ una città che ha ospitato e che è stata segnata da rinomate personalità storiche, come Wilhelm von Tegetthoff, Herman Potočnik – Noordung, Anton Martin Slomšek, l’arciduca Giovanni d’Austria, Rudolf Maister, Nikola Tesla, Hugo Wolf, Leon Štukelj ecc.
E infine Maribor 
è una città con una “pista da sci cittadina” unica nel suo genere: a soli 10 minuti dal centro e facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici c’è il più grande centro sciistico della Slovenia.

Una storia lunghissima

Lì, dove già nell’antichità si trovava un importante crocevia di traffico tra Celeia e Falvia Solva da una parte e Ptuj e la Carinzia dall’altra, oggi si trova Maribor.
Un modesto insediamento del primo periodo della pietra, un cimitero con urne, un sito celtico e la villa romana Rustic testimoniano le tracce più antiche della città odierna.
A metà del XII secolo, il margravio Ottokar III di Stiria costruì una fortezza su una collina, che oggi si chiama Piramida . La fortezza stessa era letteralmente chiamata “Fortezza nella terra di confine (mark)” o Marchburch. A quel tempo, c’erano già delle fattorie sotto la fortezza.
Il piccolo insediamento sotto il castello crebbe fino a diventare un mercato e in seguito una città, menzionata per la prima volta come tale rispettivamente nel 1209 e nel 1254.
Poco dopo, la gente della città iniziò a costruire un muro lungo due chilometri, che circondava la città vecchia. Il muro fu poi ulteriormente fortificato con torri di difesa. La torre a botte, la torre Tscheligi, la torre ebraica e la torre dell’acqua aiutarono a preservare la città anche dalle invasioni turche e ancora oggi rivelano molte leggende.
A Maribor nel Medioevo viveva una grande e forte comunità ebraica. Costruirono per quei tempi una grande e potente sinagoga, che per le sue caratteristiche era eccezionale nello spazio dell’Europa centrale.
La città, costruita in pietra e legno, non fu risparmiata né dal fuoco né dalla peste! Alla fine del XVII secolo l’epidemia di peste uccise un quinto degli abitanti e in questo periodo a Maribor sorse uno dei monumenti più belli della città, la Colonna di Maria o della Peste
Nel 1859 la chiesa di San Giovanni Battista quella che oggi è chiamata piazza Slomšek è diventata la cattedrale.
Di quell’epoca è anche la costruzione delle ferrovie meridionali da Vienna a Trieste (1846) che portò un rapido sviluppo industriale alla città. Un tempo piccola Maribor iniziò a espandersi rapidamente e con l’espansione aumentò anche il traffico.
Divenne necessario costruire nuovi ponti e furono proprio questi a cancellare di fatto la parte medievale della parte vecchia della città e il porto fluviale di Lent.
Il fiume Drava ( merita di essere percorsa la pista ciclabile lungo la Drava) era un’importante arteria di traffico già in epoca romana. Ogni anno 700 piccole imbarcazioni da carico chiamate šajks e 1200 zattere attraccavano al porto fluviale di Lent dove oltre al legname, trasportavano anche vino, prodotti in ferro e tessuti dalla Carinzia (Koroška) a Belgrado e fino al Mar Nero.
A pochi metri dal fiume si trova la Vecchia Vite, la vite più antica del mondo che dopo 400 anni produce ancora uva e come regina di tutte le viti è un potente ricordo del passato. Ma di questa vi parleremo a parte.
Dopo la prima guerra mondiale, dall’Impero austro-ungarico nacquero diversi nuovi stati. Il generale
Rudolf Maister fu il generale e poeta sloveno che delineò e difese l’attuale confine settentrionale della Slovenia. Gli anni tempestosi durante la prima guerra mondiale ebbero un impatto decisivo anche sullo sviluppo successivo della città. Nacque una forte industria tessile che continuò a crescere nei decenni successivi. Con la seconda guerra mondiale all’orizzonte, Maribor visse nella paura dell’arrivo della potenza militare.
Era il 6 aprile 1941, quando l’ex Jugoslavia cadde sotto il fuoco militare. Tutto lo sviluppo e anche l’industria furono fermati nella città. Durante la guerra la città fu quasi rasa al suolo e le conseguenze si fecero sentire decenni dopo la fine della guerra.
Dopo la seconda guerra mondiale, Maribor registrò passi da gigante nello sviluppo. Le aziende nel periodo del socialismo autogovernato impiegavano persone principalmente secondo criteri sociali e
crearono una nuova classe operaia.
Oggi la città è diventata il centro universitario, economico, culturale, stradale e turistico della Slovenia settentrionale.


Cose da Vedere a Maribor

Piazza del Castello (Grajski Trg)
E’ la piazza centrale di Maribor dominata dal Castello costruito nel XV secolo. Ospita il Museo Regionale, che espone artefatti storici e opere d’arte.
Piazza del Municipio (Glavni Trg)
Una piazza pittoresca circondata da edifici storici e caffè all’aperto. Al centro si trova il Municipio del XVI secolo e la Colonna della Peste, eretta nel 1743 in segno di gratitudine per la fine dell’epidemia.
Cattedrale di San Giovanni Battista (Mariborska Stolnica)
Una cattedrale gotica risalente al XII secolo, con una torre campanaria che offre una vista panoramica sulla città.
Il lungo fiume Drava
Una passeggiata lungo il fiume offre viste rilassanti e l’opportunità di fermarsi nei numerosi caffè e ristoranti lungo la riva.
Parco della Città (Mestni Park)
Un vasto parco pubblico ideale per passeggiate, jogging e picnic. Ospita anche un giardino botanico e un laghetto.
Pohorje
La catena montuosa a breve distanza dalla città, famosa per le sue piste da sci in inverno e i sentieri escursionistici in estate.


Le curiosità 

Maribor ospita ogni anno il Festival Lent, uno dei più grandi festival all’aperto in Slovenia.
L’evento dura due settimane e offre spettacoli di musica, teatro, danza e arte.
La città è al centro di una delle regioni vinicole più importanti della Slovenia. Oltre alla vite più antica del mondo, Maribor è famosa per i suoi vini bianchi, in particolare il Riesling e il Sauvignon Blanc.
Una città da ammirare anche per quel suo essere un mix affascinante di architettura gotica, rinascimentale e barocca, visibile nelle sue chiese, piazze e edifici storici.
Secondo una leggenda locale, chiunque provi a sradicare la vite più antica del mondo sarà colpito da sventura. La vite ha resistito a guerre, incendi e cambiamenti climatici, e continua a produrre uva ogni anno.


La Vite Più Antica del mondo

Una delle attrazioni più straordinarie di Maribor è la vite più antica del mondo, conosciuta come Stara Trta.
Questa vite, che cresce sulla facciata della Casa della Vecchia Vite nel quartiere di Lent, ha oltre 450 anni ed è riconosciuta dal Guinness dei Primati come la vite più antica ancora in produzione.
La vite à stata piantata alla fine del medioevo, durante l’assedio degli Ottomani. E’ quindi sopravvissuta alle battaglie tra i nemici e i difensori della città – siccome l’odierna Casa della Vecchia vite faceva parte una volta delle mura di difesa della città – ed ha attraversato numerosi eventi storici, tra cui oltre l’occupazione ottomana.
Non solo Non fu mai danneggiata nemmeno dai molti incendi che un tempo si verificavano frequentemente a causa delle strutture del tetto in legno e delle coperture di paglia. Sopravvissuta anche alla filossera e a due guerre mondiale anche se il bombardamento delle forze alleate durante la seconda guerra mondiale ha distrutto una parte della vite più antica del mondo.
E’ bene soffermarsi un attimo sui motivi che, intorno al 1870, quando la fillossera devastò i vigneti di tutta Europa la vecchia vite si salvò. Questo parassita, attaccando alle radici, uccise la maggior parte delle viti ma fortunatamente grazie il possente fiume Drava venne in soccorso dato che le radici della Vecchia Vite erano profonde nelle rive del fiume, dove la fillossera non poteva sopravvivere.
La Vecchia Vite come abbiamo detto produce ancora vino da uve della varietà “žametovka” o “modra kavčina”, una delle prime varietà di vitigni nobili addomesticati in Slovenia.
Il raccolto annuale è di circa 35-55 kg di uva che viene trasformata in vino versato in bottiglie da 2,5 dl disegnate dal famoso artista Oskar Kogoj.
Le bottiglie sono un prezioso regalo protocollare: ne vengono riempite solo un centinaio ogni anno!


Sopravvissuta a guerre e filossera ha rischiato di morire per una diga…

Tuttavia, l’antica vite di Maribor ha avuto momenti più difficili.
Dal 1963, quando fu costruita la diga sul fiume Drava, per la Vecchia Vite sono sorti seri problemi. Quando il livello del fiume ha iniziato a salire a più di tre metri, l’equilibrio di lunga data del sistema radicale è stato sconvolto e la vite ha iniziato a morire lentamente.
Le aree trascurate lungo le rive del fiume Drava negli anni ’70 e la cura non professionale avevano solo esacerbato le sue condizioni.
Fortunatamente, la vecchia vite con la sua bellezza è stata notata da un gruppo di esperti dell’Istituto di agricoltura della Jugoslavia socialista che hanno impedito la rimozione della vite e la demolizione della casa, che era diventata fatiscente.
Questi esperti, guidati dal Mag. Tone Zafošnik, hanno concentrato tutte le loro forze nella rivitalizzazione della vite. Così, rimuovendo le parti morte e creando una scorciatoia, le hanno restituito la vita.
La Vecchia Vite era sopravvissuta di nuovo, anche se questa volta la sua fine è stata pericolosamente vicina.
Dal restauro della casa e della pavimentazione dell’area circostante nel 1982, la Vecchia Vite è rifiorita in tutto il suo splendore diventando uno dei simboli della Slovenia.

La casa della vecchia vite riaprirà in autunno

La Casa della Vecchia Vite che si trova in Vojašniška 8 è temporaneamente chiusa per ristrutturazione. Lavori necessari per preservare e valorizzare il patrimonio culturale.
La riapertura è prevista per novembre 2024. Fino ad allora le visite sono possibili solo ella sede Pop Up nel Minorite Cultural Quarter, dove un preparato team di esperti racconta agli ospiti le storie dei vini e dei viticoltori.

 

 

 

L’estate in bici sulla ciclabile della Drava

L’estate in bici sulla ciclabile della Drava

La pista ciclabile della Drava (Drauradweg) è una delle piste ciclabili più affascinanti d’Europa, che si snoda lungo il fiume Drava attraverso quattro paesi: Italia, Austria, Slovenia e Croazia.
Questo percorso panoramico offre ai ciclisti l’opportunità di immergersi in paesaggi mozzafiato, scoprire città storiche e godere di una ricca biodiversità.


La tappa “italiana”

Il percorso completo della pista ciclabile della Drava copre circa 510 chilometri, suddivisi in diverse tappe principali.
La prima tappa la Dobbiaco (Italia) – Lienz (Austria) è l’unica che passa dall’Italia e la si può percorrere anche andata e ritorno per un esperienza di una sola giornata.
Siamo in Alta Val Pusteria e da qui possiamo imboccare la ciclabile della Drava,  una delle più pittoresche del mondo, perfetta da percorrere anche con i bambini.
E’ questa la prima pista ciclabile per biciclette elettriche in Europa, certificata con 5 stelle, che con i suoi 510 km di lunghezza parte dall’Italia e attraversa l’Austria fino al confine croato-sloveno attraversando quattro nazioni.
Il tratto che collega Dobbiaco e Lienz è magico, adagiato tra la montagna e il fiume, e grazie alla sua ridottissima pendenza si rivela perfetto da percorrere a ogni età.
Per esempio per i meno allenati è possibile godere della splendida natura circostante anche in sella a una e-bike noleggiabile: il percorso leggermente in discesa, infatti, renderà la pedalata ancora più confortevole.
Non solo: i bimbi più grandicelli potranno cimentarsi con le prime pedalate, mentre i più piccini dormiranno sonni tranquilli nel passeggino, al fresco e cullati dallo sciabordio delle acque del fiume (noleggiabili sia bici per i più piccoli che i passeggini).
Per il rientro in Val Pusteria, che si utilizzino e-bike o bici tradizionali, niente paura: con il trenino attrezzato per le bici è un gioco da ragazzi.
Una volta arrivati a Lienz, nota per essere una città vivace e soleggiata, con tanti caffè e locali perfetti per rifocillarsi e fare una pausa o una merenda golosa, si caricano le bici sul treno e si rientra.


Tutte le altre tappe 7 tappe

Seconda tappa: Lienz – Spittal an der Drau, 70 km
Da Lienz, la pista prosegue verso Spittal an der Drau, attraversando una porzione di Austria fra pittoreschi villaggi e lungo il tranquillo fiume Drava.
È una tappa ideale per godersi la natura e fare una pausa in una delle numerose aree picnic.
Terza tappa: Spittal an der Drau – Villach, 40 km
Questo tratto conduce attraverso la valle della Drava fino a Villach, una città della Carinzia conosciuta per le sue terme e l’architettura storica a pochi chilometri dal confine italiano con il Friuli Venezia Giulia. Lungo il percorso, i ciclisti possono ammirare la flora e fauna locale.
Quarta tappa: Villach – Ferlach, 45 km
Da Villach, la pista si dirige verso Ferlach. siamo sempre in Austria, un’area ricca di laghi e riserve naturali.
Questo tratto offre numerose opportunità per osservare uccelli e altri animali selvatici.
Quinta tappa: Ferlach – Dravograd (Slovenia), 55 km
Attraversando il confine con la Slovenia, la pista ciclabile raggiunge Dravograd, una città storica circondata da foreste e colline.
Qui si possono visitare antiche chiese e castelli.
Sesta tappa: Dravograd – Maribor,  60 km
Proseguendo verso sud all’interno della verde Slovenia la pista porta a Maribor, la seconda città più grande della Slovenia dopo la capitale Lubiana.
Maribor è famosa per i suoi vigneti e il centro storico ben conservato.
Settima tappa: Maribor – Varaždin (Croazia), 90 km
Questo lungo tratto finale attraversa la Slovenia e arriva nel territorio della Croazia, terminando nella città barocca di Varaždin.
È una tappa lunga ma gratificante, con paesaggi rurali e cittadine affascinanti lungo il percorso.


Tutte quello che c’è da sapere per percorrerla

La pista ciclabile della Drava è adatta a ciclisti di tutti i livelli. Ecco alcuni consigli su come organizzare il viaggio.
È possibile noleggiare biciclette in molte delle città lungo il percorso. Assicuratevi di prenotare in anticipo durante l’alta stagione.
Lungo la pista, ci sono numerosi alberghi, B&B e campeggi. È consigliabile prenotare gli alloggi in anticipo, soprattutto durante l’estate.
Molte agenzie di viaggio offrono servizi di trasporto bagagli, consentendovi di pedalare senza carichi pesanti.
La pista è ben segnalata con cartelli che indicano le direzioni e le distanze. Portare una mappa o utilizzare un’app di navigazione per ciclisti può essere utile.
La primavera e l’estate sono i periodi ideali per percorrere la pista, quando le temperature sono miti e i paesaggi in fiore.


Da non perdere lungo la pista

Il Parco Nazionale degli Alti Tauri che viene attraversato nel tratto iniziale, è una delle aree protette più grandi dell’Europa centrale e ospita una vasta gamma di flora e fauna.
Il lago di Millstatt si trova nei pressi di Spittal an der Drau ed è ideale per una sosta rinfrescante e offre numerose attività acquatiche.
Villach elegante capitale della Carinzia è conosciuta per le sue terme ed è un ottimo luogo per rilassarsi e rigenerarsi dopo una giornata in bici.
Maribor seconda città più importante della Slovenia è famosa per il suo vino. Qu si trova quella che è considerata la vite più antica del mondo e che produce ancora uva!

 

 

 

Slovenia: regina delle due ruote

Slovenia: regina delle due ruote

È da qualche anno che gli appassionati di ciclismo sono abituati a vedere, in vetta alle classifiche dei ranking internazionali e dei grandi giri, così come per le Grandi Classiche, i nomi di ciclisti sloveni: da Matej Mohorič, che ha trionfato alla Milano-Sanremo nel 2022, a Primož Roglič, Medaglia d’Oro a Tokyo, tre volte vincitore alla Vuelta e una al Giro nel 2023, fino al vero e proprio cannibale di questa generazione di ciclisti: Tadej Pogačar, uno schiacciasassi sia nelle corse di un giorno che nei grandi giri, che ha appena terminato di sbalordire una volta di più il mondo con una performance eccezionale al suo esordio nel Giro d’Italia, con l’obiettivo mai nascosto di ripetere l’impresa di Pantani del 1998, ovvero quella di collezionare, nello stesso anno, la Maglia Rosa e quella Gialla del Tour de France.

Tadej trionfa al Tour


Qual’é il segreto dei grandi ciclisti sloveni?

Per scoprirlo, siamo andati a casa loro, lungo le vie della Slovenia, così belle da pedalare ovunque, che un po’ tutto il paese può essere considerato una grande pista ciclabile.
E questo è sicuramente il primo elemento a colpire l’occhio del ciclista: la cura del fondo stradale, fondamentale sia per la sicurezza che per godersi, nel relax più totale, la ricchezza e la diversità paesaggistica di questa piccola Repubblica, mentre le ruote scorrono sull’asfalto come sul velluto.
Il secondo elemento è l’aria pulita che si respira pedalando su strade quasi mai trafficate, che porta con sé ora il profumo del Mediterraneo, ora quello della vegetazione alpina e prealpina.
Il terzo è la varietà, che si ricollega al secondo: come cambiano i profumi, cambiano anche gli scenari e i tipi di percorso, che in poche decine di km passano da arcigni passi alpini, fino alle colline ventilate del Carso e alla piana della Pannonia.
Questo rende il 
Giro di Slovenia (dove il leader indossa una Maglia Verde!) una delle gare più interessanti del calendario UCI World Tour, scelta ogni anno a giugno dai migliori ciclisti al mondo in preparazione del Tour de France.
L’ultimo elemento è forse lo stile di vita a misura d’uomo: qui si cerca di vivere senza la fretta di strafare, lentamente o počasi, come dicono in Slovenia, consapevoli di chi si è e del luogo da cui si viene. Si viene da una terra viva, che ribolle di sorgenti termali e dove le acque irrigue nutrono i suoi frutti prelibati, che diventano poi gli ingredienti di una cucina semplice e nutriente.
Perché è partendo da questa semplicità, dalla sua profonda conoscenza, che si cresce davvero. Così un giovane ciclista diventa un campione, così la semplice cucina slovena di campagna diventa gourmet.

le strade verdi della Slovenia

La Slovenia in bicicletta: Green Gourmet Route e Green Wellness Route

Non bisogna essere certo Roglič o Pogačar per saltare in sella, allacciare il casco e godersi le meraviglie dei percorsi ciclabili della Slovenia, né più e né meno di quanto bisogna essere grandi chef per apprezzarne la cucina, o mineralisti, per riconoscerne le straordinarie proprietà delle acque termali, enologi, per il vino e così via.
Qualunque sia la vostra passione, il modo migliore per attraversare la Slovenia sono le due ruote.
Il marchio di qualità Slovenia Green, sviluppato dall’Ente Sloveno per il Turismo con l’obiettivo di certificare le buone pratiche del turismo sostenibile, ha disegnato due itinerari ciclistici che attraversano le più importanti aree del paese, focalizzati su due tematiche fondamentali: il turismo termale (Slovenia Green Wellness Route) e il turismo enogastronomico (Slovenia Green Gourmet Route).

Karnik, paese natale di Pogačar

Un percorso ciclistico per rimettersi al mondo: La Green Wellness Route

Ptuj, Dobrna, Rogla, Čatež, Laško e molte altre rinomate località termali slovene: tutte attraversate da un unico itinerario cicloturistico.
La Green Wellness Route è un percorso ad anello di 16 tappe della lunghezza media di 40 km ciascuna, con partenza e arrivo a Lubiana.
Le tappe giornaliere, che si dirigono prima nel montuoso nord nel paese, poi verso le pianure della Pannonia e infine tra le colline meridionali (terra di ottimi vini), sono progettate in modo che nel pomeriggio ci sia abbastanza tempo per divertirsi e coccolarsi negli oltre 10 centri termali migliori della Slovenia centro-orientale. E poi, dopo una bella pedalata, il potere rigenerante delle acque e dei trattamenti si sente anche meglio!


In sella, di verde e di gusto: la Green Gourmet Route

Più che un percorso cicloturistico, la Green Gourmet Route è un fil rouge, anzi, un filo verde che collega in undici giorni tutte le località del paese che hanno ricevuto la certificazione Slovenia Green Destination.
Alternando tratti in bici più o meno impegnativi a collegamenti in treno, Slovenia Green Gourmet Route attraversa alcuni dei panorami più spettacolari di tutto il paese, dal Carso, al Collio e al Vipacco a ovest, fino alle colline del sud-est al confine con l’Ungheria.
C’è un motivo, però, se nel nome questo itinerario ha la parola gourmet: la Slovenia si è imposta, negli ultimi anni, quale destinazione di eccellenza dal punto di vista enogastronomico, entrando di prepotenza nell’olimpo della cucina mondiale grazie a fuoriclasse quali Ana Ross.
In ciascuna tappa, il percorso propone sempre alcuni tra i ristoranti che meglio esprimono la cucina del territorio, insigniti peraltro dell’etichetta di qualità Slovenia Green Cuisine, che ne certifica l’utilizzo di prodotti locali e le ricadute positive sulla comunità.
I percorsi Slovenia Green Gourmet Route e Slovenia Green Wellness Route sono realizzati su misura per i cicloamatori, lontano dalle strade principali e con il giusto dislivello, attraverso molti posti lungo il tragitto che vale la pena visitare.
Non è detto che il percorso vada fatto tutto insieme: in combinazione con i treni, è possibile pianificare gite nel fine settimana o percorrerne prima una metà e poi partire alla scoperta del resto del percorso.


Tra strada e Mountain Bike nella Slovenia di montagna: Juliana Bike!

Quando si sente forte il richiamo dello sterrato e delle ruote “grasse”, dalla Slovenia risponde Juliana Bike: un percorso ad anello di 7 tappe che si spiega su un totale di 290 km che permettono di esplorare le strade ai piedi delle Alpi Giulie.
Partenza e arrivo sono a Bohinj, sulle sponde del lago più grande del Paese, mentre tra le tappe intermedie spiccano Kranjska Gora e il passo di montagna di Vršič, noto anche come “la salita dei russi”, costruito praticamente a mano dai prigionieri di guerra durante il primo conflitto Mondiale.
Da questo passo, contraddistinto da ben 50 tornanti numerati proprio come la più famosa Alpe d’Huez, si raggiunge la Valle del’Isonzo, il fiume smeraldino che lambisce le località di Bovec e Tolmino, prima di rientrare a Bohinj dopo la frazione da Zakojca a Podbrdo.

Nova Gorica e Gorizia: capitali europee della cultura 2025

Nova Gorica e Gorizia: capitali europee della cultura 2025

Il 2024 in Slovenia sarà un anno ricco di cultura che accompagnerà il Paese a ospitare GO!2025, ovvero le celebrazioni dedicate a Nova Gorica e Gorizia, insieme Capitale Europea della Cultura 2025.
Ma è anche il ventennale dall’ingresso della Slovenia all’interno dell’UE: si è aperta, in quell’occasione, una nuova stagione per il Paese, segnata dall’abbattimento delle frontiere con il resto d’Europa e dalla voglia di raccontarsi al continente.

O Borderless! Nova Gorica e Gorizia, Capitali Europee della Cultura 2025

Cominciano già nel 2024 le celebrazioni per GO!2025, l’anno in cui Nova Gorica condividerà con Gorizia il titolo di Capitale Europea della Cultura.
Due città simbolo o, meglio, una sola città, l’unica in Europa ad essere attraversata da un confine tra due Stati.
Un confine che, per troppi anni, ha significato frattura, una separazione immortalata nelle foto in bianco e nero del filo spinato di piazzale Transalpina, e che, invece, oggi diventa sempre più una mano tesa, un luogo di incontro tra due popoli e il simbolo, per tutto il resto del mondo, di come la pace e la condivisione siano un percorso non solo possibile, ma addirittura necessario.

Vista di Nova Gorica

Nova Gorica, la città “nuova”

Nova Gorica, poco più di 13.000 abitanti tra le fertili colline della riva sinistra del fiume Isonzo, è considerata la più giovane città della Slovenia in virtù dei suoi “soli” 70 anni di vita, audace e futurista nell’architettura quanto verde e consapevole nei confronti del ricco patrimonio enogastronomico della valle del Vipacco, che accomuna entrambi i lati del confine.
Tra i simboli della città, è immancabile una visita al ponte di Salcano, il più grande ponte ferroviario sospeso in pietra del mondo.
Oltre alla funzione originaria di lasciar transitare i treni sopra l’Isonzo, il ponte di Salcano diventa in estate anche l’unico luogo in Slovenia dove è possibile praticare il bungee-jumping: adrenalina pura!

Il ponte di Salcano


Due città, una capitale europea: un fatto unico

È partito il conto alla rovescia per il 2025, quando Nova Gorica, la città più giovane della Slovenia, e la vicina Gorizia, una combinazione unica di due città tra loro intrecciate, brilleranno nei cieli europei e mondiali come Capitale europea della cultura. E con loro la Slovenia, con la sua sontuosa cultura, l’arte di livello mondiale, la creatività frizzante e il patrimonio unico.
Unitevi a noi per scoprire ciò che unisce queste città suggestive e le storie sconfinate che si intrecciano tra loro e nella più ampia regione.
Il fatto che una delle Capitali europee della cultura sia composta da due città è un fatto unico. Ma questa è, infatti, la storia straordinaria delle due città goriziane.
Nova Gorica è la città più giovane della Slovenia, strettamente intrecciata storicamente e nella vita quotidiana con Gorizia, sul lato italiano del confine.
E proprio lì, a partire dalla Seconda guerra mondiale, si è sviluppata una città dall’identità giovane, in un paesaggio lambito dalle fertili colline, dai frutteti e dai vigneti delle valli di Brda e di Vipava, dove l’Isonzo color smeraldo sgorga dal seno delle Alpi, e dove il misterioso Carso e il mare sono a portata di sguardo.
La storia, le storie, i personaggi, i risultati passati, presenti e futuri della creatività, dell’integrazione e dell’arte delle due Gorizie saranno presentati quest’anno, e soprattutto il prossimo anno, alla Slovenia, all’Italia, all’Europa e al mondo attraverso una visione e il programma GO!2025 = BORDERLESS.
Da una parte Nova Gorica, costruita da zero all’indomani della Seconda guerra mondiale, una volta tracciato il confine divisivo tra Italia e Slovenia.
Dall’altra Gorizia, centro culturale, amministrativo ed economico con una storia molto più antica. GO! Borderless incarna l’obiettivo di far risuonare all’unisono il patrimonio di una città modernista con l’eredità di una città millenaria. L’obiettivo di superare i loro confini, in un percorso di riconciliazione.
Per realizzarlo, il primo passo è stato sviluppare una strategia transfrontaliera innovativa, uno spiccato senso di coesione e uno sforzo comune di comunicazione. Tra due Paesi, due città e molte persone. GO! 2025 supera le barriere fisiche e culturali tra le nostre società, a dimostrazione che una governance transfrontaliera impatta positivamente sulla crescita delle periferie europee, tasselli irrinunciabili nel mosaico dell’Unione.


La storia del goriziano

Dai Conti di Gorizia al governo degli Asburgo, passando per la parentesi napoleonica, l’annessione all’Italia dopo la Prima guerra mondiale e la spartizione tra Italia e Jugoslavia – poi Slovenia – con i Trattati di Parigi.
Il Goriziano, e con lui Nova Gorica e Gorizia, ha vissuto sulla propria pelle gli stravolgimenti storici e geopolitici dell’Europa. Un territorio diviso tra due Paesi, ma unito nello spirito e negli intenti: creare la prima Capitale europea della cultura transfrontaliera.
Tutto ha inizio con i patriarchi di Aquileia e i Conti di Gorizia nell’XI secolo. È sotto il loro controllo politico e amministravo che il Goriziano acquisisce per la prima volta l’unità, comprendendo il Collio e il Carso e l’area abbracciata da quattro fiumi: l’Isonzo e i suoi confluenti Vipacco, Iudrio e Idria.
Poi, nel XV secolo, il testimone passa nelle mani della casa d’Asburgo: l’ultimo conte, Leonardo, muore senza discendenti lasciando in eredità la contea a Massimiliano I d’Asburgo. Entra allora in gioco anche la Repubblica di Venezia, desiderosa di far valere i propri diritti feudali e di successione ai conti di Gorizia. Nel 1508 i veneziani dichiarano guerra agli Asburgo, con un esito disastroso: la sconfitta veneta nella Battaglia di Agnadello del 1509 conferma il governo asburgico della regione, destinato a durare per altri quattro secoli, eccetto che per la breve parentesi napoleonica.
Parentesi che, più precisamente, ha inizio nel 1809 con l’annessione del Goriziano alle Province Illiriche, fino al 1813 e alla caduta di Napoleone. Da qui, i confini vengono ridefiniti per restare poi invariati fino alla fine della Prima guerra mondiale.
Infatti, nel 1918 l’Italia occupa l’intera area, che con il Trattato di Rapallo (1920) diventa ufficialmente parte del Regno d’Italia. Così la Provincia di Gorizia viene prima soppressa, con l’annessione dei suoi territori alla Provincia del Friuli nel 1923, e in seguito ristabilita nel 1927.
Ma è con la Seconda guerra mondiale che il Goriziano subisce i cambiamenti più influenti. Dopo la grande guerra, viene prima occupato dall’esercito di liberazione e poi diviso in due zone tramite gli Accordi di Belgrado e Duino del 1945: la zona A amministrata dalle forze armate anglo-americane, e la zona B, amministrata dalla Jugoslavia.
Il Goriziano diventa così oggetto di una intensa contesa dal punto di vista politico e diplomatico, cui pone rimedio il Trattato di Pace di Parigi del 1947: gran parte del territorio è assegnato alla Jugoslavia e la restante parte, compresa Gorizia, all’Italia.
Il nuovo confine – che nei primi anni è pressoché invalicabile – corre ai lati della città di Gorizia dividendola dal suo entroterra, così come corre ai margini del territorio jugoslavo privandolo del suo centro nevralgico. Con Gorizia dall’altro lato del confine, nel 1948 comincia la costruzione di una nuova città, Nova Gorica.
Nel 1949 Italia e Jugoslavia firmano l’Accordo di Udine, che regola e facilita il traffico nell’area transfrontaliera.
Nel 1975 un altro trattato, di Osimo, rende definitive le frontiere terrestri e marittime tra i due Stati, con accordi sulla loro collaborazione economica che migliora le condizioni di vita della popolazione al confine.
Poi, nel 1990, inizia l’ennesimo stravolgimento geopolitico in Europa: la disgregazione della Jugoslavia, che cerca di reprimere il tentativo sloveno di creare uno stato indipendente.
Dopo una guerra durata dieci giorni e i successivi negoziati del 1991, la Slovenia dichiara ufficialmente la propria indipendenza.
Nel 2004 ottiene il riconoscimento della comunità internazionale diventando membro UE e nel 2007 entra a far parte dello spazio Schengen.
L’area transfrontaliera rappresenta da sempre un luogo importante e strategico per entrambi gli Stati, oltre che uno strumento di sviluppo sotto tanti punti di vista: cultura, economia, commercio, trasporti.
Dai comuni limitrofi divisi dal confine, quindi, cresce il bisogno di stabilire nuove forme di collaborazione, di coesione e di scambio. Un bisogno che diventa realtà nel 2010 con l’istituzione del Gruppo europeo di cooperazione territoriale, GECT GO.
Il resto è storia, e ci conduce esattamente qui: alla prima Capitale europea della cultura transfrontaliera, con Nova Gorica e Gorizia alla guida di un territorio unito nello spirito e negli intenti.

Piazza Transalpina con i resti del muro

Il “muro di Gorizia” una ferita rimarginata

Il muro di Gorizia anche se meno celebre era un po’ come quello di Berlino in quanto separava l’abitato goriziano rimasto italiano, dai quartieri periferici e dalla stazione ferroviaria della ferrovia Transalpina, che furono annessi al termine della Seconda guerra mondiale alla Jugoslavia.
Il muro di Gorizia, in sloveno Goriški zid, era una recinzione costituita da una base in calcestruzzo larga 50 centimetri sormontato da una ringhiera di un metro e mezzo, costruita nel 1947 e collocata lungo il confine italo-jugoslavo passante all’interno della città di Gorizia.
Nel 2004, a seguito dell’ingresso della Slovenia nell’Unione europea, ne è stata smantellata la porzione che divideva in due piazza della Transalpina.
La città di Nova Gorica come detto sorse successivamente alla separazione, allo scopo di ridare un baricentro amministrativo all’area territoriale circostante annessa alla Jugoslavia, in quanto veniva a mancare il ruolo naturale che era stato svolto dalla città di Gorizia, rimasta in territorio italiano. Simbolicamente si contrapponevano i progressi del mondo socialista a quello capitalista e la piazza della Transalpina divenne uno dei simboli della separazione politico-ideologica tra l’Europa occidentale e quella orientale durante gli anni della Guerra fredda.
Nella seconda metà degli anni quaranta e negli anni cinquanta del Novecento, il muro rappresentò un valico clandestino per molti cittadini jugoslavi e dei paesi del patto di Varsavia.
Negli anni ci furono molti momenti di alta tensione, come ad esempio nell’ottobre e novembre del 1953 quando col protrarsi della questione triestina e di fronte al timore che Tito sfruttasse un comizio indetto a Okroglica, a pochi chilometri dal confine goriziano a cui avrebbero partecipato 250 000 ex partigiani titini per annettersi militarmente la zona B del TLT, il primo ministro italiano Pella temendo un invasione inviò l’esercito italiano al confine.
La piazza della Transalpina simbolo di una ferita della storia prende il suo nome dalla linea ferroviaria di cui fa parte la stazione.
Questo tratto venne inaugurato dall’arciduca Francesco Ferdinando nel 1906 e collega Trieste con Jesenice per poi addentrarsi nell’Europa centrale.
Oggi l’intera piazza è stata ristrutturata in modo da formare un unico spazio pubblico dove è permessa la libera circolazione dei pedoni.
Al posto della parte centrale del muro, c’è un mosaico circolare e il confine di stato. Rimossa la barriera fisica del muro, è ora indicato da una linea di mattonelle di pietra sulla pavimentazione.
Fino al 22 dicembre 2007 la libera circolazione era possibile solo all’interno della piazza ma poi con l’ingresso della Slovenia nell’area di sicurezza definita dagli accordi di Schengen, il confine è stato eliminato del tutto. Fino a quella data infatti, per accedere legalmente al territorio sloveno o a quello italiano, era necessario esibire i documenti ai valichi di frontiera, dove erano presenti e attivi i presidi della pubblica sicurezza italiana e della polizia slovena.
Una nota curiosa: nel maggio 2020, durante la pandemia di Covid-19, nel quadro delle misure per rallentare la diffusione del contagio, la piazza della Transalpina è stata nuovamente divisa da una rete metallica in corrispondenza del confine italo-sloveno, per impedire il passaggio di frontiera: questo ha ricordato a molti cittadini di Gorizia e Nova Gorica brutti di quando, tra il 1947 e il 2004 i due paesi erano divisi da una recinzione.
Oggi nella memoria dei goriziani uno dei simboli più evidenti della Guerra fredda è la Stella Rossa collocata sul frontone del palazzo della stazione, accompagnata dalla scritta in sloveno “Mi gradimo socializem” (“Noi costruiamo il socialismo”).
A seguito dell’indipendenza slovena (1991), venne dapprima addobbata come una stella cometa in occasione del Natale e, successivamente, rimossa. Oggi è conservata all’interno della stazione.


20 anni in Europa per la Slovenia

1° maggio 2004: la data scolpita nella pietra del monumento eretto proprio sul confine tra Nova Gorica e Gorizia, che ha segnato non solo per le due città ma per l’intero paese un punto di svolta. La Slovenia faceva, insieme ad altri nove Stati, ingresso nell’Unione Europea, novità che ha significato per il Paese, posto proprio nel cuore dell’Europa, tra le pianure pannoniche e il Carso, tra le Alpi e il Mediterraneo, mitteleuropeo e slavo, la possibilità di crescere e aprirsi a nuovi scambi culturali.
Proprio l’area del confine italo-sloveno sarà il centro nevralgico degli eventi che accompagneranno le due città al 2025, con la nascita del nuovo distretto ECOC, che prenderà vita proprio nel tratto di un chilometro tra le due ex dogane.
10 milioni di euro di investimenti per riqualificare l’area in un’ottica green, per un intervento che interesserà anche la stessa aera del piazzale Transalpina, che dall’altro lato del confine chiamano, per l’appunto, Trg Evrope (piazza Europa).