Sorprendenti carnevali trentini. 3 appuntamenti da non perdere

Sorprendenti carnevali trentini. 3 appuntamenti da non perdere

Maschere, costumi dei più originali e fantasiosi, carri allegorici, scherzi, lanci di coriandoli, tanta musica e l’immancabile profumo dei dolci tipici – grostoi e frittelle – e del vin brulè che pervade le piazze dei paesi. Ma nelle valli alpine del Trentino la tradizione del Carnevale si carica di significati e riti ancestrali, legati ai cicli naturali e al rapporto stretto delle popolazioni con gli elementi naturali che si esprime attraverso le originali figure e i personaggi che li animano o si legano alla storia di queste comunità.

Val di Fassa Carnevale ladino a Canazei. Foto Daniele Lira

Il Carnevale ladino della Val di Fassa

Fino al 13 febbraio in Val di Fassa il Carnevale rappresenta l’evento più suggestivo e popolare della tradizione folcloristica e culturale ladina.
Un appuntamento che ogni anno vive e si rinnova attraverso le “mascherèdes”, che trovano la loro origine in rappresentazioni burlesche e canzonatorie di personaggi appartenuti all’antica quotidianità fassana, e le realizzazioni artistiche delle “faceres”.
Le maschere lignee, ottenute da mezzo tronco di cirmolo, vengono intagliate con estrema maestria dagli scultori locali, esternamente e internamente, affinché aderiscano al volto di chi l’indossa, e quindi decorate.
I riti del Carnevale sono condotti dalle maschere “guida”:
Laché, Bufons e Marascons, che indossano abiti allegri, copricapi adorni di fiori, nastri variopinti, campanacci e, l’immancabile, “facera”.
Per tutto il periodo di carnevale (dal 17 gennaio, festa del patrono Sant’Antonio Abate ad Alba fino al Martedì Grasso, 13 febbraio), da Penìa di Canazei a Moena, si potrà assistere a spettacoli teatrali, feste di piazza, gare sulla neve con sci e slitte (“le lese da corni” in ladino), sfilate di carri allegorici, gran balli in maschera e sagre.

Val di Fassa Carnevale ladino di Campitello. Foto Daniele Lira


L’appuntamento più atteso del carnevale ladino è senza dubbio quello di Campitello. Come ogni anno, la domenica (che quest’anno cade l’11 febbraio) che precede Martedì Grasso, in Piaz de Ciampedel, sfilano moltissime maschere che indossano le tipiche “facères da bel e da burt” (maschere, “belle” o “brutte”, finemente intagliate nel legno da artisti locali) e si esibiscono in sketch spiritosi e scherzi, coinvolgendo gli spettatori.
La parata è aperta dallo storico gruppo delle maschere di Campitello che si esibirà con Lachè, Bufon e Marascons, le maschere “guida” uniche in tutto l’arco alpino, nei loro costumi riccamente decorati. Ad allietare questa festa ci pensa la Spritz Band che farà venir voglia di ballare fino al tardo pomeriggio. Stand gastronomici aperti dalle ore 13.30 con panini caldi, dolci tipici e bibite.

Scatto di durante la sciata asburgica

Il Carnevale asburgico di Madonna di Campiglio

Dal 10 al 16 febbraio a Campiglio, si rivive l’epoca della Principessa Sissi, tra balli, carrozze e feste. Sulle cime più alte e solitarie io riesco a respirare più liberamente, mentre altri si sentirebbero perduti”.
Con queste parole Elisabetta d’Austria, conosciuta e amata in tutto il mondo con il nome di “Sissi”, descrisse, a fine Ottocento, il suo profondo legame con le montagne e in particolare, tra le più amate, le Dolomiti di Brenta e Madonna di Campiglio, dove l’Imperatrice di Austria e Ungheria soggiornò la prima volta nel settembre 1889.
La bellissima principessa di Wittelsbach trascorse una settimana alla scoperta dei meravigliosi paesaggi, delle fresche acque e dell’aria salubre ai piedi delle Dolomiti di Brenta. Una montagna che rimase impressa nell’animo dell’“eroina del sogno”. Tanto che dopo poche stagioni, era il 1894, ci fu il grande ritorno.

Il Grand Hotel Des Alpes è un antico stabilimento alpino, ed accoglie al suo interno il celebre e prestigioso Salone Hofer, il salone delle feste per eccellenza della famiglia degli Asburgo.
Il nome deriva dalla presenza dei dipinti realizzati da Gottfried Hofer. Sulla parete all’entrata, una grande tela ritrae le Dolomiti di Brenta viste dalle pendici del Monte Spinale, con i fanciulli che abitavano in questi luoghi mentre rendono omaggio alla figura della Vergine con il Bambino. E in una coppia di lunette sempre dipinte da Hofer anche l’Imperatrice Sissi e il consorte Francesco Giuseppe.

Il programma della manifestazione si apre sabato 10 febbraio con l’arrivo della Corte imperiale in Val Rendena e nella serata di domenica 11 febbraio l’arrivo sulle carrozze nel cuore di Madonna di Campiglio, per dare il via ai festeggiamenti del Carnevale.

Il Gran Ballo del Carnevale asburgico. Foto Bisti Paolo durante il gran ballo del carnevale asburgico nel 2019

Lunedì 12 dalle ore 18.00 ecco l“Aperitivo Asburgico” in compagnia della principessa Sissi: un tuffo nel passato con gli aperitivi a tema nei bar e locali. Il 13 febbraio invece, “Martedì Grasso” è tutto dedicato al Carnevale dei bambini, una grande festa con il truccabimbi, balli e zucchero filato in Piazza Sissi.
Mercoledì 14 dalle 16 si potrà vivere l’esperienza “Un tè con Sissi: aneddoti e vicende sulla Principessa”: quattro chiacchiere presso il Salone Hofer in compagnia del ricercatore locale Paolo Luconi Bisti e di Giordana Luchesa, esperta di storia del costume e moda e membro del Corist (Coordinamento rievocatori storici trentini). E a seguire tè con pasticcini in compagnia di Sissi.
Giovedì 15 fin dal mattino la festa si sposta sulle piste della ski area per l’esperienza della “Sciata Asburgica”, una sciata in costume d’epoca insieme alla coppia reale e alla corte, con l’accompagnamento dei maestri di sci e pause per brindisi con stuzzichini presso i rifugi in quota prima di proseguire con le sciate per tutto il pomeriggio.
Il Carnevale Asburgico si avvia in crescendo alla conclusione: venerdì 16 febbraio dalle 19.00 appuntamento con il Gran Ballo dell’imperatore, rigorosamente in costume d’epoca nello storico Salone Hofer. Ad aprire le danze la coppia imperiale sulle note dei più celebri valzer viennesi Brindisi e standing buffet con tante ricche prelibatezze. Anche il pubblico verrà coinvolto nelle danze e in semplici e divertenti coreografie a cura della compagnia danzante “Arco 800”. Informazioni: www.campigliodolomiti.it

Biagio delle Castellare Castello

Il Carnevale storico del castello di Tesino

Non sempre il Carnevale si conclude il martedì grasso: proprio nei giorni che decretano l’inizio della Quaresima, la comunità del Tesino rievoca la liberazione dalla tirannia del Biagio delle Castellare.
A sei secoli di distanza, a Castello Tesino si rivivono i fatti del 18 febbraio 1365 con la rievocazione carnevalesca della storia del conte Biagio delle Castellare, vessatore del Tesino e della Valsugana, nella versione completa tra corteo storico e processi e che viene proposto ogni cinque anni.

La manifestazione trae origine da un evento storico realmente accaduto nel 1365, quando si registrò la sconfitta, ad opera delle truppe di Francesco da Carrara, del Signore Biagio delle Castellare, crudele vessatore di Valsugana e Tesino.
Nonostante le insistenti richieste da parte dei Tesini di poterlo giustiziare, Francesco da Carrara preferì tenerlo come ostaggio da sfruttare a scopo politico. Non potendo far di meglio gli abitanti del Tesino ne impiccarono l’effigie, ma stabilirono di celebrare periodicamente un processo per ricordarne i misfatti ripetendo poi l’impiccagione sulla pubblica piazza. Questo anche per tramandare ai posteri la fierezza della gente tesina che neanche nei momenti più difficili si è mai piegata al tiranno
Questa rappresentazione popolare rappresenta un unicum non solo in Trentino, ma costituisce uno dei più antichi e tipici carnevali del panorama storico italiano; solo in pochissime località dell’arco alpino, infatti, si è riusciti a tramandare, senza soluzione di continuità, una tradizione che è resistita nei secoli anche ai severi tentativi di soppressione dovuti a ragioni religiose o a divieti. Il Biagio venne impiccato anche quando i Tesini dovettero andare profughi in diverse località della penisola durante la Prima Guerra Mondiale.
La rievocazione si aprirà il 13 febbraio, giorno di “Martedì Grasso” con la rievocazione dell’assalto al castello di Ivano e la cattura del Biagio (Ivano Fracena – Comune di Castel Ivano) e al termine la “Bigolada” per festeggiare la cattura (Piazza Municipio a Strigno – Comune di Castel Ivano)
Sabato 17 febbraio dalle 10.00 alle 17.00 ci si immerge per una intera giornata nelle atmosfere del passato nel Campo Medievale, tra giochi e allestimenti dell’epoca; in serata Cena Medievale con musica d’epoca. Si arriva così al giorno del processo al Biagio, domenica 18 febbraio: al mattino la Grande sfilata da Castello a Pieve Tesino con Cavalieri e Donzelle, Armigeri e Balestrieri, combattenti e carrozze, Tamburini e Musicanti, Popolo e altri personaggi. Quindi la rievocazione del Processo al Conte Biagio del Tribunale Speciale di Pieve Tesino (in Piazza Maggiore). Poi il ritorno in corteo verso Castello Tesino per il Processo al Conte Biagio della Corte Suprema di Castello Tesino (in Piazza Crosara) che si conclude con l’mpiccagione del fantoccio del Conte Biagio e la grande festa finale in piazza.

Un gioiello vinicolo raro: Nosiola, il “Santo”

Un gioiello vinicolo raro: Nosiola, il “Santo”

Un vino prezioso dalle origini antiche, scrigno di storie e curiosità: ecco il Vino Santo, il passito dei passiti coltivato per secoli in questa zona del nord Italia il cui nome potrebbe derivare dal termine italiano “nosèr”, che significa “naso”, a causa della forma allungata dell’acino.
Forse non tutti lo conoscono, e forse qualcuno lo confonde con altri vini simili, ma il Vino Santo (attenzione non il Vin Santo toscano) che vi raccontiamo è un vino tutto trentino, che si fregia della dicitura presidio Slow Food.
Uno speciale passito del Nord che viene anche detto “passito dei passiti”, perché è il vino che vanta l’appassimento naturale più lungo.


Un vino che risale ai tempi del Concilio di Trento

Presente nella storia trentina fin dai tempi del Concilio di Trento con diverse interpretazioni sul nome: negli studi del Settecento si parla di «uva dall’occhio bianca», da cui si arriverebbe al dialettale ociolet e quindi, attraverso ulteriori contaminazioni fonetiche, al nome ciaret nosiolet.
Altre ipotesi chiamano in causa la presenza intorno alle vigne di piante di nocciolo, il colore degli acini dell’uva a maturazione, che richiamerebbe quello delle nocciole selvatiche, o i profumi di nocciola tostata sprigionati dal vino.
Singolare è anche la declinazione di genere del vitigno: nella valle dei Laghi l’uva e il vino si definiscono al femminile, mentre a Lavis e in Vallagarina hanno un determinativo maschile.
Si deve al Di Rovasenda (1877) la descrizione della diversità del Durel (durella) rispetto al trentino Nusiola, da tanti studiosi erroneamente ritenuti sinonimi dello stesso vitigno.


La raccolta di un gioiello raro

La Nosiola è uno dei grandi vitigni a bacca bianca presenti in Trentino. Purtroppo però la realtà viticola ci parla di una minima superficie vitata che i viticoltori trentini dedicano a questa fantastica varietà. Attualmente gli ettari vitati destinati a Nosiola non arrivano a 70, a fronte di una superficie vitata destinata in Trentino alle varietà a bacca bianca di quasi 7.600 ettari.
Se consideriamo l’intera superficie dei vigneti trentini (considerando pertanto uve bianche e rosse) la parte destinata alla Nosiola raggiunge la clamorosa cifra di 0,6%.
La tradizione vuole che per produrlo ci vogliano rigorosamente uve Nosiola, di cui vanno raccolti solo i grappoli spargoli, cioè quelli con gli acini più maturi, ben formati e distanziati fra loro.
Le uve crescono solo in alcuni vecchi vigneti esposti al sole, più adatti ad un processo di appassimento così lungo.
I grappoli vengono infatti raccolti tardivamente, in ottobre, e poi posti ad asciugare sulle cosiddette arèle che un tempo erano formate da graticci di canne, ed oggi invece da fitte reti metalliche, poste in soffitte riparate ed arieggiate.


Il processo di appassimento

La ventilazione costante, garantita dal vento del Garda, l’Ora, assieme alla speciale collocazione dei grappoli, permette un’asciugatura ideale, con un calo anche dell’80% del peso, dovuto anche alla formazione sugli acini di una particolare muffa nobile (Botrytis cinerea).
Il processo di appassimento si protrae fino alla settimana santa della primavera successiva, quando si può finalmente procedere al rito della spremitura, che per tradizione si svolge a Pasqua o giù di lì.
Ecco perché si chiama Vino Santo.

           La fermentazione

Il vino viene poi filtrato e accolto in botti di rovere esauste (che non sono più in grado di rilasciare sentori del legno nel vino). Pensate che da 100 chili di uva fresca, si ottengono appena 15-18 litri di mosto di Vino Santo. Decisamente un nettare prezioso.
Il vino Santo viene lasciato ad affinare nelle piccole botti per almeno sei-otto anni, tanto può durare il processo di fermentazione naturale. Dopo l’imbottigliamento questo vino ha una vita lunghissima, si conserva anche per cinquant’anni.


Dove gustarlo

Dove si produce esattamente questa delizia? Nella Valle dei Laghi, tra Trento e il lago di Garda.
Questa zona del Trentino è infatti baciata da un microclima submediterraneo, dove crescono querce, lecci, uliveti (quelli più a nord del mondo), ortaggi prelibati, susine e uve nobili come appunto la Nosiola.
È qui che si trova il borgo di Santa Massenza, specializzato nella produzione di questo vino sin dal tardo Rinascimento, tanto da divenire luogo caro ai principi vescovi della ricca famiglia Madruzzo, che amavano particolarmente il pregiato vino dolce.
Questo piccolo paese, che sorge sulle rive del lago omonimo e si trova a poca distanza dal lago di Toblino, vanta una lunga tradizione legata al vino santo e ai distillati.
Oltre alle cantine di Nosiola e Vino Santo, il borgo ospita infatti ben otto produttori di pregiate grappe e distillati.
Se poi volete scoprire tutti i segreti di questo meraviglioso passito, consigliamo di far visita al nuovissimo Museo enologico Casa Caveau Vino Santo, a Padergnone, a meno di mezz’ora di auto da Trento.
La Casa Caveau Vino Santo è un luogo suggestivo dove attraverso voci, suoni, immagini, profumi, gusto, potrai incontrare il puro e pregiato Vino Santo Trentino Doc.
Si trova nella sede del vecchio appassitoio di Padergnone che è stato oggetto di un restauro conservativo. La Casa Caveau Vino Santo, nella Piazzetta del Mercato a Padergnone, è quindi l’ideale punto di partenza per scoprire la storia del Vino Santo Trentino D.O.C., e passare poi alla visita alle cantine dei produttori, attraverso la sentieristica che percorre le zone di coltivazione.

Un evento tutto per lui

 Ogni anno, nel mese di aprile, (quest’anno dal 30 marzo all’8 aprile) in Valle dei Laghi si celebra la Nosiola e  i vini che nascono da questo vitigno autoctono come, appunto, il Vino Santo, con gli eventi di DiVinNosiola.

Dieci giorni di appuntamenti che includono proposte culturali, degustazioni e momenti nella natura: dal rito tradizionale della spremitura agli assaggi in cantina.  

La prova di degustazione

Le note di degustazione del Nosiola possono variare a seconda delle tecniche di vinificazione e dell’area geografica in cui viene coltivata. Tuttavia ecco alcune caratteristiche generali di questo vino.
Il colore è generalmente giallo paglierino, talvolta con riflessi dorati. Gli aromi presenti spaziano da note floreali, come fiori bianchi e gelsomino a sentori fruttati di mela verde e agrumi. In alcuni casi, si possono percepire anche leggere sfumature aromatiche di erbe fresche.
Al palato è spesso caratterizzato da freschezza e acidità vivace insieme a una piacevole mineralità. Inoltre, se vinificati in stile dolce, come nel caso del Vino Santo Trentino, possono essere presenti note di miele, nocciole e frutta secca.

 

Prima volta sulla neve? Come vivere la vacanza bianca con i bambini

Prima volta sulla neve? Come vivere la vacanza bianca con i bambini

Da cosa mettere in valigia ai corsi di sci: ecco i nostri consigli per una settimana bianca in famiglia. Qual è l’età giusta per imparare a sciare? A quale altitudine è consigliabile andare con i bimbi? Quale scuola di sci scegliere? Cosa mettere in valigia? E se i bambini sono ancora piccoli per iniziare a sciare, cosa possono fare sulla neve?
A tutte queste domande, cerchiamo di darvi risposta. Ecco un po’ d’informazioni e indicazioni pratiche per vivere la vacanza sulla neve con la massima tranquillità.


La montagna fa bene ai bambini. Sì, ma a quale altezza?

Montagna è benessere. Cosa c’è di più piacevole che trascorrere una vacanza in quota, all’aria pura, immersi in uno straordinario e incontaminato scenario naturale?
È quanto di più bello si possa fare per il nostro fisico e la nostra mente. Non ci sono controindicazioni, né limiti di età: in montagna si va da bambini e da anziani, spesso insieme, imparando a misurarsi con se stessi.
Ma quale altitudine è adatta ai bambini? Spesso i genitori sono preoccupati per l’altezza, ecco allora alcuni consigli.
Neonati e lattanti (da 0 a 2 anni):
Non c’è nessun problema per quote al di sotto dei 2000 metri, magari salendo con gradualità: le salite ad altitudine maggiore sono invece da evitarsi;
Bambini da 2 a 5 anni:
Possono salire anche ad altitudini fino a 2500 – 3000 metri. Occorre comunque sempre essere cauti, in quanto a queste età i bambini non descrivono i sintomi;
Bambini da 5 a 10 anni:
Generalmente tollerano molto bene soggiorni ad altitudine media, anche fino a 3000 metri;
Bambini oltre 10 anni:
A queste età il bambino è fisicamente idoneo a sopportare l’altitudine ed è capace di descrivere i propri sintomi. Nessuna restrizione quindi per bambini con età superiore a 10 anni.


Cosa non deve mai mancare in valigia per una vacanza sulla neve

La prossima vacanza in famiglia sulla neve è già programmata. Per non rischiare di dimenticare qualcosa a casa, come spesso accade, è bene preparare la valigia per tempo: per affrontare la montagna al meglio non si può improvvisare.
Ecco 5 consigli su cosa mettere in valigia per una vacanza sulla neve con i tuoi bambini.
VESTIRSI A CIPOLLA
Si sa che in montagna, a causa dei cambi repentini delle condizioni meteo, vale la regola del vestirsi a cipolla: in valigia, perciò, non potranno mancare capi comodi e pratici che si possano anche sovrapporre, da togliere o aggiungere con facilità.
Indispensabile quindi mettere in valigia una tuta da sci se sei uno sciatore; maglioni, pile e pantaloni pesanti, nel caso in cui tu abbia voglia di fare delle attività all’aria aperta.
Per i bambini meglio preferire la tuta da sci “spezzata” a quella intera, in caso di… un “mi scappa la pipì” sulle piste!
L’INTIMO GIUSTO
Prima di partire per la tua vacanza in famiglia sulla neve fondamentale la scelta della biancheria intima per i più piccoli, che deve essere possibilmente tecnica e traspirante, elasticizzata e leggera, e che possa asciugarsi velocemente.
Maglietta intima a maniche lunghe e pantaloni coordinati quindi, da infilare direttamente sotto la tuta da sci.
GLI ACCESSORI DA NON DIMENTICARE
Capitolo a sé stante, ma importantissimo: gli accessori. A partire da calze e calzettoni, da scegliere con la massima attenzione perché siano avvolgenti, caldi e non troppo grossi.
Per le mani meglio decidere di investire qualche soldo in più per dei guanti tecnici che mantengano il calore corporeo e siano impermeabili. Mai dimenticare di mettere in valigia: berretti, scalda-collo o sciarpe, da scegliere secondo i propri gusti!
Per i più piccoli, meglio portare due paia di guanti o moffole, che sono più calde e più facili di indossare, due cappellini e una buona scorta di calzini. I nostri piccoli sciatori tendono a tuffarsi nella neve: guanti e cappellini bagnati sono assicurati!
TENERE I PIEDINI AL CALDO
Per camminare in montagna, non dimenticare doposci o scarponcini da neve. Le scarpe da ginnastica… lasciamole in palestra.
GLI IRRINUNCIABILI
La valigia adesso è pronta: possiamo chiuderla?
No, ci mancano le ultime cose irrinunciabili: piccoli oggetti preziosi ed indispensabili. Una buona crema solare con filtro UV, uno stick per le labbra magari con protezione solare, occhiali da sole di alta qualità e naturalmente macchina fotografica per immortalare le immagini ed i momenti indimenticabili che la montagna ti saprà regalare in questa vacanza sulla neve.

Le località dove fare la vacanza bianca

Le località family friendly del Trentino sono organizzate per la gioia di bambini e genitori: hotel con servizi su misura e personale preparato, piste da sci e da slittino, babypark sulla neve, corsi di sci con istruttori qualificati e attività nella natura per tutta la famiglia.
VAL DI FASSA
Che tu sia un principiante o un esperto, essere guidato in pista da un maestro è sempre una garanzia. Chi meglio di un professionista dello sci può farti da cicerone, accompagnandoti alla scoperta della valle o dei comprensori vicini?
Potrai iscriverti a tour, ski safari, corsi collettivi e lezioni individuali (per adulti e bambini) di sci alpino, freeride, freestyle, snowboard, sci alpinismo e fuori pista, telemark, sci di fondo. I maestri sono organizzati in scuole, associazioni o come istruttori indipendenti.
Le cinque scuole della valle aderiscono alle promozioni Dolomiti Superski. Per i servizi offerti e l’alta professionalità nell’insegnamento ai bambini, a tutte è stato assegnato il marchio di qualità oro da parte dell’Associazione Maestri di Sci del Trentino.
VAL DI FIEMME
Questa Valle è dedicata ai bambini, ma soprattutto a quei genitori che hanno voglia di sentirli ridere e di stupirli, con nuove esperienze di avvicinamento alla neve, al gioco e allo sci.
Addio sensi di colpa, quindi. Mamma e papà possono concedersi lunghe sciate e bagni di sole sulle terrazze dei rifugi in pieno relax, sapendo che i loro figli, poco più in là, stanno sperimentando giochi di neve con animatori qualificati e divertenti.
Fra gli incantevoli panorami innevati della Val di Fiemme si incontrano quattro Ski-Kindergarten con giochi fantasiosi e attività creative per muovere in allegria i primi passi sulla neve. Il Regno di Cermislandia sull’Alpe Cermis a Cavalese, Bip Club a Pampeago, Il Regno dei Draghi a Gardonè e la Tana degli Gnomi- Laricino Park a Bellamonte. Fra un gioco e l’altro, entrano in scena simpatiche mascottes: Skiri, Bip e Fondolo.
SAN MARTINO DI CASTROZZA
Primiero San Martino di Castrozza è il cuore pulsate del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, una vasta località dolomitica che incanta per la bellezza delle cime così come per gli immensi pascoli verdi e i vivaci paesini che danno vita ad un territorio davvero unico!
Ogni stagione ha il fascino di colori ed emozioni diverse, che prendono forma nell’immaginario in veri e propri tableau vivant alpini: lo sguardo spazia dalla quota delle Pale di San Martino maestose ed eleganti montagne di corallo che svettano imperiose ma al tramonto sanno arrossire come giovani innamorate, per scendere dolce fino ai pascoli alpini costellati dai tradizionali masi in legno, che d’inverno si vestono di neve, abbracciati da vasti boschi di larici e abeti.
A sud la gola del Lago di Schenér è la porta d’ingresso di un teatro attorniato dalle Pale di San Martino, il Lagorai e dalle Vette Feltrine, mentre a nord il Passo Rolle è il valico alpino che accoglie da sempre i viaggiatori verso San Martino di Castrozza, piccola deliziosa perla dolomitica. Fiera di Primiero, Transacqua, Tonadico e Siror sono l’anima dell’Alto Primiero, un luogo ideale per vivere appieno l’atmosfera della valle e il mondo outdoor in quota a 360°.
DOLOMITI PAGANELLA
Family Wonderland è il progetto sviluppato sul territorio che raggruppa tutti i servizi, gli spunti e le iniziative pensate per le famiglie in vacanza in Trentino sul territorio della Paganella.
È un modo per aiutarti a capire cosa va bene per te, genitore, e cosa per i tuoi bambini o ragazzi, per darti una mano a organizzare le tue vacanze in famiglia in Trentino nelle nostre località, per metterti al corrente di tutto quello che potreste fare insieme o separatamente per prendere il meglio da ogni giorno che trascorrerete qui.
Segnaliamo le esperienze da fare in famiglia in montagna che non potete assolutamente perdervi, i family hotel in Trentino sulla Paganella che organizzano particolari attività per voi, i corsi, il mini club, gli acqua park sulle Dolomiti, le piste da sci per bambini nella Ski area della Paganella, le passeggiate sulle Dolomiti, le visite al parco faunistico di Spormaggiore o alle fattorie didattiche in Paganella, i servizi di baby sitting e davvero tanto tanto altro.
ALPE CIMBRA
In inverno come in estate sull’ Alpe cimbra di Folgaria, Lavarone Luserna in Trentino, i bambini diventano i protagonisti assoluti delle vacanze.
In ogni Ski area, piste da sci baby, campetti scuola, maestri di sci specializzati, Kinderheim e simpatici animatori, vi coinvolgeranno per un’esperienza unica ed indimenticabile sulla neve.
Ma il divertimento non finisce qui! Uno splendido trenino delle nevi, lunghe discese con gommoni e slitte, tapis roulant per comode risalite, giochi gonfiabili, percorsi innevati, piste da Tubing, eventi, feste, gare e giochi vi intratterranno per tutta la vacanza.
E cosa ne dite di far provare al vostro bambino le brezza di una pedalata sulla neve o regalargli il ricordo della sua prima pattinata? Ma non preoccupatevi, non sarà il tramonto a concludere la vostra giornata.
Il programma Family Emotions e i Family Hotel e Residence dell’Alpe Cimbra saranno al vostro fianco attendendovi al rientro dalle piste da sci, con Mini Club e animazione, con splendide aree wellness e tantissimi servizi e attenzioni, per una vacanza a misura di famiglia e perfetta dall’inizio alla fine.
CAMPIGLIO DOLOMITI DEL BRENTA
Il collegamento sci ai piedi tra Folgarida Marilleva, Madonna di Campiglio e Pinzolo, permette di sciare su un unico comprensorio sciistico di oltre 150 chilometri di piste e 58 impianti di risalita nel cuore delle Dolomiti di Brenta.
È possibile raggiungere la ski area direttamente dalla Val di Sole grazie a 4 cabinovie: due da Folgarida, una dal centro della valle, precisamente da Daolasa, e una da Marilleva.
La skiarea Campiglio Dolomiti di Brenta Val di Sole Val Rendena offre inoltre la possibilità di sciare anche solo nel comprensorio di Folgarida-Marilleva che dispone di 25 moderni impianti di risalita e 36 piste da sci per un totale di 62 chilometri di piste, due delle quali illuminate per lo sci in notturna: un autentico paradiso per gli amanti dello sci alpino e dello snowboard.
La Skiarea, grazie alla telecabina da 8 posti con piano d’imbarco direttamente dalla fermata di Daolasa Commezzadura, si integra perfettamente con la ferrovia Trento-Malé-Mezzana, creando un sistema «gomma-rotaia-fune», il primo in Italia: lo Ski Train.
PEJO 3000
Con 20 chilometri di piste e 7 impianti di risalita, Pejo3000 è la più piccola tra le ski area della Val di Sole ma rappresenta una piccola perla nel Parco Nazionale dello Stelvio.
È l’ideale per chi, oltre allo sci, ama la natura e i panorami innevati: una corsa sulla funivia Pejo3000 e sarà colpo di fulmine, te lo assicuriamo!
Qui trovi tutto quel che serve per divertirti sulla neve con la tua famiglia: piste per adulti e bambini, snowpark, scuole sci, fun slope, rifugi. Non capita tutti i giorni di sciare in un’area protetta e a Pejo3000 lo farai, perché la skiarea si trova nel Parco Nazionale dello Stelvio.
Cosa significa questo? Che attorno a te si stendono boschi secolari e che non è cosa inusuale, soprattutto nelle prime ore del mattino o verso il crepuscolo, incontrare qualche animale o scorgerne le tracce nella neve.
Nel 2019 Pejo3000 ha confermato la sua naturale vocazione di area protetta ed è diventata la prima skiarea plastic freeal mondo: niente più stoviglie, bicchieri, cannucce monouso, bottiglie di plastica. Il progetto, condiviso dagli operatori turistici della ski area, è solo il primo passo di un percorso a tappe che mira a preservare la bellezza e l’autenticità di un ambiente naturale, promuovendo un turismo ecosostenibile.
PONTE DI LEGNO, TONALE
Ampi spazi aperti, impianti che toccano i 3000 metri, vette imbiancate ovunque giri l’occhio, un ghiacciaio, il Presena, su cui sciare fino a primavera inoltrata, 100 chilometri di piste e 28 impianti di risalita. Pontedilegno-Tonale, la skiarea a cavallo tra Trentino e Lombardia, conta su un’ampia varietà di piste da sci, che spaziano da Passo Tonale al Ghiacciaio Presena, a Ponte di Legno e a Temù.
I suoi punti di forza sono la possibilità di raggiungere gli hotel direttamente dalle piste e i suoi famosi après ski, in cui divertirti dopo una giornata sugli sci o sullo snowboard.
Oltre allo sci e allo snowboard, qui puoi lanciarti nel freeride o nello snowkite o in attività extra sci come la fatbike, l’ice climbing, le ciaspole e lo sleddog.
La skiarea Pontedilegno – Tonale è il posto giusto per assecondare la tua voglia di libertà e il tuo spirito outdoor!
POLSA SAN VALENTINO
Campi scuola e lezioni di sci, parco giochi sulla neve, bob e slittini a Polsa e San Valentino: il divertimento scende in pista!
Nel Parco del Monte Baldo i più piccoli potranno muovere i primi passi sulla neve nei campi scuola di Polsa e San Valentino, serviti da tapis roulant di ultima generazione.
Potrai scegliere tra più di 50 maestri della Scuola Sci Monte Baldo il più adatto a trasmettere ai tuoi figli la passione per la neve.
Area bimbi con simpatici giochi per i più piccoli, una pista didattica per muovere i primi passi sulla neve e una pista allestita per il divertimento dei più grandicelli. Adiacente alla zona giochi si trova la pista bob accessibile con bob noleggiati o propri, servita da tapis roulant.
Una comoda area famiglie vicina al parcheggio di Polsa con un parcogiochi sulla neve completo di dondoli, animali di gomma, sedute per bambini e genitori. Ai bimbi dai 3 anni è dedicata la pista di apprendimento didattico Polsa Primi Passi, dove imparare a sciare con i maestri della Scuola Italiana Sci Monte Baldo.
Anche a San Valentino in Loc. Mosee è presente un mini baby park all’arrivo della pista per slittini e bob, con un parco giochi aperto tutto l’anno, che offre divertimento assicurato sulla neve d’inverno e alcune strutture nelle immediate vicinanze per una pausa golosa al caldo o per soggiornare direttamente ad un passo dalle piste.
A Polsa e a San Valentino ti aspettano, nei pressi dei campi scuola e servite da tapis roulant, le piste da slittino recintate riservate esclusivamente a bob e slittini, per divertirsi in tutta sicurezza.

Far imparare a sciare ai piccoli

Non servono mesi per imparare a sciare, soprattutto se si è in tenera età. Per i bambini lo sci è sinonimo di gioco – soprattutto se ad insegnar loro ci sono maestri specializzati in grado di trasmettere le nozioni tecniche di base, in modo semplice e veloce, abbinando strumenti didattici e giochi.
Ma qual è l’età giusta per iniziare? Meglio lezioni singole o di gruppo? Come scegliere il corso giusto? In quanto tempo si impara a sciare?
L’ età per iniziare a sciare non si può stabilire in modo assoluto, dipende dal singolo bambino e dalle sue personali inclinazioni e dal suo dichiarato o dimostrato interesse. Mediamente si può iniziare verso i 4 anni per lo sci e a 8 per lo snowboard.
I bambini fino ai 3 anni di età possono, invece, iniziare a prendere confidenza con la neve e con lo sci nei parchi gioco sulla neve, attrezzati con tapis-roulant, piccoli ski-lift e dolci pendii.
Per calibrare l’impegno e la permanenza sugli sci in base all’età, fatevi consigliare dalle scuole di sci, che vi indicheranno le modalità di insegnamento migliori per i piccoli principianti.
È sempre opportuno che sia il maestro di sci il primo vero insegnante, sia per evitare possibili incidenti sia per imparare da subito un’impostazione tecnica corretta.
Il maestro trasmette sicurezza e fiducia all’allievo, che sarà in grado di superare le iniziali paure. Riesce anche a far apprendere in modo corretto e veloce le basi tecniche dello scie le regole di comportamento sulle piste. Inoltre vi può dare, in sede di prenotazione della lezione, le giuste indicazioni rispetto all’attrezzatura da acquistare o noleggiare.
Scegliere la tipologia di lezione più appropriata può rivelarsi difficile. Dal punto di vista pratico la lezione individuale permette risultati immediati, dal momento che l’attenzione del maestro è rivolta direttamente al singolo allievo, alle sue necessità e ai suoi tempi.
Le lezioni collettive hanno tempistiche e dinamiche diverse, ma aiutano il bambino a relazionarsi con il gruppo e a fare nuove amicizie. Esistono delle formule intermedie con lezioni anche di 2 o 3 allievi, ottime nel caso di due bambini amici o fratelli, purchè dello stesso livello tecnico.
È sconsigliata invece una lezione con adulto e bambino insieme per il diverso approccio all’insegnamento e la diversa risposta dell’allievo. Nel palinsesto dei corsi collettivi le scuole di sci propongono diverse opzioni con un numero massimo di bambini o con la possibilità di abbinare la lezione di sci al gioco nei vicini Kinderheim o di pranzare in compagnia, lasciando a mamma e papà qualche ora in più di libertà.
Il numero di lezioni necessario per un buon apprendimento è soggettivo, ma solitamente con circa 4-5 lezioni da 2 ore ciascuna si possono ottenere dei buoni risultati. Se la vacanza è più breve, sono consigliabili lezioni individuali con orari più flessibili rispetto alle lezioni di gruppo.
È fondamentale che l’attrezzatura e l’abbigliamento siano a norma, di misura corretta e in condizioni ottimali.
Oltre al casco obbligatorio per tutti i minori di 18 anni, ma consigliato anche per gli adulti, per una maggiore sicurezza, può essere utile indossare un paraschiena.
Da non dimenticare sono gli occhiali da sole, purchè sportivi, o la classica maschera da sci, che proteggono dal sole, dal vento e e dalla neve, insieme ad un comune sottocasco .
Gli indumenti devono essere comodi e adeguati: meglio indossare capi tecnici e impermeabili. Gli sci e gli scarponi devono essere sempre controllati da personale esperto: per gli sci è consigliata una lunghezza pari all’altezza del bambino fino a bocca/naso (anche più corti per i piccolissimi), per gli scarponi basta scegliere lo stesso numero di scarpe, indossando un calzino non troppo grosso.
Gli sci sono governati dai piedi e con scarponi troppo grandi sarebbe difficile gestirli. I bastoncini, infine, non servono per le prime lezioni se si tratta di bambini, ma è bene averli con sè per eventuali esercizi didattici. La loro lunghezza è adeguata, se impugnati in mano correttamente, il gomito fa un angolo poco inferiore ai 90 gradi. 

 

 

E’ italiano il miglior rosè del mondo

E’ italiano il miglior rosè del mondo

Ancora un successo straordinario per la viticoltura italiano che qualche trasmissione cerca di affossare.
Wine Searcher, il più celebre portale di monitoraggio e comparazione dei prezzi del vino a livello mondiale, ogni anno stila la classifica The World’s Best Rosés (https://www.wine-searcher.com/m/2023/11/the-worlds-best-roses), firmata da Nat Sellers, e per il 2023 al primo posto della top 10 troviamo un vino italiano: non un rosato fermo, come gli altri presenti in classifica, ma un metodo classico, precisamente il Trentodoc Maso Martis Rosé Extra Brut di Maso Martis, azienda trentina guidata dalla famiglia Stelzer tra le top della spumantistica italiana e non solo.  

Il campione del mondo è il Trentodoc Maso Martis 

Il Rosé Extra Brut di Maso Martis è stato descritto da Wine-Searcher come con note floreali di frutti di bosco, brioche lievitata, frutta rossa e spezie da forno insieme a bollicine delicate, citando anche la recensione dell’autorevole magazine Wine Enthusiast che lo ha definito «uno spumante secco, delizioso». Il primo posto in classifica è arrivato anche grazie al punteggio di 92 punti assegnato a questo rosé da ben 11 critici internazionali.
Il campione del mondo trentino ha surclassato grandi nomi come Château d’Esclans e Miraval (la tenuta di uno degli attori più iconici dell’universo, Brad Pitt).
Un’ulteriore, importante riconoscimento che conferma Maso Martis ai vertici della migliore produzione italiana ma anche mondiale. Portando anche il Trentino alla ribalta internazionale. 

Scopriamolo insieme

E’ un prodotto di classe dal colore rosa delicato, con profumi di piccoli frutti di bosco, ribes, lamponi e fragoline e delicati richiamo di mandorla dolce, corposo e vellutato. Ideale per un aperitivo fresco e spumeggiante fra amici ma anche per le occasioni di piacevoli incontri. La vinificazione viene eseguita con una vendemmia a mano con attenta selezione dei grappoli Le uve vengono pigiate e il mosto resta a contatto con le bucce in pressa per favorire l’estrazione del colore e dei precursori aromatici più nobili del Pinot Nero. Avviene poi la fermentazione e una lunga permanenza del vino base sui lieviti. Conservato in serbatoi d’acciaio, viene imbottigliato la primavera successiva con l’aggiunta di lieviti selezionati. Dopo un invecchiamento per un periodo di24- 30 mesi, viene eseguito il remuage e quindi la sboccatura con l’aggiunta della liqueur d’expedition e il successivo confezionamento. Cuvée 100% Pinot Nero. Colore rosato profumo intenso, con sentori di piccola frutta rossa e nota di lievito. Bollicine sottili,molto persistenti e gusto  franco, robusto, esaltato da equilibrio acido e salino che ne aumentano la personalità. Ideale come aperitivo e con piatti a base di pesce.

A proposito di Maso Martis

Maso Martis è nata nel 1990, grazie ad Antonio Stelzer e all’allora fidanzata Roberta Giuriali. Insieme, Antonio e Roberta Stelzer hanno costruito una delle realtà della spumantistica nazionale tra le più premiate, che oggi conta su 12ettari di vigneto di proprietà condotti a regime biologico, una produzione di circa 120mila bottiglie all’annovenduteperil 95% in Italia e per il resto all’estero (Europa, Giappone, Stati Uniti).
«Da subito ci siamo dedicati quasi esclusivamente all’arte della produzione di spumante metodo classico: una vera e propria sfida allora, dove questa tipologia di prodotto del Trentino non aveva ancora raggiunto la reputazione di alta qualità come oggi ha con il marchio Trentodoc.
Il metodo classico è il vino che amiamo, che per noi meglio rappresenta il terroir del Trentino, il vino che abbiamo scelto per passione, complici la giovinezza e l’entusiasmo con il quale siamo partiti. Oggi la produzione di metodo classico è per noi parte integrante della nostra quotidianità, che ha abbracciato negli anni una selezione e gestione particolare del vigneto, tutto di nostra proprietà», spiegano Antonio e Roberta Stelzer, oggi affiancati dalle figlie Alessandra e Maddalena.
Maso Martis si trova a Martignano, ai piedi del Monte Calisio (detto anche Argentario) sopra Trento, a 450 metri di altitudine: un terreno montano che conosce la coltivazione già dalla fine del 1800, ottimamente esposto e accarezzato dalla brezza di montagna.
«Per noi è importante che ogni bottiglia rispecchi l’annata nella quale è stata prodotta e che l’attenzione con la quale curiamo la salubrità della vigna, sia la stessa che poniamo nella tutela del nostro ambiente di vita quotidiano. L’attenzione al dettaglio è frutto di un prezioso lavoro di gruppo, dove la presenza di Daniele Tomasi con Daniel Fedrizzi in vigna e di Matteo Ferrari in cantina, sono parte integrante del nostro appassionante progetto».
La firma di Maso Martis è pertanto una concreta realtà che sigla ogni singola bottiglia: in pochi anni tutti gli spumanti metodo classico della cantina hanno ottenuto i massimi riconoscimenti delle più importanti guide di settore

“Guat Kammer” (benvenuti) nella valle dei Mocheni

“Guat Kammer” (benvenuti) nella valle dei Mocheni

Ciaspolata nel buio di una notte senza luna, mentre la strada innevata sale attraversando il bosco.
Una bella sensazione che val la pena di essere raccontata per l’atmosfera che la montagna regala ogni inverno. Siamo in tanti ma chi si attarda ha la possibilità di ascoltare il silenzio ovattato della neve che continua a fioccare tra gli alberi e su di noi.

Ospiti dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino abbiamo visitato la Valle dei Mòcheni le cui montagne si scorgono fin dalla città di Trento. Una valle per lungo tempo rimasta isolata, difficile da raggiungere,  che si è mantenuta lontana dal turismo di massa e che, per questo,  ha mantenuto caratteristiche uniche.
Qui, in una parte della valle, si parla il mòcheno, idioma di origine bavarese influenzato nei secoli da varie culture.  Una lingua che gli abitanti  si sono tramandati insieme a tradizioni e simbologie che seguono l’alternarsi delle stagioni, caratteristica che rende questa valle particolarmente interessante.


Allo scoperta di un angolo singolare del Trentino

Camminare nel bosco a -7 con le ciaspole, in salita, a circa 1700 metri, è sempre una bella esperienza specialmente se ad un certo punto del percorso c’è chi nel buio appena illuminato dalle fiaccole, ti offre del vin brulè. Un buon modo per ripartire con vigore senza sentire il freddo della notte.
Canezza, Paù del Fersina, Sant’Orsola Terme, Fierozzo, Frassilongo (i paesi della valle) si avviano al riposo mentre noi ci godiamo questo scampolo notturno di valle prima di tornare al nostro albergo, l’Aquila nera”  in località Kamauvrunt a Frassilongo, dove ci attende la famosa cucina di casa fatta di canederli di ogni tipo, cervo, crauti, stinco di maiale e treccia mòchena.


La treccia mòchena

La treccia mòchena merita una parentesi perché pur non essendo un dolce tradizionale lo è diventato (inventata  negli anni ’90 da un panettiere di Canezza), è talmente buona che ormai fa concorrenza ai dolci tradizionali come lo Straboi o Kiachl il dolce fritto che si prepara nei giorni di carnevale e la torta al limone (Lemonpai).
La ciaspolata mette appetito e la compagnia dei distillatori mette allegria e parlando di grappe viene voglia di restare in questa valle per scoprirne segreti e tradizioni. D’altronde quest’atmosfera ben si lega alla magia degli alambicchi.
La valle Mòchena ha un’architettura fatta di masi e piccoli agglomerati, contornata da boschi e prati che in primavera e in estate offrono corroboranti passeggiate.
Per capire meglio la valle e le sue tradizioni il consiglio è di visitare l
’istituto Mòcheno bersntoler Kulturinstitut che nel 2003 ha pubblicato  la prima grammatica della lingua mòchena.


Una lingua unica e il ritorno della capra pezzata

In valle, oggi, è tornata anche la capra pezzata della Valle del Fersina, la capra mòchena dal mantello a pelo lungo pezzato, che aveva rischiato di scomparire mentre le tradizioni, al momento, sembrano tenere grazie anche ai giovani che ne hanno riscoperto l’importanza.
L’occasione della ciaspolata ci ha dato modo di conoscere quest’angolo appartato di Trentino, regione che non smette mai di stupirci e che ogni volta ci regala grandi emozioni.
Vreala a tutti.(arriverderci in lingua mòchena)