Giu 26, 2017 | Arcipelago | Costa degli Etruschi, Arezzo, Argentario, Casentino, Chianti Classico, Città del Tufo | Colline Metallifere, Crete Senesi, Enogastronomia, Firenze, Garfagnana, Grosseto, Litorale pisano, Livorno, Lucca, Lunigiana, Maremma, Massa Carrara, Montagna Pistoiese, Montalbano, Monte Amiata, Monti Pisani, Mugello | Val di Sieve, Pisa, Pistoia, Prato, San Gimignano, Siena, Val Bisenzio, Val d'Elsa | Empolese, Val d'Elsa | Val di Merse, Val d'Orcia | Val di Chiana, Val di Cecina, Val di Cornia, Val Tiberina, Valdarno, Valdarno | Valdera | Colline Pisane, Valdinievole, Valle del Serchio | Piana Lucchese, Versilia
[:it]Fino al 22 settembre nei ristoranti e osterie toscane di Slow Food che hanno aderito al progetto e che espongono la locandina serate solidali per il centro Italia terremotato a base di Marocca di Casola.
La Marocca di Casola è un presìdio Slow Food che si ottiene impastando farina di castagne setacciata fine, farina di grano e patate lesse schiacciate, olio extravergine di oliva, lievito sciolto nel latte, pasta madre e acqua. L’impasto viene poi modellato in pagnotte rotonde di circa 20 centimetri di diametro lasciate lievitare per oltre 1 ora e poi cotte sempre per 1 ora nel forno a legna a temperatura più bassa rispetto a quella del pane. I pani sono di un colore marrone scuro, emanano un intenso profumo di castagne e sono lievemente dolci.
In occasione del 7° piatto dell’Alleanza, i cuochi delle osterie e dei ristoranti aderenti hanno deciso di presentarla nei propri menu in abbinamento libero ai prodotti della Comunità terremotate della Valnerina.
Ad esempio al ristorante “L’Oste Dispensa” (Strada provinciale Giannella, 113 Orbetello, Grosseto, www.ostedispensa.it il cuoco Stefano Sorci prepara “Quando la Marocca va in Valnerina a base di Marocca di Casola con la sua
mollica tostata in insalata di pecorino fresco e stagionato di Cascia, guanciale e spalletta di Norcia con cetrioli e olive all’origano.
Tiziana Tacchi dell’Osteria “Il Grillo è Buoncantore” di Chiusi (piazza XX settembre 10, Chiusi, Siena, www.ilgrillobuoncantore.it ha scelto di servire il piatto in: insalata di melone, menta e lippia, su croccante di Marocca, prosciutto crudo di Norcia con grattugia di pecorino di Cascia 18 mesi.
Il prosciutto è realizzato dall’Antica Norcineria Fratelli Ansuini, mentre il pecorino arriva dalla Fattoria di Opagna di Cascia di Domenico Porzio.
Elena Bianciardi dell’Osteria “Grotta Follis” via Roma 125, Follonica, Grosseto prepara: Lo schiaccino della Marocca di Casola, ricotta di pura pecora di Angela Saba, mortadella di Campotosto (a Norcia denominata coglioni di mulo), sedano croccante, ciliegie e misticanza.
Al ristorante “i Diavoletti” (Stradone di Camigliano, 302, Capannori, Lucca, www.ristorantediavoletti.it la
cuoca Alda Bosi prepara: la Marocca di Casola con il pecorino della Fattoria di Opagna di Cascia di Domenico Porzio con composta di bucce di pomodoro.
La Marocca viene prodotta tutto l’anno ed ha una consistenza spugnosa grazie alla presenza di patate lesse e una buona conservabilità dovuta anche all’utilizzo della farina di castagne, oltreché delle patate. E’adatta per essere consumata con formaggi caprini morbidi e con il miele. Ottimo abbinamento con il lardo di Colonnata e con i salumi della tradizione toscana.
La sua produzione oggi è legata ad un solo forno, situato proprio a Casola in Lunigiana (via Villa di Regnano, 99 tel. 0585 983017) gestito da Fabio Bertolucci, che la prepara ancora abitualmente. Il nome della Marocca pare derivi dal termine dialettale marocat, cioè poco malleabile: questo pane, infatti, in passato aveva una consistenza molto dura.
Ristorante L’Oste Dispensa, Strada provinciale Giannella, 113 Orbetello (Gr)
Da Roberto, Taverna in Montisi, via Umberto I, 3 San Giovanni d’Asso (Si)
Antica porta di Levante
Ristorante Il Grillo è Buon Cantore, piazza XX settembre 10, Chiusi (Si)
Il Ristoro del Parco Bio Fattoria Il Duchesco, strada provinciale 59 n. 29 Alberese (Gr)
Ristorante Antico Ristoro Le Colombaie, via Montanelli 22, loc. La Catena, San Miniato (Pi)
Ristorante Grotta Follis, via Roma 125, Follonica (Gr)
Osteria Vecchio Mulino, via Vittorio Emanuele, 12 Castelnuovo Garfagnana (Lu)
Osteria I Diavoletti, via Stradone di Camigliano, 302, Capannori (Lu)
Ristorante Belvedere, Località Bano 226, Monte San Savino (Ar)
Il piatto dell’Alleanza dei cuochi di Slow Food viene servito in ristoranti e osterie toscane che hanno aderito al progetto e che espongono la locandina dell’iniziativa, e viene cambiato ogni tre mesi, in occasione di ogni solstizio ed equinozio seguendo anche le stagionalità alimentari. Il piatto a base di Marocca di Casola sarà pertanto degustabile fino al 22 settembre prossimo.
Altri piatti dell’Alleanza sono stati: Testarolo artigianale Pontremolese con Pecorino a Latte Crudo della Montagna Pistoiese, i prodotti della Pesca Tradizionale nella Laguna di Orbetello, la razza bovina Maremmana, la Tarese del Valdarno, la Cipolla di Certaldo e il Biscotto Salato di Roccalbegna.
[:en]
Fino al 22 settembre nei ristoranti e osterie toscane di Slow Food che hanno aderito al progetto e che espongono la locandina serate solidali per il centro Italia terremotato a base di Marocca di Casola.
La Marocca di Casola è un presìdio Slow Food che si ottiene impastando farina di castagne setacciata fine, farina di grano e patate lesse schiacciate, olio extravergine di oliva, lievito sciolto nel latte, pasta madre e acqua. L’impasto viene poi modellato in pagnotte rotonde di circa 20 centimetri di diametro lasciate lievitare per oltre 1 ora e poi cotte sempre per 1 ora nel forno a legna a temperatura più bassa rispetto a quella del pane. I pani sono di un colore marrone scuro, emanano un intenso profumo di castagne e sono lievemente dolci.
In occasione del 7° piatto dell’Alleanza, i cuochi delle osterie e dei ristoranti aderenti hanno deciso di presentarla nei propri menu in abbinamento libero ai prodotti della Comunità terremotate della Valnerina.
Ad esempio al ristorante “L’Oste Dispensa” (Strada provinciale Giannella, 113 Orbetello, Grosseto, www.ostedispensa.it il cuoco Stefano Sorci prepara “Quando la Marocca va in Valnerina a base di Marocca di Casola con la sua
mollica tostata in insalata di pecorino fresco e stagionato di Cascia, guanciale e spalletta di Norcia con cetrioli e olive all’origano.
Tiziana Tacchi dell’Osteria “Il Grillo è Buoncantore” di Chiusi (piazza XX settembre 10, Chiusi, Siena, www.ilgrillobuoncantore.it ha scelto di servire il piatto in: insalata di melone, menta e lippia, su croccante di Marocca, prosciutto crudo di Norcia con grattugia di pecorino di Cascia 18 mesi.
Il prosciutto è realizzato dall’Antica Norcineria Fratelli Ansuini, mentre il pecorino arriva dalla Fattoria di Opagna di Cascia di Domenico Porzio.
Elena Bianciardi dell’Osteria “Grotta Follis” via Roma 125, Follonica, Grosseto prepara: Lo schiaccino della Marocca di Casola, ricotta di pura pecora di Angela Saba, mortadella di Campotosto (a Norcia denominata coglioni di mulo), sedano croccante, ciliegie e misticanza.
Al ristorante “i Diavoletti” (Stradone di Camigliano, 302, Capannori, Lucca, www.ristorantediavoletti.it la
cuoca Alda Bosi prepara: la Marocca di Casola con il pecorino della Fattoria di Opagna di Cascia di Domenico Porzio con composta di bucce di pomodoro.
La Marocca viene prodotta tutto l’anno ed ha una consistenza spugnosa grazie alla presenza di patate lesse e una buona conservabilità dovuta anche all’utilizzo della farina di castagne, oltreché delle patate. E’adatta per essere consumata con formaggi caprini morbidi e con il miele. Ottimo abbinamento con il lardo di Colonnata e con i salumi della tradizione toscana.
La sua produzione oggi è legata ad un solo forno, situato proprio a Casola in Lunigiana (via Villa di Regnano, 99 tel. 0585 983017) gestito da Fabio Bertolucci, che la prepara ancora abitualmente. Il nome della Marocca pare derivi dal termine dialettale marocat, cioè poco malleabile: questo pane, infatti, in passato aveva una consistenza molto dura.
Ristorante L’Oste Dispensa, Strada provinciale Giannella, 113 Orbetello (Gr)
Da Roberto, Taverna in Montisi, via Umberto I, 3 San Giovanni d’Asso (Si)
Antica porta di Levante
Ristorante Il Grillo è Buon Cantore, piazza XX settembre 10, Chiusi (Si)
Il Ristoro del Parco Bio Fattoria Il Duchesco, strada provinciale 59 n. 29 Alberese (Gr)
Ristorante Antico Ristoro Le Colombaie, via Montanelli 22, loc. La Catena, San Miniato (Pi)
Ristorante Grotta Follis, via Roma 125, Follonica (Gr)
Osteria Vecchio Mulino, via Vittorio Emanuele, 12 Castelnuovo Garfagnana (Lu)
Osteria I Diavoletti, via Stradone di Camigliano, 302, Capannori (Lu)
Ristorante Belvedere, Località Bano 226, Monte San Savino (Ar)
Il piatto dell’Alleanza dei cuochi di Slow Food viene servito in ristoranti e osterie toscane che hanno aderito al progetto e che espongono la locandina dell’iniziativa, e viene cambiato ogni tre mesi, in occasione di ogni solstizio ed equinozio seguendo anche le stagionalità alimentari. Il piatto a base di Marocca di Casola sarà pertanto degustabile fino al 22 settembre prossimo.
Altri piatti dell’Alleanza sono stati: Testarolo artigianale Pontremolese con Pecorino a Latte Crudo della Montagna Pistoiese, i prodotti della Pesca Tradizionale nella Laguna di Orbetello, la razza bovina Maremmana, la Tarese del Valdarno, la Cipolla di Certaldo e il Biscotto Salato di Roccalbegna.
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Mag 29, 2017 | Mugello | Val di Sieve
[:it]
Con il libro “Il Banchetto di Nozze ed altri sapori” Carmine Abbate si aggiudica l’edizione 2017 del Premio Letterario Vallombrosa il cui tema dell’anno era “Pane, Olio, Vino: il cibo fra sacro e mondano”. Coinvolte anche le scuole medie inferiori con un progetto sul riuso degli imballaggi del cibo e le scuole superiori nella lettura dei libri proposti
È Carmine Abbate il vincitore del premio Letterario Nazionale Rotary Vallombrosa finalista insieme a Massimo Montanari, Andrea Segrè e Simone Arminio dell’edizione 2017.
L’argomento scelto per quest’anno “Pane, Olio, Vino: il cibo fra sacro e mondano” ha permesso alla giuria di affrontare un tema di grande attualità che vede nel consumo di cibo a livello mondiale la presenza di profondi solchi che dividono chi può accedere ad una quantità che va oltre il necessario, da chi non ha il minimo per il proprio sostentamento.
La giuria composta da Pilade Cantini, Vinicio Capossela, Paolo Ciampi, Marco Mizza, Alberto Severi, Michele Taddei, Giuseppe Vadalà, Carlo Cossi, Angelo Rabatti, Francesco Tommasini, Francesco Grossi e Eugenio Giani ha trovato nella lettura del libro di Carmine Abate l’espressione perfetta del tema dato.
Recita la motivazione che in questo libro, “il cibo trascende la sua funzione di semplice sostegno dell’organismo per assurgere a simbolo dell’avventura, del ricordo e del ritorno e, in fondo, a metafora della vita.”
La premiazione si è svolta a Vallombrosa nella sala del Capitolo dell’Abbazia con la partecipazione di numerose personalità. Conduttore dell’evento il giornalista RAI Alberto Severi. Dopo il saluto alle autorità presenti da parte del Presidente del Rotary Club Firenze Valdisieve Carlo Cossi, del Presidente della Commissione organizzatrice Angelo Rabatti e del Priore dell’Abbazia Padre Marco Mizza, sono stati eseguiti dei brani di musica medievale dalmaestro Michael Stuve e dal controtenore Steve Woodbury.
Una lettura di alcuni brani tratti dai libri finalisti sono stati letti dall’attrice Alessia Innocenti. Una menzione speciale da parte della Commissione è stata riconosciuta ad un altro libro in concorso Papale papale di Fabio Picchi edito da Giunti.[:en]
Con il libro “Il Banchetto di Nozze ed altri sapori” Carmine Abbate si aggiudica l’edizione 2017 del Premio Letterario Vallombrosa il cui tema dell’anno era “Pane, Olio, Vino: il cibo fra sacro e mondano”. Coinvolte anche le scuole medie inferiori con un progetto sul riuso degli imballaggi del cibo e le scuole superiori nella lettura dei libri proposti
È Carmine Abbate il vincitore del premio Letterario Nazionale Rotary Vallombrosa finalista insieme a Massimo Montanari, Andrea Segrè e Simone Arminio dell’edizione 2017.
L’argomento scelto per quest’anno “Pane, Olio, Vino: il cibo fra sacro e mondano” ha permesso alla giuria di affrontare un tema di grande attualità che vede nel consumo di cibo a livello mondiale la presenza di profondi solchi che dividono chi può accedere ad una quantità che va oltre il necessario, da chi non ha il minimo per il proprio sostentamento.
La giuria composta da Pilade Cantini, Vinicio Capossela, Paolo Ciampi, Marco Mizza, Alberto Severi, Michele Taddei, Giuseppe Vadalà, Carlo Cossi, Angelo Rabatti, Francesco Tommasini, Francesco Grossi e Eugenio Giani ha trovato nella lettura del libro di Carmine Abate l’espressione perfetta del tema dato.
Recita la motivazione che in questo libro, “il cibo trascende la sua funzione di semplice sostegno dell’organismo per assurgere a simbolo dell’avventura, del ricordo e del ritorno e, in fondo, a metafora della vita.”
La premiazione si è svolta a Vallombrosa nella sala del Capitolo dell’Abbazia con la partecipazione di numerose personalità. Conduttore dell’evento il giornalista RAI Alberto Severi. Dopo il saluto alle autorità presenti da parte del Presidente del Rotary Club Firenze Valdisieve Carlo Cossi, del Presidente della Commissione organizzatrice Angelo Rabatti e del Priore dell’Abbazia Padre Marco Mizza, sono stati eseguiti dei brani di musica medievale dalmaestro Michael Stuve e dal controtenore Steve Woodbury.
Una lettura di alcuni brani tratti dai libri finalisti sono stati letti dall’attrice Alessia Innocenti. Una menzione speciale da parte della Commissione è stata riconosciuta ad un altro libro in concorso Papale papale di Fabio Picchi edito da Giunti.[:]
Mag 23, 2017 | Da non perdere
[:it]
di redazione – La più piccola, Caterina, aveva appena cinquanta giorni di vita. Morì assieme alla mamma Angela Fiore e il babbo Fabrizio Nencioni, con la sorella Nadia di 9 anni e il ventiduenne studente di architettura Dario Capolicchio nell’esplosione che nella notte tra il 26 e 27 maggio del 1993 distrusse la storica Torre de’ Pulci dove ha sede l’Accademia dei Gergofili di Firenze.
Quella bomba la mise la mafia e venerdì 26 (e poi ancora sabato 27 maggio), ventiquattro anni dopo, la Toscana si fermerà di nuovo a ricordare.
Ci sarà anche il presidente del Senato Pietro Grasso. La seconda carica dello Stato parteciperà al convegno del 26 maggio che inizierà alle 16 nella sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della Regione.
Con Grasso interverranno l’assessore alla presidenza della Toscana Vittorio Bugli, Giovanna Maggiani Chelli per l’associazione dei familiari delle vittime della strage, il procuratore capo di Pisa Alessandro Crini, quello dei Prato Giuseppe Nicolosi e l’avvocato di parte civile nel processo sulle stragi del 1993 Danilo Ammannato.
Si parte da una frase che Giuseppe Graviano, reggente mafioso e tra gli organizzatori di quella strage, rivolse a Gaspare Spatuzze e Cosimo Lo Nigro: “Ne capite qualcosa di politica voi? No! E’ bene che ci portiamo dietro un po’ di morti, così di danno una mossa”.
Parole capaci ancora di far accapponare la pelle.
Il presidente del Senato Grasso si tratterà fino a notte, quando dopo il concerto in piazza della Signoria la manifestazione si concluderà con la deposizione alle 1.04, l’ora esatta in cui la bomba esplose, sul luogo dell’attentato.
La mattina dopo, alle 8.30, un cuscino di rose sarà deposta sulla tomba della famiglia Nencioni al cimitero della Romola, nel comune di San Casciano in Val di pesa. Ci saranno anche gli alunni della scuola elementare della vicina frazione di Cerbaia, che ricorderanno la strade.
Un secondo cuscino di rose sarà deposto, alla stessa ora, nel cimitero di Sarzanello a Sarzana, sulla tomba di Dario Capolicchio.[:]
Mag 17, 2017 | Arcipelago | Costa degli Etruschi, Da non perdere, Livorno
[:it]
di Nadia Fondelli – E’ una delle attrazioni dell’estate toscana l’acquario di Livorno. Anche perché la città labronica è magica con la sua atmosfera speciale burlona e cosmopolita e lo è ancora di più d’estate quando la città brulica di costumi da spiaggia coloratissimi e l’aria profuma di creme abbronzanti.
Sarà perché l’affaccio sul mare accanto alla terrazza Mascagni vale da sola una visita, ma fatto sta che l’acquario di Livorno non è da perdere.
E chi scrive ne ha visitato molti in Europa di acquari; da Brest a Barcellona tanto per dare un riferimento di latitudini.
E dal 1 aprile scorso è partita la stagione 2017 dell’acquario di Livorno con la riapertura al pubblico tutti i giorni e l’arrivo in vasca delle eleganti aquile di mare nel tunnel, del “fossile vivente” nautilus e del simpatico e curioso limulo, animale preistorico.
Al primo piano inoltre, nel nuovo percorso dedicato a insetti, anfibi e rettili, sono arrivate le testuggini ragno.
L’acquario di Livorno non è non vuole essere solo una passerella per i re e le regine dei mari, ma è anche una struttura che vuole informare e sensibilizzare il pubblico alla conservazione, la gestione e l’uso sostenibile degli ambienti
acquatici per promuovendo comportamenti positivi e responsabili. Un impegno sancito dall’importante riconoscimento di “Istituto Scientifico” rilasciato alla struttura dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
In un’ottica di continuo rinnovamento che contraddistingue tutte le strutture gestite da Costa Edutainment S.p.A., l’Acquario di Livorno ha visto ogni anno la presentazione di nuovi habitat marini e l’inserimento di nuove specie e nuove vasche fino al percorso espositivo attuale che conta 33 vasche.
Dal 2016 inoltre la struttura guarda non soltanto il blu del mare, ma anche il verde con il
percorso “Un Nuovo Mondo” dedicato al mondo degli insetti, anfibi e rettili, tra cui emerge l’affascinante camaleonte ed un esemplare di iguana.
Protagonisti indiscussi di questa stagione, come accennato, i nuovi arrivati – alcuni esemplari di aquile di mare che nuotano nel tunnel sopra le teste dei visitatori assieme ad alcuni esemplari di gattopardo e trigone viola.
Ed ancora, il limulo – un artropode preistorico – in una vasca della prima sala Diacinto Cestoni; mentre il nautilus, considerato un fossile vivente,è in una vasca della galleria tropicale. Al
primo piano, si amplia l’offerta con le nuove arrivate tartarughe ragno.
Gli squali zebra, novità 2016, nuotano nella vasca indo-pacifico assieme agli squali pinna nera, due esemplari di pesce Napoleone e le due splendide tartarughe verdi “Ari” e “Cuba”.
Dal primo piano infine è possibile accedere ad una splendida terrazza panoramica con vista mozzafiato sulle bellezze del’Arcipelago Toscano e della costa livornese.
Informazioni: www.acquariodilivorno.it
Video: https://youtu.be/MMv3TB-OqKQ
[:en]di Nadia Fondelli – E’ una delle attrazioni dell’estate toscana l’acquario di Livorno. Anche perché la città labronica è magica con la sua atmosfera speciale burlona e cosmopolita e lo è ancora di più d’estate quando la città brulica di costumi da spiaggia coloratissimi e l’aria profuma di creme abbronzanti.
Sarà perché l’affaccio sul mare accanto alla terrazza Mascagni vale da sola una visita, ma fatto sta che l’acquario di Livorno non è da perdere.
E chi scrive ne ha visitato molti in Europa di acquari; da Brest a Barcellona tanto per dare un riferimento di latitudini.
E dal 1 aprile scorso è partita la stagione 2017 dell’acquario di Livorno con la riapertura al pubblico tutti i giorni e l’arrivo in vasca delle eleganti aquile di mare nel tunnel, del “fossile vivente” nautilus e del simpatico e curioso limulo, animale preistorico.
Al primo piano inoltre, nel nuovo percorso dedicato a insetti, anfibi e rettili, sono arrivate le testuggini ragno.
L’acquario di Livorno non è non vuole essere solo una passerella per i re e le regine dei mari, ma è anche una struttura che vuole informare e sensibilizzare il pubblico alla conservazione, la gestione e l’uso sostenibile degli ambienti
acquatici per promuovendo comportamenti positivi e responsabili. Un impegno sancito dall’importante riconoscimento di “Istituto Scientifico” rilasciato alla struttura dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
In un’ottica di continuo rinnovamento che contraddistingue tutte le strutture gestite da Costa Edutainment S.p.A., l’Acquario di Livorno ha visto ogni anno la presentazione di nuovi habitat marini e l’inserimento di nuove specie e nuove vasche fino al percorso espositivo attuale che conta 33 vasche.
Dal 2016 inoltre la struttura guarda non soltanto il blu del mare, ma anche il verde con il
percorso “Un Nuovo Mondo” dedicato al mondo degli insetti, anfibi e rettili, tra cui emerge l’affascinante camaleonte ed un esemplare di iguana.
Protagonisti indiscussi di questa stagione, come accennato, i nuovi arrivati – alcuni esemplari di aquile di mare che nuotano nel tunnel sopra le teste dei visitatori assieme ad alcuni esemplari di gattopardo e trigone viola.
Ed ancora, il limulo – un artropode preistorico – in una vasca della prima sala Diacinto Cestoni; mentre il nautilus, considerato un fossile vivente,è in una vasca della galleria tropicale. Al
primo piano, si amplia l’offerta con le nuove arrivate tartarughe ragno.
Gli squali zebra, novità 2016, nuotano nella vasca indo-pacifico assieme agli squali pinna nera, due esemplari di pesce Napoleone e le due splendide tartarughe verdi “Ari” e “Cuba”.
Dal primo piano infine è possibile accedere ad una splendida terrazza panoramica con vista mozzafiato sulle bellezze del’Arcipelago Toscano e della costa livornese.
Informazioni: www.acquariodilivorno.it
Video: https://youtu.be/MMv3TB-OqKQ
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Mag 9, 2017 | Arcipelago | Costa degli Etruschi, Arezzo, Argentario, Casentino, Chianti Classico, Città del Tufo | Colline Metallifere, Crete Senesi, Enogastronomia, Firenze, Garfagnana, Grosseto, Litorale pisano, Livorno, Lucca, Lunigiana, Maremma, Massa Carrara, Montagna Pistoiese, Montalbano, Monte Amiata, Monti Pisani, Mugello | Val di Sieve, Pisa, Pistoia, Prato, San Gimignano, Siena, Val Bisenzio, Val d'Elsa | Empolese, Val d'Elsa | Val di Merse, Val d'Orcia | Val di Chiana, Val di Cecina, Val di Cornia, Val Tiberina, Valdarno, Valdarno | Valdera | Colline Pisane, Valdinievole, Valle del Serchio | Piana Lucchese, Versilia
[:it]
La selezione, bandita nel febbraio 2017 dalla Regione Toscana con Promo Firenze, azienda speciale della Camera di Commercio di Firenze, è stata presentata nel capoluogo toscano ed è il frutto del lavoro della commissione regionale di assaggio che ha scelto tra i campioni presentati dai produttori di oli extravergini certificati in una delle 5 Dop e Igp registrate per la Toscana.
“Questa iniziativa – ha detto l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi in un messaggio ai premiati – ha lo scopo da una parte di individuare quegli oli che per le loro caratteristiche possono rappresentare al massimo livello tutta la nostra produzione e dall’altra, di stimolare lo sforzo delle imprese olivicole al continuo miglioramento della qualità del prodotto.” “Inoltre – ha aggiunto – la selezione, che è riservata agli oli certificati DOP e IGP, vuol incentivare l’uso di questi strumenti di valorizzazione che garantiscono il consumatore quanto a qualità e legame col territorio”.
Gli oli selezionati sono la punta di diamante di un settore che conta 50mila aziende in tutta la regione e che da 15 milioni di piante ricava in media 180mila quintali di olio per un fatturato di 132 milioni di euro.
Nello specifico, alla selezione hanno potuto partecipare tutti i produttori toscani di oli extravergini di oliva presentando campioni di olio appartenenti a un lotto unico ed omogeneo di almeno 10 quintali.
Ogni impresa aveva la possibilità di partecipare con un massimo di 3 oli. Il tutto, tra l’altro, a fronte di un’annata piuttosto scarsa per la produzione di olio.
Guardando ai numeri, il patrimonio olivicolo regionale è formato da oltre 15 milioni di piante, delle quali più del 90% è costituito da poche varietà: Frantoio, Moraiolo, Leccino, Maurino, e Pendolino. Negli oliveti toscani sono comunque presenti anche numerose altre varietà minori che sono state censite e studiate attraverso approfondite indagini. Si tratta di un immenso patrimonio genetico, selezionato e riprodotto localmente nel corso dei secoli, che forma con l’ambiente naturale un insieme inscindibile.
Ora il compito di portare alto il nome della Toscana spetta alla selezione dei 23 oli extravergine, descritti anche in un catalogo predisposto in due lingue.[:en]La selezione, bandita nel febbraio 2017 dalla Regione Toscana con Promo Firenze, azienda speciale della Camera di Commercio di Firenze, è stata presentata nel capoluogo toscano ed è il frutto del lavoro della commissione regionale di assaggio che ha scelto tra i campioni presentati dai produttori di oli extravergini certificati in una delle 5 Dop e Igp registrate per la Toscana.
“Questa iniziativa – ha detto l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi in un messaggio ai premiati – ha lo scopo da una parte di individuare quegli oli che per le loro caratteristiche possono rappresentare al massimo livello tutta la nostra produzione e dall’altra, di stimolare lo sforzo delle imprese olivicole al continuo miglioramento della qualità del prodotto.” “Inoltre – ha aggiunto – la selezione, che è riservata agli oli certificati DOP e IGP, vuol incentivare l’uso di questi strumenti di valorizzazione che garantiscono il consumatore quanto a qualità e legame col territorio”.
Gli oli selezionati sono la punta di diamante di un settore che conta 50mila aziende in tutta la regione e che da 15 milioni di piante ricava in media 180mila quintali di olio per un fatturato di 132 milioni di euro.
Nello specifico, alla selezione hanno potuto partecipare tutti i produttori toscani di oli extravergini di oliva presentando campioni di olio appartenenti a un lotto unico ed omogeneo di almeno 10 quintali.
Ogni impresa aveva la possibilità di partecipare con un massimo di 3 oli. Il tutto, tra l’altro, a fronte di un’annata piuttosto scarsa per la produzione di olio.
Guardando ai numeri, il patrimonio olivicolo regionale è formato da oltre 15 milioni di piante, delle quali più del 90% è costituito da poche varietà: Frantoio, Moraiolo, Leccino, Maurino, e Pendolino. Negli oliveti toscani sono comunque presenti anche numerose altre varietà minori che sono state censite e studiate attraverso approfondite indagini. Si tratta di un immenso patrimonio genetico, selezionato e riprodotto localmente nel corso dei secoli, che forma con l’ambiente naturale un insieme inscindibile.
Ora il compito di portare alto il nome della Toscana spetta alla selezione dei 23 oli extravergine, descritti anche in un catalogo predisposto in due lingue.[:]