Nel segno di Agitu Ideo Gudeta in Alto Adige (ri)nasce il Mercato della Terra di Slow Food

Nel segno di Agitu Ideo Gudeta in Alto Adige (ri)nasce il Mercato della Terra di Slow Food

A quattro anni di distanza dall’inaugurazione, rinasce il mercato altoatesino targato Slow Food: si chiama Mercato della Terra dell’Alto Adige Südtirol Agitu Ideo Gudeta ed è l’erede del Mercato della Terra di Bolzano lanciato nel 2019.
L’appuntamento per il taglio del nastro è a Merano, in piazza della Rena, sabato 4 novembre alle 10, alla presenza della presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini.
Il mercato verrà poi replicato ogni primo sabato del mese (gennaio escluso) ruotando in diverse località: oltre a Merano, toccherà anche Bolzano, presso la giardineria Schullian, e Campo Tures, al Centro Tubris, dove già da tempo ogni giovedì viene organizzato un piccolo mercato con un gruppo di contadine della valle Aurina.

Agitu Ideo Gudeta. Foto Matteo Croppo

Ricordando Agitu, la pastora e imprenditrice etiope che viveva in Trentino

«Il mercato rinasce con lo stesso spirito con cui era stato fondato, ma con l’ingresso di alcuni nuovi produttori – spiega Angelo Carrillo, fiduciario della Condotta Slow Food Alto Adige Südtirol –. Ma, soprattutto, riparte nel segno di Agitu, a cui il progetto è intitolato: nel 2019, il Mercato della Terra di Bolzano era nato grazie a lei per dare alla città e ai contadini altoatesini legati a Slow Food un luogo dove incontrarsi e conoscersi».
Per questo motivo, si è scelto di intitolarle il mercato: «In Alto Adige, Agitu Ideo Gudeta era molto conosciuta e apprezzata e, pur essendo basata a Frassilongo, in Trentino, veniva spesso da queste parti. Con lei c’erano un’amicizia e un legame che andavano al di là del mercato».
Inaugurato in concomitanza con i mercatini di Natale del 2019, l’esperienza bolzanina durò pochi mesi: prima la pandemia di Covid-19 e poi, a dicembre 2020, la morte della pastora e imprenditrice etiope causarono lo stop a quell’esperienza. «Riprendere è stato complicato, benché fin da subito ci sia stato il proposito di ricominciare il prima possibile – continua Carrillo –. Finalmente, in questi ultimi mesi, il nuovo progetto ha preso forma». 

Mercato della terra. Foto: Matteo Croppo

Produttori altoatesini e una cuoca etiope

Agitu, che in Etiopia aveva combattuto e denunciato il land grabbing, si era stabilita in Trentino dove aveva iniziato una nuova vita occupandosi di capre e di formaggi: grazie al suo lavoro – produceva formaggi naturali a latte crudo e si dedicava al recupero di una razza autoctona, la capra pezzata mòchena – era entrata in contatto con Slow Food.
«Abbiamo voluto riprendere il suo spirito, rendendo il mercato più accogliente e inclusivo» prosegue Carrillo. Per questo motivo, tra i produttori c’è Rahma Tesfa Ahmed, una cuoca di nazionalità etiope che preparerà piatti della tradizione culinaria del suo Paese, a cominciare dal teff, cereale alla base della dieta alimentare nel Corno d’Africa.
«Come Slow Food, da tempo sosteniamo le iniziative dei gruppi di volontari che lavorano in Etiopia e, allo stesso modo, cerchiamo di valorizzare la produzione del teff, per mantenerne il valore culturale senza snaturarlo e trasformarlo in business».
In totale, gli espositori coinvolti sono una quindicina: alle bancarelle sarà possibile acquistare il graukäse Presidio Slow Food, cioccolata, grappa e birra derivate dal lupino di Anterivo Presidio Slow Food, la carne della pecora Villnösser Brillenschaf Presidio Slow Foodla pera Pala (inclusa sull’Arca del Gusto Slow Food), e poi ortaggi, miele, vino, formaggi ovini, prodotti derivati dalla canapa coltivata in alta val Venosta e di artigianato. Non mancheranno particolarità, come formaggi locali a pasta filata o condimenti fermentati come shoyu e miso a base di cereali e legumi mediterranei.

Mercato della Terra. Foto Matteo Croppo

Il programma di novembre e dicembre

«La nostra zona è una terra che nutre una spiccata sensibilità verso il rispetto dell’ambiente – aggiunge Omar Signori, portavoce del mercato –. Il Mercato della Terra Alto Adige Südtirol Agitu Ideo Gudeta trova perciò un ambiente estremamente fertile per stimolare tutto il mondo agricolo verso una vera rivoluzione agroecologica».
Dopo l’inaugurazione del 4 novembre, a cui prenderanno parte come ospiti anche un produttore trentino del Presidio Slow Food della razza grigio alpina e una rappresentanza del Mercato della Terra – Terre alte degli Altipiani Cimbri, con l’avvicinarsi del Natale il mercato si sdoppia per alcuni appuntamenti speciali: dal 7 al 9 e dal 14 al 16 dicembre verrà organizzato presso lo Spazio Alma 9 a Bolzano. 

 

Alla scoperta della grappa 4.0

Alla scoperta della grappa 4.0

La grappa è da bevitore povero (magari anche anziano e malmesso) da circolo di periferia e la falsa bibita colorata è invece figa perché sostenuta da multinazionali. Questa la leggenda metropolitana.
La grappa 4.0 è altro.
Abbiamo assistito alcuni tempi fa ad un fidanzamento fra la cucina italiana di livello e la grappa trentina.
Se il matrimonio si farà, culinariamente parlando, è presto per dirlo. Personalmente non trovo niente di strano o inedito a cucinare con la grappa.
E’ pratica tradizionale di alcune zone alpine del Triveneto da sempre. Ma agli occhi di giovani colleghi e critici gastronomici, è parso questo l’argomento stesso di discussione di una serata insolita più che cercare di conoscere a fondo il mondo complesso delle vinacce e il duro lavoro del distillatore.


Quando il distillato si fa mixology

Le stesse disquisizioni sul cucinar grappando forse non sarebbero nemmeno sorte se il distillato in questione fosse stato uno più modiaiolo.
Penso ad un rum, per esempio, oggi sdoganato ai Millennians dai bartender che lo rendono protagonista di miscelazioni di cui a volte neanche si sentirebbe il bisogno.

Ma il rum o ron oggi è considerato un prodotto da scoprire, così come lo è da sempre un buon whisky e un buon cognac. Sono distillati da meditazione.


La grappa dei Millenials

Fra una portata e l’altra della nostra cena, la grappa da bere aveva lo stesso destino che ha nei concorsi internazionali. L’indifferenza.
Si disquisiva se quella diluita nel piatto aveva più o meno un buon legame con un certo ingrediente, se l’acidità e la dolcezza erano giuste, se il contrasto era equilibrato. Ma perché?

Forse quando si accompagna un sangiovese a un cinghiale o a un ragù si parla se il vino cucinato con la carne è perfetto o perfettibile?
No. Il vino ha identità di soggetto; il rum e altri distillati internazionali pure. La grappa è un oggetto. Di accompagnamento.


Bruno Pilzer un uomo senza vinacce sulla lingua

Sarà perché la grappa corre da tradizione nelle mie vene un po’ mitteleuropee. Sarà perché mi sono trovata a cercare di dare risposte a queste domande con Bruno Pilzer. Uomo senza peli ma con vinacce sulla lingua, attualmente alla guida dell’Istituto di Tutela della Grappa Trentina, ma alcune cose mi sono chiare.
In Italia il mondo della grappa è massacrato da una burocrazia ottusa (come già ci aveva detto in una lunga intervista la regina mondiale della distillazione Priscilla Occhipinti di grappe Nannoni).
All’estero è considerata alla stregua di una vinaccia imbevibile, magari a base di sorbo con sentore di calzino sudato d’estate.


Tipi di grappa

La grappa negli ultimi anni ci ha provato ad essere più ruffiana. Ha cercato di darsi una veste nuova nella versione ambrata da invecchiamento sulla scia del vino che è uscito dal disastro metanolo rifugiandosi nelle barriques.
Ma è quella la vera grappa?
La grappa autentica, e lo conferma il ritorno sul mercato in paesi consumatori come l’Austria, è quella bianca, quella più fresca e giovane.
E’ lì che senza trucco e inganno emerge se la qualità delle vinacce e della lavorazione sono buone. E lo sa bene chi ha avuto la fortuna di vivere, almeno per una visita, l’atmosfera della distillazione. I suoi profumi, i rumori delle caldaie, il lavoro frenetico e faticoso del momento topico in cui l’alchimia si manifesta.
C’è però chi preferisce l’ambrata perché più morbida e aromatica e appunto più modaiola. Non esiste la grappa perfetta. Esiste la grappa che a noi personalmente piace di più.


Grappa e marketing

Bruno Pilzer pare quasi rassegnato quando racconta che la grappa non è compresa da nessuno e che anche ai concorsi internazionali il solo fatto di essere “grappa” porta in se penalità anche in presenza di altissima qualità.
Ma cercando di darsi delle risposte siamo certi che è necessario spezzare la logica che il buon marketing nell’epoca della globalizzazione conti più del buon prodotto.
Alcune bevande, imbevibili di chimica e colore, proposte ai nostri giovani per sbornie a basso costo ad esempio sono assistite da massicce campagne di comunicazione che le fanno sembrare necessarie. Di contrasto, grandi prodotti come la grappa tradizionale trentina e italiana, che non ha alle spalle grandi agenzie ma “solo” il lavoro tramandato da secoli di fatica e passione per creare un’alchimia perfetta di profumi e sapori, sono considerate chip.
La grappa è da bevitore povero (magari anche anziano e malmesso) da circolo di periferia e la falsa bibita colorata è invece figa perché sostenuta da multinazionali.
Dovremmo uscire da questo circolo vizioso di controlla-cervelli e provare a vedere coi nostri occhi, sentire con le nostre orecchie e degustare con il nostro naso e la nostra bocca.
E noi che ci occupiamo di agroalimentare dovremmo informare correttamente, raccontare, fare conoscere personaggi come Bruno.

Non deve servire per estremizzare, cambiare nome e immagine a un prodotto per renderlo cool. Se un quadro è una crosta anche con ottima cornice crosta rimane.

Noi continueremo a festeggiare  con un momento di meditazione. Con una buona trentina o una buona friulana, profumate di vinacce che portano in se il cuore vivo della tradizione e della cultura italiana. Così come nel vino, nella grappa.
La speranza e che cominciate a farlo anche voi…

Trentino adrenalico con il canyoning. I migliori luoghi dove farlo

Trentino adrenalico con il canyoning. I migliori luoghi dove farlo

L’emozione sale forte mentre s’indossa la muta. Giusto il tempo di allacciare il salvagente, assicurare imbrago, corde e moschettoni, legare il caschetto e poi via, alla scoperta del cuore liquido delle forre trentine.
È il canyoning, uno sport senza filtri a tu per tu con la natura più insolita e selvaggia, che unisce le tecniche dell’alpinismo a quelle degli sport fluviali.
Nessun gommone vi divide dal greto del fiume, solo braccia e gambe per far strada tra le gole strette e tortuose dei torrenti.
Serve nuotare o lasciarsi trasportare dalla potenza dell’acqua, tra calate in corda, cascate, scivoli e salti in piscine naturali.
Non è uno sport estremo il canyoning che forte successo ha da anni nelle gole selvagge e spettacolari dell‘Isonzo, il fiume smeraldo d’Europa che è un vero fulcro mondiale per gli amanti della disciplina in val di Trenta; ma che oggi viene praticato in altre gole meravigliose, come quelle trentine, in gruppo a diversi livelli e talvolta accessibile anche a bambini e ragazzi, e che rappresenta un’esperienza indimenticabile in luoghi incontaminati.
Ecco gli otto migliori luoghi dove praticare il canyoning in Trentino.


Valle di Ledro

Palvico e Rio Nero sono i torrenti protagonisti del canyoning in questa zona, entrambi in Val d’Ampola, a poca distanza dal Garda.
Il primo è l’ideale per chi si avvicina per la prima volta a questo sport perché non troppo lungo e impegnativo.
Il secondo, che scende da Tremalzo, è di durata maggiore e più impegnativo. In entrambi i casi pura adrenalina e divertimento assicurati!


Valle del Chiese

A pochi chilometri dal paese di Storo, il fascino e la magia del movimento creato dalle acque del torrente Palvico, del Rio Nero ed il torrente Tignale riservano sempre grandi sorprese. Un’avventura selvaggia in acque cristalline e fresche tra toboga, tuffi e grandi salti, il più alto dei quali raggiunge i 6 metri. Uno dei luoghi più famosi in Italia per la pratica del canyoning.


Primiero

Piscine naturali, discese alla scoperta di paesaggi sorprendenti, scorci inaspettati e altrimenti irraggiungibili: il Rio Neva e il Torrente Noana nell’omonima valle, una laterale della Valle di Primiero a pochi chilometri da Mezzano, riservano momenti magici a chi ha voglia di avventura, divertimento e adrenalina percorrendo le loro acque.


Val di Sole

Nelle gole del Rio San Biagio, nella maestosa cornice del Parco Adamello Brenta, torrente ideale per chi si vuole avvicinare al mondo del canyoning.
Con punti di calata alti fino a venti metri, lungo cascate di rara bellezza.
Moschettoni, imbragature e guide esperte, alla scoperta di luoghi in cui solo l’acqua ha accesso per natura.


Val di Breguzzo – Giudicarie

Piscine naturali in cui tuffarsi, cascate e torrenti da attraversare, grotte da scoprire per avventure incredibili sul Rio Roldone, nel cuore della Val di Breguzzo (nei pressi del parco avventura “Breg Adventure Park”).
Un percorso che sfrutta le realtà attrezzate della zona in un ambiente integro e selvaggio per un itinerario family-friendly adatto a tutti.


Vallagarina

Un’avventura nel selvaggio torrente Sorna ti porta alla scoperta di antiche miniere, ponti sospesi, grotte fiabesche, gole scavate e modellate dall’acqua.
Con un’esperta guida partirai dal piccolo paesino di Cornè e attraverserai il bosco per poi scendere fino al letto del torrente Sorna incontrando “el pont del Diaol”, un antico ponte di grande suggestione nel punto in cui il torrente precipita in una forra profonda una trentina di metri. 

Dolomiti Paganella

Via lungo il Rio Briz per un’esperienza in compagnia delle Guide Alpine Danilo e Angelo.
Ti cali per circa 50 metri da una parete di roccia fino ad arrivare al torrente, e poi via alla scoperta delle forre.
Ti verrà fornita tutta l’attrezzatura e a fine avventura una bella foto ricordo e una merenda tipica a base di ‘tortel di patate’.

Valsugana

La calata nel canyoning in Val Malene è un’avventura che dura tutta l’estate, tra cascate, rocce levigate, grotte, incredibili scivoli e pozze cristalline, sempre accompagnati dal flusso inesauribile dell’acqua. Un’esperienza dalle forti emozioni, da vivere sempre in compagnia di guide esperte. 

Verso la vendemmia 2023, le previsioni sull’annata da nord a sud

Verso la vendemmia 2023, le previsioni sull’annata da nord a sud

Ecco una fotografia della difficile vendemmia italiana 2023 tra focolai di peronospora e maltempo. Viaggio nel vino che verrà attraverso cinque importanti realtà enoiche italiane da nord a sud.
Il quadro che ne emerge è quello di una vendemmia non semplice, ma sicuramente di buona qualità. L’esperienza di cantine che sanno ottenere il meglio da un’annata non certo rose e fiori, in balia di eventi atmosferici e agenti patogeni.   

Vigneti in Valle Isarco

Alto Adige: cantina Valle Isarco e la vendemmia eroica

In Valle Isarco, in Alto Adige, il 2022 era stato un anno molto caldo e questo aveva fatto anticipare la vendemmia. Per il 2023 invece le previsioni sono da impugnare tronchetto e ceste in una data di inizio più usuale per Cantina Valle Isarco, ossia a metà settembre.
Nei 150 ettari della cantina sociale più giovane dell’Alto Adige, dislocati in piena area montuosa, la prima varietà a essere vendemmiata sarà il Müller Thurgau per poi proseguire dalle zone più basse, che partono dai 500 metri di Chiusa, dove le temperature sono più calde, per toccare poi quota 1000 metri di altitudine.
“La primavera quest’anno ha portato piogge eccessive in tutta Italia e l’Alto Adige non è stato risparmiato, ma i 135 soci della nostra cantina sono abituati a essere “eroi” – spiega il direttore generale Armin Gratl –. La vendemmia, che in questo territorio raggiunge una pendenza molto ripida e con stretti filari, costringe a una raccolta dei grappoli esclusivamente a mano e le forti piogge di maggio non hanno di certo spaventato la grande famiglia della Cantina Valle Isarco. Per combattere la pressione di peronospora siamo già abituati a interventi tempestivi e, seppur sia stata una primavera complicata, dove anche l’oidio si è fatto spazio con la forte umidità, per quest’anno è prevista addirittura una maggiore quantità di uva”. La speranza per le prossime settimane è che le piogge si regolino, ma in generale il particolare microclima dell’area, caratterizzato da calde giornate estive e rigide notti nel periodo della vendemmia, assicura ogni anno vini freschi, fruttati e ricchi di minerale contenuto

Vigneti in Trentino

Trentino: vendemmia al via verso fine agosto

“La grandine in Trentino in questa stagione 2023 ha fatto purtroppo diversi danni, fortunatamente i nostri vigneti sono in una posizione riparata e non hanno subito grossi danni. Inoltre, rispetto al 2022, le escursioni termiche tra il giorno e la notte sono state perfette: condizioni, si sa, ottimali per le basi spumante. Temperature più calde di giorno e più fresche la notte permettono una lenta maturazione, una buona concentrazione delle componenti aromatiche dell’uva e un miglior bilanciamento tra acidi e zuccheri. In generale le condizioni meteo sono state migliori rispetto allo scorso anno in quanto nei mesi di maggio e giugno la pioggia ha preso il posto della siccità e ha cambiato lo scenario in meglio”, racconta Alessandra Stelzer, figlia dei fondatori e oggi amministratrice, con la sorella Maddalena, di Maso Martis. Sono queste le premesse che fanno pensare a Maso Martis a una buona vendemmia per quest’anno, con un raccolto superiore rispetto al 2022 sia in termini di quantità sia di qualità dovuto proprio alle condizioni meteorologiche a favore.
Difficile però è stata la gestione del vigneto in seguito alla diffusione di malattie come la peronospora e l’oidio, generalmente in contrasto tra loro.Le precipitazioni hanno permesso alla peronospora di proliferare e l’arrivo di umidità e del caldo del mese di luglio hanno contribuito all’insorgere dell’oidio. Ma gli interventi agronomici sono stati tempestivi e hanno fatto sì che le malattie siano state controllate in maniera più che soddisfacente. Le viti sono state prontamente trattate con rame e zolfo, e si è proceduto con una sfogliatura mirata per arieggiare i grappoli”, spiega Stelzer. Ricordiamo che Maso Martis opera in regime biologico dal 2013.
La vendemmia quest’anno è prevista verso fine agosto, intorno al 25, quasi 10 giorni dopo rispetto all’anno precedente, proprio perché la maturazione delle uve è stata più progressiva. È ancora presto per anticipare le caratteristiche che avranno le nuove annate, ma se il caldo non sarà eccessivo si potranno avere buoni aromi e profumi. 

Vendemmia In Maremma

Maremma: da annate complicate nascono vini buonissimi

La stagione nell’Alta Maremma Toscana è stata caratterizzata dagli eventi atmosferici che hanno coinvolto purtroppo tutta Italia, ovvero le forti piogge di maggio e il caldo umido, che hanno portato a ingenti pressioni di peronospora.
Quella di Biserno, con le sue tre tenute è un’annata che andrà interpretata bene, con una produzione leggermente inferiore ma senza cali significativi. “Adesso speriamo che la stagione estiva continui con caldo e sole per raggiungere buoni livelli qualitativi”.
A fare il quadro della situazione è Niccoló Marzichi Lenzi, amministratore delegato della boutique winery dei fratelli Antinori dislocata a Bibbona, a due passi da Bolgheri.
La raccolta sarà comunque stabile in funzione delle analisi chimiche e gustative che verranno effettuate sulle uve al fine di raccogliere sempre al meglio delle condizioni che si presenteranno. La situazione delle uve è costantemente monitorata e Biserno è riuscito a contenere gli attacchi di funghi e insetti come la tignola. La situazione sanitaria oggi è buona e l’ambiente è sano.
“L’annata 2023 potrebbe per certi aspetti ricordare la 2018 per quanto riguarda la presenza di peronospora, e quell’annata ha prodotto vini fini ed eleganti nonostante le difficoltà. Ricordiamo l’annata 2010 per la vendemmia complicata, ma a volte da annate difficili nascono vini buonissimi”, osserva Marzichi Lenzi.
Le prime varietà a essere vendemmiate a settembre saranno il Merlot, che necessita di più freschezza ed è anche il più precoce, a seguire Syrah, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e per ultimo il Petit Verdot. Rimane l’attesa di scoprire quali aromi si celeranno nella magia di questa vendemmia. 

Vendemmia in Umbria

Umbria: buona annata, ma grandi perdite in vigneto

Marco Caprai non ha dubbi: la vendemmia 2023 ricorda molto quella del 2013. Almeno fino a ora perché, si sa, con il meteo non c’è mai nulla di certo.
“Se le condizioni climatiche saranno, come sembra, normali, con un anticiclone che rinfrescherà questo agosto, ci aspettiamo un raccolto di buona qualità e una vendemmia leggermente più tardiva, che dovrebbe iniziare, almeno per noi, nella seconda metà di settembre. Attualmente, le vigne stanno ancora vegetando come fossero a maggio-giugno”, fa sapere Marco Caprai, alla guida della cantina simbolo del Sagrantino di Montefalco.
Ma proprio questa varietà è una delle più colpite dalla peronospora.Le perdite dovute a questa malattia, che non si presentava più da alcuni anni, sono state ingenti – prosegue Caprai -. Se a questo aggiungiamo la gelata primaverile avremo sicuramente un raccolto inferiore per qualche vigneto anche del 40%, in particolare per alcune varietà molto sensibili a certe tipologie di malattie come il Sagrantino”.
Una vendemmia, insomma, “che ci mette di fronte al fatto che dobbiamo puntare ancora di più sulla ricerca per aiutare alcune varietà a essere più resistenti alle condizioni climatiche avverse che si presentano in stagioni difficili come questa”.  

Vendemmia in Calabria

Calabria: stagione difficile, ma si raccoglierà uve di buona qualità

In base alle attuali previsioni, la vendemmia in Calabria sarà posticipata di una decina di giorni rispetto al 2022, anno che aveva visto schizzare le temperature accelerando la maturazione delle uve.
La produzione dei vini calabresi quest’anno stima una forte evidenza, anche del 40%, conseguenza delle abbondanti piogge cadute nel mese di maggio. Come in tutta Italia, in questo 2023 si è dovuto combattere, a causa del maltempo, contro la peronospora, che non ha purtroppo risparmiato l’azienda certificata biologica Santa Venere.
Ma se la quantità verrà pesantemente intaccata non si potrà dire lo stesso per la qualità, che sarà quasi superiore rispetto all’anno precedente, vista la concentrazione di tutte le sostanze su una minore quantità di grappoli. Le temperature in Calabria nelle ultime settimane sono state alte e in alcuni appezzamenti si è dovuto ricorrere all’irrigazione di soccorso, ma ad agosto si prevedeva temperature più basse. “Ci ​​attende una vendemmia non semplice, che ancora attende acqua, ma che contiamo essere, seppur in quantità ridotta, di buona qualità”, assicura Giuseppe Scala, alla guida di Santa Venere assieme al fratello Francesco. 

Trentino: torna la magia della notte degli alambicchi accesi

Trentino: torna la magia della notte degli alambicchi accesi

L’antica arte di trasformare la “povera” vinaccia in prezioso distillato.
Questo il magico processo protagonista de La notte degli alambicchi accesi, speciale spettacolo teatrale itinerante organizzato dall’Associazione culturale “Santa Massenza piccola Nizza de Trent” con il supporto di Trentino Marketing, il coordinamento della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino – nell’ambito della promozione delle manifestazioni enologiche provinciali trentine denominate #trentinowinefest – e la collaborazione di Garda Dolomiti e Istituto Tutela Grappa del Trentino.

Un evento, quest’anno in programma da giovedì 8 a domenica 11 dicembre, diventato ormai una tradizione, a cui ogni anno accorrono centinaia di visitatori da tutta Italia che riempiono di allegria le stradine del piccolo borgo di Santa Massenza di Vallelaghi, detto anche la “piccola Nizza de Trent” per via del suo ridente passato di località turistica estiva amata soprattutto dai vicini abitanti di Trento e riconosciuta come “capitale della grappa artigianale”, visto che vanta la maggiore concentrazione in Italia di distillerie artigianali a conduzione familiare.

Ed è proprio in queste distillerie, prezioso patrimonio storico-culturale del borgo, che vanno in scena i diversi episodi dello spettacolo itinerante degli attori della compagnia teatrale Koinè, guidati dalla divertente voce narrante di Patrizio Roversi.

Sette le performance previste nell’arco di quattro giorni (2 al giorno l’8, il 9 e il 10 mentre una l’11 dicembre) in cui, di volta in volta, gli spettatori saranno divisi in 5 gruppidotati di radiocuffie condotti all’interno delle cinque distillerie del paese: Distilleria Casimiro, Distilleria Francesco, Distilleria Giovanni Poli, Distilleria Giulio & Mauro e Maxentia.

Ad ogni tappa, ovviamente, anche una piccola degustazione, con assaggi delle varie versioni del distillato – tra cui la grappa di Nosiola, vitigno rappresentativo della Valle dei Laghi e unica varietà a bacca bianca autoctona della provincia, e quella di Vino Santo, vera chicca ottenuta dalle vinacce degli acini di Nosiola lasciati appassire fino a primavera – in abbinamento a dolci e specialità del territorio.

Un appuntamento che valorizza la grappa artigianale trentina e il suo rigido processo produttivo, protetto dal disciplinare dell’Istituto Tutela Grappa del Trentino, che prevede l’utilizzo esclusivo di vinacce fresche locali e la tradizionale distillazione con il metodo “a bagnomaria” in alambicchi discontinui: un’arte tramandata di generazione in generazione, praticata da distillatori che utilizzano modeste quantità quando la vinaccia è ancora fresca e profumata e prediligono un riscaldamento uniforme, lento e continuo del contenuto, al fine di ottenere una migliore estrazione degli aromi.